Nuovo Ludwig

Nuovo Ludwig Nuovo Ludwig g Al Ludwig, pare, non spiaco di ieasere definito il Plutarco del secolo nostro. Con quanto' poco diritto egli aspiri a questo paragone, già fu detto molte volte dalla critica, e soprattutto dalla critica italiana, la quale, forse per una particolare maturità di giudizio storico della nostra cultura, ha sempre mostrata scarsissima simpatia per questo autore e per le sue biografie. Ma dopo il Guglielmo II (the fu il maggiore successo) le vite a. moltiplicano, ed ora, contemporaneamente, ci si presenta uu Lincoln ed un Michelangelo. Estesa,^ minuziosa, talvolta prolissa, la biografìa del-grande politico americano: bre-' ve, a grandi tratti, quella del grandissimo artista nostro: due volumi che, per il loro stesso argomento, saranno accolti, in due diversi ambienti-, con curiosità ed interesse. ' Si è scritto, a proposito di altro opero del Ludwig, che, prevalendo in' esse l'elemento artistico, creativo, là rappresentazione estetica della personalità storica, è assai dubbio se debbano essere giudicate dagli storici o non piuttosto dai critici letteraria. L'osservazione, apparentemente acuta, in realtà non regge ad una disamina ponderata: poiché nessuno può disconoscere che Ludwig, il quale è principalmente, in origine c sempre, letterato, ha diritto ad essere giudicato, e riconosciuto, anche per i suoi innegabili meriti di artista, benché non sia difficile, a chi lo guardi sotto questo aspetto, rimproverargli un uso rettorico di situazioni convenzionali e una eccessiva insistenza su alcuni motivi (rapporti, occasionali o no, fra «eroe» e «natura.»; tristezze di infanzia o di senilità solitarie; poesia delle aspirazioni giovanili e delle maturità deluse). Ma neppure potrà essere negato che di tali meriti di scrittori e di artisti sono spesso dotati storici veri e proprii: e ricorrono, in folla, esempi d'ogni tempo. Eppure nessuno di costoro ha pensato mai di poter sfuggire al giudizio degli storici per aver scritto ì proprii saggi con stile efficace, robusto, attraente. In realtà, vi è una giustizia quasi Volgare che viene ispirata dal più semplice buon senso, la quale ci dice che deve sottoporsi al giudizio degli storici chi entra nel loro campo. Nessuno ha mai pensato a giudicare da un punto di vista scientifico nè le tragedie, no i romanzi storici: e, se talvolta lo si fece, fu pura e semplice deviazione, salvo che non si intendesse discutere il « genere «. Ma lo biografie di Ludwig non compaiono come opere di fantasia. Vengono citati i brani degli epistolarii, vengono accuratamente, scelti ritrat■ti autentici, e la fantasia rosta spesso tenuta a rispetto dalla grundlichhr.it della scuola storica germanica. 21 giudizio estetico è possibile di fronte ad un libro del Ludwig, ma non soltanto questo. Michelangelo, Lincoln, come Napoleone o Bismarck appartengono alla nostra civiltà ed alla nostra cultura, aia pure in modo ed in misura diversa. Occorre ch'essi vivano in noi, affinchè noi, attraverso la loro vita, possiamo conoscere noi stessi: e Ludwig non ignora tale suo compito, nè vuole sfuggirvi. Egli, come ogni altro storico, si propone di far vivere, in noi e per noi, le figure storiche che rievoca: facendo questo, egli fa, come e chiarissimo, opera di storico, e come tale deve essere giudicato. Del resto Ludwig, per quanto non sembri quasi spiegabile nella storia della storiografia del secolo nostro, ha, invece, delle derivazioni ideali chiarissime. Come il Maurois, contrariamente alle affermazioni, teoreticamente assai poco chiare, dei suoi lAtpeeta de la Biographie, si inquadra perfettamente nel filolofismo da cronaca più o meno elegante e preziosa della storiografia francese dello scorcio del secolo XIX e della prima parte del secolo nostro, così Ludwig non è certo un fenomeno isolato. È neppure lo si può collegare, come laltn fece, a Carlyle. Quest'ultimo paragone è superficiale e quasi grossolano: poiché nel Carlyle vi è quella concezione, che ancora oggi potrebbe essere ricca di tanti insegnamenti, dell'i eroe» come elemento determinante unico nello svolgimento della storia, concezione presentata nello Hero and ffero's Worship (la Btoria come complesso delle biografie degli eroi) e svolta in tutte le sue opere. Carlyle dà una soluzione sua, e- naturalmente idealistica, del problema tutto nostro e moderno del rapporto fra personalità e storia, problema che è tutt'oggi fondamentale — e quasi unico — per la nostra storiografia. Chi legga Ludwig con intelligenza di critico, vedrà che 10 stesso