Stalin ha dovuto cedere di fronte alle minacciose rivolte rurali

Stalin ha dovuto cedere di fronte alle minacciose rivolte rurali LA LOTTA CONTRO I CONTADINI IN RUSSIA Stalin ha dovuto cedere di fronte alle minacciose rivolte rurali ■a (Per telegrafo dal nostro corrispondente) Mosca, 21 notte. Nel marzo del 1930, Stalin si è trovato finalmente alle prese con la realtà. Dopo una corsa che aveva del fantastico, durante la quale aveva sparso il terrore nel campo avversario, aveva fatto strane e sterminio dei suoi nemici, di tutti i nemici, aperti o latenti del bolscevismo, Stalin si è accorto clic la corsa minacciava di farsi tragica: davanti a sè egli lui visto la strada perdersi in uiva « selva selvaggie », dietro la quale ha potuto facilmente intuire, od anche intravedere l'abisso. E Stalin ha tuonato il suo comando, ha ordinato il tuo « alt ». Guai a quelli che contravvengono !... Stalin, novello Giove, il vero Giove bolscevico, minaccia' fulmini contro chiunque osasse rimaner sordo al suo comando, che mai come oggi ìia carattere d'assoluto imperio e non ammette replica od obbiezione di sorla e da chicchessia. Che dice il Dittatore rosso 71 cammino percorso è grande, afferma Stalin, maggiore, molto maggiore di quello clic era lecito sperare. Però continuare a correre con la stessa fantastica velocità, senza rafforzare le prese posizioni sarebbe uno -sbaglio che potrebbe con quasi certezza riuscire fatale. La vittoria secondo Stalin sarebbe strepitosa sii tutto il fronte agrario, ma questa stessa vittoria potrebbe tramutarsi ili una colossale disfatta, si egli, il grande stratega non pensasse a consolidare i risultati della vittoria. Al 20 febbraio 1930, ossia a poco più di un anno dall'inizio del Piano quinquennale, — fieramente afferma Stalin, — il 50 % dell'economia agricola è stata « collettivizzala » : ciò rappresenterebbe un « fatto compiuto » e un « fatto » che nella storia del bolscevismo sarebbe destinato a segnare ' « la grande svolta » nella quale l'Unione dei Soviety, troverebbe oggi, e tutta l'umana società dovrebbe trovare domani la sua trasformazione in regime comunista. Come « statista » possiamo anche credere a Stalin e alle sue cifre, ma come » profeta » del prossimo avvento della Società comunista nel mondo ci permettiamo negargli fede e valore: finora « Russia docci » con indubbia eloquenza. Senonehè questi dati e questi successi incredibili, non debbono dare alla testa, — Stalin avverte e comanda, — come già avrebbe avuto luogo in molti casi e in molte loca lità dell'Unione sovieltica: ciò si gnificherebbe fare il giuoco del nemico, significherebbe andare incontro a un risultalo opposto, perfino a una disfatta e ad una catastrofe. « Parecchi sono quelli che dal fa cile successo hanno riportalo una ubbriacatura pericolosa, — rimprovera irato Stalin, — imrecchi sono quelli die ardono die in quattro e quattro otto si possa arrivare alla piena vittoria del socialismo e ci ve osano affermare « noi possiamo fare tutto quel che vogliamo », « per noi lutto è nulla ». Perchè? Cosa è avvenuto che improvvisamente obbliga Stalin a stringere i freni? Perchè è avvenuto quello che doveva avvenire : Stalin si è trovalo di fronte alla realtà, tremenda e inesorabile, alla Dea vindice di qualsiasi dottrina e teoria. E la realtà questa volta si è presentata torva e minaccioso : al nord e al sud, nel Turkmenista, in Siberia e in altre parti dell'Unione soviettica la « collettivizzazione agraria » e le misure, le più violenti, le più spa 1 ventose adottate per. la bisogna, era- no venute creando una situazione suscettibile di conseguenze e d'incognite la cui portata non è sfuggita a Stalin. In alcune regioni delle varie Repubbliche sovietticìie la lotta tra potere costituito e masse contadine aveva assunto forme e proporzioni che la storia finora non conosceva. Stalin slesso cita alcuni fatti che sanno dell'incredibile. Nel Turkestan, per esempio, la violenza degli emissari bolscevichi, incaricali di « collettivizzare » quella regione era giunta al punto non solo da ricorrere al l'uso della forza, dell'esercito, ma perfino da privare dell'acqua e di qualsiasi prodotto industriale quei contadini che non volevano sapere di collettivizzazione. I perìcoli delle rivolte Per conseguenza si sono avute, secondo ineccepibili informazioni giunte dalle rispettive ■ località, vere e proprie rivolte contadine. E questo era un fatto di eccezionale gravità quando si consideri il carattere peculiare dalla popolazione -sovieltica, composta per circa il 90 % di contadini, quando si consideri