Gianduja e la sua corte fastosa alla sfilata dei carri e delle mascherate

Gianduja e la sua corte fastosa alla sfilata dei carri e delle mascherate Gianduja e la sua corte fastosa alla sfilata dei carri e delle mascherate Tripudio di folla al corso di gala pli grande corso ili gala carnevalescocon carri allegorici, auioinobUi e veture infiorate, sfilato ieri per le vicentrali della città, ha sollevato apassaggio ondate di popolare entusiasmo, tanto che si possono smentirin pieno coloro che ri ostinano sussurrare che il carnevalo è morte sepolto. Ieri esso ha dimostrato invece tale tanta vitalità, da elettrizzare la fiumana di popolo che non sodamentha fatto ala alla sfilata, ma ad un certo punto si è addirittura andata incorporando in essa, compromettendè vero, il fissato itinerario del corteoma dando di riscontro alla ìnanilestozione Quel calore e quella sentita festosità che costituiscono una spie cala caratteristica del carnovale. la piazza Statuto Alle ore 14, in piazza Statuto, provenienti da opposte vie, cominciano a Kiuncrere i « carri », le automobili Je vetture infiorale; ma la folla si è radunata ancor prima dell'ora del convegno ed i funzionari, gli ufficiali decarabinieri ed >1 comandante degli agenti municipali, debbono subito disporre per assolvere al non facile compito di tener sgombra la parte centrale della piazza per la formazione del corteo. Al luto destro della piazza si sono schierati gli autoveicoli che glicine, rose, papaveri, fiordalisi, mimose, margherite, girasoli o ranuncoli ravvivano coi loro purissimi colori formando ima magnifica tavolozza sul fondo grigio dei palazzi. Dfronte si collocano 1 ■ carri •, le cui costruzioni ed i cui drappeggi ed ornamentazioni fanno da cornice ai diversi e indovinati costumi delle maschere. Il presidente della. Famija Turinelsa, comm. avv. Colombini, il cav. Giannetto e tutti i membri del comitato passano da un carro all'altro, da una all'altra voltura, controllando e impar tendo ordini. Di tanto in tarato il mormorio che si eleva dalla folla straripante, indica l'arrivo di un nuovo carro. Verso le 15 si profila di fianco ai monumento della piazza un'alta costruzione che col « Traforo del Frejus» sembra avere qualche ragione di pa rcntela. E' una scoscesa e diruta roccia dalla quale scende a precipizio una cascata. Un'onda di candida ovatta e di trini raffigurano la spuma. Il carro, che procede lentamente e traballando ad un tratto si arresta e sta. Alcune persone che corrono a quella volta, tornando recano notizia di una im prowjsa avaria al carro che è quello dell'Associazione Canavese. Potrà essere riparato in tempo per prender Parte al corteo? Mentre si discute e si formulano pareri favorevoli o contrari, dalle automobili e dai carri schierati si leva un disarmonico concerto composto da « clHkson » e trombe d'automobili che in diverso tonalità esprimono tutte la stessa impazienza di iniziare il corteo. E poiché la dimostrazione anti musicale minaccia di protrarsi, con grave strazio dei timpani dei presenti, il comm. Colombini da l'ordine della partenza. «La bela Teiera» Partono per via Garibaldi staffette automobili per tener sgombra la strada ai cui lati si ammassa la folla che segna due nere strisce che pros ipottivamente si ravvicinano verso piaz za Castello. La musica «Dario Pini» (ex Pietro Micca) apre il corteo suonando la classica « Violetta a la va, la va Subito dopo 17 cavalieri in costumi se centeschi spagnuoli, col cappello piumato e la corta mantellina di velluto gettata spavaldamente sulle spalle e oscillante sulle groppe dei cavalli precedono il carro della «Bela Tolera» Fra le torri merlate di Chivasso, che quattro robusti cavalLi sorreggono una schiera d; belle fanciulle in abiti di color ametista fa corona alla « regina ■ , i cui neri capetti sono serrati da un diadema di brillanti (questi ul timi di Chivasso come la « tóla • ed di cui volto roseo e sorridente è incorniciato da un alto collo di ermellino del manto regale. Essa siede sul trono addossato alla torre centrale sulla quale lo stemma in bianco e rosso è attraversato da una chiave. Due gentiluomini in ricchi