Con gli alpini a Trieste

Con gli alpini a Trieste Con gli alpini a Trieste -(Dbl nostro inviato) Trieste, 13, notte. Gli alpini, i 82 mila alpini trasportati dalle 17 tradotte, partite rispettivamente da Bergamo, Aosta, Calalzo, Domodossola, Sondrio, Alba, Ceva, Torino, Cuneo, Bra, Mondavi, Susa, Boma, Verona, Como e Ventimiglia, sono ormai lutti adunati a Trieste. Le sezioni più rappresentate sono quelle di Torino, forte di 2800 uomini, e quella di Bergamo con 1800. Bolzano vi figura con 162 ex-alpini allogeni e Parigi con ventldue. Quelli di Londra mancano per la prima volta all'appello. Ma hanno mandato a dire che sono con noi con tuttto il loro cuore. In Inghilterra è cominciata la « stagione » e non hanno polito abbandonale i loro posti di luiow. Sono -scusiti, e noi li calcoliamo come presenti. Circa la metà degli « scarponi » nostrani iscritti all' Associazione, che sopo complessivamente 50 mila, hanno dunque risposto all'appello Tirate le. somme, il lO.o Begì';m.-.v>.o alpini, fondato da Italo Balbo con qualche miglialo di entusiasti aderenti, ha ora la f(<za di un'armata.. Tre te sue fUe si citano 48 med tolta "t'oro, comprese q>.ielle che sono onora in attività ili servizio, cento cappellani che portano il berretto con »£d lunga penna nera», e cento fanfare, vi sono rappresentate le classi che vanno dalla fondazione delle Fiamme Verdi, e cioè quelle dell'anno 1862, «ino a quelle d,el 1901, che sono le ultime, quelle costituite dai «boeia» che non hanno fatto la guerra ma che son venuti su nell'atmosfera della trincea, addestrati più dall'esempio e dai ricordi degli anziani che dal regolamento. . ' ■ c papà degli alpini » ì San bisogna crttn» xhe mi >■ regola\mento sia lettera morta per gli alpini, | cnè on2j ce t'hanno nel sangue, perchè . a o e a i o e a o e a o a e o e T e a i a ò l te a altrimenti non si potrebbe spiegare co me possa compiersi il miracolo logistico di queste adunate, pesantissime sotto ogni aspetto, e che pure avvengono nel giro di pochissime ore, con una precisione cronometrica e con una disciplina spirituale più ferrea di quella formale. Non ci tacciamo dei complimenti, ma constatiamo con tutta semplicità dei dati di fatto. I comandanti di squadra e di plotone hanno mantenuto l'antico ascendente sui loro uomini. Il capa gruppo Ralsezana non comanda più l suoi soldati con gli sci nei piedi e con i'alpenstok in mano, come faceva una volta; ma dirige l suol camerati di San Damiano d'Asti standosene seduto nella sua carrozzella di supermutllato. « Cantale », ordinava questa mattina attraversando le strade di Trieste spinto da un collega, e quelli cantavano. • Silenzio », imponeva voltandosi nella sua poltroncina a tre ruote, e quelli zitti come se fossero alla presenza di un generale. Alle 5,30, è arrivata la seconda tradotta proveniente da Torino, dalla quale sono discesi 980 scarponi appartenente ai gruppi di Pinerolo, Susa, Vehestr'elle, zenevretto, Campiglio d'Asti, Cumiana, Castelnuovo, Basino, Trotarello, Boalto, Cortazzone, Murlsengo, Albaquano, Chivasso, Moncalierlì e alle 6,40 la terza, cioè l'ultima tradotta piemontese comandata dal generale Etna, il « papà degli alpini ». E' troppo nota lo sua figura, per descriverla, lo lo ricordo sempre così, come adesso, con i baffoni bianchi che piovono in già come due ciuffi di neve. In Libia, nel 1913. era già cosi. Allora c'era con lui il generale Salsa e l'uno e l'altro hanno condotto la colonna al pina fin sul margine dell'amba sotto alla quale Envgr bey, ridotto a mal partito, era rassegnato a lasciarsi catturare. La sete, poiché da quattro giorni l'acqua mancava, ha impedito agli alpini di gridare « Savoia! » « di roto lare in basso con la baionetta infilata sulla canna dei fucili. Reminiscenze: dal Montenero a Denta Con lui è arrivato da Susa, e con quelli di Susa, il generale Ferretti, l'anima dell'azione di Montenero, il braccio destro di Etna. Era la mente organizzatrice. Chiuso in un baraccamento a Drezenca, « Inventava » i viveri e le munizioni anche quando non ce n'erano più nei