Febbrile ricerca di una soluzione a Londra

Febbrile ricerca di una soluzione a Londra Febbrile ricerca di una soluzione a Londra Il fermo atteggiamento della Delegazione italiana stronca le manovre francesi di intimidazione Il Giappone decisamente contrario a un patto tripartito = Nuovi progetti : due patti a quattro ? Parigi dopo un importante colloquio con MacDonald Briand parte per Nessun passo a Roma Roma, 19, notte. Sdamo arrivaH ad uu punto della Conferenza navale in cui tutte le batterie francesi di grosso, di medio è di piccolo calibro, agli ordini del Quai d'Oreay che dirige il Uro, spaiano a ripetizione contro l'Italia. Attacchi aperti, insinuazioni, falsità, (consigli insidiosi, suggerimenti, miracele: tutto è messo in opera per {arrivare allo scopo.; Questa fase ideila Conferenza era prevedibile, e perciò non deve suscitare alcun allarme, n- deve essere esaminata pon la massima serenità.' La Francia, col suo programma 31 costeuzioni marittime, è il massimo ostacolo al successo dei negoziati; questo programma va ad urtare da un lato gii interessi inglesi, (dall'altro gli interessi italiani; perjcLò nell'atteggiamento della Delegazione francese è stata, è, e sarà la jcbiave di volta delle discussioni di Londra. Il Governo, o meglio i Governi di Parigi ebbero subito, non jappena si parlò della eventualità di .Una conferenza a cinque, esatta la iconsapcvolezza della loro posizione bifronte, e sempre imperniarono le loro rnatiovre in modo da girare intorno al conflitto di interessi con l'Inghilterra per trovarsi faccia a faccia con l'Italia, fronte di mino jre i-esistenza, secondo la loro opinione. Perciò con dei continui temporeggiamenti fecero cadere nel vuo to la nostra iniziativa di un accordo preliminare tra le due Potenze, ac cordo d'i e avrebbe dovuto premunir'ei contro una qualsiasi pressione anglo-sassone; perciò cercarono in un primo tempo di isolarci nella questione delle limitazioni di tonnellag gio per categorie; perdo tentarono di combinare un patto di garanzia o di sicurezza, senza che noi avessi ino una parte diretta nei negoziati perdo' òggi la muta dei cani è scatenata rabbiosamente contro il nostro Paese. La Frauda non ha affatto piacere fche la Conferenza termini con un accordo; se fallisse, tanto meglio, es Isa non avrà alcuna restrizione per lanciarsi sulla via dell'attuazione di Uno statuto navale ancor più gran idioso di quello tracciato da Leygucs ma vuole rigettare da sè la responsabilità formale (la responsabilità sostanziale è già storicamente certa) della rottura, indicando nella ri chiesta equa, giustificata, già rico taosduta precedentemente, della pa rità italiana, il motivo che determinerebbe l'impossibilità dell'intesa, !A1 giochetto gioverà magari un pizzico di acouse contro l'imperialismo fascista, ecc. Per una simile manovra, la tatti jea migliore è quella di mostrarci isolati: non vi è dubbio che il s gnor Tardieu nei suoi colloqui d jChequers con MacDonald abbia laSciato intravedere l'eventualità che Sa Francia rinund ad alcune die jdoae di migliaia di tonnellate del Buo « memorandum », purché venga mantenuta una notevole distanza fra la flotta francese e la flotta ita liana. Per l'Inghilterra l'essenziale è che il principio del «two powers standard » venga mantenuto verso Je Potenze continentali europee, e quindi non è improbabile che il Pre mier inglese consideri soddisfacen te, agli interessi del suo Paese, un joompromessfo per cui la Francia abbia riconosciuto il diritto a 650 mila jfconivallate e l'Italia a 550 mila : cifre jebe sommate non superano il ton inellaggio futuro della flotta britannica, valutata a 1.200.000. Così pure non è improbabile che MacDonald abbia prospettato tale soluzione al ministro Grandi; ma da ciò a parlare di un passo anglo-americano a Roma presso l'on. Mussolini, come fanno alcuni giornali francesi, corre molta strada. Gli ambasciatori d'Inghilterra jìegli Stati Uniti a Roma non hanno pompinito alcun passo presso il Capo del Governo: essi sono troppo in teUigenti, e crediamo che i loro ri spettivi Governi siano altrettanto (consapevoli della situazione italia Ba, par considerare soltanto l'ipote »j di una pressione sulle decisioni Hi una grande Potenza quale è l'I italia, che lotta appunto per non firmare alcun atto che stabilisca iniquamente una sua inferiorità. Ma la migliore smentita alle insinuazioBi francesi