Il mistero dell'ultimo Zar

Il mistero dell'ultimo Zar Il mistero dell'ultimo Zar Per quali ragioni l'assassinio non è avvenuto nelle cantine di casa Jpatief - Prove sensazionali L'enigma diventa appassionante - Il gen. Gay da cerca con 50.000 uomini e non trova la minima traccia ,Anna Demiidovs, e lo staffiere Seduief. Le vetture erano senza cuscini, e qual ( uno, preso da ipietò, gettò un pugno |di paglia nella sola vettura che avesse una capote, e che era stata riservala alia coppia imperiale. Misteriosamente, a metà del cammino, il corteo fu fermato. Tutti i viag- IV. Casa .(patte!, a lìkatenneTubtirg, è una casa di modesta apparenza, confortevole come tutte quelle dei mer» canti russi, il cui gusto è pratico e solido. Là avrebbero ucciso lo Zar, la Zarina, il Principe Ereditarlo e le liranduchesse. Queste giovani principesse non sono molto conosciute. La pili anziana, Olga, era bionda, gli occhi pieni di malizia. Generalmente si ignora che nel 1914 era stata quasi fidanzata con il Principe Carol di Romania, famoso per le sue avventure d'amore. Le cose giunsero sino ad un viaggio di tutta la famiglia imperiale a Costanza, ove essa si incontrò con la famiglia reale romena. Quella squisita scrittrice che fu Carmen Sylva fece alla granduchessa le più graziose accoglienze. Olga vide Carol; degli sguardi furono scambiati: ma 11 principe non piacque alla granduchessa. Allorché fu interrogata in proposito, rispose semplicemente: — Noi Voglio restare russa. Questo matrimonio mancato gettò un'ombra sulle relazioni russo-romene. E anche durante la guerra, quando la Bomania fu la « sorella d'armi » della Russia, quelle relazioni non divennero mai normali. Bisogna fors'anche attribuire a questo fatto l'abituale ritardo dei soccorsi che venivano continuamente promessi ai Romeni. Di tutte le granduchesse Tatiana era la più bella. Delle altre due il mondo non ebbe mai a parlare. Come tutte le giovanette. esse non avevano storia. Anche nei giorni della grandezza, la loro maniera di vivere era familiare e semplice. Cosi esse si adattarono assai facilmente alla privazioni della prigione. La notte di venerdì 26 aprile 1917 alle tre del mattino, lo Zar e la Zarina furono obbligati a lasciare la casa di Tobolsk. In questa casa, che aveva appartenuto al Governatore Generale della Siberia, la famiglia imperiale viveva con una certa indipendenza. Persino i truci rivoluzionari della scorta si addolcivano a contatto di una vita semplicemente familiare, alla quale non credevano che una famiglia Imperiale fosse abituata. I fucilieri del 4.o reggimento siberiano erano diventati dei veri amici dell'Imperatore che li visitava regolarmente nel loro cotpo di guardia. In quella triste notte, il trasporto fu effettuato in orribili vetture di contadini. I membri della famiglila furono divisi in due grappi. Allo Zar, alla Zarina e alle Granduchesse era stato dato un seguito, e cioè il principe Dolgarowsky, il dottor Botkine, il valletto dell'Imperatore. Tchemalouroff, la cameriera dell'Imperatrice,1 Pilori vennero imprigionati nella ca-sa Ipatieff. Perche? Qua cuno aveva foreeptónmto di KDera£ l'imperatoreT L. , cho mcommoia u nlisto,0. !0(in]etle glorno d0p0 partivano per la j slessa destinazione 11 Principe Eredi: tari,, Alessio, e altre Granduchesse, ! fu detto che tutta la famiglia venne J riunita nella tragica casa il 10 giugno ! s.>gui'nte. Chi potrebbe a IT erniario T 1 Non vi è più a« mondo uno solo degli jabi!nnt1 * "-! ^r<i'-^ '1l '<"«la , ' . .-- , . > fertnaf° ""prevista » Ekateri-nenburg, le partenze successive «i j!t0,a deg„ alI,ri m„mbl.