Il '48 nei rapporti diplomatici di un ministro belga a Torino

Il '48 nei rapporti diplomatici di un ministro belga a Torino Il '48 nei rapporti diplomatici di un ministro belga a Torino e e i o i o e a , — a l a a afo o a a Alla cortesia iUiumlnata del barone Alfredo De Ridder, Direttore generale al Ministero degli Affari Esteri di Bruxelles debbo documenti preziosi sulla storia del Piemonte nel Risorgimento, vista da un diplomatico belga, dai quali sono lieto di spigolare, in occasione cosi propizia delle celebrazioni torinesi in onore degli augusti Sposi, qualche spunto tra i più caratteristici. Il pnitno ministro belga a Torino fu il conte Vilain XIV. Nel primo decennio della sua Indipendenza dal '30 al '40, il Belgio non aveva avuto rapporti ufficiali col Piemonte. Era corsa qualche lettera tra 1 due Re, Leopoldo I e Canio Alberto, ma di pura convenienza, senza allusioni politiche. Era il novello Stato sorto da una rivoluzione contro l'intollerabile dominio degli Orange e per nove anni aveva lottato strenuamente prima colle armi poi colla diplomazia per conservare da sua Indipendenza, per sciogliersi da moleste tutele e per consolidarsi internamente. Solo nell'aprile del '39 aveva fatto pace coll'Olanda ed il trattato, garantito dalle principali Potenze, consacrava in modo definitivo la sua indipendenza e neutralità. Nel 1840 il Re dei Belgi aveva mandato a (Torino 11 baronie di Stassart in missione straordinaria per offrire a Cordo Alberto il Gran Cordone di Leopoldo e poco dopo Carlo Alberto inviava ia Bruxelles il conte NomiLs di Pollone ■a portare a Leopoldo I il Collare dell'Annunziata. Lo scambio delle onorificenze iniziò i primi rapporti diplomatici fra i due Paesi. A Bruxelles il primo nostro ministro fu il conte erotti di Costigliole; a Torino venne il conte Vilain XIV. Storia interna e politica estera I dispacci del erotti, conservati nell'Archivio di Slato di Torino e quelli del conte Vilain giacenti al Ministero degli Affari Esteri di Bruxelles, ci ri velano, in particolari interessantissimi, la storia interna e la politica estera del Piemonte e del Belgio, ambedue per posizione geografica serrati tra grandi Potenze avide di dominio o di influenza preponderante sui piccoli Sta ti confinanti, ma parimenti fieri e gelosi della propria indipendenza. Ma diverse le condizioni politiche e le aspirazioni dei due paesi. Nell'Interno il Belgio era travagliato da una Costituzione democratica che limitando i poteri del Sovrano e concedendo libertà illimitata, era causa di continui turbamenti politici e di forti dissidii tra I due partiti contendente! 11 potere, il liberale ed il cattolico; il Re nel salire al trono l'aveva subita e, malgrado la considerasse assurda e pericolosa, l'aveva sempre osservata scrupolosamente; ma nella politica estera, il Belgio non aveva altra preoccupazione che di difendersi dalle insidie altrui, di mantenere la propria neutralità, di conservare lo sfati/ quo, di sostenere la pace ad ogni costo. Coll'Olanda pronta a cogliere propizia l'occasione per riconquistarlo, colla Francia che nutriva su dì esso miri segrete, colla Prussia diffidente e vigile, coll'Auslria apparentemente benevola ma malfida, colla Russia ostile verso lo Stato di origini rivoluzionarie e rifugio ospitale ad emigrati Polacchi, il Belgio dominato dal sacro orrore d'una guerra generale che l'avrebue reso campo aperto di battaglia, fu continuamente apostolo, araldo, arbitro di paco. Il Piemonte invece era retto da un Re legittimista che governava senza Parlamento, ma colle progressive riforme rinnovava civilmente il suo paese e si prefiggeva nella politica estera II segreto miraggio di cacciare anche con una guerra lo straniero dall'Italia. Cosi a noi riescono più graditi i rapporti mandati da Torino a Bruxelles dal Ministro belga, sulla ascensione civile del Piemonte, sul benefico Impulso dato da Carlo Alberto alle riforme, sulla elevazione spiriluale e patriottica del popolo per merito degli educatori del sentimento nazionale. Ma soprattutto ci interessano quelli del '48. Già negli albori il conte Vilain segnalava nei suoi dispacci l'effervescenza antiaustriaca degli spiriti, il prorompere fatale della crisi che presto o tardi sarebbe sboccata In una guerra italiana liberatrice. Sono per