Una pagina di valore alpino

Una pagina di valore alpino ANNIVERSARI GLORIOSI Una pagina di valore alpino a à pgLa guerra modiale, dove il Fante!uitaliano, vivendo per quattro anni nel-;ula trincea fangosa, arrancando sulle ' dquote cruente per la conquista di cento ! remetri di terreno, esalando la vita in (mlente agonie agganciato al reticolati nemici, scrisse l'epopea del sacrificio più duro e penoso che sia mai stato richiesto ad uomini di guerra, ha spinto definitivamente nell'oblio la nostra guerra di Libia. Eppure in Libia l'esercito italiano, che seppe poi battersi con l'ardore tenace del veterano sull'Isonzo, sul Carso, nel Trentino ed in Carnia, aveva saggiato la sua tempra ed aveva raccolto preziosa messe di esperienza. In Libia le cinque classi di leva che rappresentarono poi Ir. linea dei triari delle nostre unità di combattimento durante tutta la grande guerra, il 1888. il 1889. il 1890, il 1891 ed il 1892, avevano compiuto quea lungo ed aspro tirocinio guerriero che ci permise di affrontare le prime azioni contro gli avversari austriaci, resi esperti da quasi un anno di pratica viva di guerra, senza che 11 nostro combattente di linea risentisse i danni del noviziato. L'oblio per" questo non irrilevante e non banale episodio militare della nostra storia nazionale è dunque immeritato. 23 marzo 1923, sol Babai Eppure non debbono essere molti coloro che oggi ricordano che il 23 marzo del 1913 sul Gebel tripolino, presso il Castello di Assaba, fu combattuta una grossa azione, nella quale si trovarono in campo circa diecimila Ita- tapreinsrtoccrasputispg« aeloomiliani ed oltre seimila arabi, vale a i -dire una azione che, per gli effettivi o impegnati, fu tra le più Importanti del la nostra impresa africana. All'Italia questo combattimento assicurò il possesso completo ed incontrastato della ricca e vastissima plaga dell'altopiano , I tripolino. n\ Alla battaglia di Assaba prese parte -'la intera Divisione Lequio, ma i l Icorrmotatri di essa vennero segnati da - j quattro battaglioni alpini che proveo 'nivano dai vari Reggimenti Alpini d'Ie jtalia ed erano stati riuniti in un Regù o à a jappunto il reggimento speciale, ebbe ,]^ palesare in quella giornata e poi in , ! seguito in tutta ia sua lunga e movi- bsmctpfraangsldztemGnsbsgimento speciale; i quali battaglioni! doffrirono altresì alia giornata il piùldgeneroso contributo di morti e di san- pgue. La battaglia valse anche a far Abalzare nella luce le insigni doti dl! condottiero di un uomo, il Colonnello.mAntonio Cantore il quale, comandando!Ptcco e e ao toa Cc- mentatisaima carriera coloniale, una, «PMM,iW C05i «otaenta di capo, che ca occorrerebbe rifarsi ai più celebrati;de «wM d< Marescialli che l'epopea na>a;poleonica 01 lia .tramandati, per rin- tracciare degni «tementi di raffronto. Forse non tutti sarmo che gli Alpini, truppe destinate a combattere in alta montagna, nelle zone impervie, preparati ed allenati alle scalate rocciose eri alla vita tra le nevi e sui ghiacciai- tltntlfurono tuttavia largamente impiegata' j snella guerra di Libia e, avvezzi a far!tide cose seriamente e bene a tutte le!Pquote ed a tutte le latitudini, finirono-icol divenire Je truppe metropolitane!ifectuaie quei lunghi, faticosi e san-'epruinosi raids, che diedero all'Italia il mpossesso AeHVMerland. La battaglia di|tAssaba segnò appunto la tappa di par- Atenza di uno di questi raids. |dAlla battaglia 1 quattro battaglioni|lai pimi dèi Reggimento speciale, chejnerano il Susa del 3.o Alpini, il Ve-j stone del 5,o, Il Feltre del 7.o ed il Tol- .preferite per essere destinate, sole odjdìh^ al ^ * ad eflsr Aa ni ai a l li e n o o a a e ea re a mi mezzo dell'8 o Almni si erano orna- mezzo aeiia^o Alpini, si erano prvpa rrati lavorando duramente dall'alba al, tramonto, durante quasi cinque mesi, lper costruire la grande rotabile che' dall'estremità della fascia desertica costiera, partendo dall'oasi di Bughei- lam ai piedi dell'Altopiano del Gariam, con arditi risvolti scavati nella roccia, sali .'a a Sidi Sames e giungeva Kasr Garian. Il battesimo del fuoco, poi, gli Alpini lo avevano avuto alcune notti prima della grande giornata di Assaba, respingendo con pic- mssinrla^"'pfKlagna, la