costumi completano la corte della « bella tòlera • Chiudono il corteo organizzato dalla città di Chivasso, e del quale fanno parte il Segretario politico del Fascio signor Vittorio Drovettì e il centurione Ferdinando Castello, presidente del Comitato, quattro automobili infiorate e ricolme di personaggi in costume Le studentesse, che vestite dei colori delle bandiere italiane e belghe, han no già partecipato alla sfilata di giovedì grasso per l'arrivo di Gianduja, sono intervenute anche a questo corteo e su tre carri, distanziati fra loro da automobili infiorate, si avviano per via Garibaldi. I colori non sono più divisi come giovedì scorso, ma mescolati in modo che il nero e il giallo e il rosso della bandiera belga si trovano col verde e il bianco e il rosso di quella italiana. Non manca neppure il « oa nestro di fiori viventi » che già all'ar rivo di Gianduia suscitò l'entusiasmo che ora si rinnova peT la bella raccolta di eleganti signorine in originalissimi costumi. Dopo altre vetture ed automobili, viene un carro al cui pas saggio i bimbi scadano in esclamazioni giocose. Un gigantesco Bonaventura col naso torto e la rossa palandrana dalla quale escono i candidi calzoni, oscilla su di un autocarro, tappezzato di bleu. Il fedele compagno 'del caratteristico personaggio . ideato da « Sto «, il cane lucertola striscia ai piedi di Bonaventura che tiene in mano il noto « cheques • di un milione!, poi si inoltra il « mappamondo • che si è messo il cilindro di sghimbescio e attorno al quale si affollano rappresentanze di tutte le razze, compresi i pellirossa, quindi un'automobile infiorata che rappresenta i quattro coloni delle carte da giuoco: cuori e quadri, fiori e picche. Romanticismo te automobili infiorate presentano •ianch'esse non poca aiirai.tii'va. Una macchina clic quasi scompare sotto •una pioggia di glicine, ospita una famiglia che per l'occasione si è fatta (urea, almeno nei costumi (intendiamo come ben si comprende parlare degli abiti). Un'altra è trasformata In un'ambulante aiuola di papaveri e di fiordaliso. Tre altri fiori di campo .viventi spiccano fra le vivissime tinte Tosse e bleu: tre ranuncoli rappresentati da tre damine in abiti di un giallo purissimo. Pure in automobile e attor, nlata da eleganti mascherine è la comica e popolare figura del bolognese « Dott. Balanzon », poi vengono In altra vettura • Rugantino » e « Stenterello ». L'Associazione del Lazio e quella toscana ai sono fuse In quest'occassone e accanto allo stendardo con la lupa e 1 due gemelli cauip<*flrla eul bianco di un oriflamma il rosso ciglio di Firenze. Come accanto alle belle e formose ciociare stanno le -seiducenti donnine i cui costumi ci rtiDordano l'epoca del Boccaccio. Sei postiglioni io palandrane color mattone e con ia capo un aere cilindro tengono per la capezza le tre pa¬ ssrsstcbaiiapspcrdssptdpvidgfivvfs o, etie al ure a to le a te un ta do o, eta e o a e è nei asmnne a he inozDi ui riaa, tslr ro o » a a e , e , o r riglie di cavalli ohe trainano il carro preparato dal Oiircolo San Secondo, piazza d'Armi e Crooetta. Al suo passaggio si levano dalla folla esclama zon.1 di gioiosa sorpresa. Quel carro è infatti una piccola meraviglia di signorilità, di buon gusto e di eleganza Una siepe di bosso tagliata ali inglese cinge il giardino nel quale sbocciano i più bei fiori deH'SflO. E' l'epoca del romanticismo, della sottana a sbuffi e delle crinoline; l'epoca dal manicotto e dei piccoli parasoli. In piedi, con in capo un minuscolo cai> pellino rosso, orlato di ermellino, con un guibbet/to pure vermiglio, di sotto al quaìe sboccia e trionfa la candida e larga gonna seminata di palline rosse, una bella damma affonda con civettuola mossa le delicate manine nel piccolo e bianco manicotto. A quella graziosiss.iraa figurina che si disegna sul fondo verde degli alberi fanno riscontro altre non meno attraenti e poetiche figuro. Una di esse, seduta contro la siepe sulla quale posa in parte l'ampia sottana a volani, veste un gnibbonciìio verde ed ha in capo una bianca cuffia a guarnizioni lilla. Essa porta in braccio un cagnolino anche esso dell'epoca: un