ROULETTE

ROULETTE ROULETTE Romanzo di Filippo Oppenheim — Venti minuti or sono, Roberto Martin si precipitava come un pazzo nella stala da ballo — rispose Filippi), — Egli ci ha avvertito di quanto era accaduto. Pare che anche lui fosse tra Kli invitati... Ma, esaendu&i ribollalo :i questi sistemi, lo si ara rinchiuso j;i una stanza al piano supcriore. Allora egli è saltato dalla finestra, slogandosi un polso, ed e corso alla Turine, ove ha preso un'auto... Ora l'ho latto- act^Miinasrnartì "alla, .vostra, villa —- concluse Gorse, rivolto ad Hargrave. r- Bravo, giovanotto! — esclamò iQuesti. sa E'- una fortuna che atibia po¬ d tuto avvertirvi di quanto era accaduto! — E' stalo iluiifiuo sequestro di persona? — domandò PeUinghani. — Qualche cosa di simile — rispose Hargrav.:. — Anch'io vi son cadine — Abbiamo contiotto con noi due gnndarnii: essi sono ni cancello della villa. Dobbiamo introdurli? — domandò Corse, Hargrave fece un cenno negativo. Wpjtpps allora credptto il momento di intervenire. — Degnatovi, o signori, ili ascoltarmi irri momento — !_;<• egli rivolgendosi a Goiiie ed a Pelnughani. Voi forse non conoscete i rapporti clip corrono fra il mio elicine Andrea Trentino e Sir Hargrave. Questi, por vendicare imi Kit in fnniagiiiario, fatto limiti anni or sono uri un mi.i vecchio umico, ha ridotto il ini., ci '.'me alla rovina. La lotta non e stata leale, i mezzi allottali sono stali biasimevoli! Questo non ho ritegno a dirlo in faccia ti sir Hargrave. 11 mio cliente, che c uomo stimato, s.i riif■ ::r|e ora .'ome può e con qplomasmp'.- non peggiori forse di quelli u-1tsan «lai suo avversario. \«i chiamateIaquesto :in sequestro >i. persona? lo di rei che non lo è. I.a signorina ù stata da.me stesso invitata ;• .• nere; ella ha accollalo, .• sa'.,.:. .| >ira spontanea volontà sull'automobile. 1.' voro ch'el- \Wmdla ignorava d'esser dfe.ua «ui; ma noma le si ò latto alcun mate, io ìio condotto a questa valla sir Hargrave, Trentino ni: lui proposto un'alternativa: o firmare la vendita delle, azioni elle gin avrebbe dovine, alienare, o arrischiare di perdere la l'aguzza. E dopo breve polissi cont'iniiò: — E" apinuiio mi questo punto che delibo richiamare la vostra attenzione. 10 sono conocciuto n N.-w York come, un nonio ohe non arrischia il pròprio nome In azioni illecite. Vogliate convenirne. Cosi dicendo, apri i! cassetto dal quale Trentino aveva tenuta la mano... 11 cassetto non conteneva arma alcuna: era completamente vuoto. — .. Non si dovevano usare armi », quesiti era In condizione ch'io ho Imposto ti Trentino. Permettete ch'io porli aurora a vòstra conoscenza un rìnotimento che Trentino ha firmino prima di ottenere ch'io prendessi parte a quest'affare. Ojsì dicendo, l'avvocalo trasse di lasca una caria e lesse: « .Sulla mia paiola d'onore, promet- to k Daniel \\Vgg<s, mio legale."di non arrecare alcuna niolestia alla signorina \i..i|.'.i:i Minim «ed a Sir Hargrave Wendever se veri anno alla villa dplla marchesa .li Gleni; e «io anche in caso d'insuccesso. — Andrea Ti enti no ». Ammetto Che è aaio un • bluff » aliiuumo pericoloso — confessò ancora 1 imqMcdagabctmsctfmlscdle■c fcten 1 avvocato, posando la carta sul tavolo, imi non mi spiace talvolta «li correre qualche rischio, .sopraM.uito quando si M'alia di salvare un uomo comi: il mio cliente, che è un'onestissima persona, dalla rovina per effetto di un semplice aiiriito personale. Vi fu un momento «li silenzio. Tuffi guardavano llàngravé. Ksli si alzo, aprì l'uscio e chiamò Violetta, che subiio si fece innanzi, prendendo il brincio di Hargrave e. salutando con l'altra mano Gorsc p Pellingham. — *:otue siete stati buoni! — esclamò ella. — Violetta, tiebho chiedervi una cosa — fece