Un dramma rusticano

Un dramma rusticano Un dramma rusticano h n r i e e a e a l o a e e [Corte d'Assise di Torino) Caratteristiche feroci e brutali ha il delitto compiuto la notte del 26 maggio scorso, n Cafassc, dall'operaio Giuseppe Vinardi di Lorenzo, di 28 anni. Caratteristiche in netto contrasto con la personalità del Vlnardi, dimostratosi sino ad allora di animo mite e buono, e dipinto da tutti come un ottimo giovane, a differenza dalla vittima — l'operaio Pietro Barra, di :I7 anni — che ai precedenti penali accoppiava una natura violenta e brutale. 11 fatto si svolse in una strada di campagna, in frazione S. Antonio. In quella sera il Vinai-di e il Barra, insieme a due amici, certi Giuseppe Ravelli e Giacomo Boero, si erano ritrovati nell'osteria Roma, dove si trattennero a bere ed a giocare sino all'ora della chiusura. Alle 23 essi lasciarono il locale e con alcune boltiglie di vino e di birra, acquistate dall'oste, si portarono in casa dei Boero per proseguire le libazioni. Poco dopo il tocco, il Boero li congedò ed i tre si avviarono verso le loro abitazioni. A dispetto del loro stato di quasi completa ubriachezza, nessun alterco era, avvenuto fra loro. Nulla faceva quinli % presagire quanto poco dopo doveva'^avvenire. 11 Vlnardi, che lungo la strada si era attardato di qualche poco, raggiunse ad un certo punto i compagni ed il Revelli lo sentì dire all'indirizzo del Barra: «Sei ancora qui? Che cosa hai con me?». A queste parole il Barra replicò, assumendo un atteggiamento decisamente minaccioso. Ma il Revelli, temendo qualche guaio per la natura violenta del Barra, si allontanò, correndo verso casa. Egli non fu perciò spettatore della tragica scena che si svolse pochi minuti dopo, e cho non è possibile per altro ricostruire che nelle dichiarazioni dell'omicida. Il Vlnardi; nella notte, rientrava in casa e svegliata la madre diceva: « Mamma alzati. Né ho fatto una grossa. Piuttosto ili farmi uccidere ho picchialo-*l Barra",*il nella strada. Forse è .morto. E. il.giovane, chc-appariva stravolto e col viso e gli. abiti lordi di sangue, spiegava concitatamente di essere stato aggredito dal Barra, 11 quale !o aveva colpito con una bottiglia e gettato e terra. Egli aveva tosto cercato di rialzarsi, ma l'altro 10 aveva nuovamente colpito. Per difendersi egli aveva dato allora di mano ad un bastone ed aveva menato colpi all'impazzala sull'avversario. La povera donna, in preda alla maggiore angoscia, corse fuori, dove vide, in mezzo alla strada, il cadavere del Barra. Terrorizzata, rientrò in casa, mandando il figliuolo Domenico ad avvertire la famiglia della vittima. L'omicida intanto, dopo essersi cambiato di abiti, sì allontanava, annunciando che sarebbe andato a costituirsi. La morte del Barra era avvenuta sotto la violenza e la reiterazione dei colpi vibrati dal Vlnardi con un lungo e nodoso bastone trovato per la strada: 11 capo del disgraziato era stato addirittura maciullato e la volta cranica sfondata orrendamente. Ad un metro dal cadavere fu trovata l'arma omicida, tuttn lorda di sangue. Intanto, nel pomeriggio del 27 maggio, il Vlnardi si costituiva ai carabinieri di Lanzo, ripetendo la versione già nota e dichiarando di aver agito per legittima difesa. E' questa la tesi che egli ha'sostenuto anche in forte d'Assise, dove è comparso assistito dagli avvocati Mot ta e Gatta. La famiglia della vittima si costituì P. C. col patrocinio degli avvocati Degasso e Martinengo. Sull'imputato erano stati compiuti degil accertamenti psichiatrici. Il perito psichiatra, prof. Marco Treves, riscontrò nel Vinardi un rerto grado di impressionabilità ed emotività morbosa, con comitantl ad un morboso ottundimento sensitivo e sensoriale, che eorrispon de alla sindrome quasi caratteristica dell'alcoolismo iniziale. Ma il perito giudicò che se tali dati valgono in grosso modo a spiegare come si possa eccedere nella interpretazione di fatti che possono induire la piena convinzione di essere aggrediti e minacciati nella propria vita e la necessità di reagire convenientemente per la le gittima difesa, non bastano a stabi lire, anche parzialmente, l'esistenza di uno stato, anche parziale, di infermità di mente Assai laboriosa ed accesa è stata la discussione. I giurati, col loro verdetto, affermarono elie il Vinardi agi per eccesso di difesa ed in istato di semiebrietà. Gli negarono però le circostanze attenuanti. In base a questo verdetto, il Presidente comin. Bobba condannò il Vinardi a 3 mini di deten zione, beneficiandolo del condono di un anno in viriti del decreto d'indulto, Tra condanne par furto ad Aosta Aosta, 2, notte. Il Tribunale, presieduto dall'avv. Mar chettl. ha giudicato oggi ceni redole VI'taz di Placido, d'anni 23, nato a Torgnnn e residente a St. Deny di Cliainbavc 11 di lui fratello Oliiiio, d'anni il e Anselmo Duchy di Delfino, Imputai! essere penetrati mediarne forzatura dell'inferriata, la notte dajl'8 al n • gennaio u. s., nella cantina di France «r< Dunoyer. d'anni 77 e di avervi sottrailo una cassottina contcnenió 1700 lire In denaro. Dopo la scomparsa di detta somma, il vecchio cantiniere ebbe a dimostrare 1 suol sospetti contro ,11 Fedele Vtttaz, suo ex garzone. Arrestato, venne trovato in possesso del denaro rubato con la complicità del fratello e del Duchy. Il Tribunale 11 ha condannati tutti e tre a 2 anni di carcere. apnqms

Luoghi citati: Aosta, Lanzo, Roma, Torino