Il tragico pastore di Fondi Le ultime battute del processo

Il tragico pastore di Fondi Le ultime battute del processo Il tragico pastore di Fondi Le ultime battute del processo e o n — a n l aa a — l a a a e i a o a o - Roma, 11, notte. L'udienza di stamane si è aperta alle 10,30. All'inizio dell'udienza un inciderne procedurale sulla difesa del Leopodo De Silvestro induce il comm. Cristina, che dirige il dibattimento, a fare inserire a verbale che, non avendo creduto i difensori costituitisi in collegio al principio del dibattimento di occuparsi dell'imputato Leopoldo De Silvestro essi* intendono forse rimettersi al giudizio della giuria. Chiuso l'incidente, ha senz'altro la parola l'avvocato della difesa, Cangiano di Cassino. Egli parla dell'ambiente in cui visse Vincenzo Antonio De Silvestro prima del delitto, ove la vendetta « aveva il pronto successo » e parole di minacce erano largamente usate. « Quando il Vincenzo Antonio — ei chiede il difensore ■— cominciò a dare le sue prime manifestazioni di carattere violento? Quando incontrò la Driade ed ebbe da lei, che vedeva sovente trovandosi le loro capanne poco distanti l'una dall'altra, prove frequenti che l'amore del pastore per la bella contadina era corrisposto con pari simpatia. Vincenzo Antonio De Silvestro non aveva che un proposito: quello di condurla a nozze. Lo dice la madre di Driade, la madre di Driade che consigliò la sventurata figliuola di corrispondere all'amore del giovane pastore ». — Per paura — interrompe 1 avvocato Addessi. Presidente: — La madre disse invece che la Driade non corrispose. Il difensore legge quindi un rapporto dei carabinieri da cui risulta che per informazioni raccolte il pastore e la contadina furono in relazione affettuosa per circa due anni. 11 ratto, secondo l'uni. Cangiano, ebbe uno scopo onesto: quello del matrimonio. Le prime nubi incominciarono ad offuscare l'orizzonte allorché 11 pastore seppe che una richiesta da parte di Anselmo Sciacca era stata accolta dalla Driade e dalla sua famiglia. Informato che i fidanzati si vedevano giornalmente in casa delia bella contadina, nell'animo del pastore si scatenò l'uragano. Incontra nella selva, mentre fa ritorno alla sua capanna, in compagnia del Belloni, n Fiore. Sa da questi che la donna amata è nella pagliaia con la vecchia zia. Vi si reca con l'animo in tumulto. Quel giorno stesso il pastore aveva saputo che la prima condanna per ratto era stata confermata dalla corte di Cassazione. Deve espiarla. Pensa ancora una volta a rapire la fanciulla a cui si sentiva cosi tenacemente avvinto, per farla 6ua. Vuole interrogarla, ma la zia glielo impedisce, in quel momento giunge Guido di Sarro. La sua presenza può impedirgli di effettuare il suo proponimento, può frustrare il suo tentativo di giungere con la violenza al matrimonio. Comprende che tutto è perduto e incendia allora la pagliaia; ma ignora che vi siano riparate anche altre persone. Consumata la vendetta, nel tornarsene disfatto alla sua capanna, passa dinanzi alla pagliaia del Francesco Paolo Corbe Lo chiama ali aperto. Sa di essere stato spinto da lui al delitto, sparra e l'uccide. ' 11 difensore accenna poi al pietoso episodio delle nozze celebrate dal traeleo pastore nell'interno del carcere per dare un nome ai quattro figli avuti durante la sua latitanza, uno dei quali oggi veste la divisa, di soldato Giustifica infine le ragioni per cui ì latitante non si PJ^entò wm» ner redimersi quando l'Italia entrò in guerra, invocando dai giurati un verdetto di clemenza. _„„,. prende nel pomeriggio la PaT9.,a l'ultimo avvocato della parte civile, avv" Addessi, il quale inizia rilevando che soltanto la parte civile ha«Urttto di parlare in nome della madre, la quale ingiustamente è stata offesa dagli oratori della difesa che 1 hanno perfino accusata di portare il lutto òer la figlia ancora dopo U anni. Dal che l'oratore prende lo spunto per sfrondare del lato poetico la figura del truce pastore. L'aw. Addessi rileva come i giurati hanno una traccia, un segno quasi