La questione dei confini libici

La questione dei confini libici La questione dei confini libici potenze europee, per dell'Africa centrale. Negli anni 85 e 86. il tragico episodio della caduta di Khartum, e abbandono del Sudan da parte delle forze egiziane, posero la poli- La questione dei confini meridionali della Libia, che, da circa mezzo secolo, è oggetto di particolari cure da parte dei gabinetti suropei e di interminabili trattative, sta per entrare in una fase nuova. Il problema, nelle sue origini remote, si confonde con la storia dele rivalità africane fra le grandi la spartizione ••••• Dichiarazione Anglo-Francese 5 agosto 1S90. .—— — Protesta dalla Turchia ottobre 1890 A 1S99. * Dlchlar «I marzo 1809 addizionale alla Convenzione Anglo-l'rancese 14 giugno 1898. lm Accordo Tripoli-Tunisino 19 maggio 1910. ...— Limite sud-occ.le dal VUalet. mmm» Accordo a 112)0-Francese S settembre 1919. I—1—V Accordo Italo-Frane. 19 sett Accordo rtalo-Egizlano bre 19S5. 1919. dteem- tica britannica in una condizione di evidente debolezza di fronte alla penetrazione francesi». Neil* vasta zona fra il Niger e il lago Ciad, Inghilterra, saldamente stabilita nella Nigeria, potè opporre una diretta resistenza all'avanzata avversaria, e dopo alcuni anni di rivalità, sbarrarle il passo, con l'accordo del 5 agosto 1890, che fissò un confine ideale, ma definitivo, fra l possedimenti britannici e crucili francesi. Senonchè questa linea ideale, cadeva per buona parte, entro i confini della Tripolitania, giungendo a toccare il lago Ciad a sud di Barrua; di ciò si allarmò la Porta, che, in data 30 ottobre 1890, inviò ai Gabinetti di Parigi e di Londra una nota in cui determinava i limiti occidentali e meridionali della Libia. e Secondo questa determinazione, anch'essa puramente ideale, facevan parte integrante della Tripolitania non solo i distretti di Ghat. dì Ghadames, d'Orgar Tuareg, di Mtirzuk (capoluogo de! Fezzan), di Gatrum, Tegerri e le loro dipendenze, amministrati tutti da autorità ottomane, ma anche tutti i vasti territori di Bornu, Baghinni, Uadai, Kanem, Unianga, Borku e Tibesti. Così tutto il lago Ciad, e, con esso, un'ampia zona circostante, venivano • ad essere inclusi entro i confini ottomani. Per allora la Francia, pur non rispondendo motto alla nota turca, mostrò di non voler desistere dal suo intento. Quindi l'Inghilterra tentò ancora un altro mezzo: strinse un accordo col Belgio, concedendo temporaneamente, e cioè per la durata del regno di Leopoldo II, il paese dei fiumi e il bacino superiore del Nilo fino a Fascioda allo Stato del Congo belga. Ma questo accordo, con cui l'Inghilterra cedeva territori non suoi, ma dell'Impero Ot tornano e che violava numerosi trattati, provocò tali proteste, che dovette essere abrogato. E allora l'Inghilterra, dopo aver tentato invano di impadronirsi del Sudan, dopo aver tentato invano di arrestare l'avanzata francese, prima per mezzo della Turchia, e poi per mezzo del Belgio, dovette risolversi ad agire direttamente; e Io fece con la consueta fermezza. Sir Edward Grey, il 28 marzo 1895, dichiarava alla Camera dei Comuni che qualsiasi incursione di altra Potenza nella Valle del Nilo « non sarebbe stata soltanto un atto inconseguente e inatteso, ma anche un atto non amichevole (unfriedly) — e ciò ben doveva sapere il Governo francese — e che come tale sarebbe stato considerato dall'Inghilterra 1.. Cosi la politica britannica, che, meno di un anno prima aveva misconosciuto i diritti dell'Impero