Calma foriera di tempesta

Calma foriera di tempesta X*ol Conferenza di Londra Calma foriera di tempesta i e e l o o Londra, 15, notte. Calma completa regnava oggi sulla fronte conferenziale. MacDonald è partito stamane per Chequers;.Tardieu, Briand e Leygues hanno preferito affrontare la temporalesca atmosfera di palazzo Borbone anzi che rimanere a Londra in qualità di semplici testimoni di una depressione che i barometri della conferenza non avevano fino ad oggi ancora registrata. La delegazione americana è partita alla volta della residenza di riposo di Stimson a Stamore, nei dintorni di Londra. 11 silenzio completo regna'nei corridoi della delegazione italiana. Ma questa calma non illude. C'è il presentimento generalmente, diffuso, che essa sia foriera di tempesta. Gli informatori diplomatici si sono dati oggi a sondare i diversi circoli e dovunque si sono imbattuti in delusioni e nervosità. Gli uni scrollano le spalle e con viso stanco e deluso pronosticano una conferenza a perpetuità, fatta di alti e bassi preoccupati soltanto di tirare innanzi fino a stancare al limite dell'esaurimento totale l'attenzione e l'attesa del pubblico; gli nitri preanntinciano una Conferenza in procinto di scomparire nel fragore di una esplosione catastrofica. Hanno torto gli uni e gli altri. Come dicevamo giorni or sono, questa Conferenza è fatta di alti e bassi, di momenti di battaglia con relativo rumoroso affilamento di armi e' di momenti di stanchezza in cui si ripongono le armi in up cantuccio e si dispera della vittoria. A Londra scaturirà una tregua di armi ottenuta per consenso comune, ma non mai una vittoria: nè vinti nè vincitori, con un minimo possibile di risentimento e di recriminazioni. Le falangi salvazionistiche del pacifismo torneranno a radunarsi con musiche e bandiere ai crocicchi delle vie per cantare inni alla fratellanza universale e nel frattempo le marine, un poco scosse da questa tempesta ritroveranno, il loro equilibrio e solcheranno i mari un poco alleggerite non di cannoni, ma di qualche unità incapace di tenere più a lungo testa alle procelle. Nel 1936 si tasterà il polso delle flotte e si deciderà di procedere ad una nuova eliminazione di conflitti. Tutte queste previsioni, alquanto desolanti, colano a fiotti dalle penne dei commentatori inglesi, di queste vicende conferenziali. Certo è che se le cose debbono rimanere allo stato in cui si trovano oggi, non sarà facile che la Conferenza si chiuda con un successo sostanziale. Domande senza risposta Inglesi e americani sono, per ora almeno, quasi interamente convinti che le cifre messe innanzi dalla Francia non possono essere ridotte con gli arnesi usuali della persuazione. La corazza del memorandum francese è di acciaio troppo duro e le lime e limette adoperate ieri da MacDonald e da Stimson non sono riuscite nemmeno a scalfirne la superficie. Disgraziatamente l'America nel suo memorandum poneva le sue richieste in fatto di naviglio quasi sullo stesso terreno in cui sono poste oggi dalla Francia. L'America chiede un naviglio di 1 milione e 200 mila tonnellate. Queste tonnellate costituiscono il suo fabbisogno essenziale. Altrettanto fa l'Inghilterra, altrettanto dimostra volere fare la Francia. I critici americani chiedono a quest'ultima: Ma contro chi deve servire questo gigantesco naviglio? Con altrettanto diritto i critici francesi chiedono all'America, ripetendo parola per parola gli argomenti che si incontrano tuttora sulle colonne dei giornali inglesi: Contro chi sono ammassate le formidabili forze navali degli Stati Uniti? Queste domande sono state finora avanzate in forma categorica da scrittori più o meno responsabili, ma non hanno mai avuto l'onore di una risposta. Al punto in cui è giunta la Conferenza, occorrerà però che si risponda; e non è improbabile che un superamento della crisi attuale possa essere ottenuto mediante una chiara e franca risposta a queste domande. pPatti di garanzia il memorandum francese che diffonde negli ambienti conferenziali un senso di costernazione, sembra volere aprire la via a queH'esame di coscienza, che appare ogni giorno più indispensabile. E' evidente infatti, nella chiusa del documento francese, il tentativo di fare deviare la Conferenza dal terreno puramente tecnico, sul quale, strano a constatarsi, fu proprio la Francia a volerlo fin qui mantenere, per aprirlo sui terreno politico. I prossimi giorni o le prossime settimane dimostreranno in quale modo la Francia riuscirà a conciliare il suo aperto dispregio per gli esistenti patti di garanzia in suo favore e le richieste fatte nel suo memorandum di una pace in soprannumero. Essa invoca a difesa della propria posizione l'esempio dell'America e, con una punta di insolente entusiasmo, si pone a fianco immediato di quest'ultima nel rango delle nazioni finanziariamente più prospere del mondo. Tuttavia la Francia dimentica che l'America non appartiene alla Lega delle Nazioni e che non è cosi