Lawrence

Lawrence Lawrence romanziere H. D. Lawrence è morto qualche settimana fa, in una «Ma di sailute a Vance sulla riviera rranoeee e, sembra, in seguito ad un attacco di etisia fulminante. Con lui obi altro grande astro dell'arte narrativa inglese è caduto. Nessuno dei suoi ammiratori, me compreso, si attendeva una sua fine così procellosa: tutti ci si immaginava lo scrittore nel pieno rigoglio delle sue forze, vedendo l'incessante susseguirsi dei suoi romanzi e dello sue novelle per le librerie internazionali e su per le riviste letterarie. Ora quel piccolo grande uomo cho amava tanto l'Italia ha chiuso gli occhi per sempre, sia pace alla sua anima travagliata! La notizia, della sua agonia ricordo cho mi fu annunciata una quindicina di giorni fa da Bruno BariUi che incontrai una sera a Parigi alla «Coupole», ed io che quella'sera avevo in tasca appunto un libricciolo del Lawrence, rimasi più che mai stupito e addolorato a quella notizia. Il Lawrence era uno scrittore che da gran tempo ammiravo o cne per primo bo fatto conoscere e tradotte m Italia; era un poco il mio amico spirituale al di là dell'Alpi, nel vasto mondo pieno di scoperte e di avventure. In quei giorni, mentre passeggiavo sui Lungosenna o nei parchi signorili pieni di bimbi e di tradizioni, mi piacque riandare i miei rapporti con lui. Personalmente non Io avevo mai conosciuto. Quando incominciai ad appassionarmi aitarle potente e diseguale dei suoi racconti egli aveva già terminato un «io periodo di esperienze italiane ed era attorno per il mondo : aveva' <>ià pubblicato Twìliyht in lUdy e Sea , ^^'nta> » due più bizzarri e splendidi omaggi resi da uno scrittore nordico alla festa del nostro sole e del nostro mare: aveva già voltate m un inglese mirabile alcune novelle e drammi di Giovanni Verga, al quale lo accomunava certa affinità di natura, massime nell'amore e nello studio dei caratteri contadineschi. Fu in quel torno che impossessatomi di tutta l'opera del Lawrence, in poco tempo vi diedi fondo e poi presentai lo scrittore e i suoi romanzi in un articolo sul «Corriere della Sera». Bammento ancora che quell'articolo ebbe a procurarmi dal Lawrence, che allora risiedeva in un paesello ciell'Oboriand bernese, una lunga lettera nella quale mi ringraziava del eaggio ma dove contrattaccava certo giudizio da me espresso in quell'articolo sulla sua opera in generale, ch'io dichiaravo di ammirare come ricca di genio di profoude intuizioni, ma che trovavo poco dominata e discjgftnata dall'arte. Egli si scagliava contro quel mio giudizio, asserendo che l'artista ha da gittare tutto in blocco il suo talento e la sua inspirazione nella pagina, senza freni di limi nò impacci di composizione, sferrare intiera la sua volontà di crt-are, lasciar libero corso allo straripare dell'idee e dell'emozioni. Ecco, in quella lettera c'era già tutto il Lawrence col suo pazzo genio impennato, coi suoi lampi di grande poesia, e suoi languori irriducibili, con la sua ostinata, focosissima, quasi feroce manìa dell'erotico, che fn poi un poco la sua tragedia d'artista- e che, non son lontano dal crtidere, sia state la tabe sottile che erose e bruciò nelle sue radici più intime il suo slancio creativo. La sua vita è nota. Nato una quarantina d'anni fa, circa in un distretto carbonifero del nord, da una famiglia di minatori, si educò ed istruì da sè sotto l'amorosa guida della madre. Poi fu per qualche anno maestro di scuola in un villaggio, quindi, venuto a Londra, si diede decisamente all'arte dello scrivere. The White Pencock e The Trepaster furono i primi romanzi che lo misero in vista e gli procurarono una certa fama. E da allora in poi la sua vita non fu che un lavoro crudo e ■errato di produzione. The Losl Ciri, Aaron'» Kod, The Buy in- the Bush, Sane and Lovert, The Tìainh'nv, Womén in Love, Kanr/aroo, The Ladylird, The Plt/med ScrpciO, Lady Chatterley's Love sono i romanzi e e raccolte di novelle ch'egli produs-■«e nel breve ciclo della sua giornata!volumi assai letti dai giova-1umana: volumi assai ietti aai S"ov»- Cni e discussi e che lo fecero procla- mare spesso da critici entusiasti ingrande romanziere inglese oon-più temporaneo. Il che, in corto senso. se st eccettua il Joyce, natura di crittore piuttosto