Il film delle furfanterie

Il film delle furfanterieIl film delle furfanterie _ ,.■tUna volta — parlo d un tempo ,. .. . 1 ... r i aormai remotissimo, in cui esistevano Y , ! tì films silenziosi — si poteva andare:-/ • _ . f v . . , , , ™ai cinematografo per assistere al bel „, ,.. di . ca~i ,. I aQuando so dice bel delitto smten- cde, anzitutto, quel particolare splen-|edorè elio aveva nel film il ferro ossi-| tdate delle rivoltelle. Il fatto era più tche altro d'ordine tecnico. L'assas-.gsino poteva destare scarso interesse: | ama ne ispirava sempre l'arme eh es- ; nso stringeva nel pugno. Infatti le, ccanne delle pistole, come le lame dei, scoltelli, i cristalli, le argenterie e gliì dcchi a-zurn stavano, come in certojeynodo stanno ancora fra le cose piùj sfotogeniche dello schermo. Impossi-; cbile sottrars- del tutto al loro incan-lctamento. Il piccolo criminale, che,;ral dire dei filosofi, il più benigno di' Q, ^r™t™CS Z l°T.^^*™Jir^ g ùcchieU\ rsgommati e ammirativi. ! ° . I sLo ricordate, allora, quel gran; vquemmoniare sulla moralità del cine- dmatografo? Inutile, naturalmente ; | Fe monotono, stupido: come tante ejcpoi tante lagnanze pedagogiche, fa- mtalmente irresolute, in tema di spet-ì ctacoli che U-mno attraverso il tempo' lil suono di quei canipanacci di legno1 delle vacche alpine, cui nessuno risponde. Cioè, qui, qualcuno rispondeva: ma tra domande e risposte, tra accusatori e difensori, si seguitava a non capire e a non decidere. Erano da approvare o da abboniinare, queste pellicole poliziesche? Davamo esse, evidentemente, la curiosità del delitto. Ma non ne davano poi anche la condanna e l'orrore? Ogni lezione, si sa, può sempre recare il suo bene e il suo male, VNon vi sono degli osceni che si e.cci-\ gta.no alle lezioni di ortopedia? Non! Gvi sono degli scapestrati (si vede ini vmia commèdia celebre) che traggono {sistigamento dai Notturni di Chopin?'TEra l'eterna istoria, insomma, delìtefiato che fredda e che scalda; 'della! tlancia di Longino che ferisce'e che,.prisana. Così il film ladresco e poli-l ziesco. Un francese scriveva addirit-! tura essere il crimine le plus pu.issant ressort du cinema. Ma l'amore, j 0 ti v« »iudunque? «t Lamour, non. L'amour,\mscdila cinema, sent sa litlèrature Vero, crudelissimamente vero. Meno convincente era però il francese, quando aggiungeva che tles honnètes gens cunnaissent l'amour, mai» ne connaissent pas le crime t; ed è questo, dunque, che finiscono per imparare nella sala bui?, soli e in silenzio con sè medesimi. Egli ammetteva, cioè, che tali spettatori fossero sostanzialmente dei galantuomini : essi che sbarrando gli occhi a quel mondo birresco e birbone mostravano, con la loro stessa meraviglia, d'esserne distanti. Ma in tal caso, sappiamo che le suggestioni sono difficili. Lo spettacolo dell'immoralità, è sempre più atto a spaventare che ad attirare l'uomo naturalmente probo: che pochi furon certo i fanciulli lacedemoni i quali »'in' Adededtgccuvn; , , vogl assero a bere da venir loro ad.|ditate per via 1 ilota ubbriacone. ! Non credo, perciò, che molti svali-1 giatori di banche o massacratori di| viandanti uscissero neppure allora Idalla scuola tenebrosa del film muto, j Se mai, il suo pericolo era in que-| sto suo silenzio. Vediamo di misurar- lo, tale rischio che abbiamo corso, e\in cui grazie al film sonoro non ri-i cadremo mai più. Fotogenica è la rivoltella: foto-,genico, il pugnale sguainato. In tale senso puramente ottico si può am- mettere che il delitto attiri, al cine-, matografo, quanto il bacio. Questo! ritorna ad essere gesto e sguardo,; perde i volumi disturbanti, la car- nalità impura: si perfeziona, insom- ' ma, nella visione spettrale. Quello appare sullo schermo bianco, tra le tenebre, in un'astrale disumanata fi- gura di sogno. L'oscurità della sala I la sua grande alleata: la sua at- ., ,i , *, ... mosfera esaltante il suo golfo misti- co. E 1 eclissi della luce in cui sim- parcamente, anche 1 anima s eohs- ; sa. «Col favore della notte»: dice, appunto, il titolo d'uno di quei fihns di mala vita, dei più famosi. E l'om- bra oh'è intorno allo spettatore è in- ifatti notturna: tutta demonica e ■proclive E' allora che coltello e ri- voltelta danno lo splendore della fol-;gore. E' allora che si fanno innanzi !riadri, gli omicidi, gli spioni, gii'~ 'te Lang e di Clarence Brown. E' allora che si rive- IncendiarlTdi Fritz'Lang e di 'CÌa- !