Disaccordo generale a Londra

Disaccordo generale a Londra Disaccordo generale a Londra i ~~~ Previsioni e ipotesi sul ritorno di Briand a Parigi = Nuovo colloquio tra MacDonald e Grandi - Il Primo Ministro inglese smentisce qualsiasi intenzione di premere sull'Italia l a e i a a i . o e o e e a e o di m n r è n a di e re e m o i el Londra, "0 notte. « Non capisco davvero perchè dovrei rimanere qui in un albergo soltanto per guardare dalla finestra se il tempo che fa è bello o brutto ». Con queste parole Briand si congedava dal cronisti conferenziali accorsi alia stazione di Victoria non tanto per salutare il Ministro partente, quanto per ottenere da lui qualche luce sulla nuova e imprevista piega degli eventi; fui quali gli stessi cronisti danno oggi le interpretazioni più incompatibili. E ancora stasera nei corridoi conferenziali si continua a chiedersi che cosa sia realmente accaduto per indurre Briand ad una cosi precipitosa partenza. Certo si è che nessuno alla delegazione francese era al corrente Ano a ieri sera della decisione di Briand. Si sayeva soltanto che il Ministro degli Esteri aveva a più riprese dichiarato che la sua opera era compiuta e che non vi era più alcun motivo per lui di prolungare il suo soggiorno a Londra. Stamane, poi, partendo egli diceva che non aveva più nulla da fare a Londra, mentre la sua presenza poteva essere utile a Parigi. Nel pomeriggio giungeva qui a sostituirlo e ad assicurare un sembiante di esistenza alla delegazione francese il signor Pietri, ministro delle Colonie, ma gli eventi a Londra non seguono ne legge nè logica. Stasera, infatti, si annuncia alla delegazione francese che il ministro Pietri ripartirà da Londra proprio domattina, niente meno che per 'naugurare un'esposizione colonia- e. Porta egli indietro come Briand un'ipotetica nuova formula? La verità è che la situazione rimane identica a quella che era nei giorni scorsi. Colloquio MacDonald-Grandi Il lungo colloquio avvenuto oggi fra MacDonald e Grandi ha lasciato a situazione assolutamente immutata. Il Premier aveva invitato il nostro Ministro degli Esteri alla Camera dei Comuni per le cinque del pomeriggio. Grandi ne usciva verso le sette, sorridente e tranquilo, ma più convinto che mai che la Conferenza è giunta ad un punto morto. Tale sua convinzione è stata confermata dall'esposizione fattagli da MacDonald degli eventi della giornata di ieri e delle questioni esaminate da lui con Stimson e Briand. Non vi è via di uscita e tra tanta materia di ambizioni, di conflitti e di volontà di egemonia, non vi è davvero posto a Londra per interventi miracolosi. MacDonald ha approfittato in ogni caso di questo incontro col nostro Ministro per smentire recisamente le voci di un passo inglese a Boma, passo che non è stato fatto e non fu nemmeno mai contemplato. Il Pre mier ha assicurato Grandi a questo riguardo che egli intende in questa drammatica situazione in cui si trova la Conferenza! agire non più in qualità di capo della delegazione britannica ma in quella di Presi dente della Conferenza, preoccupandosi quindi esclusivamente di mantenere e di riaffermare in ogni occasione dinanzi a qualsiasi evento la più assoluta imparzialità. Tale atteggiamento MacDonald ha dichiarato oggi a Grandi di voler mantenere in modo speciale nei riguardi del dissenso franco-italiano. La situazione dunque non preseli ta alcuna via di uscita, ma gli esperti continuano e continueranno ad assumersi sulle spalle l'ingrato compito di far credere al mondo che la Conferenza non è ancora morta e seppellita. Una inverosimile « sotto-Commissione » di tecnici si riunisce giornalmente a Palazzo San Giacomo per elaborare solenni regole per la radiazione di unità di età avanzata dai ranghi delle flotte che la Conferenza non 'riesce nè a ridurre nè a limitare e delle quali essa sta quasi rinunciando ad occuparsi. Massigli e Craigie continuano a confrontare durante ore ed ore cifre inglesi e cifre francesi, re digendo a getto continuo quadri e tabelle, con la speranza di mettere se non altro d'accordo il tonnellag gio delle flotte di Francia e d'In ghil terra. Le speranze di successo svaniscono La speranza in un successo an che modesto è quasi interamente svanita. Prova no è il fatto che oggi si incomincia di nuovo a parlare di patto tripartito. MacDonald naturalmente non abbandona del tutto la sua speranza in un patto a cin que, ma al tempo stesso chiude gli occhi, da ieri in qua, dinanzi alla ripresa, più accelerata che in pas sato, dello studio dell'accordo