Gravi elementi di accusa nei risultati delle perizie

Gravi elementi di accusa nei risultati delle perizie La ragazza imputata di veneficio Gravi elementi di accusa nei risultati delle perizie Mantova, 20 notte. Oggi per la prima volta le lagrime danno rigato il viso di Alda Murioito.Suesr.a donna, dall'anima (osca come volto, che non aveva pianto allora, al contatto terrificante della morte da lei scatenata, chn durante le prime udienze si era irrigidita nella posizione difensiva più duru e spietata, ne-?arido e contestando ogni cosa, di nulaltro preoccupata che di fare accettare gli espedienti difensivi dettali Balia sua scaltrezza sei-pigna, versa oggi lacrime cocenti. E' la drammaticità, l'imminenza dell'ora elio le l>a messo l'anima in tumulto. Piegata su ec stessa, il viso nascosto nelle mani, ella piange da stamani silenziosamente. E il suo pianto accompagna gli ultimi sviluppi della sua tragica vicenda, col tono semispento di qualche cose che- muore. Oramai non ha piti nulla da dira Conchiusa la sfilata dei testimoni — e Alda Manette non ne ha deiiotto alcuno in sua difesa — la parola è ogd» alle tavole processuali. Quello che ì testimoni hanno detto sominessamerote, come ipotesi, come congettura, dall'apparenza tuttavia del maggior fondamento e della piti decisa verosimlgSianza, lo si trova scritto oggi negliatti. I periti hanno scritto la .parolache i testi hanno detto a meta o chehanno esitato a dira. E' la caratteristica, questa, del proeessi per veneficio: in assenza di ogniprova diretta — confessione o testimo-nianze — ia sorte della causa è rimessa agli esperti, ai periti, che hanno potuto indagare, esaminare, procedendo lungo la difficile via degli accertamenti e delle ricerche. Questa via,-nel caso di Alda Mai-lotto, ha portato i periti a una conclusione che può essere ritenuta come decisiva: il veneficio nel caso di Sante Azzoni — il solo dei due casi mortali presi in esame dai medici — fu consumato. Da ciò discende una considerazione che non è fuori di luogo in questa fase: il problema della causa è essenzialmente problema medico-lesale e la causa è tipicamente causa di discufsiooe. Il mistero di alcune Iettar* 11 processo, dopo la breve parentesi, Viene ripreso tra il riacceso interesse 'del pubblico. La lolla immensa, sempre rinnovantesl, sempre crescente, stretta, pigiata, asserragliata in tutti eli spazi che sono disponibili, cessa d'incarno il brusio ai quale ci ha abituati In queste attese, quando nell'altila fa il suo Ingresso la Corte. Non rimane alcun teste da intendere, ma le parti hanno alcune istanze ida fare. L'avv. Sissa presenta al Preindente, chiedendone la lettura e l'unione agli atti, alcune lettere indirizzate all'imputata da certa Virginia bellocchio e datate da Curtatone. Sono documenti che, ove ne fosse provatal'autenticità, avrebbero il loro peso e potrebbero portare a uij colpo di scena: la Bellocchio n.forma la Mariotto che ella è in carcere in conseguenza di una macchinazione ordita da taluni parenti delle vittime, .1 quali litigarono dei testimoni perchè rivolgessero specifiche accuse contro di lei. E la Bellocchio nel gruppo di questi testi falsi comprende anche se stessa, Senonchè, spiega lo stesso avv. Sissa, la Bellocchio, interrogata da tino dei difensori, smentì di avere scritto le lettere, e due altro sue omonime abitanti a Curtatone non si regolarono diversamente. Presidente: — Se lei mi indica una persona che possa essere interrpgota provvedere- per farla citare, ma la lettura dei documenti non può .essere consentita. •• Avv. Sissa: — Io ho indicato i nomi. Quanta alle lettere, le presento per scrupolo di difesa. E il patrono, dichiarando che non se ne gioverà durante la discussione perchè è lungi da lui l'idea di prospettare l'ipotesi di un'infermità di nientepresenta ancora un certificato del manicomio di Verona, da cui appare che nel periodo 1913-13 uno zio paterno dell'imputate fu ricoverato all'ospedale per demenza accentuata. Quanto ai quesiti, la difesa — pure riaffermando che non si soffermerà a discuterli — chiede sia compresa nel questionario l'ipotesi delle concause e «niella della parziale