Il Mezzogiorno

Il Mezzogiorno Il Mezzogiorno Vi è in Italia una intensificazione di attività di cui le cifre che vengono pubblicate non danno che una pallida idea. Dai numeri esce una visione complessiva della evoluzione che si compie: ma vi è nel quadro generale, qualche parte che più delle altre è significativa. Tra questi particolari aspetti del movimento nazionale è quella che appare maggiormente interessante è l'evoluzione che lentamente ma sicuramente si va profilando nell'Italia Meridionale e che poco per volta modifica la struttura economica e sociale di quelle regioni poco conosciute anche da molti italiani. Vi sono infatti idee che, una volta affermatesi, difficilmente si mutano. Perciò è più generale di quanto si creda la sensazione che la situazione del Mezzogiorno d'Italia sia ancora quella rappresentata nella classica inchiesta del Jacini o nei profondi studi del SonniJio 0 del Franchetti. Invece molto cammino si è fatto da allora, e per quanto le modificazioni economiche e sociali si compiano solo molto lentamente e appunto per questa loro lentezza non appaiano chiare e spiccate all'osservatore isuperflciale, tuttavia esistono e incidono profondamente nella costituzione ambientale. Il Mezzogiorno va compiendo una di queste essenziali trasformazioni; vi contribuisce tutta una serie di cause, demografiche, economiche, culturali, sociali, politiche. La popolazione, crescente con un quoziente di natalità che è il maggiore d'Italia, e ineluttabilmente avviata ad un progressivo miglioramento del tenore di vita, ha dato impulso ad una quantità di iniziative che da un lato hanno distrutto o vanno distruggendo torpori ed inerzie, e dall'altro fanno ricercare nell'industria e nel commercio; e non solo nella agricoltura nuove forme di attività produttive. Cosi sorgono, si sviluppano, si ravvivano nuovi centri, nuovi focolari di vita economica (basta per tutti citare Bari e Catania), è di là irradia uno spirito di imitazione, di emulazione, di progresso sulle altre località vicine e lontane. Del resto questo fervore di espansione favorito dal tacere delle passioni politiche locali si nota per i più insistenti richiami di credito, che partono dall'Italia meridionale, dove i capitali esistono, ma sono incora pavidi e timorosi, anche per recènti amaro esperienze, a uscire dal guscio degli investimenti terrieri o da quello della tesaurizzazione inerte e sterile. ; Il fenomeno risalta anche per le più frequenti richieste di una revisione nei costi dei trasporti che tendono ad avere nuovi sbocchi per una produzione agricola ed industriale ognora crescente, per le necessità che si manifestano di modificazioni nel.regime doganale, dirette e a tener conto delle nuove attività produttrici del Mezzogiorno d'Italia, per la tendenza che si rileva in ogni Provincia meridionale ad avere più scuole, soprattutto più scuole professionali, espressione del desiderio di crearsi quella migliore preparazione e quella più progredita istruzione tecnica, che la pratica locale non riesce a dare. Non si può negare che a questo movimento hanno contribuito l'esempio del Settentrione, la maggior conoscenza delle ragioni intime della sua più progredita istruzione, e soprattutto il sentimento nato dalla rinsaldata coscienza della solidarietà Nazionale che porta le regioni più povere non già a lottare contro quelle più ricche, ma ad affrettare il ritmo del proprio lavoro in una magnifica gare per non restare ancora distanziati. Questo sentimento unitario si è rafforzato in questi ultimi anni, durante i quali il Mezzogiorno ha visto per opera del Governo realizzarsi una serie di lavori pubblici da lunghi decenni promessi e mai eseguiti e per merito di alcuni fra gli stessi uomini del Mezzogiorno i quali hanno colle loro iniziative dato vita a nuove magnifiche forme di attività e hanno dimostrato ai loro corregionali come non vi sia alcuna ragione congenita di inferiorità del Mezzogiorno d'Italia e che anche là grandiosi stabilimenti industriali e forti