.La villa che Mrs. Wurtz ha donato a Roma

.La villa che Mrs. Wurtz ha donato a Roma .La villa che Mrs. Wurtz ha donato a Roma e. e a i ROMA, marzo. Il bel gesto di Mrs. Wurtz che ha regalato alla Città di noma, per il tramite di S. E. Benito Mussolini, la sua magnifica villa giantcolense con in più un milione di lire italiane per il suo mantenimento integrale, non 6 riuscito nuovo ìi olii conosceva la signora americana. Ohi da quando suo marito era ancora vivente, si sapeva che era intenzione dei due coniugi di lasciare alla loro morte, il bel parco romano alla citta che li aveva accolti con sì larga e benevola ospitalità. Anticipando il dono munifico, Mrs. Wurtz ha compiuto un'azione che merita di essere ammirata e indicata ad esempio. In fondo ella ha ancora innanzi a sè molti anni di vila: perchè prolungare la donazione ad un'epoca indeterminata' e lontanissima? E poi il dono è altrettanto grato a chi lo fa come a chi lo riceve: meglio dunque farlo subito e veder Roma arricchita da ima di quelle sue ville murali, che un tempo la recingevano tutta da un anello di verdura o di cui oggi non rimangono più che poche vestigia. Perche Ira i molti e giravi delitti commessi da inconscii amministratori, i quali Ignoravano tutto di Roma e non chiedevano meglio di metterla a sacco per ben fornire le loro casse forti vuote, questo della distruzione dei- suoi parchi principeschi fu uno dei più inescusabill e dei più gravi. Bisogna aver conosciuto quei giardini chiusi, tutti popolati da belle st>aute di marmo, lutti scosciatiti di fontane perenni, tutti frondosi di alberi e tutti odorosi di roseti,, per capire quello che avrebbe potuto essere la città moderna insertata fra quelle ville e quel parchi. Disegnati da giardinieri illustri — l'indimenticabile villa Ludovisia fu tracciata da quello stesso Lenotre che aveva creato le meraviglie di Versailles per gli ozlì fastesi di Luigi XIV — arricchite d'opere preziose di artisti sommi, piene di boschetti e di viali segreti, piene di giuochi d'acqua e di labirinti, piene di segretezza e di splendore, formava la ricchezza di Roma e una delle sue più singolari caratteristiche. La loro bellezza era così universalmente conosciuta, la loro fama cosi largamente sparsa nel mondo che quando Paolina Borghese comprò la villetta Sciami a Porta Pia e volle ribattezzarla col nome di Bonaparte, il suo onnipossente fratello glielo vietò dicendole che in una-citta ove tanti privati avevano dato il loro nome a parchi meravigliosi, non conveniva che una modesta villetta entrasse in competizione con loro portando il suo nome illustre. E la bellissima signora dovette contentarsi di chiamarla Villa Paolina. Un Principe romano Fu anzi in quella occasione che il principe Sciami, venduta la sua villa chiusa dalle mura aureliane della Porta Pia. trasferi tutte le sue cure sopra la vigna- che possedeva nella cinta delle mura aureliane a Porta San Pancrazio e la trasformò in villa ricca di bellissimi roseti e di alberi scolari. Disgraziatamente però, quello che avevano fatto i padri, i figli disfecero. Sono note le vicende del principe don Maffeo Soiarra e la rovina clamorosa ctie fece naufragare l'immenso suo patrimonio. Don Maffeo, cresciuto e-d educato nell'ambito ristretto di una società moribonda, fu uno spirito moderno e intraprendente. Dinamico, si direbbe oggi, ma a punto per questo fuori del suo tempo. Progressista, si diceva allora e a punto per questo fuori della sua casta. Come tutti i precursori egli apri ima strada che altri avrebbe seguito, ma che per dui fu la rovina. Il suo temperamento d'uomo moderno era in contrasto violento con la sua educazione d'uomo antico. Immaginò grandi bonifiche nei suoi possedimenti sabini; organizzò vasti allevamenti di puro sangue nella tenuta che^sl stendeva ai piedi di quella Nerola, che secondo un verso antico: A Nerone suum Neruìa nonien habet. Ebbe un yacht di grande tonnellaggio con il qu.tle percorse i mari d'oriente. Si fece editore di giornali e creò