l'abbiamo nella condotta amichevolmente imparziale della Stampa inglese di ogni colore verso l'Italia; a Londra nulla viene pubblicato ohe urti la nostra tesi e tanto meno la nostra suscettibilità; ed • un giornale francese, e non dei jninori, il « Petit Parisien », a scanidalizz&Tsi di questa unanime solidarietà con la u ostinazione » italiana, avverrebbe «eecondo la parola dstsvqgbvllslridrltnpbtzndmpdpcdnqm5s a o d , a d'ordine di Downing Street». Noi siamo sicuri che sebbene dei motivi tattici contingenti possano fare osservare un problema da angoli di visuale diversa, resta sempre vero quanto scriveva domenica scorsa un giornale inglese, che non ha mai brillato per un'eccessiva simpatia verso il Fascismo, l'« Observer »: Se la Conferenza fallisse, quale saebbo la nostra posizione verso l'Italia? Con questo popolo ricco di qualità e die marcia innanzi — il suo sistema interno non riguarda che lui — noi abbiamo un'amicizia storica; nulla è avvenuto che l'abbia diminuita; anzi, durante la Conferenza il signor Grandi e i suoi colleghi l'hanno rafforzata; Mussolini deciso, per quanto è in lui, a mantenerla ». Sono parole definitive che non possono essere alterate da campagne tendenziose. Alla menzogna dei passi degli ambasciatori degli Stati Uniti e dell'Inhilterra si è aggiunta quella, altrettanto cervellotica, su una magiore condiscendenza della Delegazione italiana, cioè su un abbandono dei nostri diritti. E nella serie delle notizie fantastiche diffuse in malafede si possono mettere le improvvise rivelazioni del « Paris Midi » sui legami tra il Fascismo e partiti tedeschi di estrema destra; come non ci commuove il miraggio di qualche oasi del deserto africano che molto probabilmente ci spetta già per un diritto anteriore. L'offensiva francese ci lascia tranquilli; sotto questo aspetto potremmo consigliare i nostri colleglli d'ol- tr'alpe a risparmiarsi la fatica di 5na,.',.p „ vnnir. Ph.itn^tr. l'iti un Ip1 spaiale a vuoto. Piuttosto 1 attuale fase della Conferenza navale, che Ita per caratteristica la velenosità! francese verso l'Italia, ci costringe a qualche amara deduzione: esiste ormai più la semplice speranza di rimettere sulla buona via i rapporti tra Roma e Parigi, mentre a Londra i delegati francesi fondano cinicamente i loro argomenti sulla possibilità di una guerra fra le due Nazioni? ALFREDO SIGNORETTI. naedaddpSciIcnnlvlsscvfzpsiRicerca della via d'uscita Londra, 19, notte. La Conferenza navale donne. 11 sonno le dà spasimi di angoscia; essa si vede forse, in sogno, in un labirinto dal quale non riesce a uscire. L'opinione pubblica mondiale, intanto, sa come dalla Conferenza non possano nascere, se la situazione non si risolve, se non malcontenti, risentimenti e rivalità di popoli e di nazioni, il tutto incoronato da un incremento delle flotte. Nessuna riduzione è stata praticata finora nei programmi navali e nessuna possibilità di riduzione 6 stata tino a questi giorni scoperta fra 1-c tante ardue ricerche di statisti e di tecnici. Ma la Conferenza si ostina a vivere, moderando le sue scarse forze con lunghi periodi di sonnolenza, tra un conato e l'altro di spasmodica attività. Tardieu, col suo prossimo ritorno a Londra, riuscirà a svegliarla e a darle nuovo impulso, mutando il suo atteggiamento il quale è il solo a provocare queste lunghe pause di torpore ? Per ora ciò che rimane In vita è l'attività ridotta ma febbrile dei periti delle diverse Delegazioni. Conti nuano gli andarivieni di tecnici nei corridoi dei quartieri generali delle grandi Potenze, si accumulano do cnmenti, si rivedono computi inesatti. Salvo un colloquio svoltosi ogtji tra il comandante Ruspoli e ti delegato americano Morrow. assolutamente nulla è venuto n. turbare la calma materiale e morale della Delegazione italiana. Eppure proprio su di essa si concentra 1'.attenzione londinese, e da essa alcuni si ostinano ad "attendere la mossa che imprima alla Contenenza una nuova spinta verso la mèta finale. Alcuni giornali raccoglievano stamane la voce che un passo era.slato compiuto nel corso della giornata di ieri dall'ambasciatore d'Inghilterra a Roma Egli, secondo questi giornali!, si sarebbe recato dal Capo del Governo italiano e avrehbe tentato di stabilire se la .posizione di intransigenza assoluta adottata a Londra da Grandi e traila Delegazione italiana di fronte alle pretese francesi interpretasse con