Berenguer tenta di costituire il nuovo Gabinetto

Berenguer tenta di costituire il nuovo Gabinetto Berenguer tenta di costituire il nuovo Gabinetto mentre massoneria e liberalismo entrano in campo Madrid, 29 notte. Quasi per dare alla Spagna una prima sensazione diretta della gioia del ritorno all'ordine liberale, gli studenti madrileni hanno fatto vacanza recandosi a rompere i vetri nelle vie del centro della Capitale. Nella Calle di Alcalà. al grido di « Abbasso Primo de lìivera! », i giovanotti hanno fatto a pezzi il chiosco dove veniva venduto El Debate. Vedi combinazione, si tratta di un giornale cattolico, il più importante organo cattolico della penisola. C'è forse bisogno d'altro per scoprire in questa « esplosione del sentimen 10 popolare » lo zampino dell'anticlericalismo massonico? Esumazione di mummie politiche Primo De Rivera non ha ancora avuto il tempo di fare le valigie, che già le logge entrano in campo. I vetri rotti saranno rimessi prima di domani; le poclic teste malconce saranno accomodale in capo ad una settimana, ma dal triangolo e dalla cazzuola la Spagna non si libererà pia per un pezzo. I giorni che vengono ci preparano la più bella esumazione di mummie politiche che sia slata vista nell'Exiropa del dopoguerra. Primo di tutti, superfluo dirlo, è saltato fuori il conte Di Romanones, il vecchio pilastro del liberalismo parlamentare spagnuolo, di quel liberalismo che aveva condotto 11 Regno a due dita dalla catastrofe, ed il Monarca a due dita dalla deposizione. Convocando i giomaliS'ti ansiosi di ricevere e propalare il suo verbo, il quasi secolare uomo politico ha detto loro: « Sono molto contento. Io credo che l'atteggiamento del Sovrano rinsalderà in tutti. gli spagnuoli i sentimenti monarchici, perchè ha impedito che la crisi si producesse dopo un consulto che non poteva assolutamente aver luogo. In quanto al nuovo Presidente del Consiglio, credo che il Re abbia scelto la persona più indicata. La designazione dei generale Berenguer per la presidenza del Consiglio è un primo passo verso una situazione normale; ma numerosi altri passi restano ancora da fare per arrivarvi ». Ad un giornalista che gli chiedeva se il partito liberale desse un Ministro al nuovo Gabinetto, il conte Di Romanones ha risposto: ii Non è 11 momento di patlare di tale questione, poiché tutto quello che concerne i partiti politici deve mutare, essendo impossibile ora il ritorno alla situazione anteriore al settembre del 1923. Ma nessuno potrà rifiutare la 6ua collaborazione a coflud che ha accettato di prendere la direzione del Governo, poiché tale accettazione costituisce un gran do sacrificio. Il Re ha salvato l'Esercito, e siccome è impossibile di governare senza Esercito, noi dobbiamo felicitarci, come spagnuoli e come monarchici, che il Sovrano abbia saputo comprendere il sentimento del'opinioTìe pubblica ». - Chi sa interpretare il senso positivo di questa dichiarazione contorta e sibillina è bravo. Ma il pubblico spagnuolo crede forse ancora in Romanones, come l'Italia del 1920 credeva in Giàlitti, e per il momento quello che gli imporla non è tanto il senso delle sue parole quanto il suono familiare della sua voce. Di voci familiari esso dovrà risentirne parecchie; e prima d'ogni altra quella di Sanchez Guerra e di Miguel De Unamuno che probabilmente già si preparano a saltare in treno per tornare a casa, gonfi, di tutta la potenza esplosiva accumulata durante anni di rancore e di umiliazione. Auguriamo sinceramente alla Spagna di non dovere, di qui a non molto, tapparsi le.