magazzini, e dalle scuderie vuote faceva uscire dei muli come un prestidigitatore fa uscire dei piccioni dal tubino di uno spettatore. Sul cappello porta un mazzo di stelle alpine e sul petto una costellazione di medaglie Ho anche rivisto Esposito, medaglia d'oro. Se l'è guadagnata a Dcrna. Dalla ridotta Piemonte, che egli comandava, i beduini gli avevano tiralo via per le gambe, che penzolavano fuori dei sacchi a terra, tutti gli alpini, ad uno ad uno. Rimasto solo, l'allora sottotenente Esposito, senz'armi e senza cartucce, è salito sul ciglio sbrindellato del fortilizio armato di una tromba e non potendo suonare l'assalto ha suonato il valzer della Vedova Allegra. E' stato salvato per miracolo. Sono anche arrivati a Trieste i generali Como, Banchi, Maraflni, Gambi e Cornaro. Quest'ultimo a Montenero, dopo avere raccolto fra le braccia il te¬ ntecdcgstvtsncDsiI«lnraBlicatdtreimcsgfdmtl e e . a o o l i a n o e e n i e a a , e d e è i , ¬ nente Silva, presente all'adunata come tenente colonnello, si è messo a cavalcioni della mitragliatrice comandata dal suo subalterno, per vedere se il fuciliere austriaco aveva colpito nel segno per pura combinazione, oppure per sua virtù di tlragliatore. Una pallottola ali ha immediatamente disegnato una bella cicatrice attrae verso la fronte. Il colonnello ha lasciato il suo posto dicendo agli alpini discesi in catena: « Abbiamo davanti un nemico degno di noi. Bisogna trattarlo cavallerescamente, come si merita ». Di 22 ufficiali del battaglione Ivrea, 19 son rimasti sul terreno o sona, partili in barella per il posto di medicazione. Il torneo era stato epico. Non posso rifare la- storia di tutti gli « scarponi » che incontro. Trieste pullula di Fiamme Verdi. Parole della madre di un eroe Gli alpini • irredenti » Timeus, Silani, Nordto, Guido Corsi, medaglia d'oro, riposano nelle loro tombe gloriose accanto a quella di Oberdan. Cesare Battisti, Filzi e Chiesa dormono più lontano. La, madre di quest'ultimo ha indirizzato da Torino questa lettera ai colleghi di suo /lotto: • Valorosi ex-combattenti. A voi, che avete vissuto e diviso l'eroismo di tanti vostri commilitoni, che per la grin dezza e la liberazione della nostra Patria, tutto diedero senza nulla chiedere, a voi, in questo vostro patriottico e sacro pellegrinaggio, giunga gradilo il saluta materno e l'applauso delia mamma di Damiano Chiesi, la, quale e certa che lo spirito degli eroi aleggia su voi e vi accompagna. Voattate pure gradi™ Vaflettuoso saluto delle famiglie dei Caduti detta mia provincia. Benedicendovi, vi rinnovo il mio affettuoso saluto. Teresina Chiesa, medaglia d'oro. - 14 aprile, anno Vili ». Una lettera altrettanto nobile e stata mandata dalla madre di Fitti. 1 toro tigli hanno salito il patibolo. Il Segretario del Partito, on. Turati, ha pure inviato la sua entusiasliea adesione. E' tra noi il comandante del lO.o Reggimento, on. Manarest, con l'on. Parolari. Il Sottosegretario al Ministero della Guerra, con la sua gentile signora, e accompagnato dal direttore dott. Nardini-Saladini, st è repalo a vi&itaxc la sede del Popolo di Trieste ed ha deposto un mazzo di fiori ai piedi del tripode che arde in una sala della redazione dal giorno dell'infame attentato, a perenne ricordo del fascista Neri, vittima dell'esplosione. Va proclama dell'on. Manaresi L'on. Manaresi ha indirizzalo ai triestini questo vibrante messaggio-, • Ventìcinquemila alpini, convenuti a Trieste da tutte le montagne, salutano la Grande città redenta, cuore dei cuori! Sono, questi alpini del lO.o Seguimento, gente solida e quadrata, usa a tutte le fatiche e a tutte le battaglie, vecchi reduci dal Montenero, del Bombon, della Bainsiiza, delle Tofane, del Pasubio, dell'Ùrtigara, del Grappa, o giovani bocia venuti alle Fiamme Verdi nell'alone della Vittoria e.della involuzione; hanno sulle labbra le voci e i canti di tutte le valli, le leggende di tutte le veglie, il grido di tutte le battaglie e, nel cuore, un grande, Immenso amore per la Patria divina. • Essi sono scesl oggi alla città di San Giusto, a