I PROCESSI

I PROCESSI I PROCESSI asspaCaCivMaesacoanonin cui perdevano tragicamente la vita)hai commercianti fratelli Armando ed, veAngelo Ostacoli fu Angelo, rispettiva- comente di 28 e 21 anno, abitanti in corso'coVercelli n. 227. I disgraziati fratelli cola serata con gli i i La tragica motte di due fratelli : (Tribunale Penale di Torino) Tra le molteplici sciagure che hanno, col loro frequente ripetersi, cosi penosamente impressionato la cittadinanza ili questi ultimi tempi, non e dimenticato il ricordo di (niella gravissima avevano trascorso _ amici nella città ed attardatisi alquanto avevano stella notte dal 26 al 26 novembre 1928 noleggiato un taxi per ritornare a casa- Giunta la macchina in corso Palermo, all'altezza di via Hivarossa dopo il Largo Sonzini, il conduttore che nella notte buia, priovviginosa ed in località non eccessivamente illuminata, accendeva di tanto in tanto i fari, scorgeva un carro trainato da un cavallo che si dirigeva verso la città. Lo chaurieur, tale 6 il suo racconto, avvistato a qualche centinaio di metri il carro, spegneva i fari momentaneamente accesi e- dava le segnalazioni regolamentari. Egli già stava per incrociare il carro, quando con un'improvvisa e rapidissima mossa, il cavallo si gettava decisamente verso sinistra, sulla strada dell'automobile. Lo chauffeur fece agire ancora i freni e sterzò, ma non potè evitare d'investire violentemente il convoglio. Nell'investimento, la stanga di sinistra del carro penetrava nello sportello posteriore sinistro del taxi e colpiva alla regione toracica Armando Ostacoli, mentre per il violentissimo urto il fra tello riportava la frattura della ba-se cranica, lesioni per cui i due poveri giovani spiravano prima ancora di giungere all'Astanteria Martini dove erano stati immediatamente portati Rinviato a giudizio per i due omicidi colposi, lo chaufleur Cosare Tarditi abitante in via Verrés 20, difeso dal l'avv. Signorini, è comparso davanti la VII Sezione <lel Tribunale presieduta dal cav. Zanotti, p. M. cav. Cottafavi. La madre dei disgraziati fra telii si 6 costituita parte civile col patrocinio dell'avv. Riccardo Sola. Al di' battimento, la difesa del Tarditi si è prpfissa di dimostrare che l'Investi mento ora stato determinato più che dall'imprudenza dell'imputato -- che non correva a velocità eccessiva nò aveva omesso di dare le segnalazioni regolamentari, e teneva infine la pròpria mano — dalla negligenza dei carrettiere Giovanni Neretto di Antonio, d'anni 22, nato a Volpiano e addetto al servizio della ditta Antonio FuTbacco di via Pisa 25- Il Neretto stava, se condo il deposto reso all'istruttoria ed al dibattimento, seduto sul carro, av volto, .per la rigidità della stagione, in una coperta, ma ben sveglio ed attento Sanonche, dinanzi al fuoco di Ala delle interrogazioni cui fu fatto segno, i.l Na.retto — pur protestando sempre la veridicità del suo primo racconto — non potè escludere che in quella sera fatale si fosse mai addormentato, non avesse conseguentemente inteso i segnali di tromba dell'automobile. Per questa ragione, ed in considerazione delle affermazioni di parecchi testi, i quali spiegarono che l'improvvisa mos sa del cavallo sulla rotta dell'automobile potè essere stata determinata da un'errata manovra del carrettiere, il P. M. cui si è associato il difensore aw. Signorini, estendeva l'imputazio ne di omicidio colposo al carrettiere Naretto Giovarmi. Conseguentemente il Tribunale rinviava la discussione del la causa a nuovo ruolo in attesa del „ l'istruzione'-della procedura contro ttltNaretto. rdue giudizi saranno quindi 'c. nunaranapediTinonusivredidiqufecorasucasegpucigiAcicoLcoinptazi19peptacodglaAgsptae