La misteriosa villa di Cavoretto dove si fabbricavano le «Marseilles Forgieries»

La misteriosa villa di Cavoretto dove si fabbricavano le «Marseilles Forgieries» La misteriosa villa di Cavoretto dove si fabbricavano le «Marseilles Forgieries» Come la Polizia ha smascherato una pericolosa banda di falsari Una brillante azione poliziesca, con- dotta a termine da un ispettore di pò lizia il vice Questore Polito della direzione generale di P. S. in collaborazione con la nostra Squadra Mobile, portava nei mesi di luglio ed agosto dello scorso anno all'arresto di una numerosa banda di falsari, che da temilo indeterminato — probabilmente parecchi anni — invadevano il mercato monetario internazionale con valute falsificate di ogni taglio e nazionalità. L'operazione radicale perchè giunta fino alla officina clandestina, riscuote; va il plauso non solo dell'Autorità di polizia italiana, ma bensì anche quello della Banca d'Inghilterra, direttamente danneggiata dall'attività criminosa dei furfanti. Del l'atto noi a suo tempo abbiamo data una prima notizia; oggi, alla vigilia del processo che si discuterà innanzi alla Vili Sezione del Tribunale, possiamo svelare importanti particolari risultati fin dalle prime indagini, ma allora tenuti debitamente segreti. L'azione poliziesca era stata ordinata direttamente dal Ministero degli interni ed aveva per scopo di debellare l'associazione a delinquere che azionava preferibilmente nell'Italia settentrionale e nella Francia meridionale smerciando banconote false. I tagli che più direttamente oi riguardavano erano quelli da 500 e da 1.000 lire, mentre anche altre nazioni erano parimenti ineressate. La prima segnalazione L'accennata Banca nazionale inglet se, ad esempio, si vedeva da tempo bersagliata da fogli del valore di 10 sterline falsi tanto frequente .era la cosa che nell'ambiente si era nientemeno che fissato un nome proprio a tale serie spuria di valori: Marseilles Forgieries, e gli esemplari venivano man mano ritirati ogni qualvolta fossero pervenuti alle filiali dell'istituto. Or dunque, nel- marzo 1929, perveniva al Ministero una denuncia ben alarmante da parte di tale signor D. P., — per evidenti ragioni si omette il nome di tale personaggio della vicenda, — il quale, spinto unicamente da alto sentimento di onestà faceva noto di essere in rapporti con persone che egli riteneva per falsari. Il vice Questore ' Polito si metteva tosto in comunicazione con il D. P ed in una camera dell'albergo Venezia avveniva il primo collonuio, nel corso del quale il D. P. diceva di aver saputo per mezzo di un tale Edoardo Savarino — ora in prigione perchè col pevole di ferimento grave — che cer to Giovanni Foglino avrebbe potuto fornire banconote e titoli di stato falsi per qualunque somma e di qualunque taglio. Da allora si iniziarono le trattative che durarono parecchi mesi per costringere i falsari a svelare tutta la organizzazione si diede loro a credere che s'intendeva fare un grossissimo colpo, operando una sostituzione di valuta vera con quella falsa nelle casse di una Banca. Necessitava quindi essere forniti di una cifra rilevantissima di biglietti da mille; a questo punto sorgevano le prime difficoltà. La tiratura dei fogli da 1000 era esaurita o quasi — ne restavano soltanto 200 — e non si sapeva quando si sarebbe potuto fare la ristampa; i falsari proponevano tagli minori, dà" 100 e 500'lire. Durante uno di questi colloqui tra il D. P. e il Foglino si potevano notare nientemeno che tre « pali » in attitudine di sorve gliare il caffè dove avvenivano le trattative. Uno anzi di costoro ad un cen no del Foglino — il quale si era tolto momentaneamente il cappello — si av vicinava al tavolo occupato dai contrattanti ed entrava senz'altro nella discussione. pPinot tre 8™"» ■ « Cichin e C. Eia costui certo Simoncini Camillo pericoloso pregiudicato, il quale da T^1 momento assumeva la direzione de Me trattative. 