Ottomano sul paese dei fiumi e sul bacino superiore del Nilo, facendone generosa e non disinteressata cessione al Belgio, ora si faceva tutrice di quegli stessi diritti e dichiarava che intendeva difenderli contro tutto e contro tutti. Nfè fu vana minaccia. La Francia non desistè dalla sua opera di penetrazione, e riuscì a giungere nella zona dell'Alto Nilo prima degli Tnglpsi; ma invano. Kitrhener. nel frattempo, riconquistava il Sudan, rioccupava Khartum, e il 19 settembre 1898 incontrava «ft Fascioda la missione Marchand e le intimava di sgombrare la posizione. Così crollava l'ambiziosissimo sogno del colonialismo francese. 11 drammatico incidente fu risoluto con l'Atto del ?1 marzo 1899. con cui la Francia e l'Inghilterra si impegnavano « à n'acqnerir ni territolre, ni influence politique » rispettivamente ad Est e ad Ovest della linea che veniva descritta nel protocollo: lutto Il territorio a Nord c ad Est lol Lago Ciad, rimaneva nella zona d'influenza francese, e tutto In re- dtgiptptc'Iasdfidecdvmb«e««« gione del Nilo sotto l'influenza bri» tannica. Da questo atto, appunto, trae orfgire la questione dei confini meri* dionali della Libia, in quanto l'interpretazione del suo articolo 3 H tuttora controversa. Il riawicinamciito franco-italiano, che tenne dietro alla morte di Cri- l i a ò e i i à i n , l a a l e o , r l i a r i n e ao ò e . e, tl e e a o a. a a o ta il ae e. o mn a ani nhe to ol na e- ! spi, portò a un primo scambio di noie nei 1900, e ad un secondo nel 1902, con cui il Gabinetto di Roma dichiarò di disinteressarsi del Marocco, e quello di Parigi della Tripolitania. Ma nella nota del 1902 fu riconosciuto come confine d-e!la Tripolitania quello indicato nell'atto franco-inglese del '99 dopo Fascioda. Se con questo riconoscimento il Prlnetti commettesee un grave errore; politico, come è stato asserito, ò alquanto dubbio. Dato il poco peso che l'Italia di allora aveva nel conce-rio europeo, fu, forse, per la sua; diplomazia, un successo riuscire ai salvare quel che salvò dei suoi diritti futuri. Negli anni che tennero dietro al tragico episodio di Fascioda, la Francia non perde tempo. Furono organizzate spedizioni frequenti ed audaci per ridurre sotto il dominio della Repubblica il paese a Nord ed Est del Lago Ciad: molti furono t successi, ma non mancarono rovesci e vere e proprie sconfitte. Nel 1909 le truppe francesi occupavano l'Uadai e penetravano in Abesce; ma ai questo punto dovevano sostare, perchè, nel frattempo, i turchi, preoccupati, appunto, della continua a' vanzata francese, avevano stabilito presidii militari nel Tibesti e nel Borcu. La Francia protestò particolarmente contro l'occupazione turca di Ain-Galacca e propose la nomina di una Commissione per la delimitazione dei confini; ma scoppiò la guerra italo-turca. La impossibilitàv in cui l'Italia si trovò, di ridurre rapidamente in suo effettivo dominio tutto il retroterra libico, favori i piani francesi. Alla fine del '14,truppe della Repubblica avevano occupato il Borcu, l'Ennedi, il Tibeatì. 