fermezza e lo slancio, attac- nchi notturni arabi condotti con forze dnotevoli contro le posizioni dei nostri vavamposti a Tebedut. lgQuattro battaglioni di alpini all'assalto jm11 2;l marzo del 1913 era il giorno di Pasqua. ..Quando i quattro battaglioni alpini bccole operazioni dove avevamo rifulso^e Ie dMl tipiche delle truppe da mon-|(a" " ln mi lil c e e, — rrel omi omo a he ia e ciui iei il o nni : ci ro ate lina levarono le tende, sotto ie quali alloggiavano da quasi sei mesi ed assunsero lo schieramento di battaglia, il soie dorava con i primi raggi la sinuosa e- dolce linea delle alture di Assaba, verdi di praterie e di campi in flore, macchiate qua e là dai cium più scuri degli ulivi e dalle chiome argentate del fichi e striate da bassi muretti rossigni di terra e pietrame. Gli Arabi appostati al ciglio delle alture e trincerati dietro i muretti ed in ridottili! costruiti sulle posizioni più forti e domitianti, potevano osservare perfettamente i nostri movimenti, poiché le prime loro posizioni distavano meno di tre chilometri dal vasto declivio erboso dove il Reggimento alpini si stava schierando. Si sapeva che alcune tribù di arabi, valutate a 7 od 8000 armati guidati dal noto ed abile capo El Baruni. avevano preso dimora sull'altopiano di Assaba ed occupavano, con l'intencHmento di opporsi risolutamenne alla avanzata italiana verso lo Jefren, tutte le successive briglie collinose, che, a guisa di imponente gradinata verde, fìancheggiavauo la grande carovaniera del Gebel, che incideva per il mezzo la gradinata stessa. Anche i soldati semplici comprendevamo, quella mattina, guardando all'orizzonte, che l'operazione di risalire dal basso questa bella e pittoresca grad'iiaia, profonda circa 10 chilometri, sapendo che all'orlo di ogni scalino stavano appostati gli arabi coi csna!4oro fucUi' no" doveva esseie cosa le'semplice, nè allegra; eppure quella ba ! mattina, nelle file alpine, trasparivano u-1evidenti e palasi quella sensazione di se |vi.ROl^ e dl flducia e quella voglia r- r:' A, aMa „h„ !i c- «hletia di venire alle mani che, alla di on cvigilia di un combattimento, è ben raro poter scorgere anche nei reparti più agguerriti. Lo schieramento degli Alpini portava un battaglione in prima schiera, un battaglione in seconda schiera ed uno in riserva; il quarto battaglione doveva, guardare il fianco destro del eggimento che era scoperto. Il reggimento aveva ricevuto l'ordine di pun- are su monte Gusmat, la più alta e la più solida delle cortine difensive che racchiudono l'altopiano di Assaba; sso al3e ore 6,30 iniziò la sua marcia n avanti e poco dopo ore 7 era già sotto il tiro di fucileria nemico. Al rumore dei primi colpi di fucile Canore era balzato fulmineo in testa alla olonna e prima che le linee avanzate, che stavano disponendosi in catena rada, potessero gettarsi a terra per rispondere al fuoco nemico, egli faceva udire il suo ordine perentorio: « Avani», gridato con quella particolarissima cadenza genovese, rude ed appassionata ad un tempo che, appoggiandosi sulla lettera v, pronunziava « Avvvanti ». Il eolonnallo Cantora Questo comando de! loro colonnello, accompagnato spesìo da Imprecazioni e da invettive, gli Alpini, ad Assaba, o udirono continuamente durante 4 ore, e questo comando fece loro per èznsccAplctrrbdpdIpl'siateCrusncfvcbattaglla, combattendo continuamente, sotto 11 sole ardente e sotto il tiro nemico, Da Inverosimile distanza di nove chilometri. Ma Cantore non permeteva ai suoi soldati di sparare molto, perchè diceva che contro gli Arabi il fuoco era sprecato, che occorreva arrivare loro addosso con la baionetta. E. ad Assaba, vi furono delle compagnie alpine che <todaTono alla baionetta nove vdlte. In verità, Assaba diede piena ragione a Cantore perchè, dopo la resistenza tenace delle prime' due o tre linee di alture, il panico sd impadronì degli Arabi, dinanzi a questa avanzata implacabile che cercava risolutamente il corpo a corpo, tanto che essi non osarono più aggrapparsi nemmeno al formidabile bastione di Monte Gusmat, ed il reggimento di Cantore, neutralizzato e girato velocemente questo, che era il suo obbiettivo di combattimento, passò oltre e puntò decisamente