I meharisti occupano Ubari e l'Uadi Hajal

I meharisti occupano Ubari e l'Uadi Hajal I meharisti occupano Ubari e l'Uadi Hajal Una marcia di centoventi chilometri so terreno difficile - Le popolazioni si sottomettono mentre i ribelli fuggono verso il confine algerino (Per telegrafo dal nostro corrispondente) Tripoli, 31 notte. Le truppe operanti nel Fezzan, dopo l'occupazione di tutti i paesi della zona di Hofra Sciarghia a oriente di Murzuk, e dopo aver soennemente issalo il tricolore sul castello della stessa città, hanno iniziato rapidamente il movimento per raggiungere gli altri obbiettivi. Si può dire che, non appena terminata a significativa e suggestiva cerimonia dell'innalzamento della bandiera, i sahariani, con il Duca delle Puglie e U generale Graziani in lesta, si sono messi in marcia per ricondurre sotto il dominio dell'Italia e altre zone del Fezzan. Come si vede, dopo la brillante marcia da Sebha su Murzuk e sui paesi accennati, le nostre valorose truppe si sono riposate assai brevemente; la parola riposo ha per questi veloci meharisti un significato tutto particolare, poiché riposarsi, per loro significa soltanto creare una base pei movimenti in ogni direzione, anziché trovarsi in marcia di spostamento verso nuove méte. Sono perciò molto attive queste soste, durante le quali le truppe percorrono il territorio eseguendo op«razioni di rastrellamento e compiendo ricognizioni, per consolidare insomma definitivamente le occupazioni avvenute e per, prepararsi al balzo successivo. Doro venne uccisa una ardita esploratrice Cosi riprendendo ora il movimento, le truppe hanno compiuto un altro notevole passo in avanti. Questa volta in direzione nord-ovest, occupando Vbari, nell'Vadi Hajal, località che dista circa 180 chilometri da Murzuk, circa 145 da Sebha e 3705 da Ghat. Le colonne del generale Graziani, partite da Murzuk il giorno 25, hanno percorso la carovaniera che sboc gsnca neÙ'Vadi Hajal, nei pressi del villaggio El Figegi, tra Sebha ed Vbari, marciando per circa '120 chi lometri; il terreno, come quello dil tutta la regione in generale, é al-' quanto difficile, per una lunga zona desertica, a superare. Si incontrano tuttavia alcuni villaggi con discrete oasi e acqua buona; il primo è quello di Zirgan, nell'Vadi Olba, a una quarantina di chilometri da Murzuk. Il villaggio è costituito da poche case e da numerose capanne. Segue poi, sempre nell'Vadi Otba, il quale si percorre per un certo tratto, Tissaua, assai più grande, con una bella oasi, ma con case quasi tutte in rovina. Nei pressi di questo villaggio venne barbaramente assassinata, il l.o agosto del 1869, la intrepida esploratrice olandese Alessandrina Tynne, con alcune persone del seguito. Tratta in inganno da feroci predoni che, sapendola armata, finsero di disputar fra di loro, inducendola a uscire dalla tenda, fu aggredita da costoro e vilmente colpita a pugnalate, nonostante le sue estreme implorazioni di prenderle i valori ma di lasciarle la vita. Ubar! Di qui per circa 50 chilometri non si incontrano più che alcuni pozzi in cattive condizioni, e dopo si giunge a El Figegi, nell'Vadi Hajal, che si segue quindi verso ponente fino a Vbari. Da El Figegi in poi, l'Vadi Hajal è disseminato di palmeti e di altre piante in rigogliosa vegetazione. Sorgono qui numerosi villaggi, i quali offrono la possibilità di unàrnarcia agevole, essendo forniti di acqua e di pascoli abbondanti. Dopo Vbari, la regione cambia aspetto, divenendo sterile. L'occupazione di Vbari è avvenuta pacificamente, e la popolazione, come tutte quelle sedentarie del Fezan, attendendo le nostre truppe ansiosamente, desiderando di porre fine alla sua esistenza travagliata per le continue devastazioni e rapine dei gruppi ribelli, ha accolto l'arrivo degli italiani con la massima soddisfazione, sottomettendosi e versando le poche armi possedute. Intanto che si sviluppava il movimento della colonna Graziani da Murzuk, altri reparti procedevano all'accupazione di tutta la vallata delVVadi Hajal, da Sebha verso occidente; cosicché oggi tutta la zona di questo Vadi e di tutto il lungo tratto abitato è completamente in nostro possesso. E' questa la più fertile delle tre grandi depressioni del Fezzan e forse la più abitata; la sua occupazione significa quindi per noi il possesso ormai pressoché totale delle zo- ne ove esistono le possibilità di vita della vastissima regione. Pochi altri punti importanti rimangono da