| neHa r.imjgU;t imperiale, non furono, pti.it tosto, un'astuzia per separar*. : di iv?vs: personaggi d! questo di-hramaj j Bisogna crederlo, se si osserva- che fgj vietò l'ingresso in citta a una parta Idei seguito dello Zarevlch. Per questoè impossibile ai sopravviventi, come nd esemplo, il professor GIHard che visse dieci giorni In un vagone, di te ~ i'S =^ 'h.inn0 gaput0 de1 dramma cn9 ,'juan(0 f„ ì0io narralo dal giudice istrnn<ire generale Kolcìak. jjtia sola persona poteva parlari', E,-a u pope Stroj.:-r. quegli che celebrò l'ultima Messa n°ila casa Ipatief. Que:-;o pop-?, che sarebbe staio l'unico te j stinionio oculare e auricolare tleUa ; tragedia, e che avrebbe potuto after;'""'^ ^.^m ^ S f^f ^^K So S ,,^arft. ' ' ' ' _ Non p0550 1trè chi èrano coloro L,-(IS assistevano alla Messa. I' capo 1 clelln scoria, Avdieff, mi aveva proibi;i0 di gujidare, con la minaccia di 'iuiuii 5*iww in Egli ta. Wa- . o ò e i a o a a a i a a e l e o , a , , - a T . a , e o T i a - « a j e a o e S 9 e , ò a S S o o i - to pieno di leodka, che '«irebbe stato inutile discutere! Si è parlato di questa casa come di una casa lorda di sangue. SI è detto che nella camera del massacro rimanevano « tracci* spaventoso ■. Menzogne. Visitando la casa Ipatief, e particolarmente la tragica stanza del pianterreno' una persona, appartenente alla Missione militare interalleata, s'accorse che al pavimento mancavano dei piccoli pezzi di legno. — Che cos'è questo? — domandò a un ufficiale bianco. — Sono traccie di sangue — rispose l'altro. — Cornei il sangue di dodici persone, prese a rivoltellate prima, lardellate quindi terribilmente di colpi di baionetta, sarebbe stato appena sufficiente a macchiare qualche centimetro di pavimento? — Ma... E tacque. Non fu quella la sola domanda rimasta senza risposta. Tutte queste contraddizioni incominciavano ad appassionare quelli che non s'interessavano direttamente alla morte dello Zar, ma che volevano sapere la verità. Tale desiderio fu tanto vivo che spinse il generale Janin a chiedere un supplemento di spiegazioni al generale Gayda, l'eroe leggendario cecoslovacco che ebbe il coraggio, da solo, di formare un esercito, e che riusci a salvarlo lungo le bianche strade della Siberia. Il generale Gayda di tutto cuore mise il giudice istruttore a disposizione dei rappresentanti degli Alleati. Questo magistrato ricevette dal capo dell'esercito cecoslovacco le seguenti precise istruzioni : « Voglio che si dia conoscenza ai rappresentanti alleati di tutti i documenti e di tutte le testimonianze ». L'incontro fra le due parti fu fissato al 15 maggio 1919 Gli alleati furono puntuali all'appuntamento. Essi passarono la soglia della casa Ipatief all'ora fissata. Furono ricevuti con grande affabilità dalla signora e dal signor Ipatief, che, contrariamente a quanto avviene di solito, divennero celebri senza avervi messo nulla di proprio. La visita fu lunga e scrupolosa. Il majgi.strato procedette alla ricostruzione del delitto, quale egli lo immaginava. Raccolse e fece vedere tutto: testimonianze, congetture, prove, induzioni, deduzioni... Ma tuito questo sforzo peccava evidentemente alla base, se, al termine della visita, n dopo un attento esame delle relazioni, il comandante I.asies poteva scrivere al suo generale: « La famiglia imperiale non è stata uccisa qui, come si vuol far credere. Al massimo, forse, solamente lo Zar ». Quest'alta testimonianza rafforza la tesi della separazione in due gruppi della famiglia dello Zar. La nebbia che avvolge la casa Ipatief non lascia trasparire clie un barlume di verità. I Commissari bolscevichi ben potevano ripetere con tragica ironia la terribile frase : • Il mondo ne* saprà mai quello che è avvenuto ». Dunque, se non e possibile dire ove si trovi lo Zar. almeno non si possono negare due cose. l.o un angoscioso mtetero avvolge la sua .scomparsa. 