divino per la loro giù stizia Vincenzo Antonio De Silvestro quando fuggi per non essere arrestato nel salto felino che spiccò da una casa all'altra si fratturò le gambe. Iddio lo volle colpire in Quel momento supremo proprio nelle gambe, che per ventitré anni gli erano servite per sottrarsi all'arresto. « La difesa — esclama 1 oratore — invoca la piata dei giurati in nome di ventiti* anni passati e In nome di un onesto e duro lavoro cui il latitante si sarebbe sottoposto, ma dimentica la difesa che non da oggi, ma dal giorno del delitto, il De Silvestro doveva cominciare a scontare il suo er¬ glsqfisVpeuVpvpdlpcmLlnpPaalmogdqdmcsmecftllilrtceqdivlìPaA»rvGT2glmnsddasclcnMmttsimvsbasarrdetcriIGmSadpSdèp gastolo e quindi 1 ventitré anni di latitanza sono a suo vantaggio e non si ha diritto a Invocare pietà per questo ». . . . ì Addentrandosi poi nell'esame de: fatti della causa, l'avv. Addessi af-| ironia Immediatamente la questione se realmente Driade avesse amato | Vincenzo Antonio e con copia di ar: pomentl dimostra come. Driade mai ebbe per lui una parola d'amore o uno sguardo di tenerezza, come mal Vincenzo Antonio ebbe per Driade un palpito di amore. L'oratote chiude con un'accorata invocazione al dolore della madre implacata e Invoca dai giurati un verdetto che serva a ridare la tranquillità alla pppolazione di Fondi che per ventitre anni ha vissuto sotto l'incubo del terrore. L'udienza è quindi rinviata a domani. _______ La drammatica avventura di una ragazza (Tribunale Penale di Torino) Trista e brutale l'avventura capitata la notte del 3 agosto scorso alla ventinovenne Gisella Candotti, operaia presso le officine della Villar Porosa. Per la esiguità dei 6uoi guadagni ella aveva dovuto rinunciare a tenere in affitto una camera ed aveva accettalo l'ospitalità offertale da certo Bartolomeo Vesco in una baracca posta negli orli al termine del corso Spezia, lungo il Po. Da un mese la ragazza andava a dormire in quella baracca quando la notte del 3 agosto, verso le due, ella senti grida scomposte e rumori di passi intorno all'abituro. Una comitiva di giovinastri aveva circondala la baracca per dare l'assalto non già alla misera costruzione, ma alla disgraziata creatura che vi era ospitata. Allontanato il Vesco, con fiere minacce (il malcapitato fu minacciato persino di essere buttato nel fiume), 1 giovinastri invasero la baracca, ghermirono la Candotti legandole le mani e imbavagliandole il viso. Poscia, uno dopo l'altro, i violenti 61 accanirono su di lei in un furore bestiale. Quando il penoso martirio fu finito, la ragazza potè invocare soccorso. Ma i giovinastri ormai erano lontani. La ragazza ne aveva enumerati una quarantina, succedutisi in tre gruppi distinti. Sette appena però vennero individuati : Giuseppe Flamano di Giovanni, di 26 anni, abitante in via Molinello, 26; Luigi Naressi di Natale, di ìì anni, abitante in corso Spezia, 55; Paolo Chiara di Maurizio, di 25 anni, abitante in corso Spezia, 55; Emilio Avezzano di Carlo, di 19 anni, abiian»-e in via Varazze, li; Bartolomeo Serra fu Antonio, di 33 anni; abitante in via Stellone, 4; Giuseppe Ferrini di Giovanni, di 25 anni, abitante in via Tunisi, 41; Angelo Paris fu Pietro, di 23 anni, abitante in stradale di Grugllasco, 850. Tutti costoro venne incolpati di violenze coll'aggravante di avere commesso il fatto « col concorso simultaneo di più persone ed in luogo esposto al pubblico ». Paris fu incolpato di determinazione ed il Naressi anche di furto aggravato per avere sottratto alla Candotti, in quella sera, una busta contenente 60 lire, che era la paga corrispostale in quella settimana dallo stabilimento presso cui lavorava. II dibattimento si è svolto a porte chiuse. Il Tribunale (Prcs. conte Plnelll, P. M. cav. Casalegno, cane. cav. Miotto) ha ritenuto che 11 faito commesso dagli imputati costituisse il reato di violenza, ma esclusa l'aggravante del luogo esposto al pubblico. Conseguentemente, li ha assolti tutti per improcedibilità dell'azione penale per mancanza di querela (la vittima