esattezza le direttive del Duce. Altri Informatori pretendono persino che si sarebbe tentato a Roma di far presente a Mussolini la gravità della situazione e l'opportunità di 'una mossa conciliativa dell'Italia per consentire allo sgangheralo carrozzone conte renziale di rimettersi in moto. Ma in definitiva tutte le voci di pressioni sull'Italia sono state categoricamente smentite a Palazzo San Giacomo dal portavoce ufficiale della delegazione britannica. Il Giappone Un'altra voce corsa con insistenza nella giornata di oggi ha ottenute a sua volta una netta smentita, per quanto in certi ambienti bene informati si continui ad asserire che essa racchiude qualche buona dose di verità. Si sosteneva che qualche, cosa come un battibec- 11 n semplice patto tripartito che per gjunta Q Giapp0ne rifiuta, non vo lena0 trovarsi vincolato esclusivaco era avvenuto nel corso della giornata di ieri tra MacDonald e St.imsovi, in seguito al rifiuto del Governo di Tokio di approvare i termini dell'accordo provvisorio fra Giappone c America. Come è. noto, l'Inghilterra si era tenuta estranea ai colloqui fra i delegati americani e l'ambasciatore nipponico a Londra. Partendo, infatti, dalla parità anglo-americana, stabilita dal memorandum. Stimson, la delegazione di Washington era lasciata libera di sistemare la questione dei rapporti di forze tra la flotta degli Stati Uniti e quella giapponese, poiché tale proporzionalità interessava in primo luogo queste due Potenze. I termini dell'accordo erano stati concertati e avevano finanche ottenuto l'approvazione della delegazione nipponica a Londra. Trasmesse le proposte americane a Tokio, esse venivano recisamente respinte dall'Ammiragliato c in forma più elastica e prudente dallo stesso Ministro degli Esteri. L'accordo a tre che sembrava dunque offrire l'unica via possibile di uscita a questa Conferenza crollava di improvviso, senza, che nessun fatto concreto avesse potuto far presagire un tale disastro. E' accertato però che il Giappone non respinge totalmente _i termini dell'accordo; ma si è rifiutato in modo reciso ad apporre la propria firma ad un accordo a tre. Accetta i termini purché siano inclusi in un patto portante anche le firme dell'Italia e della Francia. Come dicevamo, questo drammatico scontro fra i due statisti è re cisamente negato dalla delegazione britannica. D'altronde quali ne siano le cause dirette, l'idea di un accordo a tre è del tutto abbandonata. Si scorge ogni giorno più l'impossibilità di risolvere il problema desili armamenti navali mediante a mente di fronte ad un'America troppo vicina e ad una Inghilterra troppo lontana. Si è pensato da qualche giorno in qua a vincere le resistenze di Tokio, allargando l'eventuale patto tripartito mediante l'inclusione della Francia ed ò còsi che è nata l'idea di un patto a quattro, come l'unica tavola di salvezza a disposizione della Conferenza. Ed ecco che da questo è partita la campagna nei riguardi dell'Italia, e si è fatta abilmente circolare la voce di una intervista con Mussolini a Roma. La notizia evidentemente mirava ad impressionare la delegazione italiana e a porla di fronte al dilemma: cedere per salvare la Conferenza o mantenere l'intransigenza col rischio di assumere la responsabilità dell'insuccesso della Conferenza. La piccola manovra, essenzialmente giornalistica, non aveva nulla di tragico, e, come abbiamo detto, è fallita in modo clamoroso. Innanzi tutto essa è servita a far meslio notare a chi si ostinava ad ignorarla la inflessibilità della delegazione italiana e sotto questo aspetto non vi sarebbe ragione di dolersi di questa molesta campagna di false notizie. Non è poi un grande male che si riconosca universalmente- l'intransigenza assoluta italiana al momento in cui la delegazione francese fa annunziare dall'agenzia Beuler che « la posizione della Francia rimane immutato. Essa non accetta neanche una apparente parità con malia, la quale di fatto risulterebbe una disparità pregiudizievole per la Francia». La Francia vuole assumersi a Londra a supremazia navale e anche la su-j iremazia della inflessibilità. Eb- dgppqgpremazia della bene, ora si accorge che non può affermare nò l'una nò l'altra. 