rinccupare; quindi tutto il Fezzan sarà ritornato sotto la effettiva padronanza dell'Italia. In due mesi di operazioni si sono raggiunti risultati veramente cospicui, occupando la maggior parte di questa immensa regione, che, occorre ricordarlo per avere presenti le distanze, è grande quasi quanto l'Italia. Nel breve termine accennato, vi si è penetrato dentro per centinaia di chilometri in profondità, e ora, dopo aver debellati i gruppi ribelli ad Oriente, si conliìiua la marcia nella parte occidentale, ove i ribelli superstiti sono andati sempre più avvicinandosi al confine algerino allo scopo di rifugiarsi in territorio francese in caso disperato. Questi gruppi di ribelli sono quelli di Abd en-Nebi, Belcher e Moìiamed Ben Hag-Hassen, che non hanno ormai possibilità di sfuggire al loro destino se non sconfinando; si dice che essi vorrebbero forse anche sottomettersi, ma avendo da scontare gravissimi misfatti, temono non possa esservi per loro alcuna possibilità di scampare al meritato castigo. Comunque i nostri sahariani non desiderebbero di meglio che potersi incontrare con questi gruppi per dimostrare anche a loro il proprio ardire e per far loro scontare lutti i delitti compiuti a danno della povera popolazione pacifica e inerme, Questi ribelli, gradassi dinanzi a questa misera popolazione si vantavano di saper rintuzzare in breve tempo la nostra avanzata nel Fezzan, ma hanno ora dato cosi misero spettacolo, fuggendo sempre più lontano a misura che noi procedevamo nell'opera di riconquista, da perdere qualsiasi dignità e prestigio. Come si sacrificò nel '14 un gruppo di eroi Se la campagna nel Fezzan ha dato finora cosi lusinghieri risultati con pochi sacrifici da parte nostra, si deve appunto al fatto che noi 'possediamo oggi un magnifico strumento bellico coloniale, costituito da questi valorosi gruppi sahariani, agguerriti, veloci e resistenti, equipaggiati e allenati secondo tutte le esigenze della guerra coloniale su questi terreni. La guerra nel Sahara non può farsi che con truppe saìiariane; questa verità è ora in pieno trionfo nel Fezzan. A questi ottimi reparti specializzali, guidati dalla capacità e dalla saggezza del Principe Sabaudo, si aggiunge l'azione efficacissima dell'Aviazione, la quale opera instancabilmente con le truppe, con lunghi frequenti voli di ricognizione e con bombardamenti terribili contro gli obbiettivi da raggiungere. L'occupazione di Vbari rappresenta per questi valorosi combattenti di terra e di cielo nuovo ambito premio. Questo premio è tanto più caro perchè il luogo oggi riconquistato conserva un ricordo particolarmente significativo pei noi per, la pncdnzslcpddds \ gloriosa gesta compiuta da un pugno di nostri eroi che quivi scrissero una magnifica pagina di gloria. Col precipitare della situazione nel Fezzan, nel 1914, il presidio di Vbari, composto di 50 ascari fezzanesi e di 7 bianchi, comandato dal tenente Cutlica, ebbe ordine, verso la fine di novembre, di ripiegare su Ghat. Per lunghi giorni più nulla si seppe, perchè la radio taceva; ma la sera dell'll dicembre, quando la stazione radio di Iìrak si stava per smontare per il ripiegamento su Sacna, si senti quasi impercettibilmente parole annunzianti che il presidio era stato attaccato il 28 novembre; il tenente era morto con molti dei suoi. I superstiti si difendevano disperatamente da rinnovati attacchi. Tutta la notte il radiotelegrafista stette in ascolto, ma nulla più si sentì. La pena dei compagni che da Brak assistevano, a 50 chilometri di distanza, alla tragica agonia di quei valorosi, senza poter loro recare alcun aiuto, era indicibile, e ancora oggi qualcuno di essi, mentre ci racconta gli ansiosi momenti vissuti, è invaso da. profonda commozione. Da documenti sequestrati in seguito, ad alcuni ribelli, si seppe die i sette eroi superstiti continuarono a resistere causando gravi perdite ai ribelli inferociti per l'impensato ostacolo. Ancora non si conoscono con precisione i particolari della fine di quel pugno di italiani dei quali nessuno scampò all'eccidio. La casa ove essi si sacrificarono stoicamente, difendendo fino all'e'stremo l'Italia, riceve oggi solenne \ consacrazione dai riconquistatori, e lassù, sul castello che i ribelli non espugnarono se non dopo di aver passato sul cadavere dell'ultimo italiano, sventola nuovamente sfolgo rante nel limpidissimo cielo africano il tricolore. O. Z. ORNATO. MesM

Luoghi citati: El Figegi, Ghat, Italia, Tripoli