'Il Gabinetto di Roma protestò; e allora quello di Parigi propose cho si addivenisse ad una delimitazione dei confini; ma sopravvenne il conflitto europeo, e la questione rimase insoluta. Risorse nel '19 a Versailfes La Francia si dichiarò disposta a fare delle cessioni territorialà nel Borcu e nel Tibesti, ma queste eventuali cessioni pretese far rientrare fra i « compensi » coloniali, che il Patto di Londra, con infelice formula, aveva promessi all'Italia. Con ciò la questione dei confinì meridionali della Libia sarebbe stata del tutto snaturata. ' Per colmo di ironia, la Francia riuscì ad ottenere dall'Inghilterra — che ormai non aveva più in quella zona alcun interesse diretto e vitale — il consenso a chiarire, con l'accordo 8 settembre 1919, la esatta portata dell'art 3. dell'accordo concluso nel '99 dopo Fascioda: e cioè di quell'articolo dalla cui imprecisione è appunto scaturita la questione dei confini meridionali della Libia. «Il est entendu — diceva il nuo* vo accordo — que la présente Con« vention ne modiftera en rien Finii terprét.ation donnée à la Déclara« tion du 21 mars 1899, d'après la «quelle les termes de l'art. 3: « elei le se dirigerà ensuite vers le « Sud-Est jusqu'nu 24° degré de « longitude est de Greenwich (21° « 40' Est de Paris) » signifient: « el11 le prendra une direction Sud-Esti «jusqu'au 24" degré de longitude « est de Greenwich. au point d'in« tersection du dit degré de longitu« de avec le parallèle 19° 30' do « latitude ». Questa, per sommi capi, la storia dell'annosa vertenza. Se, dopo questo sguardo sommario al passato, ci facciamo ad esaminare il presente, possiamo riassumere come segue lo stato della questione. Dal mare (Ras Agir) sino a Ghadames. la frontiera tra la Tripolitania e la Tunisia è quella risultante dall'accordo Tripoli-Tunisino5 del 19 maggio 1910. Da Ghadames a Ghàt e da Ghàt a Turatilo, la frontiera tra la Tripolitania e il sud Algerino risulta dall'accordo concluso a Parigi il 12 settembre 1919 tra l'Italia e la Francia. Per quanto manchi ancora una delimitazione sul terreno, ad ogni modo la linea di frontiera può considerarsi chiaramente determinata in base ai dati geografici contenuti nel predetto accordo. Oltre Tuinmo, manca qualsiasi delimitazione territoriale, salvo cho non voglia considerarsi tale un breve segmento da Tummo sino al punto d'incrocio del Tropico del Cancro col 16° Est Gr. A partire da questo punto, la lìnea di confine deve, giusta l'art. 3 della Dichiarazione del 21 marzo 1899, discendere nella direzione di sud-est. Questa direzione non è vaga, ma è geograficamente determinabile con matematica precisione. In una parola, la Dichiarazione del '99 fissò l'angolo azimutale di 135°. E pertanto l'accordo franco-inglese del '19 ne costituisce una palese alterazione, fissando una direzione di sud-est del tutto arbitraria: in termini tecnici, un angolo azimutale di 118° anziché di 135°. Questa notevole differenza angolare viene, in ultima analisi, a rappresentare praticamente un triangolo sferoidico di circa 175.000 Kmq. di superficie; precisamente questo territorio verrebbe sottratto allo hinterland sud-est della Libia. E' vero che si tratta di zona in massima parte sabbiosa, ma è pur vero che l'esclusione di essa dalla sfera italiana troncherebbe le comunicazioni tra Cufra ed i limiti meridionali del deserto, o, per dir meglio, fra Cufra e l'orlo settentrionale del Sudan (Erdi, Ennedi), che dovrebbe restaro in territorio italiano. La cosidetta linea di sud-est dell'ultimo accordo anglo-francese limiterebbe virtualmente il territorio italiano all'estremo villaggio meridionale di Cufra, cioè a! Nord del Tropico. AUGUSTO GUERRIERO. Bl '-a- lw ; " -rr-yf v«c:— 7urj!/»vy Tripoli •—\&<f* ^'''ÌJqs, 1?S » JSocna O B Jtua» i0 6.&K-. I Sia/O. o I A Ageae» o ! „ TI S ESTIVAI Ain-Eà/acPd ENNEDlC BORCU 1rpt< OCòr±t\ N 1i fi-2 " CAM UrW, HrV**^ r

Persone citate: Augusto Guerriero, Edward Grey, Leopoldo Ii, Marchand