Lo spionaggio austriaco durante la guerra

Lo spionaggio austriaco durante la guerra Lo spionaggio austriaco durante la guerra Conte era organizzato e come ha funzionato, contro V Italia Uomini, cifrari, messaggi radio -- Gli « eroi » dei sabotaggio VIENNA, aprile. E' uscito in questi giorni un grosso volume tifi maggior generale Max Rongo, ultimo capo del Servizio informaziorii del comando supremo austro-ungarico, che lui .linciato aM'AmailtheaVciilag i ricordi di dodici airaii di attività, iiiititolantloli Kriegs-und Indùslrle-Splónage, spionaggio di guerra e Industriale. L'impresa di Tripoli Il Rango ci apprende che uno spionaggio vero e iproprio nei confronti dell'liiiiiliia (data la mole del lavoro, solo di questo vogliamo intere*9arci) incominciò nel 1872, allorché à Vienna si ebbe l'impressione che il anemico a sud-ovest si fossa troppo rafforzato. Cinque atvni prima, la rapidità colla quale la Prussia aveva battuto la Fran- eia era apparsa, largamente dovuta al l'esattezza della informazioni in possesso dell Comando prussiano e perciò igli S. M. europei ora si -preoccupavano d'intensificare la sorveglianza delle mosse dei presunti avversari. Nel 1877 Io S. M. austro-ungarico s'Interessò assai del Trentino ed in particolar modo delle fortificazioni italiane ailla frontiera. Dopo del 1000, anche a motivo di voci le quali attribuivano agli italiani progetti di colpi di mano bil momento della morte dì Francesco Giuseppe, la rete dei confidenti nella Venezia Giulia fu resa più fitta: a partire dai 1003, la si affidò all'Ufficio spionaggio dei Comando del III Corpo d'Armata, di stanza a Graz. Il Ronge, quante volte può, deplora gli ostacoli che il ministro degli Esteri Aehrenthal. desideroso di evitare conflitti, creava all'attività spionistica, arrivando al punto di chiedere che non solo non si utilizzassero ufficiali ©er missioni del genere, ma addirittura non sì permettesse loro di recarsi all'estero in vacanza. Naturalmente l'ufficio spio naggio non se ne diede per inteso. Preparandosi la nostra spedizione di |Tl.lpoli _ c,,e u Koinge, con amenti |ca mentalità vecchia austriaca, definì ,Sce una rapina, quasi la storia della Monarchia crollata non fosse tutta una sequela di ruberie — l'ufficio spionaggio di Innsbruck potò segnalare già ai 23 di aprile del 1911 l'imminente partenza par l'Africa del corpo d'annata di Napoli. L'addetto militare a Roma, colonnello Mietei, defini la notizia una invenzione, ma agli 11 di maggio Innsbruck, confermando, specificava che la mèta fosse Tripoli; ai 22 di setter» bre il consolato austro-ungarico di Napoli, invitato a vigilare, comunicava concentramenti di truppe. Poco dopo il servizio spionaggio era in grado di assicurare lo S. M. che l'Italia, «fi dando nella lealtà della Monarchia, non aveva preso nessuna misura per difendersi contro un attacco alle spalle, il quale, dato il contegno fino allora osservato dall'Itailia, era certo ] assai allettante ». ^. ^ ^ M ms a a o| ¬ i/epoca d'oro dello spionaggio s'apri nell'Europa sud-orientale, con le guerre balcaniche. Nel 1D05 l'ufficio competente aveva dovuto occuparsi di trecento casi e nel 1013 era già a seimila; gli arresti di persone sospette erano iliti da 32 a 560 e di costoro circa un settimo erano stati condannati. L'ufficio si ritenne perciò in dovere di accentuare controspionaggio e propaganda intesa a mettere in guardia le truppe: 50.000 copie di un opuscoletto dal titolo Allenti alle «pie/, stampato in tutte le lingue della Monarchia vennero distribuite nelle caserme e nei posti di gendarmeria e di dogana alle frontiere. Il maggior lavoro lo cagionavano le spie russe, abili, sfacciate e dotate di ricchi mezzi, formicolanti nelle Provincie orientali. L'Italia ridivenne ragione di gravi cure non appena, scoppiata la