problema sta all'origine delle 6U0 biografie, come sta all'origine di ogni lavoro storico, poiché è la premessa indispensabile d'ogni studio di tal genere. Ma Ludwig lo risolve in maniera del tutto opposta, alla concezione di Carlvle. Abbiamo ora il suo Michelangelo, 11 suo Lincoln. Si intende che la vita del gigante della Rinascenza italiana abbia attratto il biografo tedesco, quando si pensi quali scrittori, solo fra i recenti, vi si siano dedicati. Ma mentre Romain Rolland o Farinèlli, attraverso i loro tanto differenti romanticismi, hanno saputo rendere la grandezza mirabile di Michelangelo giustificandola nella loro stessa ammirazione, Ludwig riesce. a presentarcelo assai differente, e quasi immiserito. Non si gridi al sacrilegio, ne si facciano ironie troppo facili. La critica biografica di Ludwig appare, anche nel Michelangelo, Chiarissima nel suo metodo, come appare, del resto, a chi confronti fra loro il suo Napoleone, il suo 'Bismarck, e tutte le altre sue opere maggiori. Abbiamo la costante^ in terferenza di motivi naturalistici, la minuziosa determinazione di quei particolari patologici di cui ha fat icpocdvtdnietcolpivldCLsgtqfirmumngplrdceatdlsfggsfbqcldlrspsgrslssBPntidslpda to tanto uso la critica positivistica di altri tempi. Si noti, ad esempio, l'insistenza nell'osservazione della infanzia 6enza vicinanza di donne, cui il biografo dà tanta importanza per «spiegare» Michelangelo. E si osservi, ancora, nel Michelangelo come nel Lincoln, quella so\Tabbondanza di minuti particolari che rivelano l'uso costante di qualche fonte molto precisa (pura letteratura, dunque?), particolari nei quali viene sommerso, come già avveniva per il Bismarck e per gli altri, il valore ed il significato della personalità, t ni versale grigiore. Le cifre dei ducati o degli scudi forniti per questa o quell'opera, sullo stesso piano delle osseryarioni estetiche talvolta non prive di finezza (per esempio, non in tutto nuova, ma notevole, l'osservazione, a proposito della volta della Sistina, sul significato della «nuda bellezza di Eva >;ì mezzo alla Creazione»). Allo stesso modo, nel Lincoln, troviamo (e qui, trattandosi di opera politica, con anche maggiore chiarezza) mantenuto completamente il metodo consueto, per il quale il lettore del Napoleon, alla fino del libro, non riesciva più a spiegarsi la grandezza dell'eroe. Lincoln nella sua infanzia, nella sua vita presso le foreste della vecchia America; nella 6ua esistenza avventurosa, di operaio, di piccolo avvocato di provincia, Lincoln al supremo potere nella più grande delle Repubbliche: lo vediamo, con la consueta vivezza di Ludwig, rappresentato in questa vicenda, ina è sempre, anche quando libera gli schiavi o riduco ad unità la sua patria, l'ironico e rigido piccolo borghese della società puritana, che apprende, quasi per un miracolo che, date le suo premesse, Ludwig non spiega, tutte lo arti che gli permettono il trionfo. E dove la storiografia di Ludwig appare forse all'autore stesso insufficiente, gli soccorre la vena lettoraria che colora di pathos la fine tragica del grande americano. Ma, lungi dallo spiegare la grandezza di Lincoln, come non seppe mai spiegare la grandezza di nessun altro dei suoi personaggi, Ludwig ce ne presenta tutti gli aspetti, sia pure simpatici e caratteristici, ma piccoli, modesti, antieroici. In questo, forse, sta il segreto di Ludwig, la spiegazione della 6ua o- pCpIcsqTcrslqicqcncdtccdngE— pera e la sua profonda differenza da Carlyle. Egli è il biografo della soprawivonte storiografia positivistica. In lui abbiamo la chiarissima applicazione di quello che può essere la storia del determinismo materialistico quando si applichi allo biografie. Tutta la 6ua letteratura fortemente colorita non ci impedisce di pensare alla-mediocrità dei sapgi minuziosi e filologici (ma, quelli, tanto utili, appunto per la loro filologia), nei quali le grandi personalità venivano incompreso e quasi negate nella ricerca dei particolari biografici. E questa storia, nella quale gli uomini, con tutta la loro grandezza tradizionale, sono visti sempre troppo piccoli per bastare a spiegare la grandezza degli eventi, si spiega soltanto con i metodi della scuola che non capiva il valore dell'individuo e ricercava gli astratti miti delle folle, delle masse, dello leggi sociali ed economiche, con i quali credeva di spiegare ogni cosa. MARIO ATTILIO LEVI. Mmamsmd

Persone citate: Bismarck, Guglielmo Ii, Mario Attilio Levi, Maurois, Romain Rolland

Luoghi citati: America, Carlyle, Lincoln