infermità di mente. Per quest'ultima, il Procuratore Generale osserva clip non sono emersi In causa elementi tali da rendere giustificata l'inclusione nel questionario 'di queste diminuente, e l'avv. sissa dichiara: — Par parte della difesa aggiungo che noi non lo discuteremo. I ritoltati della neoroscopia E siamo alla lettura delle perizie Raramente, come in questa causa, responsi dei periti hanno avuto cosnotevole Influenza e rilievo. Gli accertamenti peritali furono diversi e di diverso genere. Procedendo secondo l'or dine cronologico, lo stesso seguito daPresidente nella lettura e nell'illustrazione dei documenti, la serie si apre coi rapporto rassegnato al procuratore del Re dal medico curante dott. Zinel11, dopo la visita fatta al vecchio Azioni. Coma è noto, è solo dopo la morte di Sante Azzoni, la seconda vittimache t sospetti presero corpo e consistenza, cosi da determinare le Indagini e. gli accortameli ti. Nel suo rappor Ut il medico curante esprime ì suoi sospetti, i suoi dubbi, indica la fenomenologie clinica presentata dal malato, morto poi il 13 maggio. 11 giorno successivo al decesso avveniva, ordi nato dall'autorità giudiziaria, l'esame necroscopico affidato ai prof. Visentin di Mantova. U perito settore, facendo la diagnosi aaalpmo-patologica rilevò dei focolai hronco-pneumonici ai lobi inferiori di entrambi 1 polmoni, più numerosi e più confluenti col polmone di sinistraAl perito venne dato incarico di ac cariare se la diagnosi anatomo-patologioa corrispondeva al sintorni clinici riscontrati dal medico curante, in modo da poter dedurre la causa del decesso. A questo quesito il perito settore rispose dichiarendo che li referto ariauomo-patologico non corrisponde alle sintomatologia, in quanto riesce in spiegabile il coma col quale si è inizia» la malattia e che è continuato sino al decesso.. Sono invece mancati 1 sintomi — ha aggiunto il perito — delle affezione bronco-polmonare, la quale può essere stata causata «ab Ingestis». dato il lungo stato comatoso.Conseguentemente, pur non potem 'dosi escludere che la causa della morte sia stata la bronco-polmonite, è necessario — concluse il perito — coll'esame chimlco-tossi( ologico del materiali repertati accertare se eventualmente non vi sia stata una causa tossica esogena da ipnotici, poiché uppunto la sontomatologia clinica concorra a indirizzare e a limitare il dubbio su questa forma di avvelenamento. Dopo queste conclusioni del perito Settore, 11 giudice istruttore incaricava il prof. Tarozzi. dell'Università di Bologna, a H prof. Barbanti, dell'Università di Modena, di procedere agli esami chimico-tossicologici. Ma a questo ponto è necessario premettere quanto 11 dott. Bini, chiamato come perito chimico, dichiarò poi sulla natura e sol potere tossicologico dell'ipnotico • disi >. quello con eoi sarebbe stato perpetrato il vwBclp. diala 1 m ipnotico UBm al , J « veronal », ma più attivo. E' conte- mnulo in fiale che comprendono ognuna cdodici compresse di dieci centigrammi ciascuna. Non va preso, nelle venti- lquattro ore, in dose superiore ai trenta centigrammi. Ingerito oltre questa dose, dà inizio a fatti tossici, i quali si aggravano con quattro compresse o piti, a seconda delle condizioni del soggetto che le Ingerisce-. 11 contenuto di un'intera fiala costituisco una dose decisamente tossica e mortale. 11 « dia! » si decompone completamente nell'organismo, ma . la sua individuazione è possibile, particolarmente attraverso l'esame urologico. Le compresse di « dia! », infine, pur non sciogliendosi bene, nell'acqua si disgregano, dando l'aspetto di un liquido bianco che si avvicina alla magnesia calcinata. E' in tal modo che la sua somministrazione è possibile e che l'imputala l'avrebbe somministrato alle due vittime. Le ricerche dei professori Tarozzi e Barbanti furono compiute nell'istituto di farmacologia sperimentale dell'Università di Modena, e per effettuarlo i due periti seguirono il metodo — il più accreditato in questo campo — indicato dal Coronedi nella sua opera « Diagnosi e terapia chimica degli avvelenamenti ». 