\>r,tJlano le forme, ì colon fascinosamente )sinistri: il Cerchio rosso o la mosche-ìra dai denti bianchi, il riso verde di !Noah Beery nelle sue parti questu-,rine. o gli occhi neri di Myrna Loy in Me::(tnofie. a Chicago. E' l'ora di tutte le larve. A lumi 6penti, esse vengono da tutte le tane e da tutte le fratte, strigi della not-, te, jene della notte. Quest'oscurità che intorno s'è fatta è la sola in cuiesse possano vivere: ed e ciò che conferisce loro tanta naturalezza; che ci fa capire, ad esempio, perchè j poliziotti non ne vengano a capo. Gli sguardi che si riflettono negli specchi o spiano, stranamente evidenti, dalle serrature, non tanto sfavillano che in grazia di queste tenebre, come i gioielli nel cupo velluto della scatola. Ma poi quando, nel tetro caos, esplodono le rivoltelle, è un vero fuoco d'artifizio. Girandole a festa, per le falene del delitto! Ricordo l'impressione, veramente terribile, che mi facevano queste rivoltellate senza rumore, in un cinema del sobborgo dove i films, mezzo cancellati come nelle visioni della febbre, venivano accompagnati da un cembalo sgangheratissimo : e ognuna delle stonature, era come la conferma musicale del disordine e del crimine. Kivoltellate, dico, senza sparo: come quello che uccisero un re scandinavo. E pugnalate altrettanti mute: la pugnalata che potrebbe dare un fantasma. Lungo un tale silenzio si precipita come per mia china d'abisso: silenzio rotto. come negli incubi, dal timbro diqualche nota falsa. Muri crollano,trabocchetti si spalancano; porte si ,„,.„_„ . «i..-„j. r 1 aprono e chiudono senza rumore; un „„t. ;<.„_ j- • i tacito palpitar di cortine rivela 1 uo--,. . 4 i ™° nascosto; una botola si scoper¬ „>.,-,. ^;„+^„„„„„ t 5 _i' • caia misteriosamente, cosi come si aprono le valve di un'ostrica. L'oc- chio è dietro la spia. Il malfattore e dietro la botola, la morte è die tro gli specchi. E' la nera ano teosi d'un mondo negro E' l'integra rivelazione di quel baratro che, a] di là del cinematografo, dalla cro naca intravvederrmo appena. E' il convegno di tutti i nefandi, a labbro spento e in punta di piedi Faccie d'ogni età, come nelle Fotti di Chiey^o, 0 d'ogni razza, come nei Mi steri di Nnova ToH; scoprono a un certo istante i denti del lupo, l'occhio del vulture, la smorfia orieinaria dell'uomo belva con l'uomo, Quando n ^ „e vogliamo sapere di oiù ^"amson ci mostra .1 delitto al rallentatore. Altri ci addita l'assas- „i,„ A1. . ,. . , sino elio ride. Altri, 1 assassino ben vestito, in una società come quella del Club 73 di Irving Cummings. Faccie bianche, faccie negre, fanniecinesi. E l'ombra d'un cilindro sul muro. E una pistola che esplode, creando nell'attimo fuggente la bel- la rosa di luce. Il cembalo che stona. in fondo all'ombra, è il controcanto di Lucifero nel fantomatico bai pare. delle sue creature. Dicevo, appunto, che si poteva una volta a.ndare al cinematografo per assistere, attratti o repellenti, al bel delitto. E usavo quel passato prossimo, che ir rapporto alla rapidità dei tempi si potrebbe già considerare un passato remoto, per indicare un'epoca in cui il film sonoro ancora non esisteva. Cioè in cui soltanto esisteva, ad accompagnare le pellicole poliziesche nel loro tragitto avernale, il pianino stonato o l'orchestra intempestiva. T quali dicevo, erano in certo modo la conferma sensibile del disordine, cioè del crimine raffigurato. Malgrado il loro intervento aritmico e disarmonico, il film delle furfanterie non cessava di restare muto, e cioè di trionfare nell'atra maestà del suo silenzio. Ora il film sonoro toglie al crimine il suo manto tenebroso: e il jsuo clima trascendentale, e il suo lgolfo mistico. Dandogli voce e suono, i = ,. . ,^ ,. ° gli rida un ordine espressivo, una ca- denzata e intonata umanità in cui, la sua negra potenza finisce. Nè sarà certo l'ultimo dei benefici, quest'ai- tro vantaggio morale del film sono- ™. Il bel delitto non è più tale, una volta che si arrende alla musica, che L'inquadra nella gamma, che si con- fonde nell'armonia delle sfere. Sentitela, adesso, la pistolettata dello schermo. Anche fuori tempo, è un suono. Si sente subito che l'assassino sarà sconfitto, esprimendosi cosi. Egli è un povero piccolo essere, che mette fuori quel suo pallido diesis, sincopato e soffocato, nella grande orchestra universale. Una pistolettata uon è più, nella partitura, che la entrata d'un tamburello. Un top-top senza effetto, senza arcano, senza terribilità, senza potere. John Gilbert, in Quattro mura, ci può stare in mezzo beatamente, con tutti i suoi sorrisi da dentifricio. Neppure Lon Chaney fa più paura quando, tra le rivoltelle scoppianti, fa la sua apparizione in quel film poliziesco, traversato dal biondo raggio di sole di Anita Page. Quando la Browning ci fissava, taciturna, dallo schermo, era come un occhio fisso su di noi : e c'era tutto da paventare, di quel silenzio. Adesso, ha una bocca aperta: e dei loquaci non c'è mai niente da temere. Il cinematografo può quindi ormai essere assolto anche dai pedagoghi che gli imputavano, a torto o a ragione, la propaganda, della spa jratona. Ecco delle* lezioni che hanno forse qualche probabilità di riuscita, |ma solo a patto d'esser tenute senza parole. l MARCO RAMPERTI.

Persone citate: Anita Page, Browning, Chopin, Clarence Brown, Irving Cummings, John Gilbert, Lamour, Lon Chaney, Myrna Loy, Noah Beery

Luoghi citati: Chicago