Ponte Mosca

Ponte Mosca Ponte Mosca ìUna tradizione popolare piemontese l"ricorda die l'architetto Carlo Bei-nar-lCndo Mosca stette sereno e tranquillo con tutta la famiglia, sua a condir l'insalata sotto l'arco ardito del ponte da lui ideato e costruito stilla Dora, intanto che. ne andavano cadendo i puntelli ad imo ad imo. Senza, troppo insistere sul particolare dell insalata Che storicamente non pare davvero sicuro, certo il -Mosca merita un ricoido perche durante unta l'epoca del nostro Risorgimento tenne alto con i suoi studi scientifici « colle sue opere d'ingegneria il nome d'Italia. , Nacque il C novembre in Oc- chieppo Superiore in quel di Biella da modesta ma onorevolissima famiglia; studio seriamente fin da bambino, e a dieci anni compi il suo corso di retorica. A quattordici ottenne un posto gratuito al Liceo, allora imperiale, di Casnlmoni.-nnto, e nel 1S0S iprese parte in Torino al concorso d'ammissione alla celebre Scuola Politecnica di Parigi. Vinse ia prova, ina colo l'anno di poi potè entrarvi per difetto di età. Nel 181.1 fu scelto fra i cinquanta mi gliori allievi che, iper volere di Napo Deone, dovevano partecipare «Uà spe dizione di Russia; ma preferì darsi al tramo ponti ■e strade per guadagnare ipiù presto e contribuire cosi al man lenimento della famiglia. Nel 1814 entrò alle dipendenze del Governo Sardo ie nel 1818 era già a Torino alla testa del Genio Civile. Diresse innumeri layori stradali, idi-aulici, architettonici, costrusse il ponte sul Tesso vicino a Lanzo; e infine si pose a studiare il ivarco dosila Dora Riparia con un solo arco. Fu cosi lanciate il celebre ponte •torinese che da lui ebbe il nome e che parve ai suoi tempi miracolo di statica e di audacia. ■ L'idea di gettare sulla Dora Riparla a Torino un ponte stabile in sostitu«ione di quello provvisorio in legno, già prossimo a sfasciarsi per vetustà era sorta a poco a poco, sin dall'inizio idei secolo decimonono, con d'addensar-tei della popolazione nel borgo stendenItesi sulla sponda sinistra della Dora. Occorrevano comunicazioni più sicure col Canavese e colla Lombardia, e il vecchio ponte traballava e diventava •sempre più pericoloso ad ogni nuovo piena del fiume. Inoltre questo correva obliquo rispetto all'asse dell'antica via d'Italia, cui naturalmente avrebbe doymbo rispondere il nuovo ponte per riuscire il logico compimento architettonico delle due strade che mettono capo alla vastissima piazza Emanuele Filiberto. Da poco era cessata la dominazione francese in Piemonte, e molte discussioni si facevano in proposito, senza però nulla concludere di buono. Il vecchio ponte in legno, provvisorio da mezzo secolo, continuava, a traballare ecricchi calando sulla bora cosi spesso in piena, e il traffico, interrotto ad ogni minaccia, ne soffriva grandemente. Il Mosca era allora ingegnere del Genio Civile a Torino, e a lui tocco il merito di rompere tutti gli indugi, ■presentando all'approvazione del Comune e del Governo quattro distinti e successivi progetti. L'ultimo di questi .venne analmente accolto, e Carlo Mosca, col fedele aiuto del minor fratello ingegnere Giuseppe, si accinse al lavoro. Pietre, argani, martinelll, carri trascinati da buoi, imponenti lavori di 6terro: ecco il rpiadro delle sponde della Doni a Torino cento anni or so-i no. Nell'agosto del 1828 era stato col-' locato il primo cuneo di testa a monte, verso la sponda destra, e due anni dopo, proprio un secolo la, i lavori potevano dirsi terminati. Però non si ebbe alcuna solenne inaugurazione, malgrado la moderna audacia dell'impresa, e il ponte un bel giorno in sordina venne aperto al pubblico passaggio: soltanto per puro caso la Regina Maria Cristina, ritornando dalla villa d'Aglio, ebbe occasione di inaugurarlo senza, saperlo e senza volerlo. La ragione di tanta strana mancanza lvsmtAssca1mcndlgnpngnlLndceiisdlpsrdlamtzpfnPmvclecunrdzlosmssinccupssSftelfiadsrzppotcadi solennità va ricercata nelle astiose! npolemiche che pr tutta la durata dei lavori osteggiarono ferocemente 11 nuovo ponte. — Un arco solo? Cadrà alla prima pienal Anzi, se lo porterà via il vento. — L'ingegnere Mosca? Perchè ha studiato a Parigi, crede di poter ten. tare a nostre