Briand riafferma l'intransigenza della Francia mentre a Londra si tenta di rinnovare il miracolo di Lazzaro

Briand riafferma l'intransigenza della Francia mentre a Londra si tenta di rinnovare il miracolo di Lazzaro Briand riafferma l'intransigenza della Francia mentre a Londra si tenta di rinnovare il miracolo di Lazzaro Grandi avrebbe proposto l'aggiornamento « sine die » della Conferenza Parigi. 25 notte. Discutendosi ni Sonalo il bilancio degli Esteri, Briand ha fatto oggi una breve dichiarazione sulla Conferenza di Londra, confermando ancora una volta nei confronti della parità franco-italiana il solito «non possumus », e vantando, «more solito», l'attaccamento indefettibile della Francia alla eausa della pace. « La Francia — ha detto il Capo del Quai d'Orsuy — è rimasta fedele al grande sforzo -perseguilo dalla Società delle Nazioni in virtù dell'art. 8 del Patto: assicurare la pace e diminuire gli onori militari, tale è l'obbiettivo ndicato nel nostro memorandum. Questo r stato accollo benissuno da tutti e un grande passo sarà fatlo a Londra se un accordo si stabilirà sulle basi da noi indicate. Se. per sovramercalo, certe riduzioni combinate di ar leQmsesimngprenLrlitecnmtalemamenti possono essere realizzate, un 2altro grande progresso saia stato ra«-ngiunto. Ma bisogna guardarsi dal fare i H o a a a a e e , i a l a i e a ge il i i a o i i li o ì iiai go o oone o he ari è ieti ti a ogna gu concepire ai popoli delle speranze eccessive, poiché si tratta a Londra di un incontro da cui non si può aspettare che del relativo. In ogni caso non si può chiedere alla Francia di sacrificare sull'altare degli interessi internazionali il suo proprio interesse. Finché tutti i popoli non si saranno rivolti verso la soluzione giuridica delle divergenze, se certe minaccio rimangono possibili, occorre una organizzazione scambievole di sicurezza. « Vedo che certi giornali ci considerano come un ostacolo ad una buona soluzione. Noi non meritiamo questo rimprovero, ma non possiamo distrarci dalle nostre preoccupazioni nazionali di sicurezza, li nostro incarramem to è stato aperto sin dall'inizio. Noi abbiamo spiegalo in quale modo vediamo le cose; abbiamo detto che la nostra Marina non aveva un carattere aggressivo, e l'abbiamo dimostrato a Washington. Dopo quest'ultima conferenza, noi non abbiamo costruito ima tonnellata di cavitai ship. Ma la Francia ha un grande dominio coloniale; essa si è diffusa ovunque, e ovunque essa è andata, il suo genio ha provocalo ammirazione. Forse durante la guerra si aspettava che i nostri possedimenti lontani avrebbero aggravato lo nostre difficolta. Invece questi possedimenti ci hanno aiutato in tutta la misura delle loro forze: i nostri protetti si sono riconosciuti un'anima francese. C'è da meravigliarsi, dunque, che la Francia voglia mantenere le sue relazioni con i popoli lontani che si sentono francesi? E' naturale che noi mandiamo laggiù delle navi che facciano vedere la nostra bandiera, e stringano vieppiù i vincoli tra la madrepatria e le Colonie. Ecco quello che noi abbiamo dimostrato a Londra. « Nel momento in cui io mi preparo a tornare alla Conferenza, noi desidereremmo poter dare soddisfazioni ad un Paese vicino e amico. Noi non vorremmo marcare differenze tra esso e noi. Ma occorre diffidare di certe parole che non corrispondono alla realtA. Non bisogna voler creare una teoria della eguaglianza, che di fatto si tradurrebbe in pericolosa ineguaglianza. Tale è il nostro atteggiamento, npl quale noi persevereremo. Ci si accusa di egoismo. 1 Governi sono costretti a tenere conto di certi movimetni di opione; a tale riguardo la propaganda è utile, poiché agisce sui popoli che essa fa evolvere. Ma l'evoluzione e forzatamente lenta. I popoli, malgrado tutto, progrediscono verso la pace, faenza dubbio rimangono al'orizzonte dei punti interrogativi; ma il fatto solo ai aver fiducia contribuisce a ravvicinare idee ed interessi, e ciò crea condizioni d: pace duratura ». Commenti a una proposta di Grandi In corrispondenza con questo rin novato rifiuto di Briand a modificare la propria linea di condotta a Londra, la stampa parigina di questa sera finge di accogliere senza entusiasmo, ancorché senza prendere ancora netta posizione in un senso o nell'altro, la notizia secondo cui il ministro Grandi avrebbe proposto il rinvio a sei mesi della