rigidamente difesa da un attacco, come lo è la Francia, in virtù del patto di Locamo. Di patti impegnativi nel più vasto senso della parola, il mondo non ne ha concluso al giorno d'oggi che uno solo: quello in favore della Francia. Non esiste al giorno d'oggi un patto di Locamo che impegni a fondo la Francia e l'onore dei fran cesi ad accorrere al soccorso dell'In- guiiterra, p dell'Italia. Ma esiste quello che obbliga queste due Potenze ad accorrere in aiuto del più forte esercito del mondo e della più potente marina del continente. Ecco perchè è alla Francia e non all'America che i giornali pongono oggi questa domanda: qual'è il nemico contro il quale la Francia si sta armando fino ai denti? Dalla risposta che la Francia darà a questa domanda dipenderà la sorte di questa Conferenza. Tardieu dichiarava ai giornalisti francesi, giorni sono, che nessuna riduzione sarebbe stata consentita delle richieste enunciate nel suo memorandum, a meno che non venissero offerte serie garanzie per-la sicurezza della Francia. .Reciprocità Fino a stamane, nè l'Inghilterra, nò l'America manifestavano la più lontana propensione ad assumere nuovi impegni sul continente europeo, e non si prospettano al momento presente eventualità di mutamenti di questa posizione. Nessuna fra le Potenze partecipanti alla Conferenza navale è disposta a vedere scaturire dagli interminabili mesi dì dibattiti soltanto una catena più solida di quella del patto di Locarno. Se la Francia si ostina a voler deviare la Conferenza sai terreno politico delle garanzie, essa-non potrà impedire che analoghe garanzie vengano con uguale, se non con maggior diritto, richieste da altre Potenze — non ultima la Germania col suo unico incrociatore di tipo moderno — che per la protezione delle loro frontiere non posseggono al giorno d'oggi che la sola e unica garanzia delle loro armi. R. P. « Complotti comunisti scoperti in Grecia La propaganda fra le truppe — L'organizzazione degli scioperi — Le laute sovvenzioni al giornale ed ai «api del Partito — Era in program ma l'occupazione armata mano d Atene — Numerosi arresti. Atene, 15 notte. La direzione della Sicurezza Generale ha scoperto un complotto comunista destinato a provocare tumulti in Grecia, il 28 febbraio e II 12 marzo. La Polizia, al corrente delle tiu nt'ont, ho effettuato improvvise per quisizioni in vari l. tali Sequestrando importanti documenti dai quali si è rilevato che il giornale comunista Rizospatis riceve 50 mila dracme mensili e ogni membro della direzione politica del Partito riceve 4 mila dracme. E' stato rinvenuto il piano di propaganda nell'Fsercilo e nella Marina, nonché una statistica sugli scioperi in Grecia con annotazioni di vittoria o sconfitta degli operai, provando cosi che gli scioperi scoppiavano per ordine dei comunisti. Sony state sequestrate inoltre numerose lettere da Vienna e da Parigi, contenenti istruzioni convenzionali, nonché un documento che prevede l'occupazione a mano ar mata di Atene. La Polizia ha arrestato molti comunisti greci e agenti stranieri Questi ultimi erano in possesso di forti somme di denaro. (Radio-Stefani) ♦ La lotta civile in Cina Ci-Yu-San ha iniziate le ostilità contro il Governo di Nanchino (Servizio speciale della « Stampa •) Sciangai, 15 notte. Yen-Si-Clan, che" il 20 dicembre scorso col suo intervento salvò Nanchino calmando tutte le ribellioni e che mandò In esilio Tang-Seng-Ci, ha inviato un telegramma al Presidente Ciang-Kai-Cek, invitandolo a dimettersi. Yen-Si-Cian promette di seguire Ciang-Kai-Cek nel suo ritiro. Si sapeva da molto tempo che Yen-Si-Cian disapprovava la politica centralizzatrice di Nanchino e che non amava la dittatura attuale preconizzando costante mente un appello al popolo, cioè un regime di forma parlamentare. Ma si credeva che sarebbe rimasto soddisfatto del suo titolo di vice-generallssimo e del potere quasi assoluto che il Governo gli ha conferito sulle Province dolilo Shan-Si, di Ce-Li, dell'Honan, di Suy-An e di Sar-Bar. Mentre Yen manifesta la sua ostilità al Governo, due generali sono già in ribellione. Cl-Yu-San, che il 5 dicembre scorso diede il segnale dell'ultima grande ribellione e che si sottomise quando Yen-Si-Cian ve lo invitò, si era stabilito fra Sout-Cfen-Fu e Kueate sulla ferrovia di Longhal che attraversa la provincia dell'Honan da ovest ad est. Ci-Yu-San ha tagliato le comunicazioni e ha rifiutato di restituire il materiale ferroviario che egli ha sequestrato sulla linea governativa da Puken a Tien-Sin. Si annunzia che le ostilità sono già scoppiate fra le truppe di Ci-Yu-San e quelle di Nanchino. Ci-Yu-San fe in collegamento col suo alleato Han-Fu-Ciu che dispone di un buon esercito e occupa Kaiffeg nell'Honan. Entrambi sembrano avere degli appoggi presso i generali dello Sciantoung ed essere d'accordo con le truppe del Cominci un CcfGgEdandnlss sempre in ribellione, ei .(PeHl Parlsien).

Persone citate: Briand, Cian, Ciang, Macdonald, Tardieu