II Natale di Roma celebrato con l'inaugurazione di nuove opere pubbliche

II Natale di Roma celebrato con l'inaugurazione di nuove opere pubbliche II Natale di Roma celebrato con l'inaugurazione di nuove opere pubbliche Roma, 22 mattino. La giornata del Natale di Roma è cominciata iermatrtma alle 9,15 con la Inaugurazione di un nuovo edificio scolastico alla Garbatella. L'n quarto d'ora più tardi, ad una distanza di circa 6 o 7 chilometri, altra inaugurazione di un secondo Edificio scolastico a Tor di Quinto. E finalmente, terza inaugurazione di un terzo edificio scolastico, alle 9,46: un buon principio, che solo le automobili potevano realizzare. Scuole Buon principio anche per le cerimonie in se stesse. Queste nuove scuole, ohe Tina dopo l'altra sorgono rapidamente in. tutti 1 quartieri di Roma e della periferia, sano quanto di più moderno si possa immaginare. Ampie, luminose, dalle linee eleganti, con grandi stanze bene aerate, e larghi giardini che le circondano, mi fanno pensare con rammarico a quelle che furono le scuole delia nostra infanzia e della nostra giovinezza. Allora si diceva che i ragazzi dovevano abituarsi a tutti 1 disagi, con quell'assurda teoria per la quale ad un soldato In guerra si chiedeva di battersi dopo una marcia faticosa, senza riposarsi, senza mangiare. Per abituare noi ragazzi alla retorica classicizzante, ci rinchiudevano in stanze senza luce e senza aria, con finestre e porte che chiudevano male, con certi banchi che erano cavalietti di tortura, in vecchi edifici ingrommati di umidità, e di sudiciume. E questo n->Ile scuole elementari, nei Licei, nell'Università. La Facoltà di Lettere alla Sapienza era tra le più diseredale. Ricordo sempre con terrore le lezioni di geografia de! prof. Dalla Vedova che avevano luogo nella cappella sconsacrata di Sant'Ivo. Il freddo era tale sotto la cupoietta borrominiana, che il povero professore ci chiedeva il permaso di rimanere con il cappello in capo e con il bavero del pastrano rialzato autorizzandoci a fare Ho stesso anche noi. Lascio immaginare con quanto profitto per gii studi e con quanto diletto per gli studenti che contavano uno dopo l'altro 1 quarti d'ora dell'antico orologio universitarlo, aspettando con ansiosa impazienza la fine della lezione. Spartanismo anche quello che si rlduceva in continui raffreddori e In geloni Inevitabili, che martoriavano i piedi e le mani dei più piccoli come del più grandi. Oggi Analmente si è capito l'assurdo di questo sistema, e si è pensato a creare nuovi edifici ben soleggiati, luminosi, riscaldati, dove lo studio non è più un supplizio e dove l'aula scolastica non ha più l'aspetto di una prigione. Ai molti bei palazzetti fornita di ogni comodità igienica, e di ogni benessere fisico, che già arricchivano 1 vecchi quartieri di Roma, si è aggiùnto stamane questo nuovo lotto dalia periferia. Nessuno si sarà lamentato della fatica inaugurativa : tre le malte cose eh 3 si fanno, questa del rinnovamenio scolastico è certo fra le più utili e le più belle. Palazzo Firenze Finita l'inaugurazione dell'ultima scuola — quella di Monte Mario fra i cipressi e i pini stillanti di resina salutare — siamo scesi in città ad inaugurare la nuova sede della « Dante Alighieri » nel Palazzo detto di Firenze. Anticamente apparteneva ai Granduchl dt Toscana che vi tenevano 1 loro ambasciatori, e nel quale ebbe dimora Galileo Galilei nei giorni tristi del suo processo. Non in prigione — come si 6 detto troppo facilmente — ma sorvegliato. Del resto la sua fu cosi poco una prigione che ottenne perfino di poter andare a Villa Medici, la quale anch'essa apparteneva ai Granducht dt Toscana Fatta l'unità d'Italia, il palazzo come tutti gli altri passò in potere del Governo, che dopo il 20 settembre del 1870 lo adibì ad uso del Ministero di Grazia e Giustizia. Errore fondamentale, che trasformò malamente tanti vecchi edifici, dove l Dicasteri non avevano spazio, e dova per trovarlo si dovettero sacrificare tante nobili opere d'arte. Ricordo ancora nel chiosco di Sant'Agostino, dove era stato messo il Ministero della Marina. I bravi marinai di piantone trascorrevano le loro ore d'ozio tracciando sui marmi del¬ le antiche sepolture i loro nomi e le loro nostalgiche aspirazioni amorose,. E questi marmi erano scolpiti da Ntno Da Fiesole, da Luigi Capponi e da tutti quei nobili artisti che. lavoravano a Roma nella seconda metà del secolo XV. Oggi, da quell'ex-Convento il Ministero è. andato via, ma ci è venuta a stare l'Avvocatura Erariale: speriamo che i bei monumenti quattrocenteschi abbiano, sotto la severa protezione della Giustizia, una sorte migliore. Il Palazzo di Firenze però questa sorte migliore non l'aveva avuta. I bei saloni decorati da magnifici affreschi si erano suddivisi in tante celle burocratiche; le Loggie erano state chiuse, le altane adibite a magazzini. Trasportato il dicastero della Giustizia nel nuovo edificio costruito appositamente di fronte a Ponte Garibaldi, il Palazzo dei Granduchi di Toscana era stato dato alla Società « Dante Alighieri », affidandolo prima per i debili restauri all'architetto Bonflglietti. Questo architetto Bonflglietti era uno di quei romani di airi tempi innamorati della loro città, studiosi d'arte e di storia, un