liquidazione del problema navale franco-italiano , intendendosi nel frattempo la Conferenza sempre virtualmente aperta. Gli organi ma~ iori o si limitano ad accennare fugacemente all'idea, o si affretta no ad obiettare essere impossibile eliminare sia pure in sei mesi, una divergenza di interessi che appare ncon'ciliabile e nella quale nessuna delle due parti intende cedere terreno, Il più elementare buon senso indurrebbe per verità a riconoscere che lo spirito della proposta italia na risiede, dato che proposta vi sia nell'offrire una occasione ad ampi negoziati politici fra i due Paesi, così da inquadrare il problema navale sul telaio dei rapporti e degli interessi complessivi franco-italiani; e che'in tale ordine di idee sei mesi di conversazioni a quattr'occhi potrebbero benissimo condurre a delle soluzioni eque che due mesi di Conferenza navale generale non hanno potuto permettere di raggiungere. Ma è, per l'appunto, queste conversazioni politiche a-quattr'occhi che i francesi intendono, oggi come ieri, evitare ad ogni costo. Le lezioni della Conferenza di Londra sembrano a tale riguardo essere rimaste assolutamente prive di effetto sulla epidermide coriacea della diplomazia repubblicana, li Temps scrive per esempio: « Per quello che concerne il suggerimento di rinvio che Grandi'farebbe per apprezzarlo al suo giusto valore bisognerebbe sapere in quale forma e soviatutto con quale spirito esso sarà sottoposto alle cinque delegazioni. Esso permetterebbe forse di salvare la facciata per la Conferenza navale e di dare il cambio sulle responsabilità assunte dall'Italia in seguito alla sua pretesa nella parità con la Francia; ma non è certo che esso preserverebbe serie possibilità por l'avvenire. Se il Governo di Roma rimane sulle sue attuali posizioni, l'accordo navale franco-italiano sarà egualmente difficile da realizzare tra sei mesi, come lo è attualmente; essendo evidente che si muta unicamente di concludere un ac rcdmlvssfdggadlttcrtmpsaadstTsot ordo navale e non di vincolare questo ad un regolamento d'insieme di carat- cnre%TpS« Sila mentre questi dus problemi soiioassolutaraente indipendenti l'uno dal-l'altro. Ad ogni modo bisogna aspet-lare dei chiarimenti sulle nuove vel- letta che si manifestano a Londra. Quando Briand raggiungerà, probabilmente domani, la Delegazione francn se, i negoziati non tarderanno a fissar si in un senso determinato. Fino a quel momento non può esservi un fatto nuovo che permetta di giungere a Migliori probabilità di successo o a riseli* più gravi di insuccesso per la Conferenza ». Quello che la Francia cerca di conoscere e che Briand si recherà a Londra a chiedere, non sono i chiarimenti sulla presunta proposta italiana, bensì dei dettagli sulle pretese nuove disposizioni americane ed inglesi nei confronti di quello che in questo momento si è convenuto di battezzare per non compromettere nessun « patto di consultazione ». Finché sull'orizzonte bri! lerà, per quanto sparuta, la speran 2a di una g-aranzia anglo-americana ne , ««thin min,, nel M pH iterP*r /° "JWP ?™ „x i a a o e l e e a e e e i , i ; i e no e. nhi oe a io iee re e à i. a di sa a; be il tna tsi c raneo, la Francia non presterà orecchio ad alcuna altra offerta. L'idea di questo Paese sta nell'otteneremallevadorie dal mondo intero per l'incolumità della posizione di privilegio fattagli dal Trattato di Versailles, e, rimettendo sul tappeto, sulla scorta di una pretesa risposta favorevole di Hoover, la faccenda della Locamo mediterranea gli anglo-americani hanno toccato il tasto giusto per indurre Briand a tornare a Londra più che in fretta. Bisogna dunque adesso aspettare che la solita montagna partorisca il solito topo. Ma qualora il Patto di consultazione dovesse sfumare come i precedenti tentativi del genere, o qualora la Francia dovesse riconoscerlo troppo aleatorio per farvi assegnamento, non è impossibile che la proposta Grandi, se proposta c'è, torni sul tappeto con probabilità di essere accettata, in mancanza di meglio, anche da Parigi, cui nella sostanza deve pure premere di non accollarsi la responsabilità del fallimento totale della Conferenza. C. P. Tentativi «in extremis» pamStmPdavodeunalti quditiledapziaqtisenreppmcoLdqscminrGteDvnisnlodelicapsdrrpKmLondra, 25 notte. Si era preannunciata una settimana cruciale per la Conferenza navale con svolgimento a carattere