Il Consiglio Nazionale delle Corporazioni nella lezione dell'on. Luigi Razza all'Università

Il Consiglio Nazionale delle Corporazioni nella lezione dell'on. Luigi Razza all'Università Il Consiglio Nazionale delle Corporazioni nella lezione dell'on. Luigi Razza all'Università La celebrazione del pane - II Segretario Federale di Torino al Gerarca dei forti lavoratori rurali - II gr. uff. Roberto Roberti porta il saluto di S. E. Bottai - La parola del Rettore a nome della Scuola corporativa Una duplice e significativa cerimonia fci è svolta ieri mattina, nell'Aula Magna dell'Università. Dopo la Celebra zione del Pane, tenuta dal Segretario Foderale, l'on. Luigi Razza, Presidente della Confederazione Nazionale dei Sindacati dell'Agricoltura e Membro del Gran Consiglio del Fascismo, ha tenuto una Conferenza sul Consiglio Nazionale delle Corporazioni. Alla cerimonia hanno presenziato S. E. il Prefeuo Maggioni, il Podestà conte di Berci, S. E. Casoli e l'avv. Majola per la Magistratura, S. E. Montefinale, il gen. Pini or, il gen. Oastivecehia, il nostro direttore Curzio Malaparte, Ispettore Nazionale della Confederazione degli Intellettuali, il Preside della Provincia gr. uff. Anselmi, il vice Segretario Federale marchese Pensa, il vice Segretario del Fascio di Torino capo manipolo Farina, il console 131anc, in rappresentanza del gen. Scandolarn, il sen. Cian, il gr. uff. Giordano dei Fasci all'estero, l'avv. Motta della Reale Commissione Forense, il corani. Rocco Aloi per l'Opera Nazionale Balilla, il B. Provvedi (ore agli studi, l'avv. Batiiglia, Segretario dell'Unione Provinciale dei Sindacati dell'Agricoltura con il vice segretario Marchesio, i Segretari d'ella stessa Unione di Vercelli, Cuneo, Alessandria, Aosta e Pavia, la marchesa Fracassi per l'Opera Pro Oriente. .- Erano intervenuti i rappresentanti di itutic le Unioni provinciali sindacali e 'delle Associazioni" Combattentistiche e un folto gruppo di studenti, con i gagliardetti del Gruppo Universitario Fascista e delle Facoltà. Sulla tribuna centrale, accanto all'onorevole Bazza, e al Segretario Federale, oratori ufficiali nella cerimonia, hanno preso posto il gr. uff. Roberto Roberti della Direzione dei Centri di Propaganda corporativa, il comm. Pietro Gorgolimf. Presidente del Centro di cultura corporativa. Ispettore Regionale della Confederazione Intellettuali, il prof. Silvio Pivano, Magnifico Rettore della R. Università e l'avv. Aldo Bertele, dello stesso Ispettorato Regionale. Il Segretario Federale Per primo prende la parola il Segretario Federale Bianchi-Mina che annuncia e spiega l'assenza deìl'on. dott. Alberto Garelli del Direttorio Nazionale del P. N. F. L'on. Garelli, indisposto, non ha potuto, come oratore ufficiale, designato da S. E. Turati, fare la celebrazione della prossima Festa del Pane ed esaltare tutta la nobile attività della « Pro Oriente ». 11 Segretario Federale, incaricato dal Partito di rappresentare l'on. Garelli, esprime il generale rammarica per la assenza del Gerarca, il quale, sin nella nativa provincia di Vicenza, come in Bulgaria, ha saputo con il pensiero e con.'l'azione coadiuvare la mirabile opera d'italianità voluta dal Buce ed attuata dall'apostolato di don Galloni. Il Segretario Bianchi-Mina, ribaditi alcuni capisaldi fondamentali dell'azione che la n Pro Oriente » ha svolto, dice dell'odierna preparazione per la •prossima giornata del liane, la cui celebrazione, ormai predisposta nell'attività delle Gerarchie della Provincia, della Città, dei Fasci e dei Municipi, darà, anche quest'anno, i suoi benefici frutti per la successiva propagazione della coltura italiana al di là del confini, e conclude il breve ma appassionato discorso, soffermandosi sul simbolico significato che promana dalla «Pro Oriente», inquadrandolo nella unità di spiriti e di intendimenti che da Mussolini irradia come dal novissimo oriente di tutta l'Italianità. Infine l'avv. Bianchi-Mina, per le Camicie Nere Torinesi, porge il saluto all'on. .Razza, al camerata della primissima vigilia ed al Gerarca dei forti lavoratori rurali che con l'arniro e con la vanga ridanno oggi alla Patria Fascista quanto già seppero dare in guerra nei ranghi vittoriosi dei Fanti contadini. Il Rettore dell'Università Chiesta ed ottenuta licenza da S. E. 11 Prefetto, il Segretario Federale pre senta gli oratori che gli