salutarvi le Grandi Ombre dei Morti, da Oberdan a Sauro, da Rismondo a Corsi, da Timeus a Slataper,- a riconoscere i vecchi camerati della trincea, a ricantare t canti della guerra e della vittoria. « Va l'onda del canto, lenta e solenne, lungo le prode adriatiche, a risvegliarvi l'eco di cento campane dai cento campanili veneti svettanti nel sole; poi il canto si spegne, gli alpini serrano i ranghi e, al cospetto del duro Carso, ara di martirio dei fanti gloriosi, dinanzi al lunato porto solcato dagli scafi terrigni delle nostre navi di battaglia, sulla proda del mare amarissimo e nostro, rinnovano il giuramento che essi già fecero un tempo, di esser in ogni ora non solo i reduct, ma i sodati agli ordini della Patria, del Re e del Duce ». E' la prima volta che gli alpini si adunano a Trieste e la campana di San Giusto ha suonato a festa. Gli scarponi si sono incantati davanti all'Adriatico, con la slessa estasi con la quale si incantano davanti alle loro montagne. Le Fiamme Verdi hanno dedicato questa prima giornata al mare. Molti non l'avevano inai veduto. Conoscenza col msunestspmraditrcomulenbtizcamcii•mdsqtfladtdraPspslfndsgtsfmgzqOldsmtdLnmGrRicordo che a Tobruk, una mattina, sono stato svegliato dagli accorati... accenti di un sergente dei conducenti, sbarcato sulla spiaggia inospitale la sera prima. — Signor tenente... — Che cosa succede? — Una cosa gravissima... — Hai ucciso un mulo? — Peggio, signor tenente... — Hai gettato in mare II carico? — Peggio, signor tenente... — Slamo attaccali? LC le — Peggio ancora, signor tenente, muli non bevono più... — Non avranno sete... - — Hanno le lingue dure come uole delle .scarpe..., — Li hai portati all'abbeverala? — CI sono... Ma non vogliono saperne di toccare l'acqua. — Andiamo a vedere... I muli infatti non bevevano. Se ne tavano mogi mogi, schierati sulla piaggia e ad ogni onda alzavano il muso e volgevano gli umidi ed implo ranti occhi ai conducenti come per dire: • Si, dell'acqua ce n'è, anche fin roppa, ma è salata... ». Oggi, dunque, gli scarponi prendono contatto col mare e non c'è verso di rimuoverli dal porlo. Dopo tanto vino un po' d'acqua rischiara e rinfresca e idee. Perchè, durante il viaggio, non è il caso di nasconderlo, hanno bevuto e mangiato. II colonnello Salvalagllo, il famoso tiratore, che con la pistola d'ordinanza, a cinque metri, taglia netto una cordicella per guadagnare il salame alla quale si legava per scommessa, mi diceva questa mattina, alle cinque: — Ho finito or ora di cenare, — Cenare? Vorrai dire di bere il caffè e latte. — No, cenare. C'era la luna quando il mio scompartimento è stato mutato in un vagone-ristorante. Gli alpini, oggi, hanno studiato (a • zona », e la bella città di Trieste li mette ancora in soggezione. Si sono dedicati al turismo, prendendo d'assalto i vaporini, senza badare per quale direzione salpassero-, sono saltati sui trams senza chiedere dove fossero diretti, ed hanno persino noleggiato delle automobili. Gli scarponi sono pure stati ammessi a visitare la divisione della R. Marina dell'Adriatieoì' fermatasi' appositamente per la manifestazione di domani e della quale fanno parte sette fra esploratori, cacciatorpediniere e dragamine, agli ordirli del comandante Dente di Piraino. Domani fraternizzeranno con i triestini. Gli alpini vogliono bene a tutti purché siano dei buoni italiani. Questa sera non c'è stato bisogno di suonare la ritirata: l'appello è stato fatto dalla fatica e dal sonno. Nei vari accantonamenti, dove il colonnello Martelli della sezione di Trieste aveva disposto senza economia soffici mucchi di paglia, gli scarponi si sono sdraiati beatamente a dormire e a sognare la loro sagra di domani. Questa notte essi dormono fianco a fianco, come una volta nei baraccamenti e nelle trincee, e chiuderanno gli occhi sulle ultime strofe della canzone che inneggia all'amorosa per la quale ogni scarpone decide di morire; Ogni alpino che non è morto di pallottole, anela, almeno nelle canzoni, di morire di mal d'amore. Hanno l'animo così delicato! ERNESTO QUADRONE.