11 D. P. in quegli stes- gi- giorni veniva avvicinato da un al- do messere, non meno losco dei pri mi, e cioè tale « Giuseppe il napoletano », al secolo Paolo Barbieri, il qua le pure offriva titoli e valori falsi di provenienza, in seguito accertata uguale a quella dei valori offerti dal Foglino. Tutti quanti erano nuU'altro che «piazzisti» della stessa... ditta produttrice, tanto si è che poco tempo dopo venivano offerte separatamente dal Barbieri e dal Foglino 6100 lire sterline. A questo punto gli altri venivano eliminati e restava in primo piano il solo Barbieri; da un campione fornito si poteva constatare trattarsi di esem< plari delle famose « Marseilles Forgia ries » da tanto tempo ricercate da tutte le FoUzie europee La constatazione veniva a dare nuovo stimolo aUe ricerche e le trattative erano portale in modo dà giungere al più presto a conclusione. La catena dell'organizzazione criminale si svolge ora come un « film » romanzesco, i per sonaggi si succedono ora l'uno all'ai irò, comparendo e scomparendo ini nrovvisamente. e tentando così di con durre in porto il grosso « affare », sen za per altro lasciare dietro di sè traccie troppo compromettenti. Al Barbieri succede un tale « Pinot tre gambe », al lo stato civile Giuseppe Baretto, il qua le dopo una fuggevole comparsa-lascia va il posto ad un compare, Francesco Ponzetto, detto « Cichin ». Costui, che pareva il maggiormente informato fissava in 100 mila lire il prezzo delle 6100 lire sterline e disponeva per la consegna. La rete si stringe L'operazione doveva avvenire secondo un primitivo accordo in casa del Barbieri in via Balbo 33, dove in tre volte sarebbero state recate le banconote. In seguito si cambia luogo di appuntamento e qui il Barbieri, che recava 2(100 sterline, cadeva nelle mani della polizia. Interrogato costui confessava che il Ponzetto si trovava ad attendere il suo ritorno in piazza Cavour. Il vice commissario dott. Rampino della squadra mobile veniva incaricato dell'arresto, cosa che egli eseguiva con molla abilità, riuscendo pienamente nell'intento. Dopo lunghi interrogatori il Barbieri svelava il nome del grossista di banconote false, il pregiudicato Robba Silvestro. A costui ve niva allora fatta la proposta di acquisto di valuta falsa ed egli cadeva nella trappola, promettendo di recare l'indomani il campione richiesto. Convenientemente sorvegliando ogni passo del Robba si giungeva — finalmente — alla tanto cercata fonte delle banconote false. Tale fonte era situata in una villa di Cavoretto, dove abitava tale Giuseppe Crivelli, fabbrica tore e gran capo di tutta l'organizzazione. La figura di costui merita un qualche particolare rilievo; è noto infatti come alla prima richiesta di un forte quantitativo di valuta italiana fatta ai falsari, si era da loro opposta una grave difficoltà, motivata da un infortunio capitato al fabbricatore il uliale non noteva dìi'i làvnrnra » V.k» izn %i ,j nfA-i.irJ ^ir*„,?rale e c"e, a .!oro d€t,a avrebbe dovuto essere al Plu,.presto_ sostituito. °r dunque, il Cri'*",.1 ovav*»uitu. \ji uuuque, u cri- velli, da qualche tempo era stato colpilo da emiplegia al braccio destro nò più aveva potuto lavorare Della sua attività criminosa restavano soltanto le banconote poi offerte in vendita. Il Crivelli veniva lui pure arrestato e nella villa di Cavoretto si trovava impiantato un laboratorio completo da incisore, prova documentaria dell'attività da lui svolta. Interrogato, dopo alquanta reticenza il falsario ha narrato ima lunga storia nella quale egli fa entrare un suo compare, tale Andrea Martano fu Francesco, morto anni addietro e dal quale, a sua detta, egli avrebbe ereditato lo « stok » di 1600 sterline, che ora tentava di realizzare trovandosi fn strettezze finanziarie. Tutta la compagnia veniva allora denunciata per associazione a delinquere e particolarmente al Crivelli ve niva mossa l'imputazione di fabbricatore di monete false. Nel corso della lunga istruttoria ancora altre circostanze sono venute in luce ed appariranno chiaramente nel prossimo dibattimento. Difensori sono stati nominati gli avvocati Dal Fiume, Pavesio, Cavaglià e Farinelli

Luoghi citati: Francia, Italia, Venezia