la Tribuna che unica sopravvive al suo disastro. Organizzò feste magnifiche; ebbe amanti di bellezza famosa; volle far sorgere nuovi quartieri moderni accanto ai vecchi rioni di Roma e — cosa più tremenda per lui, figlio di una fra le più ardenti propagandiste borboniche a discendente di pontefici e cresciuto nella più chiusa delle aristocrazia clericali, volle essere deputato al Parlamento dell'Usurpatore e sedette col suo collega principe Ode scalchi alla estrema sinistra, In fondo come diceva Edoardo Scarfoglio che gli fu avversario, riviveva in lui l'anima di quello « sehlaffegglatore di Papi » che entrato in Anagnl alla testa di un manipolo di facinorosi non aveva avuto timore di percuotere Bonifacio VIII seduto in pompa magna sul saio faldistorio. Peccato che tanta attività, per allora non producesse nulla, lina dopo l'altra le sue Imprese fallivano. Le tenute furono vendute a poco a poco; 1 n a a ù o o a o a' i e a o e a ù e a a l e o o i l a a e a a a o a , u . o o e a r o o i ò a n i e e ; a o e e o e i a n a o 1 puro sangue popolarono di mediocri cavalli le fattorie sabine; 1 quartieri rimasero incompiuti, i] «yacht» fu disarmato, la galleria famosa per il Violinista di Raffaele e per il presupposto Cesare Be.rgia del Bronzino andò disperda; il collegio elettorale si stancò di rieleggerlo deputato e la villa bellissima che dalle pendici del Ciianicoio finiva fino ai bastioni della porta S. Pancrazio ancora risuonanti dalle gesta del Liberatore, venduta a lotti cominciava la malinconica trasformazione del colle bellissimo in un popolarissimo quartiere moderno. Fornmatamente la parte più grande e — aggiungerò più bella — di quel parco bellissimo, fu salvata. E fu salvata dall'appassionata romanità di un gentiluomo americano, il quale volle acquistarla per sè ed impedire in tal modo che i boschetti illustri per le feste galanti dì un secolo fa, cedessero il posto alla tristezza di quel grattacieli a scartamento ridotto che in quelli anni della Roma umbertine, cominciavano a deturpare la classica linea armonica della città. Air. Wiirtz, gran signore americano Figura interessante e curiosa quella di quel Mr. Wurtz, diplomatico americano, grande innamorato di Roma, delle belle cose e delle belle signore! Subito dopo il trasporto della capitale, da Firenze egli era venuto a Roma aprendo il suo appartamento di scapolo a quella società romana che pure fra le ritrosie della politica, principiava a sorridere alla vita nuòva degli ultimi arrivati. Le feste che egli dette allora sono rimaste celebri e sì può dire che molte volte dettero 11 tono alla stagione mondana. Generosissimo e simpaticissimo a tutti, egli era veramente uno di quei gentiluomini americani, come se ne è perduto lo stampo. Vi era in lui ancora l'eleganza innata di quei « coloniali » che negli anni prossimi alla grande rivoluzione si battevano si, per le libertà costituzionali della loro nuova Patria americana, ma non rinnegavano il loro Ro e volevano ancora la bandiera britannica su cui si contentavano di inquartare il cielo stellato dell'Unione. Anche fisicamente aveva qualcosa di quelli uomini o — meglio ancora — come uno del loro ultimi discendenti di quei sudisti, che si ribellarono alle ingerenze democratiche del nord, per mantenere intatte le loro aristocratiche prerogative. Tutte le volte ohe lo vedevo non potevo far a meno di pensare ad uno di quei generali confederati, che sotto gli ordini di Roberto Lea, compirono prodigi di inutile ed ostinato valore: ma un generale borghese e più elegante, di quella eleganza « diplomatica » di moda fra i giovimi segretari d'ambasciata cinquanta anni fa. E veramente -Mr. Wiirtz fu uno dei più tipici rappresentanti di quella diplomazia, mondana, garbata, tutta sottigliezze ed eleganze, non ancora addestrata alle brutalità prussiane della scuola realista. Del resto egli rimase così, anche quando quella scuola realista ebbe a trionfare ed egli preferì ritirarsi e rimanere a Roma come semplice