po' archeologi e molto artisti, che conoscono ogni sua opera e sanno risuscitare un intiero edificio dalle più informi rovine. Ci vorrebbe la. penna arguta di Gior-. gio Vasari per tracciare la storia di questo cittadino e per narrare le burle allegre, lo mascherate, le imprese podistiche e venatorie di questi che fu tra gli ultimi « romani di Roma ». « Quando me vieni a trova », mi diceva tutte le volte che lo incontravo, narrandomi le belle architetture che andava via via riparando nel Palazzo Firenze sotto l'intonaco moderno, ed esaltandomi gli affreschi troppo negletti e dimenticati, che il Tamagni aveva dipinti nelle volte dai saloni di rappresentanza. E io promettevo, sicuro che lo avrei sempre trovato fra quelle sue impalcature, pronto ad incitare gli operai con una sua bonaria burletta, cosi vegeto e robusto, cosi giovanile nel roseo volto sotto i folti capelli bianchi e la candida barba. Egli aveva messo tutta la sua passione nel restaurare il bel palazzo romano, di cui conosceva tutte le pietre e tutte le leggende, tanto che ad opera compiuta pensò bene di illustrarlo con la sua calda parola romanesca. Bastò l'annunzio perchè la sala, dove la conferenza avrebbe dovuto aver luogo, fosse affollata di un pubblico intelligente e curioso. Il Bonflglietti, accolto da un grande applauso, sali sulla cattedra e cominciò a parlare. Ma non aveva ancora finito l'introduzione del suo discorso che fu veduto impallidire e ripiegarsi su se stesso. Gli amici più vicini corsero a lui e cercarono di sollevarlo, ma fu invano. Una sincope cardiaca l'aveva ucciso. Così mori sulla breccia questo distintissimo artista, di cui oggi il Governatore, i Ministri, le più alte cariche ripllo Stato hanno inaugurato il bel lavoro, nel quale aveva speso le ultime energie. Primavera di Piazza Siena Finita la cerimonia inaugurale del Palazzo Firenze si potè andare a colazione ; ma senza troppo indugiarsi, perchè alle 1-1,45 bisognava trovarsi a Villa Borghese per ascoltare i canti corali che gli alunni delie scuole elementari avrebbero cantato in piazza di Siena. Spettacolo doppiamente primaverile: per i giovani esecutori, e per il luogo dove quella esecuzione era fatta. Deliziosa immagine, veramente primaverile quella piazza di Siena, che è un vasto anfiteatro erboso, circoscritto dalla mortella e coronato dai grandi pini ombrelliferi che lo cingono di uno «fondo ideale! Luogo saiKO nei secoli alle feste, alle rappresentazioni, alle corse, ai giuochi, tutto smaltato riI praioline, e tutto squillante di fontane. Le grandi nuvole primaverili navigano mosse dal vento nel ciclo che l'aprile ha reso di un pallore madreperlaceo, e le resine stillanti dai pini dai cipressi, dagli abeti empiono l'aria di un odore più forte, mentre sul cupo dei Icori gli alberi di Giudea spiegano la gloria delle loro corolle purpuree. Spettacolo me-! raviglioso e fatto veramente per la| gioventù e per la bellezza, spettacolo in cui i canti dei fanciulli ei uniscono aemtzpcfd ai colore dei fiori, ai profumo delle linfe in una compiuta armonia. Il nuovo Museo di Roma e i Loggiati dei Cavalieri di Rodi Dopo questo intermezzo campestre e musicale, in corsa ad inaugurare il nuovo Museo di Roma a Via dei Cerchi. Ricevuti da Antonio Munoz, direttore generale delle Belle Arti capitoline, uno dei più giovani e dotti funzionari del Governatorato, e uno dei più preparati ad occupare un posto cosi diffìcile e cosi pieno di responsabilità. Ma il Munoz non ha tremato, perchè questo studioso di biblioteche ed archivi che ha trascorso i primi anni della eua giovinezza fra le vecchie pergamene delle biblioteche costantinopolitane, ove era andato — ex Oriente lux — a trovare le origini e le discendenze delll'arte cristiana, è anche un uomo d'azione a cui si debbono i più geniali restauri che si siano fatti a Roma in questi ultimi anni. Il trionfo del Museo di Roma è stato dunque il suo trionfo: e lo meritava per il &no passato, per il suo presente e, mi sia permesso di aggiungere, per U suo avvenire. Di qui siamo poi corsi ad Inaugurare i restaurati Loggiati dei Cavalieri di Rodi sulle rovine del Foro d'Augusto, e la loro unione con gli edifici traianed, ora che l'ultimo diaframma di case che li isolava è caduto. Spettacolo delizioso questo fiore di grazia medioevale sbocciato sui rudi, quadrati edifici della Roma imperiale. Erano le 19, quando siamo scesi di là, avvolti in un irraggiamento di sole, in una di quelle glorie vespertine che a Roma si chiamano l'ora del Tiziano. Ci eravamo meritati il riposo; me. ancora non l'avevamo ottenuto. Alle 21.30, infatti, grande ricevimento in Campidoglio, dove il Governatore, che non aveva.potuto e voluto mancare a nessuna di queste cerimonie, ha invitato con la, signorilità che gli è propria i Ministri, i grandi ufficiali dello Siato, la società romana ed i suoi amministrati ad uno di quei ricevimenti in cui egli è maestro e in cui la Principessa è regina. Questa è stata per lui la sua grande giornata che- ha avmo un degno incoronamento nelle sale michelangiolesche del Campidoglio. Dopo di che abbiamo potuto andare a riposare. DIEGO ANGELI.

Persone citate: Antonio Munoz, Dalla Vedova, Dante Alighieri, Diego Angeli, Galileo Galilei, Luigi Capponi, Munoz, Tamagni, Vasari