ninnolo tutto nero, che trovandosi in quella privilegiata condizjone ba messo superbia ed abbaia rabbiosamente non appena qualcuno accenna ad avvicinarsi alla sua padroncina. Essa è la riproduzione vivente della bambola che il t i-colo San Secondo ha donato alla Principessa Maria. E da altri capricciosi cappellini alla nonnetta sbucano volti sorridenti e biricchin.i di nuove seducenti donnine, mentre fra le aggraziate rappresentantti di quel mondo femminile scomparso, si aggirano uomini in abiti di colore, a coda, con « gilet » fantasia, pantaloni attilati e col capo coperto da caratteristici cappelli a tuba di color grigio noisette di moda a quell'epoca. Fra gli uomini vi è pure un seguace di Marte ma in ima divisa di un appar.iscenza strabiliante. Le eleganti mascherine sono le signore Bellagarda-Cihirardi, Limentani, Tarasco e Maggiorotti e le signorine Nicola e Bellagarda. mvnpnL'automobile della Modestia Dietro a questo carro, che - come ISJbiamo detto - suscita nel mibblico I rabbiamo detto — suscita nel pubblico quello spontaneo senso di ammirazione che si prova nel guardare un quadro veramente riuscito — procedono alcune autoimobiili ohe fanno parte della stessa mascherala, seguite da altre macchine infiorate: su due di esse si eleva un parasole di margherite e fiordalisi, all'ombra del quale siedono dame in serici e candidi costumi ed in candida parrucca. Il corteo continua la sua interminabile sfilata: passa un'automobile di signori in nero con un rosso fez in capo, un carro tutto pavesato di bandiere belg-he e italiane, i cui colori si fondono in un unico drappeggio: il carro agricolo dell'Associazione Vercellese. Le mondariso ed i giovani coloni sono stipati sul veicolo i cui fianchi portano panorami delle risaie vercellesi. Le giovani cantano a tutto flato « Viva Vercelli, città delle belle donnei », ciò che sembra non tornar troppo gradito alle belle vall'igiane che su altro carro le seguono, perchè provenendo esse da tante diverse località non possono accordarsi in un coro del genere. Passa una grande scarpa costruita con garofani e viole e attorno ad essa ronza instancabilmente al pari di un ape un rosso aeroplano. Viene poi una vettura sulla quale a guisa di un salice piangente, tralci di fiori in lilla e bianco gettano un'ombra discreta. Fra le automobili infiorate non è bene dtenenticaVne una che rappresenta in modo evidente, se non originale, la modestia. Essa è ornata di un solo e piccolo mazzetto di mammole che lo chauffeur guarda con non celata compiacenza. Anche un piccolo barroccio trainato da un cavallo e ornato di fiocchi nei finimenti si incunea nel corteo. Il guidatore ha messo un fiocco perfino alla frusta, ma di tale gentilezza l'animale sembra non tenerne conto. Un altro carro, di tipo futurista, dal quale ciondolano giocattoli di gomma di tutte le specie, manda in visibilio i piccini, che dì tra la folla tendono bramosi le mani. Non meno ammirato è da loro un gigantesco montone dalle ricurve corna, perchè sotto il ventre dell'animale di stoppa si muovono dei montoni veri che belano e brucano. I canavesani che hanno dovuto lasciare il loro carro (quello della cascata di tirine), sono intervenuti alla sfl lata parte in automobile e parte a piedi, nei pittoreschi costumi delle loro valiti e procedono cantando canzoni villerecce e lanciando fagiuoli. Ma se i montanari sono autentici, altrettanto non può dirsi del fagiuoli. che con grande soddisfazione 1 ragazzi constatano essere invece fondanti. In piazza Castello II corteo procede lentamente perchè la via Garibaldi è affollatissima. Le finestre ed i balconi, al pari di quelli di piazza Statuto, sono gremiti. Fra le maschere che stanno sui carri è sulle vetture, ed i balconi la dolce battaglia di caramelle, di coriandoli e di stelle filanti è ininterrotta. Dai fili della trazione elettrica ciondolano le multicolori strisce di carta delle stelle filanti, che invece di raggiungere il bersaglio vi si sono impigliate e formano una strana cortina aerea lunga tutto la strada. La via Garibaldi coi suoi alti caseggiati è avvolta nell'ombra e ciò mette ancora in maggior rilievo la piazza Castello innondata di soie e gremita di immensa folla. 