cittadino. Delizioso cittadino del resio, la cui casa fu sempre aperta alle più elette personalità della politica, dell'arte, e dell'aristocrazia internazionale. Sposato, oramai, ad una Miss Tower di Filadelfia, aveva affittato Jl primo piano di quei palazzo Mattei, alle Botteghe Oscure, che 6 uno dei più puri gioielli architettonici creati dal Rinascimento tardivo. Li egli trascorreva la sua vita invernale, contentandosi — come un gran signore del seicento — di trascorrere le belle gior nate primaverili nella sua villa giàmicolense che intanto andava curando con amore di artista e con larghezza di gran signore. Appassionato di giardinaggio — come tutti gli anglo-sassoni — egli aveva creato sulle pendici della bella collina romana tutta una messe di fiori. Ad ognuno dei suoi ricevimenti, nel palazzo Mattei, era gloria sua e di Mirs. Wùriz, mostrare agli invitati una tale prolusione di fiori, che sombrava a volte fosse stata trasportata in citià. Una doppia siepe di azalee e dì rododendri, di camelie e iti spiree, di rose e di biancospini, formava—a seconda dei mesi — come una duplice parete di corolle carnicine rosate, candide o vermigli*. Nessun palazzo romano ebbe mai una più larga fioritura. Era un incanto di colori e di profumi, una meraviglia così grande che le molte belle cose d'arte onde si adornavano le sale degli appartamene)., sparivano dinnanzi a quel trionfo glorioso della natura. Sogno e realtà Questo durante tutto l'inverno. Nel mese di maggio, poi, a pena le belle giornate permettevano le out-doors parties, gli ospiti abituali di Palazzo Mattei, si trasportavano a Villa Sciarra. Tutu i giovedì del mese, Mrs. e Mr. Wurtz ricevevano nei giardini fio riti del loro parco meraviglioso. Ed era un continuo passaggio di belle si¬ gvmpllpbabandaSbcmmbmlpcnc gnore nei loro più chiari abiti primaverili e di prelati e di cardinali che mettevano la loro nota violacea e purpurea sul fondo oscuro dei lecci e delle araucarie, dello conifere e dogli allori. Di là, tra un declinare dolce di praterie su cui passavano i bei pavoni bianchi « leniti e silenti come neve in aria » o a traverso le cupole degli alberi di dove s'intravedeva lo stocco adamantino dalle fontane, Roma vaniva all'orizzonte, chiusa dalla cinta d'ametista dei monti Sabini, e chiusa al nord e al sud dal duplice altare del Seratte e di Monte Cavo. Fra i molti belli spettacoli di Roma, questo era certo uno del più beili, jn quelli estremi crepuscoli primaverili, tra i profumi delle rose che si facevano più in tensi col trasvolare delle ore e tra i bagliori del «ole che morivano dolcemente sui travertini dei palazzi o sulle cupole delle chiese. Quante volte, gli ospiti d'allora, si partivano da quella villa Incantevole, col pensiero che muto ciò non era se non Illusione di un momento e che un giorno più o meno lontano anche tutte quelle immagini d'i bellezza sarebbero state distrutte dall'avidità della speculazione. Ebbene, per una volta almeno. 11 timore è stato vano, e Villa Sciarra — bisognerà chiamarla Villa Wurtz per ricordare ai romani ii dono,munifico e magnifico dei due- signori* americani —è divenuta italiana. Già un battesimo d'iitaliannà io aveva avuto durante la guerra, quando i suoi proprietari la misero intieramente a disposizione dei feriti e dei malati di guerra, trasformandola in uno dei più ideali convalescenziari che la mente umana possa sognare. Era un battesimo veramente degno di Roma e del donatori: un battesimo che poteva anche essere un presagio. Oggi, la vedova di Mr. Wurtz compie l'augurio con un vbel gesto di pacione che comprende. il ricordo sempre vivo del defunto, e l'amore sempre ardente di Roma. Eb-1 bene, si chiami Villa Wurtz, questo nuovo parco che ritorna a noi, si chiami col nome de: donatori; e ogni anno, nel giorno sacro' alla gloria della Nazione americana, si faccia sventolare accanto al tricolore la bella bandiera stellata, cerne segno di fratellanza fra i due popoli che si sono sempre compresi ed amati. DIEGO ANGELI,