guerra mondiale, l'i. e r. Comando Supremo fondatamente temè che la nostra neu traini potesse trasformarsi in schieramento dalla parte dell'Intesa: agli inizi del 1915, quando si prevedeva che nel febbraio o nel marzo l'Italia sa rebbo stata pronta per scendere in lizza, lo spionaggio nei sud-ovest fu minutamente organizzato: nella centrale si richiamarono i capitani Zobernig e von Silvatiici ; a Innsbruck furono date nuove istruzioni al capitano Erich Rodler; alla direzione dell'ufficio di Graz venne rimesso il capitano Nicoli aus von Alan e a Losanna fu man dato come vice-console il capitano Gottardo Schulhof, colil'insarico di tenere gli occhi aperti nella Svizzera francese. I consolati di Venezia, Napoli e Milano lavoravano a meraviglia; 1 S. M. avrebbe anche voluto destinar un ufficiale presso il consolato di Bo logna, importante nodo ferroviario ita liano, ma il Ministero degli Esteri si oppose. E qui bisogna aggiungere che i tedeschi rimasti in Italia, come lo stesso generale Ronge riconosce, costi tuirono una buona fonte d'informa zioni, tale e quale come la costituì poi il tenente Johann Brosch, un funzio nario delia Cancelleria della Amba sciata austro-ungarica che il Governo italiano autorizzò a rimanere a Roma, Pur di garantirsi la permanenza d Brosch nella capitale italiana, lo S. M austro-ungarico permise che a Vienna rimanesse, per la custodia dell'amba sciata, il Zannoni. Il Ronge dichiara avere 11 Comando console d'Italia cavaliere pt austro-ungarico tempestivamente appreso tutti i concenti-amenti Italiani alla frontiera e di avp.re perfino conosciuto il nostro piano d'attacco, il quale consisteva nell'avanzare con due armate sulla fronte dell'Isonzo. i modo in cui gl'itailiami poi procedettero deleirminò una sorpresa; secondo il Ronge, i nostri erano malisimo Informati sull'entità delle forze m periati dislocate alla frontiera e questo fa rimprovero ai generale Cadorna, il qiuale mai dimostrò di tenere in conto il servizio informazioni. Di tale servizio, ad esempio, nelle memorie di Cadorna non si parla afatto. / nostri cifrari di guerra Allorché i due eserciti furono in campo, il compito dell'organizzazione agli ordini del Ronge consisti' nell'inercettari? quante più notizie fosse possibile sui propositi del nemico e nel preparare atti di sabotaggio e impresa comunque mili a fiaccare l'efficienza bellica dell'Italia. La fonte più ricca e sicura d'informazioni sulle nostre mosse fu la radiotelngrafia, giacché purtroppo l'avversario riusci regolarmente a venire in possesso dei nostri cifrarf. Il primo dispaccio in cifra lanciato da una stazione campae italiana venne interonttato al 21 di giugno del 1915. Ai 5 di Indio gl'imperiali leggevano un telegramma di Cadorna al Comando della seconda Armata, compilato col Cifrarlo rosso, dal Ronge procuralo nell'anteguerra. Ai 10 di luglio il no?lro cifrario per telegrammi al fronte fu cambiato, ma ai 12 di agosto l'Ufficio decifrante austriaco, avendo interpretato 63 telegrammi, poteva mandare al proprio Comando supremo la nuova chiave. Scrive il Ronge ohe i cifrari di servizio, cambiati dagl'italiani ogni sei settimane, vennero tutti a sua conoscenza: ntfll'ottobre del 1915 fu da noi adottato il Cifrario tascabile, che lui aveva ugualmente avuto in tempo di pace. Il Comando supremo italiano proibì l'uso ulteriore del Cifrario ros so appena, ai "0 di marzo del 1916: e purtroppo il cifrario entrato in vigore all'indomani gli austriaci, stando al Ronge, lo conobbero .la sera stessa, con Immensa gioia dei decifratori, che nella prima parola-chiave riscontrarono: « Cnpitombolano ». Anche sul fronte riuso, naturalmente, gli austriaci lavoravano alla stessa maniera: quando lo S. M. russo finse di spostare dei corp' per trarre in inganno gli avversari, la radio sventò