tripartito. Il tetto che si rimetta in circola: zintovzicusclacontosorddcimnbpqldh6foPMsbsvatnalcdcntmtsrtldssgIgsizt o a n e a i i o o o a i o ni di e a li cid e e re g n n te gi re ato n li a s ia: zione questo accordo anglo-americano-giapponese viene poi interpretato oggi come una prova della avversione donneatasi in altre Delegazioni verso quel patto a quattro di cui si è tanto parlato nei giorni scorsi e che si voleva fare sventolare dinanzi agli occhi del pubblico come spauracchio per la Delegazione italiana. Risulta stasera che tanto l'Inghilterra quanto l'America sono poco favorevoli, se non addirittura contrarie a questo accordo di carattere ibrido e Aliando secondo loro pericoloso. Come il patto a quattro co6ì anche quello a tre lascia indifferente e. imperturbata la delegazione italiana e la lascia altrettanto imperturbata la partenza di Briand. E se poi Briand, come affermano alcuni questa sera a tarda ora, tornerà solo a Londra quando avrà ricevuto da Dusmentl l'annuncio che l'Italia ha accettato una proporzione di 5 a 6 per la sua flotta di fronte a quella francese, possiamo assicurare sin da ora che la permanenza di Briand a Parigi sarà di molto lunga durata. R. P. Mutato atteggiamento francese Parigi, 20 notte. La paziente ma fermissima resistenza italiana, resistenza che sarà ben difficile di tacciare di imperialistica, date le pregiudiziali del Governo di Roma accettanti il disarmo anche nella misura più larga a patto che nessun'altra Potenza continentale venga a trovarsi di fronte all'Italia in condizioni di superiorià navale, getta in questi circoli politici un sensibile scoraggiamento circa la possibilità di vedere uscire dalla Conferenza di Londra un accordo di qualche importanza. Il tono della stampa è, dalle ultime ventiquattro ore, considerevolmente mutato negli stessi riguardi dell'Italia, verso di cui la collera degli scorsi giorni comincia ad appari re mitigata dall'involontario rispet to che ogni popolo forte prova per la forza dell'avversario. Il ritorno di Briand, giunto a Parigi questa sera in compagnia del rapo della sezione politica al Oliai d'Orsày, signor Leger, non viene interpretato In modo catastrofico, ossia nessuno gli conferisce il significato di un gesto di protesta contro la risposta negativa dell'Italia o quello di una imminente rottura della Conferenza: ma a questa ripresa di contatto tra il Ministro degli Esteri e il Capo del Governo, il quale io riaccompagnerà a Londra alla fine della settimana, si attribuisce comunque un significato di preludio allo fasi di liquidazione della Conferenza stessa. dsputedmucl'saè cfCecglz—eztmalunqnlcumngpsvPer la prima volta, in vari giorni, la stampa più autorevole della capitale francese mostra di rendersi conto di una cosa che abbiamo rilevato qui a più riprese, cioè che le divergenze franco-italiane non sono affatto le sole esistenti a Londra e che in realtà la Conferenza non è giunta nemmeno ad un accordo anglo-americano, nè tampoco ad un accordo nippo-americano. In tali condizioni, di fronte al carattere generale del disaccordo, carattere che tende doppiamente ad escludere una rinunzia italiana all'integrità della propria tesi, la previsione in cui l'opinione francese sembra accordarsi è quella secondo cui la Conferenza si scioglierebbe accontentandosi di prendere atto dei pochi elementi di accordo constatati nel corso dei lavori e rinviando il compimento dell'opera a miglior tempo. Praoccupazioni dalla Sinistra L'inviato speciale del Petit Parisien a Londra, riconosciuta l'impossibilità per la Conferenza di svolgere in piepo il programma imprudentemente propostosi, prospetta, secondo le voci raccolte negli ambienti londinesi, la soluzione se guente : « Se si è certi ormai della inutilità dello sforzo di persuasione presso Mu=solini per faTgU abbandonare la sua pretesa alla parità colla Francia, perchè intestarsi a ricercare un' successo completo che la Conferenza navale non può e non ha potuto mal raggiungere ? Perchè non acconteditarsi dei risultati modesti — e di cui alcuni sono già acquisiti — che si è in diritto di aspettare da essa? Perchè non ritenere sufficienti in questo momento quei metodi di fissazione della potenza navale delle capital ships fino al 1936 e la « umanizzazione » àella guerra sottomarina, sulla quale Tinte sa è apparsa fino dai primi gioirni? Noi saremmo molto meravigliati se Briand non avesse dato ai suoi due Interlocutori questo consiglio di sag gezza e di moderazione ». Questa unica suprema possibilità di uscire dal