lo più notizie di cronaca che egli ci dà attinte da fonti ben Informate ma pur qua e là ravvivate da impressioni personali e da felici pitture d'ambiente. La domanda dello Statuto al Consiglio Decnrionale di Torino SI sa che Carlo Alberto, geloso delle prerogative sovrane, intollerante di pressioni, di tumulti piazzaioli, di atti chdeMla daprFinevoe nnepePiprcobrinstrcoal48daunRounedmdaladenetaedcedeemcucacSsfi« rigl'tehpbsudddfrcLnMlsdcfePnecclRltscmlqslsvsptpptrivoluzionari, fu restio alla concessione'dello Statuto perchè riteneva il popolo non ancora maturo alla libertà e presentiva quegli eccessi della stampa sba.vaglila e quelle sfrenatezze dei partiti a i e a u a i d o e e e a i s o e, a ri li n eil o a ù te e e o le di ti che furono fra le cause del fallimento del '48. Ma la Costituzione di (Napoli precipitò la crisi, onde in Carlo Alberto, stretto da ferreo dilemma, turbamenti, veglie, propositi d' abdicazione, consultazioni. Finché nel cenacolo del giornale torinese, 11 Risorgimento, diretto da Cavour, si deliberò di rompere gli indugi e nel 5 febbraio 1848, nel Consiglio Generale della città, discutendosi sulla petizione al Re per la guardia civica, Pietro Derossi di Santa Rosa lanciò la proposta di chiedere la Costituzione, come ricordano le parole scolpite nel bronzo in una lapide municipale. 11 giorno dopo il Ministro belga cosi informava il conte Hoffschmidt, Ministro degli affari esteri: « Il Corpo decurionale {« Consiglio comunale ») di Torino si è riunito ieri al palazzo municipale in numero di 48 membri presieduto dal primo sindaco il marchese Colli, in seguito ad una mozione del cav. Pietro Di Santa Rosa. Le discussioni cominciate ad un'ora si sono prolungate sino alle sei ed ecco il risultato del voto: su 48 membri 36 hanno votato per la domanda di uno Statuto e 12 contro, 31 per la guardia civica e 17 contro; si è poi deciso che queste domande siano fatte nei termini più riguardosi e siano portate dai due sindaci il marchese Colli ed il banchiere Nigra. Essi saranno ricevuti domani dal Re; questa premura di S. M. ad accordare questa udienza ed il voto favorevole alla Costituzione emesso da più membri del Corpo decurionale, personaggi ohe coprono alta carica alla Corte, fanno intravedere che l'Indirizzo sarà ben accetto e che S. M. non ritarderà la concessione desiderata... « Si racconta che il Re dj Napoli firmando la Costituzione abbia detto: « 11 Re Carlo Alberto colle sue prime riforme mi ha rotto Je braccia, io ora gli rompo le gambe ». Gli studenti dell'Università di Torino, che sono alla testa del movimento più avanzato hanno bruciato ieri sera nella piazza pubblica il giornale francese dei « Débats » confermante il discorso Guizot sull'Italia. Oli uomini di senno condannano questi eccessi puerili... ». Il 6 febbraio, nel famoso Consiglio dei Ministri, prevalse l'idea di concedere una costi!tizione foggiata alla francese senza però che fosse presa alcuna deliberazione da Carlo Alberto. Lasciò scritto Federico Sc.lopis, che nell'iiscire dalla sala del Consiglio i Ministri trovarono nell'anticamera reale i Sindaci di Torino venuti a presentare ai Ile il memoriale deliberalo dal Corpo Decurionale. raprlodadaluvaMpopacaVdtiavzipcadsitusoqAlla vigilia della guerra Su questo episodio il conto Vilain cosi riferiva nel suo rapporto dell'8 febbraio « Il Gran Consiglio riunito ieri al Palazzo solto la Presidenza del Ile, non si è sciolto che a 4 ore e mezzo: esso si componeva oltre al Ministri in carica, del maresciallo La Tour, del conti Prailormo, Gallina, Peiretti, Collegno, Coller, Sclopis, del marchese Ràggi e. del Procuratore Generale. Nulla e trapelato dell'oggetto e del risultato della deliberazione. 11 Re ha in seguito ricevuto la Deputazione della città e la interpellò sul motivi del numeroso assembramento davanti al Palazzo; i Magistrati avendo risposio che quella folla non era animata che da sentimenti di fiducia e di speranza sullo decisioni reali, Carlo Alberto rispose che si dovevano persuadere che avrebbe fatto tutto ciò che gli sarebbe stato possibile per la felicità, dei suoi popoli, ma che non avrebbe mai ceduto alla forza finché 1» riunioni sulle piazze pubbliche sarebbero continuate: poi congedò la Deputazione. « Notizie vaghe circolano questa mattina che ieri è stato deciso che il Re accorderebbe non uno Statuto, ma una Consulta di Stalo con voto deliberati vo, colla responsabilità dei Ministri e la libertà di stampa. Intanto voci più straordinarie sono state qui diffuse du ran-te questi tre giorni. Si è preteso che il Re, legano da promesse anteriori, sia riguardo all'Austria, sia verso Carlo Felice, non potendo concedere una Costituzione, volesse abdicare e lasciare a suo figlio la cura di promulgarla. 