drammatico e sensazionale, ma nessuno dei molti profeti si attendeva una cosi rapida realizzazione delle previsioni. Siamo effettivamente da oggi immersi in una serie di eventi,,syolgentisi con una rapidità impres-; ssionante. Si nota da ieri in qua un Isritmo accelerato che potrebbe finan-lSco dare le vertigini a chi non .apes¬ se che coloro i quali si agitano oggi disperatamente sono i parenti e i becchini della defunta Conferenza. Vi è agitazione a Downing Street e a Palazzo San Giacomo, ma la Conferenza, checché si faccia e si dica, è morta, per quanto, eseguendo un precedente di stile orientale, si rinvìi alle calende greche l'annuncio ufficiale del decesso. Le speranze di MacDonald MacDonald rimane solo ad annunciare per bocca del portavoce ufficiale della Delegazione britannica che si tratta solo di un caso di morte apparente, che questi sintomi sono indubbiamente allarmanti, ma che l'ultima parola non è ancora detta. A fianco di questa incoraggiante dichiarazione ufficiale che dovrebbe lasciare scettico il pubblico, si inscenano da ieri in qua forme di attività febbrile e corse in automobile dai quartieri delle varie Delegazioni a Downing Street o a Palazzo San Giacomo, come se si volesse con una semplice esaltazione sino al limite estremo delia volontà, infondere vita a un corpo che ha già assunto tutte le parvenze serene e immobili della morte. Stamane, per la seconda volta, -MacDonald e la Delegazione inglese si riunivano a Downing Street, insieme con i rappresentanti dei Dominions, per un riesame della situazione. Alle ore 10 del mattino, giungeva alla residenza ufficiale del Premier inglese, il ministro Stimson e un lungo colloquio vi si svolgeva presente Henderson. Una delle decisioni prese in questo abboccamento è stata quella di ripetere una mossa già tentata altre volte e con molto insuccesso, e cioè un nuovo ritorno indietro, il ritorno alle sedute accademiche di comitato e di etichetta, ove le cose possono o dovrebbero essere dette con un sorriso sulle labbra e con voce soave intonata a puri accenti di cortesia. L'idea è parsa cosi luminosa al Presidente della Conferenza che oggi stesso egli decideva di convocare alle cinque del pomeriggio a Palazzo di S. Giacomo i capi delle cinque delegazioni. Era invero diffìcile immaginarsi di che cosa questi statisti avrebbero potuto parlare, dato che la commemorazione funebre del defunto convegno è esclusa dalla etichetta convenzionale. L'idea di MacDonald era di tentare ancora questa ripresa di contatto fra ì capi delegati con la vaga speranza che parlando del più o del meno sarebbe scaturito fuori ppr puro caso qualche idea ''acchiudente in sé proprietà direttrici e ispiratrici. La ricerca bselPsddi ispirazione alla quale i cinque uomini di Stato si sono abbandonati nel pomeriggio di oggi per oltre un'ora non deve avere dato grandi risultati, perchè si decideva di riten-tare la prova giovedì prossimo corila collaborazione di Briand. nttesoa Londra per domani. Stimson hatenuto a dare il la a questa riunione, approfittando di un attacco di malumore in MacDonald. Il Pre o imier si è doluto di taluni attacchi t- rivolti alla sua persona e alla sua presidente, attacchi - egli olna detto - che nuocciono olla r.onl-1 cordia che deve regnare fra le vane t-1 delegazioni pel buon successo della l-|Conferenza. Stimson ha colto la palla al balzo e si è alzato per esprimere a nome della delegazione degli Stati Uniti il suo vivo compiacimento per l'opera svolta fin qui dal Premier per l'imparzialità di cui ha dato sempre prova e per la buona volontà clic ha sempre animato la delegazione britannica. Egli ha reso un caloroso omaggio al Presidente, al quale si sono associati tutti quanti i capi delle delegazioni. E' stata questa più che altro una lezioncina di buona condotta abilmente impartita, che sembra avere ispirato tutte le decisioni prese nel corso della seduta. Si sono avuti quindi sorrisi e approvazioni a fior di labbro, ma poco o nulla di realmente sostali' ziale Questa di ogp.i è stata più che altro una ripresa di contatto per: quanto si sia poi adottata la simpatica decisione di convocare per la settimana ventura una riunione plenaria. Sapremo solo giovedì se Raremo chiamati ad assistere a un' penoso sciorinamento di panni ili pubblico o a qualche vana accademia intorno a questioni di nessuni conto. L'esposizione