la manovra, essendosi commessa l'imprudenza di diramare dispacci cifrati che Incominciavano o terminavano colla frase: «Non vi spaventate, trattandosi di una finta » Sebbene la sua abilità non abbia valso ad impedire il Collasso degli eserciti austro-ungarici, il generale Ronge critica a più riprese lo spionaggio italiano — il quale nemmeno fornì a tempo a Cadorna bastevoli notizie sulla preparazione dell'offensiva di Conrad dal Trentino — e si stupisce poi del fatto che gl'italiani non abbiano seriamente pensato a sabotare le opere, ferroviarie e stradali austriache, quasi tutte eseguite da operai italiani; in grado quindi di conoscerle: « Forse — commenta l'exgenerale austriaco, ohe oggi, non ha più ragione di essere inforniatissimo — quella brava gente si fece trattenere dalla gratitudine verso un Paese in cui aveva guadagnato bene... ». In verità, lezioni tli gratitudine proprio dal signor Ronre non ne vorremmo prendere: lui la gratitudine per gli uomini di Stato rumeni Carp, Marghiloman e Maioresco, i quali dopo la presa di Bucarest diedero libero sfogo ai loro amor.' per gl'Imperi centrali, la manifestò sottoponendoli ad una sorveglianza « indispensabile malgrado l'amicizia ». E data una simile mentalità, non è nemmeno il caso di sorprendersi se il Ronge chiama traditori gl'italiani di Trento e di Trieste, per profondersi invece in lodi all'indirizzo dei croati che sul fronte dt Salonicco si prestavano a svolgere una propaganda mirante ad indurre 1 serbi a disertare, o all'indirizzo degli ufficiali greci (vedi pagina 243) i quali pur servendo sotto le bandiere dell'Intesa, essendo devoti all'Austria-Ungheria le facevano (la spie... Il dinamitificio di Cengia c la fabbrica d'armi di Terni Se agl'italiani ripugnava, come II nostro autore rileva, il commettere atti di sabotaggio, il Comando supremo austriaco era di altro avviso: durante il periodo ili preparazione della grande offensiva austriaca dal Trentino, dei confidenti procedettero ad atti del genere specie contro officine elettriche, il che danneggiava l'Italia oltremodo, a motivo della scarsezza di carbone. In quel periodo la competente sezione del fronte sud-occidentale formò speciali coppie d'individui incaricati di far saltare in aria 1 ponti del Piave, in maniera da ostacolare gli spostamenti di truppe dall'Isonzo verso il Tirolo, e altresì di distruggere centrali idro-elettriche; per questo secondo genere di operazioni fu utilizzata un'invenzione tedesca, consistente in piccoli tubi che buttati nell'acqua affluente verso le turbine ad una certa pressione scoppiavano automaticamente e fracassavano le condotte dell'acqua stessa, cosi ren¬ dendo necessarie riparazioni di lunga durata. I più grossi colpi eseguili grazie alla speciale organizzazione furono la demolizione della fabbrica di dinamite di Cengio, presso Savona, e incendi nel porto di Genova; il tentativo di far saltare in aria le fabbrica di annidi Terni falli, giacché la spia Lare.se(dal generale Ronge citata con parole di calorosa lode), colta mentre cercava di buttare la mina in acqua, fu arrestata e deferita al Tribunale di guerra eli Ancona. Basta questa pagina del libro a dimostrare l'Impossibilità d'intendersi con l'autore in fatto di morale bellica : il Larese diventa un eroe ed il merito delie autorità italiane per averlo tratto in arresto e poi fucilato è attenualo dalla insinuazione che probabilmente Larese fu tradito da un'altra spiti, di nome Maddalena, che faceva il doppio giuoco. No, caro generale: non è lecito, in un libro di guerra scritto con sereno animo, parlare con disprezzo di Battisti, Filzi, Chiesa e Sauro, chiamandoli peggio clie traditori, ed esaltare invece la personalità dell'., eroe Larese, uno dei migliori elementi dello spionaggio austriaco », andatosene all'altro