11 Duca di Savoia avrebbe declinato questo penoso dovere, obblettando l'allontanamento costarne dagli affari al quale il Re l'avrebbe costretto gbmmzpgpsiosagddssvmldltssttlpLasmnzutvrfscdurante a sua giovinezza. Queste voci false* ed esagerate hanno destato unagrande inquietudine nel popolo, perchè l'abdicazione del Re nelle circostanze attuali, sarebbe una vera calamità ». I rapporti successivi mettono in ri barde. l'esaltazione febbrile e bellicosa degli spiriti, la diffusione di stamne'pe e poesie incitatrici. Intanto in Fran lo eaiti lievo la" crescente irritazione in Torinocontro l'Austria per le vessazioni lom-eia crollò la Monarchia di luglio, si stabili la Repubblica. In Belgio si trepidò. Con Luigi Filippo cadeva uno dei maggiori puntelli che garantivano mesgtasnsrarono intorno al loro Re, Leopoldo I, dpronti a difendere fino all'estremo la mloro neutralità. Scriveva il conte di,eda ogni minaccia il piccolo Stato sorto dalle conseguenze delle giornate di luglio. Anche negli altri Stati si temevano inevitabili ripercussioni in Belgio. Ma in quella crisi, il Belgio diede esempo mirabile di ordine, di fermezza, di patriottismo; tacquero, come per incanto, le lotte dei Partiti: tutti si ser- Vilain il 3 marzo: « Ho ricevuto il vostro importante dispaccio del '26 che mi annunzia l'attitudine calma del Belgio di fronte agli avvenimenti di Parigi e le dimostrazioni patriottiche che le Camere preparano. Io mi affretto a dare comunicazione di questa eccellente posizione della nostra Patria. Le voci più sinistre si sono diffuse a Torino su questa situazione. Ieri ed il giorno avanti mi sono forzato e sono riuscito a dissipare queste inquietudini.. ». l : n e n a e a e i e : te a e ù u o oo e e linfo Il fuoco divampa Ma 11 fuoco divampa. Vienna insorge, Milano inizia il suo movimento liberatore. A Torino è grande la commozione e agitatissimi gli animi. Il 20 marzo il conte Vilain riferiva: « Ieri si è ricevuto qui la notizia del movimento di Vienna e della convocazione degli Stati Generali in questa capitale per il 3 luglio, quella di una grande rivolta a. Milano, ba accompagnato questa notizia ufficiale ed ha subito destato la più viva agitazione in tutta la popolazione Torinese. A 3 ore del pomeriggio, su invito manoscritto del marcitele Roberto D'Azeglio affisso in tutti i luoghi pubblici, un gran numero di patrioti e di allievi dell'Università, si è riunito in piazza della Cittadella, e dopo qualche discorso assai caldo, si sono aperte e sottoscritte schede di volontari armati per volare in soccorso ai Lombardi; a notte molte migliaia di giovani erano arruolate; la deliberazione ministeriale che dispone ila truppa di linea sull'estremo limite della Lombardia, è presa soprattutto per impedire al volontari di passare la frontiera, ma si dubita sul risultato tanto b grande l'eccitazione in tutto il Paese contro gli Austriaci. Intanto, quali saranno le conseguenze, se l'insurrezione Lombarda riesce? Già si parla qui di un progetto di Repubblica Lombarda, messo avanti dai Partiti avanzati. Questo piano spaventa l'aristocrazia milanese che preferirebbe mettersi d'accordo col Governo di Vienna mediante la concessione d'istitu zioni costituzionali assai larghe sotto una medesima corona. «Altri pensano a riunirsi al Piemon te, ma non e difficile di vedere che ciò verisimilmente provocherebbe la guerra generale. Il Piemonte ne sarebbe forse il teatro ed in questo caso ciò sarebbe una violazione di trattati : si £ già a ciò pensato teoricamente, ma ora che ila cosa appare nella sua realtà immediata, si f> spaventati, ma si potrà arrestare questa prospettiva che tant scritti, tante manifestazioni permessi o accette in Italia dagli uomini al potere, hanno preparato ed incoraggiato in questi due anni? Ecco il tormentoso problema che sarà risolto fra