dlirazmdvzvtaztrcpnacztingo r e a n i n a ì n e . o e i a a a i o l i n a l ne aabbinati c discussi, con-un unico procedimento. ' Un calunniatore alle Assise (Trfb. Penale di Torino) H 3 marzo dello scorso anno giungeva alla stazione del carabinieri di Venarla Reale una lettera anonima nella quale si denunciava che una ragazza, abitante in quell'epoca alla Venaria, Olga Galante, ventiduenne, s'era sottoposta a pratiche criminose per interrompere uno stato di Incipiente maternità. Le manovre, si aggiungeva nell'anonima, erano state compiute da un'ostetrica della Venarla, Margherita Carrara Mosso, di 30 anni, alla quale il compenso richiesto per la esecuzione delle pratiche criminose era stato corrisposto dal signor Antonio Maglieri, abitante in via Vassalli Eandi, 25, a Torino. I carabinieri avviarono senz'altro le indagini, interrogando dapprima la Galante e poi la ostetrica Carrara. Effettivamente risultò che la Galante, impressionata per certi fenomeni che potevano far credere ad una incipiente maternità, era ricorsa per un con sulto alla Carrara. Ma costei, lungi dall'aderlre alla richiesta di un intervento criminoso, aveva dichiarato di trovarsi nell'impossibilità di pronunciarsi circa l'esistenza o meno di un incipiente processo di maternità, e aveva sconsigliato, ad ogni modo, la giovane dal ricorrere' a pratiche abortive, suggerendole invece di rivolgersi al fidanzato per trovare sollecitamente una soluzione al suo stato anormale, qualora questo stato si fosse con certezza manifestato. Ma l'indagine del carabinieri portò anche ad altri accertamenti più radicali e più convincenti. O'ga Galante fu sottoposta ad un esame sanitario per parte del medico condotto di Venarla, dott. Caire. Orbene dagli esami effettuati, il sanitario potè escludere con sicurezza che la ragazza recasse traccie di regresse manovre abortlve. Tutto ciò convinse la Benemerita che la denuncia anonimo, era infondata. E ad essa non fu dato corso. Senonchè la denuncia doveva avere un seguito per parte della ostetrica Carrara, fatta segno così malvagiamen. te, ad un'accusa infame e calunniosa. t MI tengo in anonima — cosi l'autore della denuncia chiudeva II suo scritto — finché non saranno presi i provvedimenti del caso ». Ad onta di tanta «aititela, la signora Carrara intuì a chi doveva risalire lo scritto. E dell'individuo, sul quale essa aveva addensati i suol sospetti — l'ortolano Cesare Tinivella di Antonio, di 27 anni, abitante alla Venarla — si procurò uno scritto. Questo scrìtto era una lettera indirizzata dal Tinivella al Circolo Sociale di Venaria per rassegnare le dimissioni di socio. Affidati ilo scritto anonimo ed il documento autografo ad un perito grafico, il prof. Turco, questi emanò — dopo avere esaminalo I due documenti col sistema comparativo tecnograflco — un giudizio che toglieva ogni dubbio: i due documenti erano dovuti alla stessa mano. SI ebbe cosi, da parte della signora Carrara la denuncia per calunnia contro 11 Tinivella. L'istruttoria aperta contro costui recò altre prove, Insieme al concordante parere del peri rl.oItO grafico prof. Vitale, designato dal "ce istruttore. Cesare Tinivella cosi rinviato a giudizio. Nel empo egli cercò di correre al ri!!" ! l»1".1.- i™11™10"0 al Procuratore del Be nil 10 luglio scorso — una denuncia, firmata contro l'ostetrica S61 Carrara per gli stessi fatti segnalati arvinsdnvCtlnlgEmel er .