1 periti procedevano all'esame urologico e attraverso i rigorosi e dell cati procedimenti chimici ottenevano una sostanza bianca cristallizzata. Ma occorreva determinare il punto di fu- ' è sione di questo precipitalo, poiché i sul punto di fusione che si fonda il giudicio per l'identificazione della sostanza venefica. 11 « dial « fonde a 170 Sgradì. Senomchè, il precipitato ottenuto (dall'esame urologico non fondeva nep Bure a 230 gradi, bruciando Invece 9 .Tacendosi nerastro. Da queste ricerche isi sarebbe potuta dedurre l'assenza del « dial -. Senonchè si è potuto esperlmentare che l'ipnotico, attraverso gli umori dell'organismo, subisce mia trasformazio ne della sua struttura molecolare, e le sue proprietà chimiche vengono oompletamente alterate. Di qui altre ricerche, altre esperienze, intese a riconoscere se, e in quale, misura, tali modificazioni chimiche in realtà si verificano. I periti accertarono che 11 « dial » non passato attraverso a un organismo fonde effettivamente a 170 gradi, accertarono anche che l'esame urologico del contenuto vescicole di un Individuo affetto da bronco-polmonite — come doveva essere appunto l'Azzoni — non porta alla formazione di alcun precipitato biancastro. Le esperienze tu un cane-lupo dimostrano l'avvelenamente Dopo questa esperienza 1 periti ricorsero ad una prova sperimentale decisiva, avvelenando con il « dia! • un carne lupo, per ripetere poi su questo ernie l'esame urologico. Il cane, del peso di 8 chilogrammi e per il quale il preventivo esame urologico aveva dato esito negativo quanto alla formazione di un precipitato, venne avvelenato con grammi 2,40 di « dial », vale a dire col contenuto di due fiale. Il tossico-fu sciolto in duecento grammi di latte, che il cane bevve avidamente. Orbene, dopo mezz'ora, la bestiola cominciò ad agitarsi, ebbe la paresi alle gambe, sonnolenza e coma. La morte segui venti ore dopo. L'esame urologico eseguito dopo la morte portò alla formazione di un precipitato analogo, per le caratteristiche, a quello ottenuto dall'esame effettuato per il povero Azzoni. Anche in questo caso la fusione non avvenne a 170.O e nemmeno a 200.O. I proff. Tarozzi e Barbanti conclusero quindi dicendo: « Poiché è sul punto di fusione che più specialmente si basa i) criterio ptr l'identificazione del veleno, noi non possiamo in modo assoluto affermare che la sostanza precipitata corrisponda al « dial ». ma le nostre considera /.ioni rivestono valore di probabilità, che potrebbe essere utilizzato qualora coincidesse con i dati raccolti dalla istruttoria » Il dubbio clie poteva permanere dopo questo responso fu fugato subito dal perito settore prof. Visentin. « Poiché — dichiarò il perito quando gli ven nero sottoposti i risultati dell'esame tossicologico — la perizia medico-legale, pur non avendo dimostrato tn modo diretto la presenza del « dial » nelle viscere dell'Azzoni, ne ha fatta però la dimostrazione per via indiretta, e poiché la sintomatologia presentata in vita dall'Azzoni corrispondeva al quadro patologico dell'avvelenamento per ipnotico, mentre invece la forma patologica relativa ai referti d autopsia non può dare effettivamente una tale sintomatologia, deduco che l'Azzoni deve essere morto per avveìc namento con l'ipnotico « dial » senza il concorso di concause ». « Ciò — aggiunse ancora il perito — conferma la ipotesi, dapprima formulata, che i focolai hronèo-pneumonici siano stati la diretta conseguenza dell'avvelenamento ». E siamo alla perizia di difesa, l.'im putata designò il prof. Facchinetti per la revisione e la confutazione dei responsi resi dai periti d'Ufficio, li prof. Facchinetti dichiarò che, nel caso, il dubbio pervade imponentissimo tutta la materia. Il perito di difesa sostenne che ,una folla di argomenti avvalorano l'ipotesi che la morte di Azzoni sia avvenuta per bronco-polmonite ed escludono l'ipotesi dell'avvelenamento. Questo per quanto riguarda la mone di Sante Azzoni. Per il primo caso luttuoso, la morte di Clementina Gnec chi Azzoni, ogni accertamento, data la distanza di tempo, non fu possibile: il cadavere era ormai decori, posto. L'arringa della Parte Civile Esaurita la lettura del documenti, si inizia la discussione. Per primo ha la parola l'avv. Silvetti di Mantova per la Porte Civile. L'11 marzo 1920 moriva a Virgilio Clementina Azzoni; il 13 maggio mo riva a Virgilio Sante Azzoni. Entrambi sono morti avvelenati. Ma quale prova abbiamo sulle perpetrazione di questo duplice delitto? 