pochi giorni ». Il ritorno di Vincenzo Gioberti dall'esilio Gioberti rientrato a Torino il 20 aprile dal suo esilio di Parigi ebbe accoglienze trionfali. iLa nostra terra, scriveva esultante il Valerio, può essere ora cena del suo pieno riscatto perché la mente che divinò il risorgimento d'Italia, saprà pollarlo a compimento. Arrivava Egli a Torino mentre si discuteva appassionatamente il probkv ma della fusione delle nuovo Provincie liberate dall'Austria col Piemonte, con un programma ben definito quale rivelò nelle sue lett-vre ed articoli scritti in quel giorni sella Concordia: formazione del regno dell'Alta Italia, esaltazione delia monarchia spingendola ad assumere un carattere pili popolare per disarmare le diffidenze del democratici lombardi, confutazione delle accuse contro il Piemonte che mirasse solo al suo ingrandimento: collegare, fondere le energie nazionali, predicare la concordia fra i Principi italiani, eliminare le cause disgregatrici. Tutti i patrioti guardarono a LuìsvnvdqmsrcRltdqnrmtpnbuci trepidanti di stanze come ad un aln"me tutelare. Anche il Ministro beiè jK* »^'0 trasportare dal comunee i entusiasmo, come si legge nel suo bel lissimo rapporto del 2 maggio: a L'apertura della Camera avrà luo-mn o'go lunedì 8 corrente. Si spera molto m-.neU'c-lezione a Deputato dell'abateGioberti. Questo pubblicista di cui gli scritti esercitano cosi grande influenza sulla condotta. degl'Italiani è filtrato l'altro Ieri a Torino, sua città natale. Questo ritorno è stato per lui un vero trionfo. La popolazione è statasi eno no tutlo il giorno davanti alla sua di mora. Gli abitanti più ragguardevoli d anche Ministri gli hanno fatto visita, ed alla sera la città è stata magnificamente illuminata. Non si dubia che il Gioberti non sia eletto Presidente della Camera alla quasi unanimità dei suffragi. Del resto tutti 1 suoi sforzi tendono a stabilire l'unità d'Italia e soprattutto la fusione immediata del Piemonte e della Provineia Lombardo-Veneta sotto una mede- rsima corona come solo mezzo di salvezza per la comune Patria. « Già ieri la sua penna ha scritto nella Concord.il un articolo notevolissimo tendente a combattere e a distruggere gli ostacoli che eleva a questo riguardo il Partito democratico milanese. Gioberti vuole un'adesione spontanea ed a breve termine salvo a regolare più tardi e di comune accordo tra le parti riunite di questo bel Regno le condizioni di esistenza e di ibertà. Non si può negare che se i tentativi di questo grande Patriota e dai veri amici del Paese riuscissero, questa ricca parte della penisola e nello stesso tempo l'Italia di cui essa rinforzerebbe la difesa, saranno chiamate ad esercitare una parte importante nella politica europea. Cosi si pretende che il Gabinetto di Londra non veda di buon occhio la forte combinazione della Lega Italiana che in una guerra marittima sul Mediterraneo potrebbe distrarre più tardi d'accordo colla Francia la preponderanza inglese. L'Italia possiede ailila Spezia, a Genova, a Napoli e nell'Adriatico i più bel porti del mondo, e più di 10.000 lavoratori e 124.000 marinai equipaggie rebbero e guiderebbero le sue flotte Sembra che le Isole Jonle, Corfù ed anche Malta, potranno essere attirate in questo movimento unitario ». Altri rapporti gustosi scrisse 11 Vi lain fino al settembre 1848 quando fu sostituito nel suo posto d,i Torino dal Principe di Ligne. Ma i brani riferiti sono già eloquenti a dimostrare come egli seguisse con interesse e non sen za simpatia gli- avvenimenti nostri del '18, registrasse fedelmente tutte le voci correnti e riferisse colle notizie le proprie impressioni. Ria è soprattutto notevole in tali di spacci che a questo osservatore stra niero non sfugge l'importanza del movimento nazionale sotto la guida del Piemonte e che malgrado le asprezze dPlla via conseguirà il trionfo finale, E' quasi un augurio alla nazione italica affacciatesi al mondo che balza tra le righe di questo diplomatico belga come se fosse presago dei comuni giorni luminosi che si preparano ai due Stati, quando combatteranno insieme eroicamente e vittoriosamente una lotta disperata e vedranno esultanti il glorioso stemma di Brabante intrecciato, in fausto connubio, insieme agli azzurri nodi di Savoia. ADOLFO COLOMBO. dddLcgrndarcdnsmcvn