succederanno e dà immediatamente la parola al Magnifico Bettore della B. Università. Il prof. Pivano, dichiara di aderire subito, di gran cuore, alle parole rivolte dal Segretario Foderale all'on. Bazza, a cui porge i! saluto ed il ringraziamento e come Bettore dell'Ateneo e comp Direttore dPlla Scuola di Cultura Corporativa, che presso la Università ha la sua sede. Come Bettore egli afferma di essere lieto non solo di aprire ma di spalancare le porte e le aule dell'Alma Madre degli studi ogni quul volta se ne presenti l'occasione, per compiere un'opera di propaganda della costruzione politico-sindacale, cui il Fascismo mira, ricordando come questa dichiarazione egli abbia già Tatto, all'aprirsi degli studi, in una solenne cerimonia alia presenza di S. A. B. il Principe di Piemonte, a cui invia t.n devoto salino, poiché l'Università torinese, se pur fiera della sua tradì ione e delle sue memorie, vive aderente alla realtà dell'oggi, con tutti i suoi quadri, con tutti i suoi istituti e sopra tutto con la cara famiglia Idegli studenti, che costituiscono la seprete sergente della sua prosperità. Come direttore della Scuola di Cultura Corporativa, inaugurata solennemente nella stessa Aula Magna il 18 dello scorso novembre, egli non mio far a meno di rendere pubblicamente noto come la buona semente sparsa dall'on. Di Giacomo, fecondata dalla entusiastica fatica del gr. uff. Roberto Roberti,; che presiede al Centro Nazionale, di Cultura Corporativa presso il Mlni-teiro delle Corporazioni, abbia già dato anolti e consolanti fruiti. Olire trecentocinquanta allievi, frequentano con eeeinplaro regolarità, le lezioni, e l'oratóre nel rendere a questi allievi un alto elogio, tanto più che molti di essi, affollano le aule, mossi dal vivo desiderio di conoscere e di imparare, dopo una giornata di duro lavoro, formando una delle scolaresche più ambite, per disciplina e per applicazione. Avviandoci alla conclusione del suo discorso, che è stato frequentemente interrotto «a nutriti applausi, il prof. Pivano saluta, a nome degli organismi da lui presieduti, nell'ori. Razza il camerata delie prime vigilie e l'operatore sapiente che regge la Confederazione Fascista degli Agricoltori che saluta come la compatta e salda schiera dei lavoratori della iena d'Italia, di quella terra tene il bimillenario virgiliano esalta co. me- la redentrice e la rinnovat.rice della stirine italiana. Il Rettore lermina, tra calorose approvazioni, pregando l'on. Razza di portare al Duce l'assicurazione che l'Università di Torino cammina con Ifemia fede e con fervida passione den tro il solco aperto dalla sua forte in a rio. Il grand'uff. Roberti H gr. uff: Roberto Roberti. Fiduciario Nazionale dei Centri di Cultura, s; ..,-„ , ».memo ed o-ltaineate onorato di eor-. i o , o o r , o i a a a a . a i e n tare alle Camicie Nere Torinesi edall'on. Razza il saluto di S. E. Giù- seppe Bottai, che ha voluto essere pre- sente in spirito, per il suo profondo attaccamento al Fascismo torinese, ai camerati del Centro di Cultura Corporativa. L'avv. Boberti ringrazia poi a nome anche della Confederazione degli Intellettuali l'on. Bazza die pur attraverso le molte responsabilità dei suoi alti uffici trova modo di dare la sua preziosa collaborazione all'opera di divulgazione dei principi dell'ordinamento corporativo, affidato ai Centri. La conferenza del l'on. Razza Prende infine la parola l'on. Razza, Presidente della Confederazione dei Sindacati dell'Agricoltura, per dare inizio a.lla sua conferenza sul Consiglio Nazionale delle Corporazioni. L'oratore afferma di avere accettato entusiasticamente di parlare nella nostra città. Ringrazia quindi il Rettore della Università torinese, le cui alte tradizioni sono pegno sicuro di fede sincera e il Segretario Federale, non solo, ma saluta tutte le Camicie Nere torinesi, che egli conosce, apprezza e stima. In questo momento è necessario di esporre, non davanti a folle numerose e esallabil'i. ma in ristrette adunate di elementi responsabili, pensanti e ragionanti, idee chiare, per elaborarle e discuterle. Il popolo italiano deve conoscere quale é il destino verso cui cammina il paese. Occorre subito porro in evidenza come l'aziono oggi perseguita discenda dalle pure premesse originarie. Troppi precursori si vanno creando, specificatamente per quanto riguarda l'azione sindacale. Molti, per