11 patrono afferma che la prova più manifesta, prova che scioglie ogni dubbio, quella che fuga ogni tenebra, si trova nella prima pagina del processo, dove 6 trascritto il referto del medico curante. A quella voce fece seguito la voce pubblica, la quale non è un elemento accusatore specifico, ma è certamente un indizio chiarissimo della colpevolezza dell'im putata. « Sminuzziamo la causa, vivisezioniamo il corpo della causa — prosegue il patrono. — Vedremo che tutte le particelle della causa, che ogni elemento suonerà un mònito, una condanna per Alda Mariotto ». Gli elementi probatori della colpevolezza di costei possono essere estratti da tutte le parti. L'oratore si soffermerà particolarmente sulle perizie che discuterà con criteri strettamente medico-legali. Egli prende in esame «li accertamenti clinici, necroscopici, chimici e fisiologici, i>er coronare l'esame di questo materiale con quello di tutte le circostanze estrinseche che sono venute accumulandosi nel processo. Confuta gli assunti del perito di difesa, contesta l'Ipotesi che ila morte del vecchio Azzoni sia dovuta ad un fatto bronco-polmonare. 11 decesso avvenne per avvelenamento. Solo in questo senso onestamente, coscienziosamente per- slzlcrfcMpigges ha l'istinto del male per il male, Alda Mariotto e una donna senza cuore. Priva di senso morale, ella può essere definita la « delinquente istintiva », che non conosce pentimenti nè dolore. 11 patrono di Parte Civile indica come Juicio della -causa il'inscenatura del venendo che. dopo la morte del vecchio Azzoni, la Mariotto ha tentato ai proprii danni. E' quella una Anzio mettono di concludere 1 risultati di causa. L'oratore tratteggia poi la figura dei l'imputata: corrotta nell'animo, don na perfida, simulatrice, cattiva, che dllsdnrmTsdldrnmne, e quell'episodio mette in evidenza la sua colpa. L'avv. Si'lvetli, conciti dendo 'l'esame particolareggiato e assai diligente delle risultanze di causa, sostiene che non vi ò dubbio sulla premeditazione. 11 concetto della premeditazione ò insito nello stesso genere del delitto. Il Pubblico Ministeroi « Nessun ragionevole dubbia > Si alza a parlare, tra la più deferente attenzione, il rappresentante della legge, comm. Capretti, il quale esordisce con un ricordo. » Quando, per la prima volta — egli dice — trovai sul mio tavolo da lavoro il processo già istruito e felicemente istruito contro Alda Mariotto, per riferirne alla Procura Generale, come é nei doveri del mio ufficio, mi accinsi alla bisogna con mente serena, con animo tranquilla e volontà imparziale; anzi, trattandosi di una donna, di una giovane donna, col desiderio che le prove non fossero suadenti, che un ragionevole dubbio permanesse sulla sua colpevolezza. Ma, esaminata ogni pagina del processo, dichiarai nella relazione che dovetti fare Sa mia convinzione, irresistibile convinzione, sulla colpevolez za dell'imputata ». L'oratore aggiunge che tratterà la causa nelle sue linee salienti, dicendo ai giurati quello che sente, cosi come lo sente. Venendo al primo del due casi luttuosi, la morte di Clementina Azzoni, ricorda che tra il 27 febbraio ed il 5 marzo 192'J la Mariotto venne in possesso dì due.fiale di « dial », acquistate dal farmacista di Virgilio. Ella propinò l'intero contenuto di quelle fiale alla povera vecchia, ma a dosi, tra l'una e l'altra visita del medico, il quale dovette poi notare nell'ammalata quelle enigmatiche alternative, alle quali' ben presto segui la morte Questa è la logica degli effetti che il medico curante ha obbiettivamente riferito circa le vicende di quella malattia. Queste circostanze, sottolinea l'oratore, sono travolgenti ed assolutamente decisive per provare che la Ma riotto ha avvelenato la povera vecchia E veniamo al 10 maggio. Alla mattina Alda Mariotto ha acquistato due tubetti di « dial ». Alla sera ella prò. ino l'ipnotico al vecchio, facendoglielo bere