Binda, Girardengo e il «Tour»

Binda, Girardengo e il «Tour» Binda, Girardengo e il «Tour» [(Nostra intervista con Henri Desgrange) Parigi, aprile. 'All'Auto, monsieur Pierre, fattorino enciclopedico e coscienzioso, mi rispondeva sistematicamente: — Le patron n'est pas la. — Il luogo più sicuro per incontrare Desgrange — mi disse una delle solite persone hene informate — è il Bois de Boulogne. Il patron vi fa, ogni manina, dalle sci alle sette, un'ora di cross-coun.liry. Il Bois, sapere, è il ritrovo delle personalità dietà matura per le loro passeggiale igieniche. Potete incontrare, senza appuntamento, monsieur Doumcrgue, il card. Verdicr e Trlstan Bernard. L'idea di una gita al Bois per intervistarvi Desgrange non mi sorrideva eccessivamente. — Credo — mi osservò Marcel Rossini, direttore di Foot-ball e conoscitore emerito degli sportivi parigini — che puoi dispensarti dal fare questa Olla. Sarà, difficile che trovi Desarange al Bois. Ogni uomo grande ha la sua leggenda. Attorno a Desgrange, apostolo delt educazione fisica e dello sport francesi, hanno creato appunto la leggenda che, a scssant'anni, faccia, in maglia bianca e in calzoncini, sci chilometri di corsa al Bois. fi migliore mezio per poterlo intervistare è fargli sapere che desideri scrivere un papiejfrsul suo Tour. 2.0 studio del « patron » Lo studio di Desgrange è in perfetto stile impero. Commendati re della Legion d'Onore, il patron ha, per il fondatore dell'ordini, un cullo che quasi sa di feticismo. Le pareti sono tutte costellate di, quadri rappresentanti Napoleone ad Arcole, a Marengo, alle Piramidi, ad Austerlitz, a Jena; Napoleone di faccia, di tre-quartì, di profilo, a cavallo, in vettura, sul trono, in redingote giigia e in porpora imperiale. Il portaccnerl è una scheggia di un proiettile delia battaglia di Marengo, il segna-llbri una striscia di cuoio che reggeva la sua spada ad Arcole, il ciondolo del cronometro un bottone del gilet, che Napoleone indossava a Waterloo. —• L'ho pagato 1200 franchi ad una asta dell'Hotel Drouot! — spiega Desgrange con visibile sodisfazione. Il suo commercio con l'Imperatore l'ha perfezionato nell'arte di conoscere le piccole debolezze degli uomini in generale e, in particolare, del partecipanti al suo Tour, che egli paragona volentieri ad una campagna napoleonica, per condurli, per indurli, a sopportarne le massacranti fatiche. — Tuttavia — egli confessa — temo che Binda mi pianti a metà, strada; Binda costituisce per il mio Tour un non comune fattore di successo. Binda è un grande numero. Ho un grande concetto delle qualità fisiche del vostro campione, ma dubito delle sue qualità morali. A metà strada, dopo quel po' po' di roba che sono i Pirenei, temo che lo prenda una défaillance morale, certo più dura da vincere di una défaillance fisica, tanto più che Binda non è un volitivo. Girardengo, invece... Lodo al « campionissimo » L'occasione è propizia per rivolgere a Desgrange una domanda piuttosto mancina: — E' migliore Girardengo o Binda? La risposta del patron c immediata e precisa. — Girardengo! E, dopo un breve silenzio, Desgrange spiega : — Girardengo lia pjiù cervello. In Girardengo il muscolo è condotto dal cervello. Aggiungerò anche da cuore. Naturalmente, parlo soprattutto del Girardengo 1S30, del Girardengo della Milano-San Remo. In questa vostra corsa di apertura. Binda invece ha dimostralo di non avere cuore, e cioè passione, entusiasmo, volontà. Binda, che ha fallo le sue prime prove in Francia, ha imparato quello che di. peggio hanno i nostri routiers: l'amore ver la gloriola. In Italia, la sud. casa l'ha abituato male. Ora 'Binda ama troppo farsi servire, ama l domestici. Girardengo, invece, sa anche farne a meno. Quando deve pagare di persona, Girardengo paga. E non Jesina la sua passione lui, che nella vita privata, mi dicono essere cosi avaro. prendiamo, per esempio, l'ultima Milano-San Remo. Tutte due erano caduti. Le ferite riportate erano pressoché uguali. Ma Binda si è ritirato, mentre Girardengo ha continuato. — La vittoria oramai era preclusa a Binda... — Mi date, senza volerlo, ragione. La corsa non era finita e, quando una corsa non è finita, il dovere di ogni corridore è di continuare sino alla fine malgrado tutto, contro tutto. Non è la certezza della vittoria, ma il desiderio dHla vittoria che deve animare un corridore. D'altra parte la vittoria non era del tutto preclusa a Binda. E' più giovane, più robusto di Girardengo, e altrettanto veloce. Sulla sua velocità emetto questo giudizio che può sorprendere, basandomi sul suo