-i n i già nell'anonima. Nella nuova denuncia, l'accusatore attenuava però la portala del fatti, prospettandoli edme un tentativo di procurato aborto, rientrato per la paura da cui l'ostetrica era o stata invasa nell'intendere che la Beaj uemerita si occupava di lei. Ieri alla sezione VI del Tribunale i!fPres' cav. Baflle P. M. cav Sotnmel- i Mno- dotu Ylv0) Ja,vrenbe dovu,° de processo con 1 tro U Tinivella. Limputato comparve, assistito dall'avv. Castellano;- E comparve anche la parte lesa, Margherita Carrara Mosso, che si costituì Parte Civile col patrocinio dell'avv. Libois. Ma il processo dopo un preliminare esame di merito (il Tinivella negò ancora di essere l'autore della denuncia anonima, persistendo nella negativa ad onta delle ammonizioni del presidente) ha dovuto essere sospeso, diverso do vendo essere il suo corso. Le pene comminate per il reato di calunnia, come ognuno sa. sonq graduate a se conda di quelle con cui sono puniti i fatti delittuosi cui si riferisce la de- a — a r a l e l „ ttltenlarne la vita. Furono alcuni iiffl i 'ciall italiani nascosti nel paese che le nuncla calunniosa. Orbene, il Tribù naie, dopo essersi ritirato In carne ra di consiglio, ha emesso una ordinanza colla quale dichiara che 1 reati per cui è.perseguilo il Tinivella sono di competenza della Corte d'Assise. Il Tinivella — osserva il Tribunale — non avrebbe soltanto inviato la denuncia anonima, ma ha sporto successivamente una denuncia, nella quale restringe la calunnia ad un tentativo di aborto. Egli ha mosso perciò due distinto Incolpazioni, la prima delle quali non perde il suo valore (agli effetti penali) finché non la ritratti. In conseguenza di quelle accuse, la Carrara avrebbe potuto subire una pena superiore ai cinque anni. Il reato di calunnia attribuito al Tinivella è conseguentemente, maggiore di quello Che gii è stato attribuito. Egli sarebbe punibile con una pena da tre a dodi ci anni di reclusione. Tale reato maggiore è di competenza della Corte d1 Assise ed il Tribunale ha rinviato perciò gii atti al P. M. per l'ulteriore corso della causa. La serva che uccise la padrona perchè licenziata Busto Aralzio, 10, notte. Si è iniziato stamane il processo contro quella Giuseppina Borghese che in via Soncino a Milano uccise ih propria padrona Luigia Ferrari mari tata Carati, per vendicarsi del liceo ziamento. 11 latto risale al 27 febbraio 1928 La perizia psichiatrica conclude per l'infermità mentale della Borghese. li presidente comm. Dolci ha subito proceduto all'Interrogatorio dell'itnpu tata. L'imputala, che dimostra di ricordare bene l'avvenimento, atlerma di avere sparato coùtro la povera signora tre o quattro colpi di rivoltella, ma non sa definire con precisione Appena commesso il delitto si conse gnu in Questura e precisa di aver sparato nella prima stanza dell'appartamento della Ferrari. Racconta come e quando sparò e si diffonde a parlare del suo licenziamento avvenuto alla line di febbraio. Ritornando al fatto la ragazza dice: Quando chiesi il motivo del licenziamento, la padrona mi allontanò In malo modo. Allora «strassi dal comodino che si trovava, in camera la rivoltella del padroje e sparai... Il Presidentie muove diverse contestazioni, ma la Borghese risponde evasivamente, sostenendo di non ricordare. A domanda dei Presidente l'imputata racconta di aver sofferto forti emozioni durante il periodo della guerra trovandosi essa a Pradamano, un piccolo paese che ebbe molto a soffrire per l'invasione nemica. L'imputata afferma che per tre giorni il combattimento, si accani intorno al suo paese e i soldati che lo occuparono usarono verso di lei violenza. A domanda della difesa l'imputata conferma la circostanza di aver inesso una bomba nell'automobile del generale austriaco Boroevich per at- i a a aa a a e oo e5, e a fe, e nn gi no odi e a rrarse ò iaito li ueaea reca n. uuo i di n E va no nuna ralo of. ama diue sa oia ernri al la el riBe