Gli artisti e la caccia

Gli artisti e la caccia Gli artisti e la caccia Nelle più antiche storie troviamo miti che ci rappresentano delle scene di caccia. Erodoto narra che il numero dei cani di Ciro, re di Persia, era tale che quattro città, obbligate a nutrirli, vennero esentate dall'imposta. Sotto i Sassanidl si dava la caccia agli onagri con migliaia di soldati; alcuni storici affermano che Mitridate passò Bette anni alla caccia senza entrare mai in alcuna citta: i GTecl e i Romani, durante le loro cacete, percorrevano gran tratto di pa-ese, stando per interi mesi lontano dalle loro case Nella Bibbia, Nerobrot è indicato come gran cacciatore; 11 poema Indiano MahabharaUa è pieno di descrizioni di oaccie principesche. Ned medio evo, la caccia ebbe pure grande importanza, diventando arte cavalleresca per eccellenza, coltivata da principi e castellani. Sorgono 1 poeti a cantar le bello imprese. Niccolò Soldanieri, contemporaneo Hi Franco Sacchetti, un dei più forti, ee non dei più leggiadri madrigalisti del suo tempo, scrive delle cacete pregiatissime: caccia alla capriola, caccia alla volpe, caccia alla cervia. La forma poetica di codeste compogisiionl si svolge dal madrigale; ma 'dopo la prima prova, ancora attaccaticcia del Soldanieri, gita con Franco Sacchetti si liberò, nel ricorsi delle rime, da ogni regola o simmetria; e B'Mrettanto nell'uso dei versi, non solo endecasillabi e settenari, ma e sentiri e Quinari e d'ogni misura pel servigio dell'imitazione nel rendere 1 suoni dot corni, l'abbaiar dei cani, le contese e gli strepiti dei cacciatori. In tutti 1 tempi la caccia ispirò non bòlo i poeti e gli serto/tori, ma anche i pittori e gii scultori. Ed ecco, a testimonianza di ciò, un magnifico libro (luigi Ghldini: La caccia neU'arle) Impresso da uno stampatore principe': Utrioo Hoepli. Ornano il libro le Immagini dell'arte gloriosa, lo dichiarano le glosse della recente sapienza. Lo spazio dei margini, la distanza Ira linea e linea, la disposizione del ITregi e delle tavole, la collocazione dei segni, tutte le varie accortezze, e grazie della stampa, seguono la regola medesima che conduce l'architetto nel compartir gli intervalli. ■ Ho tracciata la storia della caccia per sommi cani — dice modestamente il Ghldini — e descritte sinteticamente le caocie antiche e moderne, cosi ohe torni più faoile al lettore 11 rite rimerito all'epoca ed al mezzo di caccia riprodotto in ogni singolo quadro, e permetta, a chi non sia cacciatore, di accostarsi, con un maggior interesse all'esame delle singole opere d'arte riprodotte ». Non si grave di soverchie chiose l'opera del Ghidini, ne egli domanda mai ad alcuno che certe oscurità gli siano chiarite; ma il suo puro sentimento lo induce a inclinar l'anima verso le grandi opere d'arte come verso « una nuova musica imperscrutabile ». Da Lisippo — che scolpì le cacete di Alessandro — e da AntiAlo — che di pinse le «acci* dal re Tolomeo cosi mirabilmejH(B averne gran 'fama — su su Ano al Caracci, al Quercino, al Rembrandt, al Boucher, al Vanviteill, al Vernet, al Delaoroix, al Renoir, al Bwger, al Desportes, al Ruisdael, al Corot, al Gharpentiieir — tutti i più celebrati artisti di tutti 1 tempi fecero della caccia il soggetto dei loro quadri. Quante opere immortali! E chi potrebbe ridirne i nomi e degnamente rievocarle? Ma, con verecondia, possono, talvolta, le parole, tentar di fermare più numerosi, più a lungo i pensieri degli uomini sul segni eccelsi del tempo, perchè se taluno passò oltre in fretta, sosti e s'inchini dinanzi alle grandi immagini create dai Maestri dell'arte. Vediamone, insieme, qualcuna, Tra i quadri più noti, merita partìcolar cenno la Caccia di Diana del Domenichi/no: opera dalla quale spira una grazia che innamora. Il Domenichino ci presenta una schiera di fan ciulle sul flore