Un teste incriminato e arrestato in udienza

Un teste incriminato e arrestato in udienza Un teste incriminato e arrestato in udienza Il dibattimento rinviato in seguito al colpo di scena {Corte d'Assise di Torino) Una brusca sospensione, dovuta al sorgere di un colpo di scena inatteso e impreveduto, ha subito il processo che si andava svolgendo in Corte d'As slse contro 11 contadino Michele Vigna Tavan di Nicolao, trentacinquenne, abitante a Lonzo Torinese. 11 Vigna Tavon era comparso dlnan zi ai giurati, imputato di omicidio e di porto abusivo d'arma, in conseguen za di un drammatico episodio svoltosi la sera dell'8 settembre scorso nell'osteria della Pace in frazione Bettola di Balangero. In quella sera, l'osteria della Pace che sorge un po' fuori del paese, tra un gruppo di case sperdute quasi tra i campi, era assai affollata. Tra gli avventori si trovavano il Vigna Tavan ed un giovanotto ventisettenne, pure del paese, Nicolao Alrola, I due sedevano a tavoli diversi. Lega ti da vincoli di parentela, essi avevano visto questi legami cancellarsi praticamente dajjii astii e dai rancori sorti ad un tratto tra le rispettive famiglie. E le ragioni degli astii non erano remote: si collogavano con una recente avventura giudiziaria di cui era stato protagonista un fratello del Vigna Tavan. Arrestato sotto l'accusa di avere rapinato il padre dell'Alrola, egli era stato processato e condannato. Di qui gli astii Scancellati ed Incancellabili. Iva famiglia Vigna Tavan non perdonò mai all'Alrola le accuse che avevano portato alla condanna del suo congiunto, neppure quando il rapinato accordò al rapinatore il suo ampio, generoso perdono allo scopo di non ostacolare a beneficio di questi la concessione" della grazia sovrana. Il delitto Orbene, la sera - dell'8 settembre, 11 Vigna Tavan e l'Airola che sedevano nella stessa sala dell'osteria, ebbero a'd un tratto un vivace scambio di parole. Tra i due corsero espressioni concitate e sdegnose: — I Vigna Tavan. non accetteranno mai nulla dagli Airola — si udì dire, ad un cello momenlo, dal Vigna Tavan. Dopo ti diverbio, ! due si azzuffarono, vennero a colluttazione. Avvinghiati l'uno all'altro, essi caddero a terra. Gli altri avventori si affollarono tosto attorno oi due rissanti per separarli. E la cosa riuscì. Ma tostochè l'Airola venne rialzato, apparve gravemente ferito. 11 sangue gli sgorgava copioso da una ferita di taglio al fianco sì nist.ro. Il poveretto venne soccorso e trasportato all'ospedale di Lanzo, dove decedette pochi giorni appresso: il 13 settembre. L'autopsia rivelò che la morte era dovuta a sepsi della lesione infettagli alla regione ipocondriaca si nistra. Come si era svolto II drammatico episodio? La fulmineità della tragico scena non permise a coloro che ne erano stati spettatori una precisa, esatta ricostruzione. Certo è che I sospetti non si addensarono su alcun altro, al l'infuori del Vigna Tavan. D'altra parie l'Airola, interrogato durante lo sua lunga e lenta agonia dal maresciallo dei carabinieri, accusò esplicitamente il Vigna Tavan, il quale nel frattempo si era doto alla latitanza. Il 19 settembre tuttavia, il Vigna Ta von si costituiva ai carabinieri e narrava quello che ha raccontato anche ieri ai giurati. Nel momento in cui era avvenuta la colluttazione coll'Airola, egli teneva in jnuno il coltello che gli era seivito sino allora per tagliare il formaggio. Per la fulmineità dell'aggressione, non fece in tempo a deporlo, di guisa che l'arma — durante gli scomposti movimenti della colluttazione — undò fatalmente e contro sua volontà a conficcarsi nelle carni dell'avversario. Quale attendibilità presentava questa versione? Agli occhi di coloro che conducevano le indagini parve subito contrassegnata dalla più manifesta inverosimiglianza. Le indagini vennero quindi dirette allo scopo di stabilire la natura dell'arma con cui il Vigna Tavan aveva vibrato il colpo omicida. Egli sosteneva di avere vibrato il colpo con il coltello fornitogli dall'oste per tagliare il formaggio