- orecchie per, non rimanere assordata dal frastuono discorde di tutto questo scilinguagnolo liberale. Le dichiarazioni di Berenguer e il congedo di De Rivera — Obbedisco come un soldato e agirò come un semplice cittadino —; cosi stamane il generale Berenguer rispondeva ai giornalisti che lo interrogavano sull'orientamento del nuovo Governo. E poco dopo sog giungeva: — La notizia dell'incarico a me affidato dal Re mi ha veramente sor- preso. Non ho niente da dirvi perchè siete al corrente di tutto. Il mio sarà un Governo, semplicemente. Intanto si conosce il testo della nota di congedo annunciata personalmente da De Rivera ieri sera. Questa nota, dice fra altro: ce La nota che io ho redatto nella notte di sabato in modo così urgente e senza consultare nessuno, significa che io ho sofferto di un momento di debolezze della volontà, di cui devo a tutti i costi evitare la ripetizione. Io non rimpiango il mio atto nella sua essenza, ma nella sua forma, la quale avrà potuto allarmare i paesi esteri. Debbo ringraziare i membri del Governo che, senza essere stati consultali, si sono dichiarati solidali con me, e così pure le alte autorità che hanno risposto con ferma lealtà. Ma la conseguenza di lutto ciò è la mia separazione dal Governo ». II generale Primo De Rivera aggiunge poi come egli creda tuttora nella necessità per la Spagna di essere governata' da una. dittatura di responsabilità personale, durante molti anni ancora. « Il potere dittatoriale — egli continua — poirà essere affidato ad un civile o ad un militare, ma è indispensabile che i due elementi collaborino ». Il generale termina con una esortazione alla pace interna e alla cordialità fra le classi, e ringrazia, per la loro collaborazione, l'Unione patriottica e l'Assemblea nazionale, l'Armata, la Marina e la stampa. Insiste particolarmente sul bisogno di continuare la dittatura perchè, dice : « La libertà del Paese deve ancora essere accompagnata dalla gendarmeria ». La nota termina con queste parole : « Infine io mi riposerò dopo un lungo e duro lavoro. In seguito continuerò a servire la mia. Patria fino alla morte, se è necessario ». II retroscena delle dimissioni Oggi si conoscono i retroscena delle dimissioni di De Rivera. Domenica mattina, Alfonso XIII ricevette in udienza il Capo del Governo comunicandogli la sua viva sorpresa per aver letto nei giornali del mattino il noto indirizzo del dittatore ai capitani generali, pregandolo di spiegare la sua condotta. Il generale rispose al Sovrano illustrando la portata del suo indirizzo: egli aveva voluto domandare ai capi militari se godesse ancora la loro fiducia, non come Presidente del Consiglio, ma soltanto come comandante dell'Armata. La risposta del Sovrano a questo chiarimento non si conosce nel suo lesto preciso; sembra, a.d ogni modo, che Alfonso XIII abbia nettamente disapprovalo l'alto del generale Pri mo De Rivera. Il colloquio sembra sia stato assai drammatico. Una versione non accreditata circa le dimissioni del generale De Binerà è la seguente: il Capo del Go- verno avrebbe sottoposto alla firma del Sovrano, durante la noia udienza, un decreto col quale avrebbero dovuto essere destituiti V Infante Don Carlos dalla sua carica di capitano generale dell'Andalusia, e il generale Gadeo da quella di governatore militare di Cadic.. He Alfonso si sarebbe rifiutato di firmare il decreto e dinanzi à tale rifiuto il Dittatore avrebbe rassegnato le dimissioni. La versione vale quanto un'altra. Può darsi che i due personaggi in questione esplicassero effettivamente in seno all'Esercito una propaganda contraria al Capo del Direttorio; ma in tale caso la causa vera, delle dimissioni del De Rivera andrebbe ricercata non tanto nell'ostilità di Don Carlos e del generale Gadeo quanto nel fatto che Re Alfonso era d'accordo con loro. L'impressione generale a Madrid è sempre del resto concorde su questo punto, che cioè il fattore predominante della crisi sarebbe stato la Corona preoccupata delle conseguenze che la politica inetta e incoerente del De Rivera avrebbe potuto far correre alla Monarchia. Le gravissime incognite della situazione Senonchè, che Alfonso XIII — il quale pure è un uomo prudente — possa credere di fare un buon affare barattando un De Rivera con un Berenguer, è cosa che francamente confessiamo di non comprendere. Il semplice fatto di essere nemico acerrimo del Presidente del Consiglio dimissionario non ci sembra costituire per il successore un titolo speciale di competenza. A giudicare le cose a lume di naso, ci chiediamo se il Sovrano spagnuolo non abbia lasciato la zuppa per il pan bagnato. La sola scusa plausibile del suo gesto potrebbe essere di vedere nel Ministero Berenguer un Ministero provvisorio, destinalo unicamente a rimettere in vigore la costituzione del 1876 e fare le