Lo spirito militare e l'educazione sportiva di Augusto Turati

Lo spirito militare e l'educazione sportiva Lo spirito militare e l'educazione sportiva • Non vi può essere — ha detto Augusto Turati agli ufilciali della Mili ila — espressione completa della nostra volontà e della nostra potenza erte ad una condizione: esaltare lo spirito militare e amare la caserma, la casa dentro la quale ognuno di noi si ritrova o milite, o comandante, uguale dinanzi alle necessità della stirpe e allo splirito di sacrificio; o affermare la supremazia della stirpe; o essere negatori della caserma, dello spirito militare; essere disintegratori dello Stato, sordi nella coscienza, amorali nella vita ». Belle, giusta parolel 11 popolo, a voler essere libero davvero, dev'essere armato. Oggi la dura realtà ha risenscitato negli Italiani vecchie e nuovo energie; e lo spirito di Machiavelli è ritornato tra noi; non del Machiavelli gesuitico, ambiguo, della leggenda popolare, ma del nohile e puro pensatore italiano, che alla Patria un Inno caldo d'amore innalzava, a conclusione rli una fredda dissertazione di scienza di Stato. L'Italia si afferma oggi come Potenza, e si afferma tale col suo vigoroso Esercito. Poi che questo è l'insegnamento del pensatore Italiano: uno Stato è immorale se rinunzia o infiacchisce la Individualità, come 6 immorale un individuo che rinunzia alla lolla e ed annulla nel suicidio spiriDuale. Il poeta che si guarda allo specchio, 51 filosofo che si imprigiona in una formula, l'uomo pratico che svolge la sua attività per inerzia, il popolo affetto da incontinenza aulocelebrativa per un suo trapassato glorioso, sono fossili, non uomini o popoli eternamente viventi; In loro 6 scesa la morto spirituale, che ha ombre più vaste » sinistre della stessa morte fisica. Quando noi entriamo in una caserma — ha scriMo un illustre maestro — le nostre energie tumultuano indomite e fiere di se stesse, e non sofferiscono gioghi. Noi slamo orgogliosi di codesta nostra fierezza e non vogliamo impoverire il nostro animo costringendolo in uno schema rigido di vita. Ma lo schema di disciplina fisica e morale nel quale si costringe la recluta, non vuol essere nient'altro che una liberazione dalla goffaggine ginnastica di essa e del suo capriccio spirituale: la disciplina non impoverisce, ma arricchisce.. Ricordiamoci che ógni educazione, ógni scuola, non rappresenta, in fondo, che una liberazione: liberazione dall'ignoranza, dall'indisciplina, dal caos; sicché libertà e discplina si riducono ad essere sinonimi; e l'uria non può sussistere senza l'altra, e runa condiziona ed è condizionata dall'altra. La nostra antica razza ha incarnato le sue migliori virtù nel soldato, ha abolito nel soldato tutte le differenze di età, di regione e di casta; ha affidato al soldato ie proprie speranze, il proprio avvenire, le più delicate e profonde ragioni della propria vita. Ogni mi]Me. quindi, deve considerarsi non già una personalità isolata, ma bensì l'anello necessario di una catena infrangibile, collaboratore indispensabile dell'istituzione che lo onora che egli è chiamato ad onorare. Ogni milite deve ipensare ch'egli può essere chiamato un giorno — come i suol gloriosi predecessori — ad accettare l'arsura, la pietraia infuocata, il fango spaventoso, il gelo delle altezze, l'insonnia, la fatica, ogni genere di lavoro sul limite della morte, ogni tormento, ogni pericolo; può essere chiamato a vìvere nel rombo del fuoco, nell'impossibile, nell'Inferno; a traversare vicende terribili senza rifiutarsi a nessuna esperienza e a nessuna angoscia. Tutto ciò il mtlite non potrebbe fare se non avesse una chiara coscienza del proprio dovere; e il dovere del soldato italiano è alto e complesso — oggi Più d'ieri — poiché segue passo passo lo svolgersi di quel progresso civile e universale, che è legge senza riposo di popolo In cammino. L'Italia nostra è ora all'avanguardia del progresso. E a Roma si dirigono le vie di fiamma: a Roma per la quale tutti 1 pcpoli della penisola sono diventati il popolo italico solo: a Roma, che è ritornata il centro in cui si crea Yjus gentinm. Giovani su cui s'indugia ancora la carezza materna, dolcissima confortatrice e moderatrice; giovani cui allieta il sorriso della primavera annuale e della primavera umana, scendono In coorte serrata dai campi, dalle officine, dalle aule sapienti, istoriate dalla tradizione quasi millenaria, armati del proprio fervore, più che d'armi, capaci di morire più che di vincer*, pur non pensando che la morte è spesso più feconda di una vittoria, pronti a tutto, votati a tutto, ardente manipolo primo della Patria, marclante innanzi alla Patria stessa come la bandiera della saia giovinezza ritornante. Nel giugno 1918, il Duce scriveva: '« ... Credo che il fattore qualità debba prendere una parte dominante nel giuoco bellico che è stato finora di quantità... La nozione della guerra qualAiariva ed integrale, della guerra che cerca ed attua con esasperazione ostinata tutte le novità grandi e pie cole che possono avvicinare 11 giorno della vittoria, non è apparsa che mol to tardivamente e vagamente alla in telllgenza dei Governi... Bisogna con vincersi che un individuo cosciente e coraggioso dà un rendimento di cen lo, e che, viceversa, cento individui ignari e vigliacchi non danno il rendimento di uno solo Per nostra fortuna, il Fascismo, con l'educazione nazionale, sta mutando profondamente e largamente le qualità della massa del combattenti. L'Esercito accresca ogni giorno più la sua capacità per istruire sempre meglio 1 giovani già virilmente educati dal Paese. Attraverso gli esercizi contìnui e le gare corporee, l'Esercito addestra mirabilmente i soldati al combat timento. Ma anche con questa precisa dna liti — ha notato Landò Ferretti — il metodo da preferirsi non può essere che quello sportivo. E le ragioni rli questa preferenza sono state esposte lucidamente dal colonnello Cravero, che ha fatto della Farnesina la organizzazione più completa di sport che esista in Italia. Una scuola militare, una caserma, può essere bene un ludus di tutto lo spirito, quando con intelligenza, ed e- schsrszocrmtrtccdsapduvPmbAidrzrbsatlbBcvcamgnp quìlibrio si miri non a fabbricare delle sagome vestite in grigio-verde, ma ad educare degli nomini, dei soldati della grande milizia umana. L'Esercito 6 l'istituzione più feconda di risultati educativi, quando una Nazione si persuade che esso non serve semplicemente a offendere o difendere, ma serve anche a disciplinare energie, ad eccitare gli spiriti fiacchi, a formare i caratteri, a comunicare una regola e un ordine di vita a un popolo. Ora è certo che, mercé l'educazione sportiva. « i soldati di domani — cito ancora parole del Ferretti — considereranno l'opposta trincea al pari di un traguardo che si può e si deve raggiungere anclie se su di esso la vittoria assuma il volto cereo della morie «. PIRRO ROST.

Persone citate: Cravero, Duce, Machiavelli, Pirro Rost

Luoghi citati: Italia, Potenza, Roma