a, ca ati avrebbero consigliato di "fare ciò. 11 rappresentante della legge esclude la vericldità dell'episodio.; in - quanto: da informazioni assunte a Pradamano non se ne ebbe alcuna conferma. Finito l'interrogai ono dell l'Imputata sale alla pedana Paolo Carati, marito dell'uccisa, il qual-* ripete le dolorose note circostanze dell'assassinio. E' la volta del figlio della vittima, Adriano Carati, d'anni 18. Il teste con voco rotta dal pianto, narra come avvenne li licenziamento della Borghese e le minacele di quest ultima In caso che 11 licenziamento si fosse verificato. Vengono quindi escussi 1 primi testimoni. E quindi l'udienza è rinviata a domani, Il fallimento di una Società Cooperativa e la condanna del suo Presidente Novara, 10, notte, In seguito al fallimento della Società Anonima Cooperativa per l'industria dei salumi e latticini del comune di Momo, vennero rinviati a giudizio penale il presidente Primo Bulloni di Angelo, d'anni 53, portalettere, l'amminlstratore delegato Primo Colombo fu Giovanni, d'anni 42, ed i consiglieri Carlo China di Giulio, d'anni 48, Giuseppe lnvernizzi di Luigi, d'anni 38 e Camillo lnzaghl fu Battista, d'anni 40. E' solo contumace l'iavernizzi 11 Balioni, che era latitante, si è costituito all'udienza, Al Ballimi viene elevata l'accusa di avere indicato falsamente, come sottoscritto e realmente versato dai 1U26 ui poi, nell'atto di costituzione della So cietà, nei verbali di assemblea, nel registri sociali, nelle circolari, nelle fatture e sulla corta la lettere, il capitale di L. 50 mila prima e 500 mila poi, mentre effettivamente non era versala che la somma di 125 mila lire; di avere poi ancora dissimulando passività dell'azienda, restando ancora da versare la somma di lire 105.800,40, prelevato e di essersi accreditato dai fondo sociale per uso personale L. 115.334,40 senza l'autorizzazione voluta; di avere addebitato alla Società appena formata le sue passività commerciali e personali per la somma di L. 41.063,90, causando cosi il fallimento della Cooperativa. Inoltre gli si fa carico di bancarotta semplice per non avere, quale amministratore e con negligenza nelle sue funzioni di amministratore, omesso di convocare la Società quando il capitale era ridotto a due terzi, per non aver presentato il bilancio ai soci, non aver notificato la cessazione dei pagamenti, non tenuto tutti ì libri prescritti. Gli altri quattro sono Imputati d'avere, con la propria negligenza e trascuratezza, reso possibili le sottrazioni e le operazioni criminose del presidente Balioni, e del reato di bancarotta semplice. Il Balioni all'udienza cercò di giustificare il suo operato, in modo però poco persuasivo, mentre gli altri coimputatl affermano di non sapere nulla circa 1 fatti avvenuti. Il P-M- chiede la condanna del Baiioni alla pena della reclusione per anni 3 e degli altri a mesi 5 di detenzlone. Parlano in difesa del Balioni l'avv. Savinelli, del Colombo il comm. Montani, del China l'avv. Otttna e degli altri l'avv. Cantore. Il Tribunale, presieduto dal cav Pescc, condanna il Balioni ad anni 1 - mesi 4 di reclusione ed accessori ■ n 1 .1 . . ; „ , , . SsidmvZpdfInorun ara Bele el- ,° nve, mandando assolti gli altri. La grande uniforme e gli Ufficiali di complemento Roma, 10 notte. A proposito at quanto è stato pubblicato otrea l'obbligo della grande uniforme per gli ufiictall o opportuno precisare che la grande uniforme b facoltativa solo per gli ufficiali in congedò, mentre per quelli di complemento rimane l'obbligo di ossero provvisti dell'unlfOTime stessa. I^o stesso obbligo Incombe agU ufficiali in congedo che siano chiamati a prestare servizio prèa I su te truppe.. ■