elezioni politiche, lasciando poi alla futura Camera la scelta di un Governo definitivo. Ma è appunto il periodo di transizione che costituisce nella fattispecie il momento più delicato e pericoloso, e non ci pare davvero che sia una felice ispirazione quella di mettere in frangenti simili il Paese sotto l'egida di un uomo così poco preparato a governare, quale è Berenguer. La prima dichiarazione pubblica — «opra riferita — fatta dal nuovo Capo del Governo equivale^ infatti, ad una confessione di imbarazzo. I giornali riferiscono tale dichiarazione senza entusiasmo, ma a pròposilo di giornali è bene dire subito che il Governo non intende per il momento abolire la censura. Questo savio provvedimento permetterà almeno al nuovo Gabinetto di compiere i primi passi fuori di una pressione esagerata delie correnti d'opinione. Berenguer, allndendo ai disordini di Madrid, ai quali hanno tenuto dietro chiassale anche a Cadice e in altre città, ha dichiarato peraltro che non intende tollerare eccessi di nessun genere, principaimente se diretti contro i membri del Governo dimissionario. Il Re, dal canto suo, avrebbe ingiunto a tutte le autorità e ai funzionari delle amministrazioni civili e militari del Regno', di restare per..il.momento al loro posto. Uno sforzo evidente viene fatto insomma per fronteggiare - una situazione il cui. verificarsi doveva d'altronde essere stato previsto se non preparato di lunga mano. Ma non si tede ancora come il Governo potrà intervenire utilmente e con la rapidità desiderabile nelle grandi questioni che travagliavano il Governo precedente; e prima d'ogni altra queUa monetaria che si aggrava di giorno in giorno, quando la sola prospettiva che per il momento il Paese abbia dinanzi a sè è quella di un lungo periodo di agitazioni interne, di polemiche e di lotte fra partiti, di effervescenza elettorale e di competizioni personali. Le consultazioni di Berenguer Questa mattina alle 11, il genera- le Berenguer ha lasciato' il suo do- micilio per recarsi a Palazzo Reale per riferire al Sovrano i risultati dei suoi primi colloqui. Egli ha annunziato a He Alfonso di avere nella mattinata conferito con il conte De La Mortera, figlio di Maura, già presidente del Consiglio, capo del partito conservatore, il quale gli ha offerto tutto il suo appoggio. Il generale Berenguer, dopo il colloquio col Sovrano, ha continuato le sue consultazioni: si crede che egli abbia intenzione di mantenere nel suo Governo vari ministri del precedente Gabinetto — fra questi si cita il nome del conte Guadalhorce, il quale manterrebbe il suo posto al Ministero dei Lavori Pubblici, il generale Martinez e altri due o tre. — Sembra probabile che al Duca d'Alba veng- affidala la direzione del Ministero degli Esteri, mentre da alcune fonti pare accertato che egli abbia accettato il portafoglio dell'Istruzione. Candidature ai vari Ministeri ne circolano numerose : fra esse sarebbero quelle di La Cierva, Coyoochea, Cambo, il. generale Barerà, il barone De Vovìer, sindaco di Barcellona, Arguelles, Malos e Billio. Il Presidente del Consiglio terrebbe per sè il portafoglio della Guerra. Per misura d'economia verrebbe soppresso il Ministero omonimo. Si intende che questa Usta non ha il menomo carattere definitivo e che all'ora in cui vi telefoniamo essa è forse stata già sostituita da altre. Se Romanones è disposto in corformità di quel che è da comprendere dalle sue dichiarazioni alla stampa ad appoggiare Berenguer, non sarebbe impossibile contemplare eventualmente anche la sua entrata nel Gabinetto, dove potrebbe per esempio venirgli affidato il portafoglio degli Esteri, a meno che il patriottismo alquanto ulcerato del vecchio parlamentare non si rifiuti a spingersi sino ad accettare di far parte di un Ministero che non porti il suo nome. In ogni caso quello che sembra verosimile è che il Ministero non si farà senza il concorso di nomi quali quelli di un Duca d'Alba e di un Maura, che nelle circostanze attuali debbono evidentemente assumere agli occhi della piazza un valore simbolico. Come si prevedeva, però, il generale Berenguer, il quale stamane aveva annunziato che sperava formate U nuovo Gabinetto nella giornata, ha