tentativo dello scorso anno, di battere il record dell'ora di Egg, — E cosa pensate dei prossimi in contri fra. Girardengo e. Binda? — Dovranno essere interessanti! Però è mia opinione che ìliivla non cerchi molte occasioni per incontrare Girurdengo. — E voi credete che la sua inscrizione al Tour suffraghi questa vostra opinione'.' La domanda è troppo mancina per avere una risposta. Desgrange la raccoglie con vn leggero sorriso ambiguo e parla d'altro: — Se anche il mior Tom- dovesse impedire a Binda di partecipare al campionato del mondo, credo che Girardengo vi possa rappresentare con suecesso. Cosa' farà Binda? // colloquio si è avviato per una strada pericolosa. Desgrange è guar. dingo e mi risponde senza eccessiva entusiasmo. Bisogna tornare al Tour— E credete ad un'animazione dBinda nel Tour? — Non sono profeta! D'altronde non posso neppure fare vn pronostico perchè non lune le squadre sono composte. Certa posso dirci che avrete una squadra italiana cast forte, che sarò costretto a rinforzare il più possibile la belga e la francete. in breve, mi tocca correre ai ripari, non perchè mi. dispiaccia che vinco in squadra italiana., ma. perchè non voglio che una squadra domini in. modo schiacciante su tutte le altre e lutto l'interesse del Tour st limili alla prima lappa. 'E' necessario che la vittoria permanga incerta fino a Parigi. Cosè anche più bella. ■ — Su quali dati formuline questo lusinghiero giudizio stilla squadra italiana ? — Dei vosrl corridori, ho visto solo all'opera Pancera. Ma io baso il mio giudizio su doli essenzialmente morali. I vostri nomini sono seri e disciplinati. Verranno qui non soltanto per fare una corsa qualunque e per guadagnare qualche biglietto da mille. Vengono sopra/tulio per difendere e fare trionfare il ciclismo italiano. Io dico che la qualità prima e necessaria ad un atleta è la volontà. Ma occorre un motore per mettere questa volontà in movimento. Per alcuni, questo molare si Chiarini vanità, per altri.amore della, gloria o cullo dell'onore come per gli inr/esi. Per voi italiani si chiama amore del proprio paese. E credo che nessuna molla abbia lapotenziatila di. fare scaltrire cosi fortemente i muscoli de .ili uomini, come l'amore del proprio paese. E' per il loro^ entusiasmo e ver la loro fede, clic 'noi francesi amiamo i vostri corridori e lutti i rostri atleti. Credete, a molti francesi e a me in modo particolare, fa male che certi giornali itatia-ni .sostengano eli,' i vostri atleti non sono qui apprezzati. Girardengo e Linari fanno chiudere i velodromi due ore prima; Mar:i, Riccardi, V'erotti fanno accorrere alle loro esibizioni il classico Tom-Paris. Voi che vivete là nostra vita, voi che frequentale i nostri stadi, potete dirlo chiaramente: l'anima .del popolo francese — da non coniondersi con certi irreducibili, clementi politici e giornalistici il cui scioeinismo e la cui iialofobia hanno d'altronde una scarsa eco — v'è sinceramente amica, ama ed ammira la vostra Nazione.Simpatia per gli italiani Ebbene questo fatto in. gran parte e dovuto all'opera di penetrazione e di ottimo esemplo fornili dai vostri atleti nelle loro esibizioni su territorio francese. Non è esageralo il dire che lo sport più di ogni altra manifestazione politica o artistica ha servito a tenere desti nelle masse francesi vivi sensi di simpatia e d fratellanza verso il vostro popolo. Si è cominciato ad ammirare i vostri atleti e si è finito di ammirare il lustro popolo e il suo Regime. E siatene certi: il Tour 1930 rinsalderà questi legami, di stima e di amicizia. Per conto mio, qualcuno fra. i ricordi più belli, che conservo dei Tours passati, resta unito all'immagine di qualche rostro corridore. Non parlo di Bottecchia, uno degli croi più nobili e più beili del mio Tour, ma ricordo il Tour del 1920. Sule pendici del Toitrmalel un uomo, che prima non avevo inai notato, incominciò a prendere un metro, poi due, poi dieci, poi cinquanta di vantaggio su tutti gli altri. In vetta non sembrava più correre', sembravo volare. Questo uomo era Lucotti! La voce del patron solitamente secca e tagliente si è fatta ora dolce e serena. Guardo attorno e sul tavolino vedo una piccola istantanea: un poilu, seduto su sacchetti a terra, parla ad alri poilus.- E allora mi ricordo come nelle soste fra un combattimento e l'alro, Henri Desgrange, poilu brizzolato, solesse, nelle trincee delle Argonne, evocarc liricamente ai poilus piti giova, ni i suoi Giri di Francia. La sua voce allora doveva avere ceramente la stessa tonalità dolce e serena di oggi. PAOLO ZAPPA,