spese tutte le fantasie che gli passano per. la testa! I «rappresentare soltanto un episodlo_ 111 ^pocbcmqldBorgo Dora, pur essendo a quei tempi non molto esteso, aveva grià bisogno 'di essere riordinato, poiché lo case, o meglio le catapecchie, erano ^orte capricciosamente senza ll'ombra d'un piano regolatore. A nord dslla piazza Emanuele Filiberto, dove ha origine la via al ponte, non esistevano, ad esempio, che due meschinisslme case abitate da ortolani; e il Mosca intendeva che là dovessero sorgere invece edilizi per architettura e per grandiosità rispondenti alle costruzioni della ,via Milano. Di tutta la vasta e chiara concezione del Mosca nulla in realtà ivenne attuato, anzi si commise poi un yero abominio architettonico erigendo case che dagli sbocchi della via Giulio e di quella dol Bastion Verde malamente precingono la piazza per ogni .verso. Il Mosca aveva pensato invece ad un tutto vasto ed armonico e perfino a rimediare al dlslivcllo che guasta ancora oggidì questa popolosa parte di Torino, ideando quattro vie di accesso, le quali, partendo dall'origine dei piazzaletti posti alle due teste del ponte, con dolce pendio e costeggiando il fiume, discendessero dalla carreggiata al livello della sommità degli argini. Lioltre a nuova strada che da piazza. Emanuele Filiberto avrebbe dovuto condurre al ponte, sarebbe stata favorita da molti accessi ai due lati, e il piano regolatore proposto contemplava anche l'apertura, di due altre spaziose strade alle due estremità della fronte a giorno della piazzetta dei Mulini. Quella a sinistra di elli tende alla Dora avrebbe dovuto comunicare direttamente colla principale arteria del Balòn, e quella a destra spingersi quasi in linea retta fino alla chiusa presso il ponte sulla strada del Regio Parco. Certamente non si può credere che queste due vie sinno state sostituite utilmente dalla via Lanino e da quella rt<-<yn Orti che raggiungono soltanto cori faticosa salita la strada al ponte Mosca. Le velleità monumentali del Moscu trovarono peiò una fredda ostilità e solo a prezzo della più tenace costanza, mantenendosi insensibile a tutti i sarcasmi, a tutte 1» insinuazioni, a tutte le accuse, potè portare a termine :l ponte, che nel 1<-;;10, dn odio di chi lo aveva ideato e costruito, non venne neppure inaugura, to col solito rito di benedizione e di solennità. E il piano regolatore dell'ingegnereMosca rimale lettera morta, poiché si trascurarono di proposito eli accessi alla via che conduce al ponte dalla parte del borgo del Balòn. per aprirà poi, soltanto più tardi, alla meglio per necessità del traffico, l'insufficiente sbocco di via del Piando. Di queMa ostilità singolare ad un suo progetto vasto'ma tale da migliorare risanandola ima plaga importantissima di Torino l'inff. Carlo Mosca eoffrì profondamente, e ne ebbe tali sstmncvgmepgtcgagbldlrcssdppadgcgdcinpcpgstedgtudncetrtiopstvlmdpi rgmrìbtp sco»e salute da non riaversene l>iù completamente. Nel l&H lasciò Torino e si recò alì estero a studiarvi l<j opere pubblle l"-'1^ venne poi nominato membro del -lConsijrlio Speciale per le vie ferrate, e nel JRi« intlne fu indulso nella prima .-, - w —— prima lista del nuovo senato subalpino. Lavoratore indefesso, la sua fama di scienziato correva il mondo, ed anche m Isvizzera un ponto a tre archi sul tioti presso Ginevra e un altro sulla Aar a Berna vennero costruiti su disegni suoi e sotto la sna direzione. l-.ra nomo di vasta varia dottrina, scrittore forbito, e perfino poeta, poiché pubblicò anche un volume di non aisprezzatolU versi. Morì in Torino il 13 luglio 1867, dopo aver fino aM'ultimo preso parte attiva con dignità e compeienza ai lavori parlamentari del nuovo Begno d'Italia. Certo oggi — mentre onusto ormai di un secolo il ponte sulla Dora da lui costruito appare ancora opera degna dei tempi moderni — Carlo Bernardo Mosca merita un ricordo da parte dei torinesi, che forse cento anni or sono non ne apprezzarono al giusto rumo la concezione architettonica ed edilizia, tutta protesa verso l'avvenire. LUIGI COLLIMO. LscmcIMcscbaadnrrBdpdd

Persone citate: Carlo Bei-nar, Carlo Bernardo Mosca, Carlo Mosca, Emanuele Filiberto, Maria Cristina, Napo, Pietre, Senza