L'inizio delle arringhe

L'inizio delle arringhe La uccisione della vecchia domestica L'inizio delle arringhe Firenze, 15 notte. :Aperta l'udienza alle 9,3u davanti ed [mi pubblico numerosissimo, si procede alla escussione di alcuni testi, firn 1 quali Silvio Gattai, citato ieri sera con poteri discrezionali. 11 Gattai, garzonine parrucchiere, conferma che il Vitorio Pacanti gii mostrò un biglietto dui mllie aila sua richiesta di pagamento del conto, e precisa che l'epiodio avvenne alcuni giorni dopo lo arresto dei Guadagni. 11 Presidente dicniara chiuso l'esame estimoniale e, prima di far iniziare la discussione, domanda alle parti che cosa intendono sostenere. 11 Procuratore Generale dichiara che nei riguardi dei furti in danno degli allievi delia scuola di pittura del prof. Rossi, essendo stati compiuti quando l Guadagni non aveva compiuto i diiotto anni, esiste la prescrizione e hiede che non vengano nemmeno sotoposti ai giurali i relativi quesiti. Per 1 resto, e cioè per l'omicidio Mazzoni per il furto in danno del Cecchi. 11 rappresentante della legge sosterrà "utero aito di accusa. Sosterrà pure atto di accusa nel confronti degli alimputati per il reato di corruzione. 1 Presidente legge subito l'ordinanza on la quale si dichiara" estinta l'azione penale nel confronti dell'imputao per I furti compiuti in danno degli allievi del jrrof. Rossi. L'aw. Sarrocchi, per il Guadagni Alberto, ed i difensori del Guadagni Piero, del Papini Cesare e dell'Aldinuccl, dichiarano di sostenere l'innocenza dei oro raccomandati. L'avvocatessa Montani Quale rappresentante della Parte Cl;ile, nella persona di una nipote della Carolina Mazzoni, si alza a parlare 'avvocatessa Olga Monsoni, che inizia umeggiando le figure di questo prò esso. E comincia dalla Carolina Mazzoni, la vittima, che si era conquistata on l'onestà e con il lavoro, l'affetto del suo padrone, il rag. Cecchi. Nella asa del Cecchi la Mazzoni regnava, ed essa, buona e saggia donna, era al corrente di tutti gii affari che il ragioniere trattava. La donna conosceva Alberto Guadagni e lo temeva, non solo perchè era un disoccupato, ma un dissipatore. Poi l'avvocatessa Monsoni passa a rattare dell'imputato. Definisce tristo l'ambiente di dove egli è. uscito, e Si solferina ad esaminate le condizioni di vita dei compagni dell'imputato, giovani, che a vent'anni non hanno alia preoccupazione che quella di divertirsi. L'infanzia di Alberto Guadagni — essa dice — passa turbinosa da una scuola all'altra. Adolescente, comincia a sentire il bisogno del denaro e l'episodio del furti alla scuola del prof. Rossi sta a dimostrarlo. Quando il Guadagni entrò in possesso di una cospicua eredità, andò in Colonia, ma vi rimase soltanto 11 tempo necessario per spendere il denaro che doveva invece impiegare nel lavoro. Al ritorno, frequenta la compagnia che il processo ha Illuminato: una compagnia di spostali, d! cocainomani.Esaminando le ragioni che spinsero coloro che conoscevano la Carolina Mazzoni ad indicare il Guadagni come autore del delitto, l'avvocatessa Molisani rileva come tutti sapessero l'odio che il Guadagni nutriva per la Carolina Mazzoni. La buona donna gli rimproverava spesso fi! non lavorare ed il giovanotto non amava sentirsi Invitare ad una vita onesta e dabbene. I tentativi della difesa di Alberto Guadagni per salvar» l'imputato sono passati in rassegna dal patrono di P. C. che fa anche alcuni apprezzamenti ui testimoni, provocando una vivace interruzione del signor Gilberto Menioni. che ò presente nell'aula e che è severamente redarguito dal Presidente. Dopo aver controbattuto l'alibi presentato dall'imputato, l'avvocatessa passa ili esame il contegno del Guadagni dopo il delitto. Si sofferma a similare le varie circostanze emerse nel processo e nell'istruttoria, e ricorda la faccenda delle mille lire possedute dal compagno del Guadagni, il Faronti, pochgiorni dopo il delitto, e quella del fazzoletto, narrata dal marchese Torrigiani. Concludendo la sua arringa l'avvocatessa Molisani invoca un severo verdetto. « Ricordate — ella dice ai giurati — che' invano nella vita di Alberto Guadagni voi cerchereste una traceia di luce, di sentimento umano. Direte che la vita, che taluni credono sia fatta per il piacere, è invece fatta per 