aveva bensì denunciato 11 fatto ma non si era querelata contro gli autori). Per il ftirto della busta-paga, il Tribunale, escludendo l'aggravante che anche a tale ipotesi era «tata connessa, ed accordando il beneficio dello attenuanti, ha condannato Luigi Naressi a 10 mesi di reclusione, dichiarando condonata la pena In virtù del decreto d'indulto ed ordinando che di essa non si faccia cenno nel certificato penale. Erano alla difesa gli avvocati Barberls-Mlgliarini. Benelli, Florio. Gino Obert o Torchio. Il delitto di un ignobile marito Modena, 11. notte. Nelle prime ore di stamane certo Crezzo Giuseppe, di anni in. Sia strozzato la propria moglie Soldanarl Ada, di anni .1-2. e quindi SI è costituito al carabinieri di s. Pietre, affermando eh» era stato Indotto al delitto dalla cattiva condotta della -donna. Dallo prime Indagini * risultato Invece che la Soldanarl era donna di ottimi costumi o dedita at lavoro. L'assassino, al contrarlo è dipinto come db prepotente ed ozVeo che pretendeva vivere alla «palle della poveretta DF.10asnavaG1 prmDè dinateangrtefeè aD1]aesavdDttusdgnvGvDrzicdrtoIepmmb| lacsletDccpdS1 Dfagfad35DnmGDcfrppcoaDgBledftb(ltoudCMqp?icandroin li furto.dei gioitili I due arrestati dovranno rispondere di cinque imputazioni Rena, 11 Polle. Le indagini per il rocambolesco furto all'orefice Menioh-ini. che da una settimana suscita la curiosità di tutta Homa, possono ormai considerarsi concluse con un successo completo e rapido. In pochissimi giorni, quella che sembrava una tenebrosa e intricatissima matassa, è stata chiarita rapidamente, c i due autori principali della gesia. Ottorino Camilli ed Umberto Del Cavallo, sono stati identificati, arrestati e sottoposti a stringenti investigazioni, attraverso le quali la loro col pevolezza è risultata inoppugnabile. Conio è nolo, il Camilli e il Del Cavallo hanno dichiarato di non conoscersi e, durante. il tempo in cui sono stati rinchiusi insieme in camera di sicurezza e anche durante 1 confronti hanno tenuto fede a questa linea di condona. Viceversa, è risultato da testimonianze ineccepibili che 11 giorno prima de) colpo, in una stanza dell'Albergo Popolare alla Garbaiella, dove il Del Cavallo abitava, si sarebbe re calo un giovane, j cut connotati corrispondono a quelli del CamiUIi. il quale si sarebbe trattenuto a conversare lungamente con il Del Cavallo. La circostanza è stata confermata da uno dei portieri dell'albergo, che vide il giovanotto mentre si recava dal Del Cavallo. Entrambi furono veduti men tre conversavano presso una finestra del caseggiato; anche un milite fascista ha fatto analoga dichiarazione. Questi accertamenti stanno a dimostrare, contrariamente a quanto i due arrestati hanno dichiarato, che essi non solo si conoscevano, ma erano uniti da vincoli di amicizia. La Polizia ha anche stabilito che le divise, le quali servirono ai due malfattori per consumare il furto, vennero da essi gettate nel Tevere, nei pressi di San Paolo. Cosi pure il cav. Lemèr, capo della Polizia Giudiziària, è riuscito ad Indi vicinare il posto in cui il Camilli e il Del Cavallo indossarono le divise, e cioè sulle rive del Tevere, pure in prossimità di San Paolo, in un punto dove sorgono alte e folte piante Terminati gli interrogatori e messe a verbale le dichiarazioni dei due arrestati, tanto 11 Camilli che il Del Cavallo sono stati inviati, a mezzo di un'automobile della Questura e sotto buona scorta, alle carceri di « Regina Coeli ». 1 due imputati sono stati denunciati all'Autorità giudiziaria in base all'articolo 406 del Codice Penale per rapina, falso in alto pubblico, se questro di persona, abusto di divisa militare, e contravvenzione alla vigilanza speciale. All'articolo 406 Codice Penale potrrebbe aggiungersi anche l'anicolo 409, per l'imputazione di estorsione a mezzo di falso mandato di cattura. Intanto la Polizia seguita assiduamente nelle indagini, per poter addivenire alla scoperta del nascondiglio dei due milioni di gioielli. 'Apnp

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