questa sera comunicato che la costituzione del Gabinetto non è possibile prima di domani. Ha aggiunto che il portafogli dell'Interno da lui offerto ad Enrique Mazo, capitano generale delle Baleari, è stato da questi accettato. Il Mazo, dopo avere telegrafato la sua accettazione, è partito immediatamente per Madrid. I ministri dimissionari hanno tenuto una riunione di 90 minuti in un salone del Ministero della Guerra. La riunione è stata preste duta da De Rivera, il quale ha lasciata la sua residenza, stabilita in alcune sale del Ministero slesso, in serata, recandosi ad abitare nell'appartamento occupalo dai suoi figliuoli. Violente dimostrazioni Appena note le dimissioni "di-De Rivera, manifestazioni violente si sono svolte, come abbiamo accennato, a Madrid da parte di folti gruppi di studenti, i quali hanno percorso le vie delia città, al grido di « Viva la libertà », « viva Berenguer ». Dispersi dalla polizia, i dimostranti si sono <i™™assati ™Ua piazza Puer ta de Sol, dove si sono abbandonati a manifestazioni rumorose. Nella carica della polista -una ragazza è rimasta gravemente ferita. Altri gruppi di dimostranti hanno inscenato violente manifestazioni al grido di a viva la Repubblica^ ». Molte copie del giornale El Debate, organo dell'Unione Patriottica, sono siate bruciate dai dimostranti. La polizia è intervenuta di nuovo con forza imponente ed ha affrontato energicamente i dimostranti. Alcuni colpi d'arma da fuoco sono stali scambiati tra le due parli. Anche a Barcellona un corteo di studenti si è ammassato davqiili al locali dell'Unione Patriottica dopo aver sfilato per le vie del centro emettendo grida sediziose. Molti operai si erano uniti agli studenti. La polizia ha fatto fuoco sui dimostranti e sei di essi, tutti studenti, sono rimasti feriti più o meno gravemente. Le impressioni della stampa parigina Parigi, 29 notte. I giornali parigini, commentando la caduta di Primo De Rivera, riconoscono, almeno fra le righe, che la causa principale va cercata nella sua impotenza a fondare in Spagna un regime organico, coerente e di carattere nazionale. La dittatura spagnnola — scrive 11 Journal des Debats — riuscì abbastanza bene in quello che nell'attività civile vi è eli più analogo all'attività militare : essa mantenne l'ordine, ciò che ebbe per risultalo un certo numero di vantaggi importanti, in particolar modo nel dominio della produzione econemica. Ma essa fece completo naufragio nella parte puramente civile del compito, poiché i vantaggi economici del mantenimento dell'ordine vennero annullati o compromessi dallo statismo, dal nazionalismo, forse inerenti al regime, come pure dalla presunzione e dalla inesperienza di certi collaboratori borghesi della dittatura. La caduta del corso della peseta ha denunziato un male profondo. E' verissimo che il corso attuale della peseta non risponde alle condizioni economiche della Spagna, e che dovrebbe essere più elevato; ma l'ex-Ministro delle Finanze, che cosi spesso ha fatto valere questa considerazione, non sembra aver mai sospettato che in questo proprio stesse la più eloquente condanna della sua gestione ». E la Liberlé. aggiunge: « Il generale Primo De Rìvera, dittatore del bene pubblico, buon gendarme contro l'anarchia, liquidatore dell'affare marocchino, amatore di progresso sociale, non ha scosso l'apatia del popolo spagnole. Ha av.ito contro di sè tutta la parte eletta della popolazione : l'Esercito, l'Università, gli industriali e i capitalisti. 11 ribasso della peseta e anzi una delle cause del suo ritiro. Nè entusiasmo, nè odio. £ sovrattutto, nè dottrina nè ideologia. Ecco perchè il suo regime rassomiglia cosi poco al Fascismo ». II Temps si limita a fare un parco elogio del Ministro dimissionarlo, dicendo fra l'altro: « Bisogna rendere al generale Primo De Rivera questa giustìzia: che egli ha ristabilito l'ordine e la sicurezza in Spagna, che ha saputo mantenere la pace pubblica, che si è sforzato coraggiosamente di reagire contro gravi abusi, D'.altra parte è certo che la sua politica estera ha servito al prestigio del Paese. , -I pronostici circa la possibile evoluzione della crisi si mantengono qui piuttosto riservati.