collega.re il proprio individualistico passato a! presente, ravvicinano eccessivamente il sindacalismo soreliano al sindacalismo fascista. L'oratore che, con quel sindacalismo ha combattuto contro il socialismo riformista, addormematore di masse, può affermare che se tra l'idea soreliana e il Fascismo non corre un abisso, certo l'ima è distaccata dall'altro da una differenza completa. Guerra e Rivoluzione Poiché il 23 marzo 1919 sono state gettate le basi non solo di una nuova aristocrazia e di un nuovo ordinamento politico, ma si è accesa una fiaccola da un gruppo di audaci, che ha segnato l'inizio di una nuovissima azione che ha congiunto la guerra alla rivoluzione. Ma la differenza orofonda tra II sindacalismo soreliano "e quello fascista sta in questo: il primo attraverso l'azione diretta tendeva alla dittatura proletaria; il sindacalismo fascista, sorto con le prime squadre di azione, aveva come Insegna la bandiera nazionale e come meta l'elevazione de) lavoratore nella patria rinnovata. 11 sindacalismo fascista si è differenziato da ogni altro sindacalismo, anche da quello riformista che mirava semplicemente, sia pure affermando nebulose mete lontane, alla conquista dei posti nei consiglio del lavoro e negli istituti assistenziali dello Slato. E, altrettanto, dal sindacalismo soreliano, il quale non s,i era mai posto il problema fondamentale dello Stato da realizzare all'indomani della realizzazione del moto insurrezionale dello sciopero generale. 11 sindacalismo fascista, invece, e il logico e naturale presupposto della corporazione senza possibilità di equivoco. Squadrismo e Sindacalismo « Noi soli — coatlnùaTTion. Razza — avuto l'intuizione che nel i abbiamo avuio i intuizione cne nel mi to dei 1919 a fianco delle squadre era la corporazione. Ed il grido: « Roma o Mosca », ponendo l'antitesi più inconciliabile, lia documentato tutta p sempre l'azione fascista. Adunque, ii sindacalismo e sono a fianco delle squadre d'azione, come qualche cosa di più che una semplice intenzione di proiezione delle masse operaie. Si è detto nelle origini della nostra azione che lo squadrismo agrario avesse il compito e lo scopo solo di offendere e di distruggere i fortilizi che gli operai avevano costruito con trent'anni di fatiche, di assaltare e di radere al suolo Cooperative e Camere dei lavoro. Invece sotto lo stesso gagliardetto della squadra d'azione, non di reazione o di conservazione, ma assolutamente rivoluzionaria, militavano tutti quelli, senza distinzione di classe, che distruggevano i fortilizi degli antinazionali, diventati antifascisti solo dopo l'ottobre del 1922, ma sino allora accoltellatori d'Italia e che per altro sentivano la necessità della difesa operaia nel seno della nazione. E questa opera rivoluzionaria, e non reazionaria, è chiaramente spiegata dalla considerazione della ralla. Diifaitti ove lo squadrismo e- più violento, ivi i sindacati zione della realtà. Difatti ove lo squadro d'azione, scesi dalle trincee, sono quelli che vogliono assicurato un pane più tranquillo e più sereno ai lavoratori. Cosi Italo Balbo a Ferrara, così Arpinati a Bologna, così 11 Forni in Lomellina, così- Mario Gioda a Torino. E si profila così il redime collaborazionista entro il movimento politico restando, però, assodato che le squadre d'azione ncn avevano come scopo di render servizio ad una classe, quella plutocratica. Poiché mentre le classi plutocratiche, impotenti, cedevano, ed offrivano le loro officine agli esperimenti proletari, pronte anche a lasciarsi bolscevizzare, gli squadristi marciavano contro la vecchia classe liberale democratica, per spazzarla via e annullarla in un silenzio più atroce della morte : per questa classp, certo, sarebbe stato men duro iplotone di esecuzione dopo la Marcia su Roma, che non l'esser dispersa come vecchi elementi di museo, a cui nostri avanguardisti guavdeiranrio conla stessa apatia o con la stessa curiosita con cui si guardano degli avanzfossili dell'epoca quaternaria. La corporazione volontaria »Di qui la corporazione trova il suo sbocco necessario dal sindacalismo, all'infuori quindi anche dalle leghe bianche e al di fuori dell'Enciclica Rerum Sovarum; quella corporazione che è unità solidale, contro il singolo egoismo, contro le divergenze particolaristiche, per gli impressi generaM. Ed ecco quindi che, nell'unico