Novità e riesumazioni teatrali

Novità e riesumazioni teatrali LETTERE VIENNESI Novità e riesumazioni teatrali VIENNA, gennaio. La stagione teatrale, riapertasi col solito rumore e i soliti « affari », fino a questo momento registra un successo artistico complessivo non altissimo. Attenti, però, a fare medie, perchè alla mediocrità, data la cuira colla quale a Vienna ogni spettacolo viene scelto e preparato, giunge qualsiasi lavoro: di rado qui si danno spettacoli veramente cattivi. Il rischio della novità stravagante, o il rischio che può derivare dal mettere in scena un lavoro solo per considerazioni di carattere personale o di convenienza, non lo affronta quasi nessun direttore. Hanno mosso, ad esempio, rimprovero al diret tore del Burgtheater, Hertherich, dell'avere inscenato, in novembre, novità di Hauptmann alle quajli, purtroppo, il pubblico non ha fatto la rispettosa accoglienza che sarebbe stata desiderabile; per questo e per altri motivi, Herterich anzi s'è dovuto dimettere, ma a ragione egli, difendendosi, ha sostenuto che contro una novità, di Hauptmann non avrebbe mai coluto mettere il veto. Probabilmente, se si fosse opposto, l'avrebbero buttato giù muovendogli biasimo detlla sua mancanza di riguardo verso uno dei letterati che il mondo contemporaneo tedesco maggiormente onora. Con gli autori molto celebri ed auto- revoli, i pericoli del genere non sono i mai escusi. A prescindere da Herte- rich, della cui purità di Intendimenti non si può dubitare, bisogna dire che alla serie dei lavori mediocri* negli ultimi tempi dati sulle scene viennesi hanno contribuito scrittori di innegabile fama; la disgrazia è che quando un autore è assurto alla celebrità, il pubblico e la critica regolarmente aspettano da lui chi sa che cosa, e ne deriva che non risultando la nuova produzione all'altezza delle aspettativ*' vè chi Vle!n'e fuori a deplorare che sì grandi firme siano apposte a certa roba. Come non è stata unanime nel-!l'approvare Vno, due, tre, di Molnar. ,la critica neppure ha gradito il Carro delle mele, di Bernard Shaw, al pubblico viennese presentato sotto M titolo di Imperatore d'America. I régisscurs, che per esperienza intuiscono i lati deboli delle commedie, quando si trovano nella necessità dl dare un lavoro ritenuto deficiente di uno scrittore di gran nome, rimediano fiancheggiando il gran nome del letterato con i nomi dei comici di magKior grido. A Vienna i salvataggi del genere sono affidati normalmente ad Hans Moser. a „.,,,.„,..„ „ «■,.„,,,„,, „ „,, „,-»_, i,,„ Pa-Wenbel^' a VVaildau e ad altri due o tre. Nei teatri di prosa Si potrebbe dire che sovrattutto piace la roba scritta molti decenni or sono, o tratta argomenti che magari ci riportano indietro di un secolo. Negli ultimi mesi le commedie moderne applaudite sono state la Torta Sacher (in Italia data sotto il titolo di Gdteau moka). Grand Hotel, di Paul Frank, Povera come un topo dl chiesa, di Fodor, e qualche lavoro tradotto dal francese. Il repertorio vecchio per fattura o per trama ha trionfato ad Burgtheater col Metternich, di Hans Sassmann, e al Neues Wiener Schauspielhaus (installatosi nell'edificio della defunta Volksoper) con Madame sans Gène, interpretata da quell'artista di originalità inimitabile che è Leopoldine Konstantin. Veramente il Neues Wiener Schauspielhaus, prima di • indovinarla con Madame sans Gène, aveva fatto fiasco con un lavoro di Wedekind, Così è la vita —■ dato per l'inaugurazione del teatro sotto il titolo di Re Xicolò — e con i Masnadieri, di Schiller; ma se anche quei due spettacoli, per un complesso di circostanze che qui non è il caso d'analizzare, andarono male, rimane pure da essi illustrata la tendenza dei régisseurs a rimettere in onore una produzione la quale sembrava più o meno definitivamente destinata a rimanere nel dimenticatoio. Madame sans Gène ha riempito fino all'ultima sedia il vasto teatro e sera per sera ■il botteghino ha potuto esporre il fatidico c Tutto venduto » : la Konstantin ha trionfato e con lei ha diviso il merito il direttore della messa in scena, Fotrst-Larinaga, al quale Vienna fra l'altro deve la conoscenza di un nuovissimo sistema di impiego degli altoparlanti, inteso ad accrescere l'effetto delle masse, o magari a sostituirne le voci: tutta quell'azione rivoluzionaria che in Madame sani Gène si svolge al primo atto, fra le quinte, con accompagnamento di cori, marcie, fanfare e