11 patto a quattro Vuole, poi, questa intensiva circolazione di voci e di notizie più o meno precise o più o meno false at torno ad un patto a quattro costi tuire un mezzo di pressione sull'Italia? E' forse possibile, ima è destinata a subire la sorte degli sforzi passati e di quelli futuri. Il patio a quattro non appare affatto una mi naccia per la delegazione italiana Mai forse come oggi abbiamo veduto il capo della nostra Delegazione così sorridente e tranquillo. La stessa calma serena di fronte a questa nuova tempesta si riscontrava in tutti gli ambienti della delegazione. Si vuole foi-sc spaventare l'Italia e indurla a più miti consigli con lo pauraeriiio dell'isolamento? Ma domani l'Italia potrà dire a ragione di non aver voluto apporre la propria firma ad un patto di arma menti e non di disarmo. In alcuni ambienti questa possibilità dell'Italia di a^umere dinanzi all'opinione pubblica mondiale la posizione di leader della effettiva riduzione degli armamenti suscita qualche apprensione e per scongiurarla si pone innanzi oggi l'eventualità di un parto più laborioso. La Conferenza, secondo voci circolanti oggi, potrebbe partorire due gemelli: un patto anglo-americanonipponico-francese e un altro separato anglo-americano-nipponicoitaliano. Questo frutto ibrido della diplomazia navale londinese avrebbe il duplice vantaggio di accontentare il Giappone che vedrebbe diminuito alquanto il suo impegno di fronte all'America e di salvare capra e cavoli, scrivendo nell'uno o nell'altro documento cifre identiche di tonnellaggio per la flotta della Francia e dell'Italia, senza porre 'la prima nella situazione di dover dare il beneplacito ufficiale alla parità italiana. Come osservava oggi un acuto critico italiano, non rimano a. questa Conferenza, per uscire, decorosa mente dall'imbarazzo, che abbandonare ogni idea di accordo a tre o a quattro e rassegnarsi a partorire alla svelta cinque accordi a uno. Serenità italiana Comunque, siamo ancora lontani dalla stretta finale. Quando il male di cui soffre la Conferenza, sarà divenuto estremo, si ricorrerà, si voglia o no, a rimedi estremi e se un patto a quattro apparirà come l'unico toccasana, l'Italia non vi si opporrà. Infatti, oggi, la. delegazione italiana è forse l'unica fra tutte che dinanzi all'uragano che si prepara rimanga assolutamente tranquilla e impassibile. Non ha chiesto di venire a Londra, non ha giganteschi programmi di costruzioni navali da far adottare dalla Conferenza, battezzandoli programmi di disarmo. E' venula a Londra perchè invitata, e d'altronde perchè animata dal sincero desiderio di cooperare alla soluzione del grave problema della riduzione degli armamenti. Non si vuole disarmare, anzi si vogliono aumentare eli armamenti Nulla di tragico. L'Italia non se ne impressiona; ma dichiara di non es sere rimasta a Londra quasi tre me si per violare l'impegno assunto di collaborare al disarmo e per demolire la salda posizione, del Governo italiano e di tutto il Paese di fronte all'intero problema degli armamenti. D'altra parte, come diceva stamane, nel Daily N-ews, Wilson Harris, «la completa parità con la Francia per le corazzate è stata accordata all'Italia a Washington. Lo stesso Briand, allora Primo Ministro di Francia, autorizzò la sua Delegazio ne ad ammettere la parità italiana anche per le altre classi ili navi. Ciò significa die se l'Italia accettasse qualcosa di meno dalia parità, essa cambierebbe l'eguaglianza ottenuta nel 1921 con la inferiorità nel 1930 ». Il solo evento notevole della giornata nelle altre Delegazioni è stato un colloquio fra Ma'Uonald e Stimson. 11 colloquio Ma<-n nald-Stinrson durato oltre tre ore, alla presenza desrlj esperti delle Delegazioni d'In gnilterra e d'America; e si apprende stasera che è stata, per la maggior parte del colloquio, discussa la que stione franco-italiana. Alle sette di questa sera, poi, si incontravano l'esperto francese Massigli con quel lo inglese Craigic. Alle sette e mezza MacDonald si recava alla sede della Delegazione francese, ove veniva fissato Jì per li un pranzo tra MacDonald, Briand, Craigie e Massigli. La discussione, durante il pranzo, è tetpiiriata alle 22.30. Al termine del pranzo, Briand ha annunziato che, in presenza delle risultanze del colloquio, egli partirà domani stesso alla volta di Parigi tornerà a Londra insieme con il Presidente del Consiglio, Tardieu, fra tre giorni. Nel frattempo proseguiranno i contatti fra i tecnici. Negli ambienti della Delegazione francese si esprime la speramza che in questo intervallo «si produrranno taluni eventi ». R. P.