11 lavoro, per il sacrificio, per la famiglia ». Alle ore 12,30 l'udipnza è tolta e rinviata al pomeriggio. Il Proouratora Generale Anche nell'udienza pomeridiana 1pubblico è numerosissimo. Prima dconcedere la parola al Procuratore Gelnerale, il Presidente ammonisce i'pubblico a voler mantenere il più perjfeito silenzio durante la discussione, t Ha la parola il cav. avv. Ridolfl, che sostiene la pubblica accusa. Entrando subito in argomento egli illustra il modo con cui fu compiuto il dehtto. Lapovera Carolina Mazzoni, appena ritornata nel suo alloggio, dopo essere stata a fare alcune compere in via de!l'ArlMito, venne assassinata. » Come si giunse — egli si chiede — a nutrire sospetti sull'Alberto Guadaiavesse manifestato subito l suol sospetni? Se II Cecchi, la sera del delittoti le cose sarebbero andate diversaniente i. Il Procuratore Generale lumeggia la figura di Alberto Guadagnfin dalla sua prima giovinezza. Ribel )e all'educazione, non ascolta i consigli dei genitori, nè degli amici. Mandato in collegio, viene scacciato poco dopo. Poi è espulso dall'Istituto dei Salesiani, quindi dai ginnasio Dante, Ricordando la permanenza del Guada. gni in Cirenaica, di dove ogni tanto tornava a Firenze, ricorda come a Bengasi egli ebbe a subire un processo per truffa. « Ma quello che tacesse il Guadagni in Cirenaica è presto detto — aggiunge il Procuratore Generale. — Non faceva altro che mangiare e piantar chiodi ». Dopo avere elencato i furti compiuti in danno degli alunni del prof. Rossi e gli altri episodi di violenza di cui il Guadagni è stato protagonista, il P. G. torna di nuovo a parlare del delitto di via dell'Ariento, per affermare che da! passato torbido del giovane Guadagni appare chiara la sua capacità a delinquere. Ne sostiene in pieno la colpabilità. « Solo lui — dice — conosceva dove il Cecchi teneva il denaro, e durante l'istruttoria e le indagini dei carabinieri e della P. S. gli indizi sul Guadagni assunsero bentosto una notevole pravità. Il Cecchi che aveva avuto giustificati sospetti su costui, il Bulgarello che disse pure di ritenere il Guadagni autore del delitto, erano indubbiamente nel vero. Ma non solo queste persone nutrirono sospetii sul Guadagni : persino quel Corti che risiede a Madrid, avvertito dal cognato dell'uccisione della Mazzoni, addita apertamente il Guadagni quale autore del crimine ». L'alibi Venendo a parlare delle diverse deposizioni dei vari testimoni d'accusa, l'aw. Ridolfl dice che Qa deposizione del rag. Ciglieri, che vide la sera del delitto il Guadagni sull'angolo di via del Giglio, e lo ha ripetuto con tutta sicurezza davanti al giudice istruttore, è ben grave, perchè costituisce la prova maggiore che il Guadagni non ha affatto seguito l'itinerario da lui in dicato. 11 P. G. si intrattiene quindi sul famoso biglietto falso da 100 lire, di cui il Guadagni vorrebbe far credere di ignorare l'esistenza. « Il ladro che apri la cassetta — dice il P. C. — come poieva non vedere il foglio da cento? Percolò lasciarlo? La risposta è facile. L'ha {asciate- perchè sapeva che era falso. Il Cecchi. una volta, quando il Guadagni, come al solito, si recò a bussare da lui a denari, rispondendogli che non ne aveva, aggiunse di possedere un foglio da 10(1 lire falso. Non v'è dubbio che il Guadagni sapesse dell'esistenza di questa banconota ». L'oratore si intrattiene a discutere lungamente sulle testimonianze rese dal Ricci e dal marchese Toriigiani, e si sofferma ad esaminare il modo nel quale il Guadagni passò il tardo pomeriggio del 22 dicembre. Richiama quello che a porte chiuse ha dichiarato il teste Meriichelli, distruggendo tutte le dichiaiazioni della Tina Latri, che evidentemente m^ntl quando effermò di avere visto il Guadagni, dopo averlo-lasciato presso il parrucchiere Sorelli, dirigersi per via Cerretani. Il Procuratore Generale confuta poi le deposizioni rese dail marchese Pepe e dai domestici di casa Guadagni, dicendo che la sera del 22 dicembte del 1928 l'imputato non può essere arrivato all'abitazione prima delle 19,40 o delle 19,45 A questo punto il P. G. che ha parlato per oltre tre ore e mezzo sospende il suo dirp. rinviando il seguito della requisitoria all'udienza di domani.

Luoghi citati: Bengasi, Cirenaica, Colonia, Firenze, Madrid