internazionale, e avuto riguardo alla ricchezza c profonda verità di certn sue intuirinni e al irvsto. all'intuito poetico del paesaggio può esser anche vero. Ma il Lawreuce tentò pure il tea-1 m con due commedie The Wido- ro con uub rnurh mid 'Viinq of il/r. Holroyd c Co.' e scrisse saggi di filosofia freudiana come Psycoanalws and the Inconsàou*, Ph'antasia of the Iiir,,,,. *ewu* od altri brevi studi occasiona i ; uno dei quali era appunto quello cho mi ritrovavo ad avere in tasca quella sera in cui Barilli mi confidò 'afonia dpi grande romanziere. Il fascicoletto giallo-cromo edito dal «New Criterion » reca a titolo Pnnwfiraphy and Obscenity, © i* Lawrence vi persegue un'idea, una preoccupazione che di questi ultimi tempi e con sempre maggior violenza lo andava ossessionando quasi demoniacamente, 0 cioè, la necessità di una completa libo.-azione da ogni malizia ed ipocrisia che circonda la T^^&rs^, °=t:degli atti più divini della crea-!, com'è l'atto del procreare e1;„*o,-n Ktiàv+ii a; r,a ipropugna una intera liberta di pa-|sciando di tanto ludibrio»^ riserbouno aione, com'è l'atto del j>ro rola a quel proposito. Oueste due idee, tutte discutibili, i^» , i u,.,„ „ nnrluv. Ai art !ta condurrebbero a parlale di M»ÌLawrence, romanziere pornografo e,del suo ultimo romanzo Lady Chat- • tcrley a Love, nel quale dipinge, con cruda c spesso «pugnante sincerità, gli amori di una giovine signora col suo guardiacaccia: romanzo che non potuto pubblicare in Inghilterra trovò da ultimo a Firenze uno stampatore e corre oggi j0 librerie clandestine di Londra e, apertamente, quelle parigine e un poco anche lo nostre. Lo strano è che non libidine o speculazione spingevano il Lawrence verso simili argomenti ma come una specie di collera funesta contro il vecchio mondo che, bene o male, pereste a difendere le sue posizioni di pudore e di peccato. Noi, però, che ammiriamo questo autore in quanto ha di più schiettamente vigoroso, paesano, nelle sue felici e ardenti rappresentazioni di vita moderna, amiamo lasciarlo ai suoi rovelli e ritornare su certe pagine di Sons and Coverà, il romanzo suo più bello, nel quale la chiusa passione di Miriam e quella più densamente amorosa di Clara, e le giovanili inquietudini di JUorel e le tenerezze della buona madre hanno accenti di così vergine ed eterna umanità: o ricordarlo iu certi paesaggi d'Australia in Kangaroo, o in certi mattini e paesi e danze di apaches di Morniny in the Mexico descritti con una rude prosa onomatopèica piena di colori e di brividi come un quadro di Pissarro: amiamo seguirlo nei suoi bellissimi o crudi effetti di mare o nel suo forte amore per la Sicilia e per Verga, oppure per le pagine incantevoli di The Fox, la sua novella forse più perfetta ed in cui il dramma d'amore e d'odio che si svolge nella solitaria campagna inglese si sviluppa tra sensi di pacato, irritante mistero e il progresso del racconto è magistralmente trraduato, in una luce di realismo alluciuatorio, quasi da.pittura giapponese (1). •Ma quella sua prosa così ricca di vitalità, e così difficile, irta, rocciosa e che si direbbe serbi sulla pagina tutto il bollente e il gropposo della materia appena gittata! Essa è davvero la dannazione dei traduttori coscenzdosi, e perciò, mentre moltissimo si traduce in Italia, del Lawrence non si hanno tra noi che pochi saggi di versione. Gremita spesso di eccessive minuzie e di lungaggini insopportabili, una volta lanciata a spron battuto sulle strade dell'ispirazione, quella prosa manda fiamme e grida in una festa d'intuizioni e di fantasie superbe. A scorrere certe pagine del Lawrence, par di camminare a volte, per una landa di sobborgo, tutta fumo e tetraggine, tutta lastrici sconquassati e visi uggiosi: ma, d'un tratto come per incanto il paesaggio si rompe e si spalanca di colpo, e siamo allora nei grandi giardini dell'Arte, sui suoi poggi perenni. E basta un nonnulla all'autore per arrivarci: una scena un paese, l'aver trovato un sentiero giusto... E allora anche per questo sentiamo di voler bene al Lawrence: per queste sue cadute perchè sono le cadute di un grandissimo ingegno, e che ce lo rendono più vicino al nostro cuore. CARLO LIMATI. (i) h. d. Coccinella • LAWRENCE: » La volpe ■ Ed. Treves, Milano. e la