campo ove ciò era possibile, si realizza la corporazione volontaria, e precisamente nel campo agricolo. Qui abbiamo 1 datori di opera ed i lavoratori che strovano, fianco a fianco, nei ranghi tirile squadre. E non di rado icomandante, vale a dire il più audaceil più risoluto fra tutti, ù proprio ilavoratore, che torna gregario, quando, deposta la camicia nera, si ripresenta al padrone, per il quotidiano lavoro. Ciò è stato possibile per unaunità spirituale, solidale e collegiale creata in seno al Fascio che in altrsettari economici non si è potuta rea-lizzare prima della conquista delloStato e della consolidazione del Re-gime. Non bisogna d'altra parte di-.inen*icare che ancora nel 1921 laFede-.rajioae sindacato fascista degli 9M- icoltori era qualche cosa di molto di verso della vecchia agraria conserva trdee, poiché essa era accanto ai tecni ci agricoli, accanto alla massa dei lavoratori, nella valle del Po, perfettamen.ie solidale con gli uni e gli altri. Negli altri campi invece le organizzazioni sono rimaste, come erano prima, adauandosi e trasformandosi più lardi. E questo fatto va considera'» anche alla stregua di un particolare stato di comunanza di vita, nei primo campo; di divergenza, negli altri. Economia corporativa « Il Fascismo, adunque procede; esso intuisce lo stato sindacale e dalla concezione dello siato sindacale, forte e inconfondibilmente fascista, si giunge a.lla corpoii'azìone, che è la vera assenza dello Sfato ed in cui la Nazione (Inventa una grande ed armomica officina, dove l'una categoria non supera l'altre, perchè nessuna monopolizza lo Slato per sé, come nella Russia dominata dalla eai.'gcnròa più forte e più organizzane, divisa dalla lotta fra la città e la campagna. Qui è lo Slato che tutte supera e fonde in perfetto equilibrio le disannonie delle categorie. Ma la corporazione di Stato non è una improvvisazione; essa ha le sue origini nelle leggi sindacali, in cui non si riconosce il sindacato come organo a sé, ina si riconosce la funzione del sindacato, il quale, da.Uo Stano, viene appunto avviato verso un organo nuovo e suo : il Consiglio nazionale delle Corporazioni, in cui viene posto in gioco tutta la sua forza temperatrice, come terzo indispensabile elemento fra lavoratori e datori di lavoro. Ecco, quindi, che il Fascismo giunge alla economia corporativa, non gin mito, ma punto di arrivo raggiaingibile. « Troppe preoccupazioni si hanno a questo proposito — prosegue l'on. Razza. — Si parla di boilsceviismo fascista e di socialismo di Stato. Ma cosi, si fa un'atroce ingiuria al Fascismo. Eppure mentre questi timori si esprimono non vi è settore della economia nazionale ove non venga richiesto l'intervento dello Stato. Tutte, le attività produttive o quasi produttive, richiedono a San Mussolini il provvido intervento. Ora se questa è la realità, la preoccupazione avanzata che cosa vuol significare ? « Ma c'è una cosa che non è toMerabiile: ed è l'intervento dello Stato, richiesto da una sola caitegoria e da un solo sentore, per la difesa di interessi singolari, contro e al di fuori degli interessi collettivi, comunque senza il contrasto della discussione e dell'esame unitario dei fattori produttivi. «La corporazione di domani, dice l'on. Razza avviandosi alla conclusione, oi darà la vera potenza silidale. Sebbene la corporazione non sia un toccasana, essa potrà esaminare i fenomeni della nostra crisi, che, se si inquadra nel processo formativo della crisi mondiale, per noi fascisti, pressati dal veloce ritmo della nostra azione risolutiva, deve trovare una conclusione indipendente dagli altri. Alle giovani generazioni verrà data, come una fiaccola, la realtà e l'idea della corporazione. Poiché il Fascismo la saprà realizzare, oppure avrà fallito la sua mèta ». La poderosa e profonda lezione del presidente della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti detU'agricoItuira, seguita attentamente dell'eletto uditorio che affollava l'aula magna dell'Università, è stata più volte interrotta da applausi e coronata da una prolungalo ovazione, tra vive approvazioni all'oratore e fragorosi alala al Duce. Nel pomeriggio l'on. Razza si è recato al Parco della Rimembranza a rendere omaggio ai caduti in guerra: quindi alla sede dell'Unione provinciale dei Sindacati dell'agricoltura dove ha presieduto importanti riunioni di dirigenti .