Il gen. Nobile e la Marina

Il gen. Nobile e la Marina Documenti sul naufragio dell'«ltalìa» Il gen. Nobile e la Marina Genova, 18, notte. Con la pubblicazione della relazione di inchiesta del naufragio dell'aeronave Italia è sperabile sia troncata definitivamente, e finalmente, quella specie di mania editoriale sviluppatasi nei reduci della spedizione, di raccontare le loro avventure, la qual cosa aveva dato origine a giustilìcabili commenti del pubblico, le cui opinioni avevano, a volta a volta, oscillato a seconda deila campana che faceva udire i suoi rintocchi. Gli italiani si interessarono inten-samente alla spedizione polare, neseguirono con emozione ed orgoglio le prime fasi, provarono ansie indicibili allorché avvenne il disastro. L'opera di soccorso, tanto nella sua azione direttiva, assunta dal Comandante della Città di Milano, quanto nella sua azione esecutiva esercitata dagli aviatori italiani e stranieri, da pattuglie staccate e finalmente da! Krassin apparve, anche ai più impazienti, generosa, tempestiva e sollecita. L'opinione pubblica italiana non si lasciò traviare dalle malevoli voci di detrattori esteri, fece giustizia sommaria delle calunnie, ma su di una circostanza fu unanime la severità del giudizio: sul contegno del Comandante dell'aeronave, che per il primo aveva abbandonata la tenda rossa. Giudizio severo, diciamo, non condanna inesorabile, perchè molti pensavano che ragioni superiori, non apprezzabili da chi stava lontano, avessero deciso il gen. Nobile a venir meno a quello che appariva essere uno d*i più elementari doveri di un Capo. Il verdetto della Commissione d'inchiesta, in un primo tempo pubblicato nelle eue sole sommarie conclusioni e nascondente quindi la gravità dellp non poche accuse, ebhe il potere di mettere la parola fine alla non lieta avventura e coloro che non erano perfettamente convinti della giustizia dei provvedimenti presi, poterono consolarsi esponendo timidi dubbi sulla infallibilità della Commissione stessa. Sarebbe stata una vera pietra sepolcrale se tutti avessero imitato l'esempio di coloro che dall'inchiesta erano usciti lindi in tutto e che si trincerarono in un militaresco e lodévole riserbo, rifiutandosi ad interviste e ad autofisibizionismi. Il Comandante "Romagna, nellei corife-|renze da lui tenute a Spezia, Pisa e Perugia in ambienti marinari e culturali si limitò ad esaltare l'opera svolta dalla R. Marina, senza entrare in merito alle causali del disastro ed a giudizi sulle responsabilità. Invece altri membri principali e secondari si lasciarono vincere 'dalla tentazione di scrivere, la qual cosn risvegliò l'opinione pubblica, mentre sarebbe stato estremamente salutare il più profondo sonno. \ brevissima distanza l'uno dall'altro sono stati licenziati due libri: quello del dottor Behounek e quello del gen. Nobile. Il primo, straniero, non eerto inspirato a sensi di benevolenza verso ufficiali italiani, trovò un editore italiano che, compiacentemente, lanciò il volume avvolgendolo in una fascetta suggestiva proclamante essere, il racconto, l'estratto concentrato della più pura verità. Il secondo volle fare una autodifesa attaccando il. comandante della Città di Milano per la incertezza, l'insufficienza e la lentezza dei provvedimenti presi durante l'opera di soccorso. T.o scopo che i due scrittori perseguivano fu raggiunto, perche parte dell'opinione pubblica si Impressionò delle accuse e prese posizione a favore del gen. Nobile giudicandolo una vittima innocentemente colpita. Ma il movimento è statò di breve durata : il testo del verbale della Commissione d'inchiesta 6 stato reso di pubblica rasione ed è perfettamente inutile commentarlo, per che la sun gravità non può sfuggire a nessuno, tanto più che riduce a giusti limiti alcune forme, che avevano sollevato esagerate esaltazioni. Errori elementari di manovra, deficienza di doti di carattere ed anche pecche di venalità e di immodestia, mentre per contrasto si fanno risaltare figure che hanno avuto il grande merito di tacere sempre. Ma la gravità del documento appare ancor maggiore nunndo si confronti nel suo testo completo, la re lazione con quanto è scritto sul libri del een. Nobile e del dottor Behounek. Bastano pochi esempi, fra i tanti, per ciò dimostrare. Così il gen Nobile che non ha avuto reticenze nel lanciare accuse all'azione svolta dalla R. Marina ed al servizio radiotelegrafico della Citt tà di Milano aveva dimenticato che v. la Commissione d'inchiesta, vagliala'i i fatti sulla scorta dei documenti j^i bordo, si era risolta ad approva cesi," completamente