Hargrave, — Rispondete sinceramente, senza timore. — Dacché siete giunta qui. non vi è slato detto o fililo alcunché di offensivo? — Questo no — olla replicò prontamente. -- i.a marchesa è stata gentilissima con me, e. all'infuori di lei nessuno ini Via parlato. Però... ora verro con voi. non t vero? — Fra cinque minuti partiremo — disse Hargrave. )■', tenendo sempre la ninno «li Violetti! nella sua, riprese il ■-un posto. — Ritornando al nostro argomento c considerando nuovamente la cosa fece egli — dichiaro ohe «il prezzo di costo (e su questa piccola variante ritengo cho voi non solleverete obbiezioni) ho deciso di .vendervi le azioni. i , e i , lo aro — o i oCAPITOLO xxxrv. Erano le undici del mattino del giorno seguente quando Hargrave, con la deferenza dovuta ad una visita di riguardo, veniva introdotto da un inappuntabile maggiordomo sulla terrazza centrale, dio era forse il più bell'ornamento della Villa Mirniuar. — Sua Altezza sarà informata del vostro arrivo — foco l'uomo. Giungo forse un po' .presto — osservò Hargrave, guardando l'orologio. Sina Altezza è alzata dalle otto — fu la rassicurante risposta. Il maggiordomo scomparve. Hargrave udì subito la voce di Stefania clic gli giungeva attraverso la serra. Ella canitavii nel salone, dolcemente come per se sola, una romanza italiana, la sua preferita, un frammento di una delle onere che lame volte avevano udito in¬ df.l sieme. Cantava senza sforzo, con voce appassionata, o quasi dolente:, «Se un tuo pietoso accento dovrò per sempre . dèsiaro invan, So m'è negato imprimerti ardente un bacio sulla bianca man. Deh! non fuggir, deh! non fuggirmi almeno. E de' tuoi sguardi al magico poter. Sorrisi, amplessi ed estasi, sorrisi, amplessi ed estasi Mi pinga inebriato il mio pensier ». Il canto cessò improvvisamente quando le venne annunciato Hargrave. Pochi momenti dopo egli lidi il suo passo leggero nella serra. La principessa si fermò per cogliere una rosa e andò a lui, tenendola in mano. Alzò le dita allo labbra di Hargrave o si pose a sedere al suo fianco'. Nel suo saluto vi era la solita nota di familiarità, sul di lei volto il consueto affascinante sorriso... Eppure epli osservò un'ombra nello sguardo, un'indefinita tristezza nei bellissimi occhi profondi. — Mi avete perdonato la mia assenza al pranzo? — fec« ella con un-pallido sorriso. — 11 viaggio a Roma mi .ha stancato ipiù di quanto credevo; lnon mi sentivo .quindi in vena di inter¬ vsps—aaactgzvcgla venire alla vostra cena, e mi son valsa del privilegio della nostra amici'ia: per scusarmi. — E' un privilegio di cui potrete sempre valervi — assiemò Hargrave. — Con questo non voglio dire che non abbia rimpianto la vostra assenza. — Sono slata per mezz'ora soltanto al ballo: il caldo era terribile e le sale affollate in modo straordinario. — Io vi ho appena intravista — lece Hargrave. — lo, invece, vi ho veduto più volte... Ho anche ipotuto osservare coma galantemente vi sforzavate di danzare... — Senza alcuna speranza di riuscirvi, perù... — egli-ribattè". — Parlavamo dianzi dei privilegi a cui l'amicizia da diritto, mio caro Hargrave. Debbo per l'appunto ancora valermi di questo privileirio per metterà alla piova Ja vostra amicizia per me, — Avete qualche cosa di nuovo dai, dirmi ì — Nutirraknente, altrimenti non vi avrei pregato di venir qui. Non confesserò die lio ininato pensiero — io non sono ili quella categoria di persone che fanno ciò — ma la situazioi ne fra noi si è chiarita al mio pensiero. Ola \edo le cose sótto ima luce diversa: le vedo ora alla luce della verità. {ContinuoÌM

Persone citate: Andrea Trentino, Filippi, Filippo Oppenheim, Hargrave Wendever, Minim, Roberto Martin, Roulette

Luoghi citati: Hargrave, Roma, Trentino