case di commercio possono sorgere, prosperare, ingrandirsi, esportare quando si trovano capi abili, intelligenti e tenaci. ^nche nella recente adunata Industriale di Napoli, tutti questi indici di un più rapido pulsare di vita di una attività più forte, di un desiderio di più fattivi progressi sono venuti alia luce attraverso discussioni in cui era assente la retorica delle frasi e in cui il sogno irreale cedeva all'esame di problemi concreti, di difficoltà pratiche, di scopi precisi, in cui soprattutto era sempre presente il proposito tenace, volitivo energico di voler diventare un elemento influente nella vita economica nazionale. Certo è questo: che accanto all'agricoltura, accanto alla bonifica, con lo svilupparsi d'una nuova rete di strade e di porti, il Mezzogiorno vede sempre più aumentare una sua attivtà industriale. Si tratta di un'industria che non ha le stesse proporzioni e le stesse produzioni di quella del Nord, che è composta di una percentuale grandissima di mo deste aziende, che tende piuttosto a servire ai consumi locali o a tras formare le materie prime che trova sul luogo, che attraversa in questo momento un periodo di selezione tsfesdlcamppfzvncmnlszpn talvolta doloroso, ma che appunto per queste sue caratteristiche ha tutti gli aspetti di un movimento sano, che ha posto le sue radici in terreno buono e che è destinato a svilupparsi più rapidamente in futuro, non appena superata la sua fase iniziale. Tutto ciò spiega anche come la economia meridionale presenti fenomeni caratteristici di una trasformazione che tende ad avviarla da economia puramente immobiliare ad una economia mista. Vi contribuisce oggi e vi contribuirà ancora più domani il movimento sindacale che disciplinando salari e mano d'opera porta alle necessità di un maggiore rendimento, da parte degli operai, e quindi ad una riduzione del loro numero nelle imprese attuali ed alla spinta per farne sorgere altre ove le maestranze disponibili possano trovare lavoro. Ma ancor più spingono a dar nuovo impulso alla risurrezione completa di tutte le energie economiche meridionali la permanenza in Paese di quelle forze lavorative che altra volta trovavano nella emigrazione uno sbocco alla loro attività e nello stesso tempo quei più frequenti e numerosi contatti fra Nord e Sud che derivano specialmente dal più largo stuolo di elementi meridionali che hanno vissuto e vivono negli ambienti settentrionali. Infine una ultima causa di questo promettente risveglio è la disponibilità di forza motrice che i grandi impianti idroelettrici hanno finalmente assicurato al Mezzogiorno d'Italia non solo togliendo di mezzo uno dei maggiori ostacoli al suo sviluppo ma dando un nuovo grande incentivo al suo progredire economico attraverso la propaganda per le applicazioni dell'energia elettrica. Da tutto questo insieme di cause deriva lo spirito nuovo che anima i nostri concittadini del Mezzogiorno: quello spirito che dà loro la conoscenza delle loro possibilità, la coscienza del loro valore e come conseguenza la convinzione di potere essere i primi artefici delle loro fortune senza attenderle dal Governo, ma fidando nelle proprie energie, nella propria intelligenza, nel proprio lavoro. Tutta la Nazione deve essere lieta di questa trasformazione che si va realizzando nel Sud e che è destinata a cementare sempse più la unità economica e politica italiana, pur lasciando intatte le caratteristiche speciali di ciascuna economia regionale. Soprattutto deve essere seguita con simpatia e con fiducia, accompagnata con la volonterosa fraterna colaboraziione finanziaria e spirituale, questa fattiva volontà meridionale che trova oggi sovente nella scarsezza delle disponibilità locali e nella impreparazione degli ambianti provinciali un ostacolo a dare appieno la prova di ciò che essa può fare, ma che uscita dallo stato di incubazione sarà certamente uno degli elementi essenziali nel futuro assetto dell'economia italiana. GINO OLIVETTI.

Persone citate: Franchetti, Gino Olivetti, Jacini