che gli era stato servito. Ma il coltello non era stato rinvenuto nell'osteria subito dopo il fatto. Solo a distanza di un me ccgcdcfasginlse, l'oste, Giacomo Manietta Tondin. portava ai carabinieri un comune coltello da tavola affermando che quella era l'arma colla quale il Vigna Tavan aveva ferito il suo avversario. Il parere del perito La cosa presentava una certa importanza in quanto 1 difensori dell'imputato, avvocati Motta e Bardessono, basavano il loro assunto dlfen sivo precisamente su questa circoston za; l'avere 11 Vigna Tavan colpito l'Airola con il coltello che si trovava sul tavolo. E questo fatto doveva attestare colla fulmineità della scena, anche la verosimiglianza della versione prospettata dall'imputato. Venne perciò dato incarico al prof. Canuto di esaminare l'arma, per stabilire alla stregua delle caratteristiche presentate dallu ferita riportata doll'Airola. se veramente con quel mezzo era stata infetta la lesione, li prof. Canuto negò che la ferita fosse stata infetta con quel coltello ed osservò: «11 coltello presentatomi ha una lama troppo debole per vincere la resistenza dei vari piani muscolari attraversati, e soprattutto per resistere allo sforzo dei movimenti compiuti nell'interno del corpo della vittima ». E il perito quindi concluse: « Ritengo che il coltello da cui fu prodotto la ferita può essere lungo approssimativamente come quelio rammostratomi. ma che esso deve essere più robusto nella lama e più acuminato >. Si venne cosi al processo contro Michele Vigna Tavan, al quale l'Accusa contestò di avere colpito l'Airola con un'arma di cui egli era abusivamente munito. Al dibattimento, come si è già detto, l'imputato non mutò la sua versione. Ma apparvero mutate invece le dichiarazioni rese in istruttoria da un teste, precisamente l'oste Giacomo Morietta Tondin. Subito dopo il fatto, costui aveva dichiarato di non avere rinvenuto alcuna anna: successivamente aveva aggiunto'che il Vigna Tavan aveva colpito l'Airola con il coltello che egli stesso gli avvea fornito per tagliare il formaggio, ma che l'arma, dal momento che non era stata rinvenuta, doveva essere stata asportata dopo il delitto. Ieri all'udienza, l'oste Marietta Tondin fu meno nebuloso; anzi decisamente e volutamente esplicito. L'inerinbiaziono • l'arrosto — Subito dopo il fatto — dichiarò — rinvenni per terra il coltello insanguinato. Temendo che potessero succedermi dei guai, perchè 11 coltello era di mia proprietà, lo portai in cucina dove mia moglie lo lavò, riponendolo poi con gli altri. In seguito mi decisi a presentarlo ed ora — dal momento che non ho potuto evitare i guai che mi sono capitati, e cioè la chiusura dell'esercizio — riferisco ogni cosa confermando che il Vigna aggredì l'Airola con il coltello che io gli avevo fornito. Queste dichiarazioni del teste hanno sollevato le proteste del P. M. comm. Moretti e del patroni di Parte Civile, avv. Bertone e Libois, i quali, contestando che il testimone riferisse la verità, hanno -ricordato come la moglie dell'imputato avesse scritto a questi, nell'imminenza del processo: « Stai tranquillo. Marietta Tondin verrà a dire di avere trovato il coltello ed a confermare che il coltello era suo ». Anche dopo le contestazioni del P. M. e del Presidente e le reiterate ammonizioni che gli sono state rivo! te, l'oste ha continuato a mantenere le sue dichiarazioni. Il P. M. ha chic sto allora, la sua incriminazione e to sto il Marietta Tondin è stato preso in custodia dai carabinieri. Frattanto il P. M. provvedeva a denunciarlo all'autorità per falso testimonianza. In conseguenza di ciò, i difensori avv. Motta e Bardcssono hanno chiesto il rinvio del processo. Pro seguire nel dibattimento prima che sia chiarito l'episodio e mentre il dibattito, per l'inatteso colpo di scena, ave va assunto un tono di estrema vivaci tà, non sarebbe stato possibile. L'istanza della difesa è stata accolta ed il Presidente ha sospeso il dibattimento rinviando il processo a nuovo ruolo.

Luoghi citati: Balangero, Torino