2.o si e fatto di tutto per rendere più oscuro questo mistero. Nel 1923 ero a Varsavia. Una delle figure più caratteristiche dell'Emigrazióne russa era l'ex-ministro degli Affari Esteri SazMi".i. Si disse, pli'i lardi, ch'egli s'era avvicinato ni bolscevichi. E" un affare personale. A quel tempo egli era un po' i! leader del profughi. Non vi erano buoni rapporti tra Bussi e Polacchi. Da troppo poco tempo l'avanzata bolscevica era stata fermata, con l'aiuto dei Francesi a del generale Weygand, a Praga, il sobborgo di Varsavia. Gli attentati comunisti si rinnovavano ogni giorno. Avevano prima tentato di assassinare il Maresciallo Foch. che era venuto a portare il saluto deliri Fi ancia all'inaugurazione del monumento di Poniatowski. questo eroe napoleonico. Bessedowsky, il consigliere che sfuggi con tanio cliia-so all'Ambasciala del Soviet di Parici, lui svelalo recentemente particolari li questo complotto. Io stesso avevo visto sui muri bianchi fidila cattedrale di Wilno le traccie dei proiettili del cosacchi rossi. Sazonof, con il quale ebbi spesso occasione di conversare, non entrò mai iu discussioni che potessero avere per oggetto la politica estera. Ma non ebbe neppure una sola parola di condiscendenza per i bolscevichi, o per quei socialisti che avevano porm'o. i bolscevichi ai potere, quando essi non erano ancora che una minoranza. Una sera parlavamo della Russia óra ciic io ìm. è WSELQ* ite la Russie? Vi sono delle possibilità di una restaurazione monarchica? — Voi tutti avete delle strane Ide-; sulla Russia! 11 nosi.ro paese ha caratteri cosi complessi che gli hanno permésso di compiere una rivoluzione che sarebbe stata impossibile in ,ualunqua|altro luogo. La rivoluzione ebbe lui-(zio nelle classi intellettuali che volavano soprattutto combattere l'influenza di Itasputin a Corte. Dopo, gli uomini che avevano preso il potere non seppero conservarlo, e la tempesta generò il caosl — Ma lo Zar? — Lo Zar era un uomo semplice, salito troppo giovarne al trono... Egli aveva al più alto grado la religione del dovere. La sua abdicazione ne fu la prova. S'egli avesse avuto il coraggio di mettersi alla testa dell'esercito e di marciare su Pietrogrado, egli avrebbe salvato, insieme, il trono e la Russia. — La sua morte riscatta tutti i suoi errori... - Ammettiamo ch'egli sia morto, disse Sazonof. Ma facciamo un'altra iipotesi: quella ch'egli non sia morto! Supponete eh» qualcuno l'abbia volu- to catturare, per servirsene come di una posta preziosa! Ammettiamo anche che siano siati \ suoi fedeli a trasportarlo lontano... Vi sono tanti luoghi perduti in Siberia, ove H sole non penetra mai! — E allora? — Chi potrà sapere la verità? I bolscevichi hanno detto: «Il mondo non saprà mai ciò che è avvenuto! ». Ammettiamo, anche noi, la morte dello Zar e della sua famiglia. Un morto è, in qualche luogo, un cadaverel II generale Gayda, con 50.000 uomini, ha cercato questo cadavere e non l'ha trovato. Su questo dramma, si fa gran parie allo scenario, ma gli attori sono scomparsi e i cadaveri sono inesistenti! •■ MAX DE TRAILLES. (Proprietà riservata: nini riproduzione, anche parziale, è assolutamente vietata).

Persone citate: Anna Demiidovs, Bussi, Carmen Sylva, Cornei, Imperiale, Janin, Polacchi, Principe Carol, Romeni