il comportamento 0vlnM com. Romagna, animi Ed aveva anche dimenticato, il ri <i-?n. Nobile, che ben differentemente S"".'i era espresso in due radiotelegram ss r-ii inviati al sottosegretario di Stato a tfella Marina, il 13 luglio alle ore 23, "f quando già il gruppo Viglieri era fiato raccolto dal Krassin, ed il 15 luglio alle ore 24. Diceva il primo telegramma: . Oggi che tanta ansia è cessata ed un po' di pace ritorna nel cuore, desidero esprimere a V. E. e alia Marina italiana la mia profonda imperitura gratitudine ». Diceva il secondo telegramma: « 11 salvataggio di unte le otto persone dell'equipaggio àeWItnlia, se è stato il risultato di miracolose circostanze, è pero anzitutto un miracolo compiuto dalla nostra radio. Mi permetterà perciò V. E. di esprimere la mia profonda ammirazione per i due artefici principali di questo prodigio: il capitano Baccarani da un lato, Biagi dall'altro. Ad ognuno va la riconoscenza profonda di tutti i salvati. — Generale Nobile ». La gratitudine, proclamata impeWtura, a favore della R. Marina, rappresentata sul posto dal comandante Romagna, ed a favore del cap Baccarani, ha durato ben poco, edanzi si è trasformata nell'esplicitomo "impulso di ritornare alla tendaTOsànell'intemo di rimediare allagaffi commessa di essersene allonta-attacco. Ma il Comandante della ►spedizione, cosi fertile ed anche efficace a scopo di autodifesa, tace però un punto, accennato nella relazione di inchiesta, cioè che il pri-nato per II primo, era subordinatoal perfezionamento di una polizza-" ascicurazioi'e, come appare dai nata. Cordiali saluti. — Generale" iVo tre radioteJegramtmi che si riproducono. «Sue Eccellenza SirJannl. Rc-mn. « Presola intervenire presso coloa nello Vétta del Consorzio Aeronautico perchè siano regolate subito le mie due polizze di assicurazione a favore della mia bambina e delle famiglie delle mie duo sorelle vedove, st dà coprire i rischi di qualunque volo io compia nelle ret/ionl polari per la ricerca dei miei compagni. — Nobile ». • Piroli, via Giuseppe Ferrari 4, Roma. — Urge risposta mio radio. — Nobile ». « Colonnello Vetta, Consorzio Aeronautica, Roma. « Dovendo partecipare a volt in idrovolanti per ricerche compagni, pregola telegrafarmi subito confermandomi che le mie polizze assicurazioni coprano anche questi rischi. Se cosi non fosse, bisogna regolarle subito in gior- bile * A pag. 318 del suo libro, Nobile dice : « E' necessario dunque che delle slitte con cani (cani e slitte che Nobile non aveva mai pensato a preparare alila Baia del Re) ci raggiungano presito »... ni velivoli dovrebbero guidare le slitte ». A pag. 174 Behounek racconta: « Egli (Nobile) disse irritato: « Se volessero sacrificare un velivolo, potrebbero far scendere (I) qualche uomo robusto con cani e slitte ». Ecco dunque come, dopo eseguiti i ritf ornimi enti di viveri, materiali per la radio, imbarcazioni, armi e indumenti, avrebbero dovuto seguitare a svolgersi le opere di soccorso: sacrificare vite pur di abbreviare l'impaziente attesa per il Krassin che era l'unico sicuro mezzo di salvataggio! Ma perchè non si trovano nel li¬ bro di Nobile gli interessanti telegrammi che sono qui riprodotti? I salvatori dovevano sacriflcars-i; ma quando egli, per riparare all'infelice gesto della sua precipitata partenza, pensò di volare sui suoi amati compagni, sentì invece Tinipallente bisogno di essere prima sicuro che il vistoso premio di assicurazione non gli mancasse! E non bastava averlo domandato: era urgente che gli fosse confermato prima della partenza. L'assicurazione mancò: i voli di Nobile — come è noto — non avvennero. II gen. Nobile aveva già commesso diversi errori nella sua carica di Comandante della spedizione, e per lui si prospettava la possibilità dell'oblio da parte del pubblico, non scompagnata da una sensazione che la severità usata verso di lui fosse stata eccessiva. Ma agli errori passati ne ha aggiunto un altro più grave che ha danneggiato anche qualche suo compagno della spedizione: ha voluto, cioè, riabilitarsi scrivendo, ed ha cosi provocato una inevitabile reazione con la pubblicazione di un documento il cui contenuto distrugge ogni senso di otti misino e di benevola attenuazione A moderare il senso di dolore che si prova nel leggere la relazione, vale soltanto l'ufficiale riconoscimento di tempre adamantine per elevatez za di carattere, per spirito di sacrificio e per saviezza organizzatrice e che rispondono ai nomi dei comandanti Romagna, Mariano, Zap pi, e degli ufficiali aviatori italiani Maddalena, Cagna, Penzo e Crosio,