del Premier inglese Risulta poi che MacDonald, prendendo la parola, ha tracciato uri quadro tutt'altro che roseo della situazione; il quadro, cioè, di un' convegno arenato di fronte al formidabile vaglio di cifre francesi et inglesi di fronte alla incertezza net riguardi dell'atteggiamento del Giappone e alla divergenza fra lei tesi francese e italiana. Ma la Conferenza — ha detto Mao. Donald — è viva ancora, tanto è vero che Tokio preannuncia l'imminente invio a Londra di nuove istruzioni per i suoi delegati e i tee* nici francesi e inglesi continuano la loro opera indefessa di scrutinio' delle cifre del tonnellaggio francese e inglese. Riconosciuta poi la indispensabilità di una riunione plenaria, si e iniziata la discussione intorno a ciò che sarebbe opportuno comunicare' al gran pubblico senza troppo impressionarlo. Corrono intanto a Londra voci insistenti di un passo compiuto ieri sera da Stimson dietro nuove istruzioni ricevute dalla Casia Bianca per fare rientrare dalla finestra una interprefazione impegnativa del patto] Kellogg, che era stata clamorosamente cacciata dalla porta. Si so- ,,, ; stiene che Hoover, riesaminata la Isituazione prevedendo un insuccealSo della Conferenza si dimostrerebo e i i a a e n e a i e , e n a n o edi orinal e oa e ìti e, ea a a pi e e lea be ora disposto a interpretare in uni senso impegnativo il Patto Kellogg e cioè a introdurre quei consulti preliminari in caso di violazione del Patto stesso che erano stati richiesti in una prima fase conferenziale dalla FranciaSecondo altre voci, il Presidente degli Stati Uniti si dimostrerebbe financo disposto ad estendere il valore del consulto mediante la promessa di una eventuale azione mediatrice delle Potenze firmatarie in caso di conflitto. E' poco probabile che queste voci rispondano a verità. Il fatto stesso che esse possano circolare- oggi a che indubbiamente a Washington si esercitino pressioni sulla Casa Bianca, dimostra in ogni modo come un insuccesso della Conferenza tormenti un po' tutte le Delegazioni. Non sono soltanto le Potenze europee che mettono le mani innanzi per respingere le responsabilità di uno scacco, ma anche l'America, la quale teme si possa accusarla più tardi di avere Intorbidato le acque europee, eliminando quel poco di fiducia che si aveva nel Patto Kellogg. Non si debbono però attendere da Washington revirements sostanziali. La. Casa Bianca potrebbe desiderarli, ma sopra le sue decisioni vigila i! Senato e non vi è ombra di dubbio ohe un'azione mediatrice fra le Potenze firmatarie del Patto Kellogg non otterrà mai l'approvazione senatoriale. Una via di uscita dalla situazione attuale deve essere però trovata a ogni costo, perchè si ha la chiara sensazione qui che siamo a un punto realmente pericoloso per i buoni rapporti internazionali. Come dicevamo più sopra, Stimson e i suol colleghi sono giunti all'estremo limite della tolleranza Dell'attendere la' risposta del Giappone, e se Tokio Intendesse mercantesgiare la sua adesione finale a uh patto tripartito,urterebbe contro un muro di acciaio.: \nche i rapporti italo-francesl,come quelli americani e nipponici, hanno bisogno di un periodo di tranquillità. Se le nostre informazioni sono esatte, come crediamo, Grandi avrebbe posto appunto ieri a MacDonald la questione se non sia davvero giunto il momento di riconoscere che il meglio che si possa fare per la stessa "tranquillità europea e di aggiornare « sine die » questa» Conferenza. Nei circoli britannici stessi si riconosce che solo un aggiornamento a tempo indeterminatoi offra la via di uscita da una situazione imbarazzante per tutti, dannosa per i rapporti fra le Potenze^ pericolosa per la pace europea e destinata a lungo andare a ripercuo- e tersi gravemente s< rapporti angloti americani. E' ne., ceresse di tutti re lcne si proceda senza iidvgio a un di 'ranc0 riconoscimento dello -tato di n-|£u3c* attualo e b-j scj-tva a parola ri!"."6 a «"<*sto d:-?jfraz at-. capKolo o'aella politica uternazloneie. Sarà' a|snltanto allora possibile upiire il se- uo e hi a li nne a la condo capitolo, quello che d'ave portare all'accordo tripartito. Ciò ohe; MacDonald e ciò che Grandi desiderano innanzi tutto e al disopra di tutto è che la Conferenza si chiuda senza lasciare strascichi di risentimenti e di malintesi che comprometterebbero per lungo tempo l'avvenire. R. P.