detonazioni, questo apparecchio, che è una combinazione del grammofono colla radio, la eseguisce da solo a meraviglia, senza che 11 pubblico si accorga per un istante del trucco. Quanto alla Konstantin, non si può oggi non ricordare che l'anno scorso la popolare attrice assicurò a t*»t*, altTO lavoro del repertorio caro ai nostri padri, successo non meno caloroso e duraturo: si vede, dunque, che il gusto delle platee per l'antico non è scomparso e che tutto è quo-' stione dì interpretazione. La ricetta vale per il teatro di prosa come per, il 'lirico. Perchè al Burgtheater sia piaciuto Mettcrnich è facile spiegare: già dicemmo, a proposito della Torta Sa« chcr, che la commedia di Oesterreieher e di Geyer riporta i viennesi di ogni classe in un'epoca vicinissima al loro cuore, in quanto più sincera, più genuina dell'odierna, e veramente austriaca. Ma si può andare oltre: questa è la spiegazione pure del successo di tino d'Irlanda, commedia tenutasi sul cartellone del Teatro nella Josefstadt per mesi e mesi. Se nella Torta Sather il pubblico se la godo vedendo sulla scena l'arciduca che ha l'avventura nel séparé del ristorante più celebre del tempo imperiale, in Lino d'irlanda il godimento della platea è costituito dalla vivace ricostruzione di un mondo burocratico e di affari, il cui (ricordo si mantiene nella memoria dilquanti conobbero la società della croVlata Monarchia. Ora cos'è Metterntcfo, di Sassmann? E' un lavoro teatrale ne* senso più ampio della parola che porta alla ribalta, con fine satira, quegli arciduchi e aristocratici che con mslplenaa B scetticismo poco per vol. ta Drepararono la catastrofe di cui l'impero austro-ungarico è poi rimasto vittima nel '18. Tutti sappiamo che quella catastrofe fu l'episodio finale d'un processo storico i cui inizi bery risalgono all'epoca di Metternich, l'ultimo grande uomo di Stato cho %ia riuscito a ritardare Io sgretolanvento della Monarchia: nel '59, nel 'fi6 e più tardi, l'Austria-Ungheria di Metternich non ne ebbe. E il pubblico, vedendosi garbatamente sbalzato in quel tempo lontano del quale conosce i mali, ina ™1.5* ^onderei la grandezza, volem'eri cluud>' g" occhi sulla povertà contemporanea ed alla fine lascia il teatro tirando un sospiro. L'esecuzione è magnifica: il solo Willi Thaller, che personifica l'Imperatore Francesco I, il bonario suocero di Napoleone, basta a rendere Io spettacolo degno d'essere visto; ma .con questo non s'intendono passare sotto' silenzio Raoul Aslan (Metternich), ò il Tressler e altri. Il « Simon Boccanegra » Due parole diremo sull'Opera, dove, dopo un intervallo di moltissimi anni, è stato ripreso il Simon Uoccana/ra, per merito del poeta Franz Werfel — che al melodramma verdiano ha dato Un nuovo libretto, più confacentc ai gusti del pubblico tedesco dei giorni nostri — deill'intendente dei teatri di Stato, signor Schneiderhan, e del maestro Klemens Krauss, che hanno volentieri secondato l'iniziativa di Werfel. intesa a promuovere sui palcoscenici tedeschi una rinascita, verdiana. Quanti si trovavano nella superba sala dell'Opera la sera del 12 gennaio — ed era un pubblico veramente d'eccezione — hanno riportato un'impressione indimenticabile. Simon Boccanegra ebbe nell'ottimo Rode un interprete di gran classe, la parte di Amelia Grimaldi fu non meno felicemente affidata alla signora Nemeth e in lodf ci dovremmo profondere pure per il signor Manowarda, Flesco, e per il tenore PaLaky, Gabriele Adorno. Gli effetti teatrali al quali l'opera si presta, il réoisscur Dr. W*llerstein ha saputo sfruttarli a meravi- "ia: bellissima la messa In iscena, ottime le masse. Però è avvenuto, per il Simon Boccacanegra nella nuova edizione, quello che è già avvenuto per tante altre opere e cioè che il pubblico le accolse con entusiasmo e la critica cercò di demolirle. La critica vieniese del 1030 non ha saputo evidentemente dimenticare il male che del Simon Bocca, negra la critica viennese dei 1S82 volle scrivere, in omaggio ai gusti di un'epoca in cui altro Dio musicale non v'eira che Riccardo Wagner. Ora resta soltanto da vedere se le correnti hanno conservato le proporzioni antiche e se il pubblico non assicurerà invece al Simon Boccanegra il trionfo, senza curarsi dell'attaccamento dei tradizionalisti alle idee che nel mondo tedesco, da Weber In poi, regnano contro la nostra musica. Il feace.

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