che le sommosse rurali non sono stale isolate e sporadiclie, ma si sono estese a interi Governatorati e regioni e spesso, come tempo fa dichiarava la stessa « Pravda » e la « Komsomolskaja Pravda », quelle stesse masse rivoltose di contadini, resi pazzi dalla disperazione-di vedersi spogliati di tutto quanto posseggono e che è frutto esclusivo del proprio sudore e del proprio lavoro e di vedersi anche privi del diritto all'esistenza,' come eloquentemente conferma lo stesso Stalin parlando 'dei fatti avvenuti verificatisi nel Turkestan e in altre parti <lell'U.R.S.S., — quegli stessi contadini rivoltosi sono riusciti a distruggere i « Sovietu » locali e ad instaurare sia pure per qualche giorno solo un Governo proprio. Ma tutto ciò, sebbene di per se stesso basterebbe a preoccupare il più forte Dittatore del mondo, diventa di secondaria importanza quando si prendano in considerazione altre circostanze, che automaticamente vanno collegate alle prime L'Armala rossa, di chi è composta? Non è essa composta nella sua stra grande maggioranza di contadini e di figli di contadini? E cosi essendo è mai possibile che il malcontento, la disperazione, la rivolta di masse con ladine possano lasciare indifferenti i contadini che si trovano sotto le anni? Fino a che punto il Regime potrà contare sulla fedeltà di tali soldati, ai quali quotidianamente giungono notizie dirette od epistola ri della grande tragedia che vivono i loro parenti nelle campagne e che domani, finito il servizio, dovranno viveiv essi stessi? La propaganda che svolgesi attivissima in seno alla Armala rossa ha indubbiamente la sua efficacia, ma non oltre certi limiti. La propaganda si basa su teorie e la vita pratica starebbe invece a dimostrare proprio la fallacia di queste. ■ Ciò Stalin, da uomo di Stato qua- l'i, ha compreso e ha intravisto la radice del vero pericolo. Per conseguenza, dopo aver forzato la mano in tutti i modi fino a raggiungere in un solo anno la « collettivizzazione » che era prevista dallo stesso « Piano quinquennale » in 2 anni e 6 mesi, Stalin ordina l'u alt », e lancia fulmini contro gli eventuali trasgressori, sui quali oggi egli fa ricadere le terribili responsabilità degli avvenimenti odierni e futuri. Senonchè esiste una terza causa forse altrettanto essenziale, cìie ha obbligato Stalin a fare la presente sua manovra: la. causa «economica». Infatti: La «colletilivìszaziónen agricola, che implica la « meccanizzazione » dell'agricoltura sovieltica, qualora potesse diventare un fatto compiuto e vitale, — giacchè non basta il fatto compiuto, ma occorre che esso sia capace ili vita, sia capace di promuovere una maggiore produzione, e ciò non velia teoria, ma nella pratica — qualora riuscisse ad avere un minimo di consenso da parte delle masse contadine, potrebbe segnare uh progresso rispetto al sistema individulc die finora vigeva in Russia e che, per trovarsi in uno stato ultra-primitwo e per essere privo di mezzi finanziari e tecnici è certamente anti-economico e produce infinitamente meno di quello che lo stesso sistema agrario in Europa produca. In questo siamo d'accordo; però in realtà cosa ha portato la forzata trasfonnazione dell'economia individuale in economia collettiva? I grandi vantaggi dal punto di vista sociale e di quello economico, che i bolscevichi si ripromettono, rimangono per oggi nel regno della teoria astratta e una loro speranza per il futuro. Ora c'è da registrare soprattutto odio e distruzione: l'odio che ha determinato tutta quella situazione che ha avuto per culmine arresti, deportazioni e fucilazioni da una parte, assassina, incendi, ecc. dall'altra, e la distruzione, l'enorme distruzione, quella die ha determinato il generale depauperamento di bestiame, di prodotti animali e del suolo e che oggi è la vera causa della crisi alimentare, che nei prossimi mesi prospettasi sempre più grave, con preoccupazioni, per governanti è governati sovicttici. Il bivio Di fronte a tutto questo complesso di fatti e di circostanze, essenziali per il Regime, come per il Paese e che rappresentano la durissima realtà dei fatti, Stalin non aveva che due vie: o continuare la stessa strada e andare incontro a tutte le incognite ch'essa ad evidenza offriva, o mutar rotta. Stalin ha preferito la seconda. E' una « ritirata »? Stalin ne sorride, perchè già medita e prepara la nuova avanzata a più o meno breve scadenza: è solo questione di strategia e di tattica bolsceviche, di cui abbiamo dello in uno dei nostri ultimi articoli. PIETRO SESSA.

Luoghi citati: Europa, Mosca, Russia, Siberia, U.r.s.s.