1 cristalli (Mia veranda di palazzo Madama riflettono bagliori dorati ed il balcone centrale, sul quale sono stesi tappeti di un rosso acceso, è affollato di signore e signori. Perfino sul monumento al Fante sardo sono saliti i monelli, per trovare un posto... riservato da cui godere la sfilata dei Accompagnato da un'allegra marcia, suonata dalla « Danio Piai ». 11 corteo sbocca in piazza Castellò e si incunea tra la massa di popolo ohe si agita come le onde di un mare mosso, I battistrada sono già arrivati davanti al palazzo del Governo dove si rtova il trionfale carro dà Gianduja. Sotto il rosso baldacchino sorretto da due amorini d'oro sostenuti da colonne pure dorate, stano» la popolare maschera toriaeee e la sua fedele compagna Gì acome ua, ottorariatl dalla loro corte di giaadujottt e Giacomette. • Evviva Gianduja • si grida dai carri che sfilano di fianco a palazzo Madama per Imboccare la vua Po. E' il saluto di tutte le maschere a Gianduja, saluto che viene accompagnato da una pioggia di caramelle e di altri proiettili del genere. La sfilata si va facendo di momento in momento più lenta, perche la folla cne già si sigiava in via Garibaldi si è riversata aasn'essa in piazza Castello, che come abbiamo detto più sopra, era già gremita. Il grazioso canestro che ospita le belle figliuole che rappresentano con tanta verosimiglianza i fiori, ed i carri delle valligiane e delie Giacomette si sono fermati per far scorta a Gianduja alla sua entrala nel corteo. Ma a onesto punto afwrftsn» ani se¬ dclsahdDcdjunestobcrtpoèlnfvncbsti e sdUdcsasrrepi lomsddcPGatetihMgtoqstiinscseohvdueldGcoaracme dcldumedavlabricoricetescDqubiletemGipòGipaMTudupedi tinmiVmole a fFramaMun rtt ro o, asma ro siza eoc'ena al In i> on to da sciel la na riente un na sa he o, ta bala in sa liti pe ti aoa a e a e e aosta che si prófanga per oltre mezz'ora. La testa del corteo, i carri e le automobili infiorate clic si inoltrano ti via Po trovano clic il corridoio lasciato libero fra le due fitte ali di popoin si va facendo sempre più angusto. J». procede lentamente, rasentando addirittura la folla. Questa invasa da grande entusiasmo, si aggrappa alle vetit.uire e ai carri, altri s; gettano tra un'automobile e l'altra, e lo (bloccano. E' impossibili l'avanzare e ancor pi} impossibile il retrocedere. 11 pigia pi già è tale che le guardie municipali preposte al servizio d'ordine, si trova no esse stesse circondate da tinti marea che sarebbe follia i! voler d-,o minare. Prigionieri dell'—entusiasmo Finalmente, dopo non poche fatiche, si riesce ad oltenere che il pubblico faccia un po' di largo. Almeno quel ta,nto da permettere alle vetture e a carri di dirigersi un'altra volta verso piazza, Castello. La sfilata fino a piazza Vitto-rio Vep-eto non era più possibile. La via Po lino alla piazza, di dove giungono le note degli organi delle giostre, appare invasa da una moltitudine brulicante e compatta che la sbarra Gianduja. coi carri che gli fanno seguito, volente o nolente, non ha potuto muoversi da piazza Castello e qui ha atteso la soluzione del problema che il troppo entusiasmo popolare gì' ha posto. Solamente quando la testa del corteo riappare e sfila e attraversata nuovamente piazza Camello Imbocca via Roma, il carro che porta la maschera torinese può incunearsi nel corteo e con quello procedere verso piazza S. Carlo. Si può dir che tutta Torino si e riversata nelle strade, perchè anche la via Roma è gremita, come pure le fin-estro e i balconi. Lancio di fiori e di dolciumi, stelle filanti e coriandoli. La strada scompare sotto un lappeto di calta multicolore. Ma. se in via Roma la. folla è grande, ancor più numerosa è quella che si assiepa in piazza S. Carlo. Sul piedestallo del monumento a Emanuele Filiberto si sono ssati gruppi di animosi. Alle finestre e ISL,^^1^AgìHRS*"0},, «StR! o I r.'S""1 ? _e. s1«?M attendono la sfilata o o e a i e i n o u à l o l a dei granite corteo di gala che le acclamazioni; della folla od. il suono delle musiche annunciano prossima. L'omaggio ai Principi Al balcone del palazzo del