mondo con stoicismo e rassegnazione. Ma purtroppo, il rtontre deve essere unilaterale, cltrimenti molte cose avrebbe potuto duci sulla fin ad esempio, della Leonardo da Vinci e sull'attività della schiera che faceva capo al famoso consolato austro-ungarico di Zurigo: della Leonardo da Vinci egli non fa parodia, e quanto al caso di Zurigo se la cava con mezza paginetta, perchè si trattava di un ufficio dipendente dalla marina. L'unico dettaglio da lui rivelatoci è che fra il capitano di vascello Mayer e l'addetto militare a Berna, colonnello von Elnem, esisteva un profondo dissidio; tanta era la tensione fra i due, che von Einem non erodeva nelle notizie dategli dal gruppo Mayer, sicché si rifiutò pure di credere nel lavori compiuti dagl'italiani por far saltare in aria la vetta dei Col di Lana. Seppe in anuicipo la data dell'esplosione e se la tenne, sembra, nel cassetto. Da Caporeilo a Viitorio Veneto Sull'offensiva di Capore.tto il volume del Ronge non fornisce nuovi particolari. Viceversa anche le ultime pagine sono ricche di dati illustratiti il prezioso aiuto che diede al Comando Supremo austro-ungarico l'intercettazione dei radiotek-grammi italiani. Grazie alla radio, gli austriaci seppero prontamente in quale ordine Io sezioni del nostro fronte indietreggiassero a Caporetto e uditissima fu poi per loro la disposizione, emanata dai Comando del servizio radiotelegrafico italiano, che tutte le stazioni dovessero indicare dove si trovassero e da quale comando dipendessero, nel caso che il comando avesse avuto sede ir. una diversa località. « In tal modo — scrive il Ronge — noi potemmo rapidamente apprendere l'intera disposizione della truppe italiano, comprese le riserve, e la distribuzione dell'artiglieria media e pesante ». Stabilizzatosi il fronte del Piave, la intercettazione dei radio-telegrammi italiani continuò, mentre da parte austriaca la trasmissione di telegrammradio, essendosi constatato che anche gli italiani tentavano d'intercettarlidivenne sempre più rara e fu infine nell'aprile del 1918, completamente so spesa. Per dare un'idea del lavoro compiuto origliando in quell'epoca, iRonge scrive che soltanto dal l.o a4 di maggio del 1918 si riuscì ad identificare la posizione di 20 del 25 comandi di corpo d'armata, di 37 delle 57 divisioni di fanteria e di tutte le divisioni di cavalleria. Un dispaccio del colonnello Cardona, capo del servizio radiotelegrafico italiano, avvertpoi gli austriaci cho ai 6 di giugno sarebbe stato cambiato 11 cifrario... Della successiva battaglila del Piaveiniziata dai suoi con uno slancio cho non impedì 41 fiasco finale, il genetrale preferisce scrivere per sommi capi. E di Vittorio Veneto non fa nemmeno il nome : le ultime trenta pagine del suo libro altro non contengono che recriminazioni, critiche al Governo, ai partiti, alle nazionalità le quali non capivano il benessere procurato dal vivere entro i confini della MonarchiaNon appena la catastrofe si rivelò irrimediabile, l'ufficio centrale di spionaggio, a Baden (dove allora risiedeva l'I. e r. Comando supremo) bruciò casse inteTe di documenti nei fornelli d'un impianto di riscaldamento centrale. Gli addetti se ne andarono cha sinistra e chi a destra: tornando a casa, si trovarono in una patria nuova e non voluta. Di essi, più d'uno dovrà oramai essersi convinto che organi sussidiari, anche se di perfetta costruzione, alla lunga non bastano a salvare organismi politici imperfettiquale era, ad esempio, la scomparsa Monaiichia. Ben può darsi che il generale Ronge colpisca giusto con certe criticlie a noi rivolte: tuttavia fatalità dei destino vuole che di tali critiche in avvenire potranno, se maifar tesoro solo gli ex-suoi avversarda lui evidentemente ritenuti non alla altezza dell'Impero che abbatterono. ITALO ZINGARELLI,