dell'adolescenza, che si sano radunate in campagna a ga reggiar dell'arco e a bagnarsi, e in questo idilliaco passatempo sono sorprese da due importuni. La figura di Diana pare apparentarsi con le grandi creature di Michelangelo, tanto è forte la virtù del suo rilievo. La luce si trasmuta su lei. Ella dimostra come dicesse il vero colui che disse ogni in canto essere una follila provocata con arte. D paesaggio è meraviglioso. E' un 'dolce e chiaro lembo di terra fiorentina. O giardini dei Rinieri e delia Topaia ancora abitate, dalla grave eie ganza di Benedetto VarciMl Poggette della Castellina tira i freschi boschi ri gati di ruscelli! Delizie del Vivaio variato dai capricci dell'acqua e dalle fantasie del Tribolo, dove per la prima volta alle cure di Cosimo era fiorito il gelsomino! Dalle grazie del Domentehino al realismo di Pietro Longhl (autore del la Caccia in valle). Longhl, tu che la mia Musa sorella Colami del tuo perniai che cerca 11 vero. (C. Goldoni), Nella Caccia in valle le acque stagnano tra giallicce e verdastre. Nel cielo nereggiano stormi di anitre. Un cacciatore dalla struttura popolesca, punta, con un moto brusco, il fucile verso uno stormo fuggente. Ma ecco la Caccia al cinghiale nella quale 11 sommo Rubens compie il più fiero prodigio d'immediatezza espressiva che abbia mai rappresentato il furore dalla mischia e l'orrore dell'eccidio. Qui si vede come veramente tutte le arti, quando sviluppano la massima energia espressiva, si riducano a quella « unità ritmica » che abolisce 11 mezzo materiale. L'arte dà la qualità alla materia, non la materia all'arte. Il Rubens riesce a sollevare dal campo dei muti segni vere a proprie figure di tutto tondo, grandi corporature piene di ansito bestiale, irte selve di membra per mezzo a cui l'aria circola e la vampa sibila e scorre 11 nero Hingue e ulula l'ebbrezza sotto il calwo del cavallo o sotto il pugno dell'uomo. Ma che dire del Velasqupz il » divìn maestro » spagnuolo oh» torreggia solitario nella storia artistica della sua nazione T Guardate il suo Ferdinando d'Austria. Chi et renderà quella potenza di sogno e di prodigio, per cui tanta animazione sorge da cosi vigoroso disegno? Le memorie risorgono. Si rievocano i tempi in cui ciascuno combatteva pel suo Dio, pel suo re, pel suo padrone, pel suo bottino, per la *ua gloria. Il Quadro del Fromentin: Coccia eoi i o e , i oò e o o e falco In Algeria, ci offre pur esso una visione di altri tempi. I generosi stornelli arabi a lunga criniera hanno — come prescrive 11 trattato senofonteo — « le nari ben schiuse, le quali fanno si che il! cavallo abbia più d'alito e d'ardore ». Balla coda alla scapola, dallo zoccolo alla fronte, una sola volontà di rapina anima col ritmi della folgore quelle compagini carnali d'istinti. I cavalieri hanno nel volto bronzino qunlcosa di sfrontato e di scaltro, di altiero e di mollo, di meditativo e di trasognato. Colui che sembra il Capo, monta uno di quegli stalloni che gli Arabi paragonano al colombo nell'ombra, cosi nero che i riflessi azzurri e violetti gli corrono nei fianchi come 1 a r— o no a, oa io di di o, li m e 1 marezzi nella seta cangiante. Grandi falchi volteggiano per l'aria, con una disperata volontà, di nuocere, di ghermire, di straziare. Chiudiamo con la serena visione di un artista modernissimo; Beccaccini di ripasso, di Leonardo Dudreville. Campagna lombarda, codesta: lieta e amorosa, fiorita e olezzante. Fiori di melo e insalatlna di campo, ova sode e tutte le tradizioni! Sonate a stormo, campane; cantate la messa, frati di San Francesco! Dal cuore gonfio il senso pieno dolila vita erompe nuovamente, di per se mosso, alla conquista di altre risonanze, di altre espressioni, indefinitamente. E la gioia si risolve in volontà, un'altra volta. PIRRO ROST.

Luoghi citati: Algeria, Austria