conte Cesare Giriodi Pan-:ssera di Monastero appaiono ad un tratto :l Principe L'mherto, la Principessa Maria, il Duca degli Abruzzi, H Duca di Genova, la Duchessa ci 1 Duca di Pistoia, il Principe di Udine e i Duchi di Bergamo e di Ancona. Quando la folla nota la jresenza dei Principi, prorompe in una spontanea e calorosa dimostrazione, la cui eco si propaga per via Roma e giunge fino a piazza Castello, In quel momento il fastoso corteo sbocca in piazza S. Carlo, o gira al tomo al monumento sfilando sotto il balcone al quale sono affacciati i Principi. Le maschere si sporgono dai carri e dalle automobili infiorate e sven; tolan-o cappelli e fazzoletti, mentre i popolo si unisce a quegli entusiastici omaggi ai Principi Reali. Il corteo si è venuto così ancor più animando, e lentamente compiuto il giro del monumento si dirige verso piazza Solferino per via Santa Teresa. Ma si verifica una nuova sosta e questa volta non provocata dalla folla. Quando il carro di Gianduja è giunto sotto il balcone del palazzo Giriodi di Monastero e la maschera torinese ha salutato da quel buon villico che egli è i Princìpi agitando in aria il tricorno, e la sua Giacòmetta ha chinato il capo sorridendo ed ha sventolato la candida pezzuola, il carro si è fermato Umberto di Savoia ha fatto un cenno del capo a Gianduia il quale ha subito compreso quale onore gli avesse ri servato il Principe. Balzare dal carro, porgere la mano alla compagna sua per aiutarla a discendere, ed assieme a lei scomparire nell'interno del palazzo è l'affare di un attimo. La folla e le maschere rimaste nella piazza applaudono con tanta foga che i poveri colombi che alloggiano nella località, spaventati di quell'insolita di mostrazione, roteano continuamente sul cielo della piazza senza osare più di posarsi. Finalmente a calmare l'ardore della folla, a quello stesso balcone dove poco prima si trovava il Principe, appare Gianduja con a lato Giacòmetta Dopo di avere presentato gli omaggi ai Principi, le due popolari maschere temano al loro carro e la sfilata con tinua, perchè quelli che ancora non hanno potuto acclamare Umberto e Maria di Piemonte sono impazienti di giungere alla piazza. Da quel momento il corteo è sciolto, ma ancora per qualche ora da piazza Solferino e corso Umberto, come da via Cernala, continuano a passare i cani e le vetture infiorate. Gianduia al gruppo « M. Cioda » Le belle sale del Gruppo rionale fascista « Mario Gioda » sono state ieri sera animate prestissimo dagli ospiti ohe il capitano Gobbi aveva voluto invitare per l'annunciata visita di Gianduia. E gii ospiti, accorsi numerosi ed eleganti, hanno falto alla Maschera ridanciana una accoglienza entusiastica Gianduja, Giacòmetta seguiti dalle loro corte composta di 24 fanciulle, sono arrivati a! Groppo. Gioda alle ore 10, accompagnati dal presidente della Famija Turinelsa comm. avv. Colombini e sono stati ricevuti dal oaip. Gobbi, dalle vedova Gioda e da tutti i fldu clari dei Gruppi rionali torinesi. Gian duja e la corte sono siati Immediata mente introdotti nel salone da ballo ed hanno iniziato le danze. Ha quindi avuto luogo un intimo ricevimento nella sala della Direzione. Elevando un brindisi d'omaggio, il capitano Gobbi, con un vibrante e elevato discorso, he ringraziato Gianduja per la visita concessa ed ha tratteggiato efftoacemen te la tradizione piemontese della Ma schera e il suo significato patriottico. Dopo una risposta altrettanto cordiale quanto era stato il saluto del cap. Gobbi, Gianduja è ritornato nel salone delle danze, ove si trattenuto qualche tempo. Oggi, 11 carnevale avrà una sosta e Gianduia riposerà. Domani, infine, do pò una giornata trascorsa lietamente Gianduia ripartirà per far ritorno al paese natio. Martedì sera 1 soci della « Famija TuTineisa » d&ranmot l'addio a Gianduja alla stazione di Porta Nuova. Ma per essere ani-messi a questa riunione di saluto occorre ohe 1 soci si presentino ad Iscriversi alla sede della • Famila ■ netta giornata di oggi cricvaadzalfmcdpLscrFoddlOtzuqcntqalpsqrrrgiTetlvdnrlcvtvndfcmlpscsd1Cfildarv.««dggclsnrinatlasnlosdlue nteotr19P?idnmsisimnchnstcobiè rivaziqutivf