sull'Altopiano di Assaba, dove non sostò che sopra le alture al dl là dell'altopiano stesso, In tempo per vedere lontano la massa degli Arabi in fuga disordinata, Questo grande assalto travolgente, molteplice ed unico, si era svolto semPre manovrando con metodo ed accortezza con lo stesso ordine di una esercitazione di piazza d'armi, perchè del correre in quattro ore, in ordine di| cColonnello Cantore «i poteva ripetere ciò che Napoleone diceva di Lannes che nessuno lo superava ne 1 abilità di far manovrare ordinatamente i sud >attaglion. sui campo di battaglia. Ma non sarebbero bastati la genialità di questo grande Capo Alpino e l'ascendente che egli aveva conquistato sui suoi soldati a produrre la luminosa giornata di Assaba; nel combattimento prevalsero le eccezionali qualità delle truppe che egli comandava; soldati di quattro reggimenti differenti. ma tutti Alpini, cioè soldati non Perfetti nelle forme, non ricercati nelia divisa, ma con le gambe solide, con i polmoni buoni, con il cuore gran- ehi, quando Cantore urlava .Avvvanti»; ma che si gettavano di corsa senza esitaie su Pei" ie salit: erbose, contro gli Arabi appostati dietro ì muretti, gridancl0 « Savoia» con tutto il flato dei loro Polmoni, ogni volta che i loro tifnciaU comandavano 1 assalto, La vittoriosa battaglia de; soldati che brontolavano magari sottovoce di aver sete o di essere stan- rplsertqmddmcgfgtasmsqcsrsmiptrpzbtcltsal(eirvfilvtgtBmprnbvplvlismmb Con !a Datta8lia ln carar° aPert0 mropera degn Alpim era appena co- t - - lanclati all'inseguimento degli Arabi minciata; il giorno dopo essi vennero P'dgccsconfitti ad Assaba. Inseguimento di stile coerente a quello della battaglia: instancabile, inesorabile, fatto di giorno e proseguito di notte, senza dare respiro, nè riposo. Naturalmente il riposo non lo trovavano gli Arabi che fuggivano, ma non lo trovavano neppure gli Alpini che inseguivano. Dopo un tentativo di resistenza a Kikla, gli Arabi proseguirono, per Mis nemlcne. poiché neppure le seduzioni di Jefren, il capoluogo del Gebel, ave- vano trattenuto gli inseguitori, i fug- gicm si airessei.0, sempre più veloce- mente, verso il confine tunisino. Gli Alpini impararono a camminare spediti come gli Arabi, abbandonaro- no gli zaini, gli indumenti di ricam bi0_ una Duona ipiine ancne di queU1 che portavano indosso, ma non si staccarono dai fuggitivi, i quali, giunti ^ e'Suadna> su ,e,ren e gli Alpini (Jletr0i senlpre attaccati alle calcagna vdslisveFBsdggical confine tunisino, lo oltrepassarono senza arrestarsi. Gli Alpini giunsero altSciabonia, sul confine, poche ore dopo,cile gli Arabi vi avevano transitato ; sijschierarono e, durante una intera tor-!rida notte di ghibli, attesero che il ne-1.... .. _ ... ..nuco venisse ^battaglia; ma gli Arabi |preferirono deporre le armi ai posti di confine francesi e disperdersi, anziché affrontare un'altra volta gli Alpini. Ai morti per ferro e per fuoco lasciati sulle fiorite colline di Assaba. gli Alpini aggiunsero, durante l'inseguimento, buon numero di morti per sete e per disagi. Dopo Sciabonia, a piedi, attraverso il deserto costiero, gli Alpini si avviarono a Tripoli, dove giunsero il 9 Maggio. Dal 23 Marzo al 9 Maggio essi avevano" percorso circa 800 chilometri, sotto il sole d'Africa, scarsi di viveri, scarsissimi di acqua, combattendo sovente. Quando entrarono nell'oasi di Tripoli le compagnie del Reggimento Alpini speciale presentavano un aspetto singolare: piedi scalzi, equipaggiamento sparito, abiti a brandelli; gli Ufficiali erano laceri come i soldati. Ma i repani passavano silenziosi e leggeri, ordinati e svelti; nei bruni volti attuati, arsi e consunti dal sole e dal vento, la maschera di stanchezza e di sofferenza era dominata dal balenare degli occhi, duri e lucenti come lame affliate; el i fucili, puliti ed in perfetto stato, erano portati con quella fierezza disinvolta che rivela una amicizia sicura tra l'arma e l'uomo. 11 Reggimento degli Alpini di Cantore, strumento meraviglioso di guerra, era venuto alla costa soltanto per chie dere alla frescura dell'oasi un brevissimo riposo e per prepararsi a nuove avventure. GIACOMO CARBONI.

Persone citate: Cantore, Giacomo Carboni, Lequio, Rol