in luogo della magnesia. Tosto se ne videro gli effetti, che la Mariotto, edotta dall'esperienza precedente, aveva somministrato questa volta il veleno in quantità superiore, tale da raggiungere agevolmente l'intento. Il movente dal delitto « Lasciamo andare l'opinione pubbli ca — prosegue l'oratore — sebbene essa abbia il suo peso e il suo notevole valore; lasciamo anche altri molti elementi di accusa; la logica umana ci dice che nelle condizioni da' noi accertate la Mariotto indubbiamente ha avvelenato le dpe povere vittime. L'evidenza della logica ha impressionato perfino la difesa, la quale ha voluto sia prospettata ai giurati l'ipotesi della parziale infermità di mente e delle concause ». Con serrata concatenazione di argomenti, il Procuratore Generale confuta le due tesi, rilevando che l'indole della Mariotto è rivelata dalle sue stes se simulazioni. Quando i suoceri sono presenti, ostenta di trattarli bene: quando sono lontani, li maledice e l'augurio di morte non è che il preludio del proposito di ucciderli. Ad entrambi ella ha dato la morte con un mezzo che apparentemente sembrava un viatico dolce, un mezzo che non è apparso gran cosa per il suo senso morale. Ella mirava ad essere libera, e quello che l'ha determinata al delitto è la frenesia di dominare nella casa dell'uomo da! quale voleva farsi sposare, dal quale voleva anche ottenere il riconoscimento nel proprio bimbo che era nato da altri. Questo movente é troppo verosimile per essere ripudiato. La causale e la capacità a deliniruere sono quindi evidenti, manifeste e proporzionate al mezzo onde il misfatto è stato compiuto. L'oratore dimostra ancora come il delitto sia stato premeditalo. La premeditazione consiste non solo nel freddo calcolo nel proposito omicida, ma nella malvagità dell'impulso, nell'odiosità del mezzo adoperato. Lasciando alla coscienza e alla rettitudine dei giurati di esprimere il giudizio sulla parziale responsabilità per infermità di mente, in quanto si pretende da taluno che questo giudizio sia un giudizio di fat.to, il comm. Capretti così conclude: • « 11 ministro -della Giustizia, S. E. Rocco, ha detto che certi vprdetti di assoluzione sono un grave oltraggio al la vita umana. Questo oltraggio ella vita di Clementina e di Sante Azzoni, voi, o giurati, non doveie farlo. Me ne affida i! vostro senno, il vostro ca ratiere, la vostra iealtà. Condannate: renderete giustizia e rispecchierete la intima coscienza vostra e dell'opinione pubblicai Quando il Procuratore Generale ha concluso il suo dire, si leva dal pub tifico un mormorio di approvazione e degli applausi non contenuti. L'avv.. Sissa della difesa esclama: — C'è anche la claque! — Per il Pubblico Ministero — ri batte con ironia l'avv. Avanzini, di Parte Civile. Avv. Sissa: — Sono quelli di Virgilio che applaudono. Avv. Avanzini : — Quelli che sanno che l'imputata è colpevole. Il primo difensore Si ha ora la prima voce in difesa di Alda Mariotto. L'avv, Polacco, primo dei difensori, inizia il suo dire. La difesa di Alda Mariotto — egli dice — inizia la sua battaglia: duello che ha una posta tragica per l'imputata, che significa per lei o la vita o la morte. E l'oratore soggiunge che la difesa non discuterà i quesiti intermedi e subordinati. Pone ai giurati questo dilemma: « o non siete convinti, e assolvete ; o siete convinti, e date la giusta pena ». Ma il patrono sostiene che Alda Mariotto non ha commesso il duplice delitto. Ella ora lotta, lotta sola, solissima, per la sua innocenza. Tanta solitudine, tanto abbandono, non è indizio di reità. Premettendo che si rivolgerà alla ra gione e non al cuore dei giurati, l'avv. Polacco discute intorno alla causale che avrebbe dovuto determinare il delitto. E' presupposto di ogni fatto umano, che esso proceda da una causa. E l'oratore sostiene che Alda Mariotto non aveva alcuna ragione per commettere i gravissimi fatti. Ma, data l'ora tarda, l'avv. Polacco interrompe la sua trattazione per ri- pitrog1^\va=' pK'parS, 1 g",.a • Avanzml Per..la rarie civile,e 1 avv. Sissa per la difesa. In serata si avrà il verdetto. F. ARGENTA.

Luoghi citati: Anzio, Curtatone, Mantova, Verona