pericoloso vicolo cieco della Conferenza viene oggi prospettata da varie parti e quasi con un senso di sollievo, giacchè l'acutezza raggiunta negli ultimi giorni dalla polemica franco-italiana cominciava a diffondere nel pubblico un certo senso di malessere. Già la stampa di sinistra, ancorché notoriamente Italofoba fino all'attacco epilettico, comincia a dar segni di preoccupazione di fronte allo stato di Cose che la Conferenza è venuta determinando nel mondo, Ma anche il Temps è tutt'altro che soddisfatto della situazione di fronte alla quale le vicende della Conferenza hanno messo la Kran eia. L'organo repubblicano non trascura anzi di pigliarsela, come ai giorni peggiori della Conferenza dell'Aja, con il difetto della preparazione diplomatica della Conferenza: « E' mancala a questa Conferenza — scrive — per riuscire pienamente e rapidamente: anziuiiio una minuziosa preparazione, indi clegLi obbiettiivi chiaramente definiti, ialine un metodo di lavoro (.he permettesse di abbordare successivamente con ordine logico dei problemi cnc dipendono gli uni dagli altri. Esisto l'impressione elle non soltanto non si sa esattamente quelito che si vuoile, ma che non si sa neppure come si potrebbe faTe per volere qualche cosa in presenza della necessità di mettersi d'accordo sia su una formula politica sia su una formula tecnica che non lasci posto a nessun equivoco », . Di chi la colpa? Non neghiamo che su questo punto il Temps abbia perfettamente ragione, ima per quello che riguarda le questioni fianco-italiane di chi la hsrmsnrtdsoClltutgddtzgqNtzTmgmnmcsncolpa se la Conferenza non venne preparata da utili negoziati diploJ matici preliminari? L'Italia fece a i suo tempo tutto quanto stava in lei 1 cdper evitare le incresciose divergenze attuali, mediante una Conferenza esclusivamente franco italiana, che per il suo carattere intimo e riservato avrebbe avuto tutto l'agio de-.siderabile per trattare in modo lar- |ègo e compiuto e sopra tutto con cai-! ma, all'infuori dell'atmosfera di pubblicità e di sovreccitazione delle Conferenze a molti interlocutori, i problemi non soltanto navali, mal politici e di altro carattere pendenti tra i due Paesi. La Francia rispose a queste cordiali e sincere aperture iornane con la sufficienza distratta del Paese che preferisce trattare i propri affari in pubblico o per lo meno in presenza di possibili intermediari anziché a tu per tu. Pessimo sistema, del quale Parigi può misurare oggi i pessimi effetti. Ma rammaricarsi a cose fatte è cosa oziosa e assai più utile sarebbe li e o e è n i e e e a a i l r , à o a a, caal rln è oa o a e i? e e g à o prendersela coi responsabili di certa politica sconsigliata, si da procurarsi almeno un minimo di garanzie che questa politica non verrà continuata indefinitamente nell'avvenire. C. P. La condotta dell'Italia in un commento tedesco Berlino. 20, notte. La Deutsche Allgemeine Zeitung commenta nei seguenti termini l'azione italiana alla Conferenza di Londra: « E' vero, come il Temps ha scritto, che il successo o il fallimento deilla Conferenza navale di Londra dipendono dalia condotta dell'Italia; noi però intendiamo questo concetto in un senso alquanto diverso di come lo intende il giornale francese. Poiché, infatti, come stanno le cose In verità? Come è stato da noi più volte spiegato, la Francia vorrebbe accordare all'Italia solamente lo stesso programma di nuove costruzioni e di sostituzioni che essa ha elaborato per sé1; all'Italia sarebbe così possibile raggiungere una potenza marinara di 550 mila tonnellate, mentre la Francia, anche riducendo 11 proprio tonnellaggio totale, disporrebbe in quel caso di 650 mila tonnellate. Ma l'Italia — e ciò è jià stato rilevato — non ha nessun interesse a un gigantesco armamento; essa vuole al contrario abbassare il livellilo degli armamenti francesi al proprio livello. Questa concezione italiana appare a noi non soltanto pienamente logica, ma anche direttamente tagliata allo scopo della sicurezza della pace europea. Dieci anni di « pace » han no insegnato al mondo — e la cosa è durata anche troppo — che è In prima linea la tendenza egemonica dalla Francia che costituisce una fonte di costante Irrequietezza e agitazione per l'Europa. L'America e l'Inghilterra da una tale condizione hanno tratto per conto loro le necessarie conseguenze, ma la loro attitudine non É di natura esclusivamente europea. .E' quindi l'Italia che ba il compito veramente europeo di opporre la propria ferma volontà alle ambizioni di potere della Francia »•