"Da Roma a Odessa,,

"Da Roma a Odessa,, "Da Roma a Odessa,, Si paria sjpeaso, e 6© ne discute, di prosa iascasta: di una prosa cioè senza letteratura, per eccellenza antiTeitorica, fatta di cose, chiara e piena, direbbe il De Sanctis, come un marmo. Anche, noi, gente sopra tutto di lettere, e per di più sòlita alla critica, una proba così l'atta, asciutta e concisa, purgata per sola virtù di contenuto da ogni {orma letteraria, aereremmo vederla in atto anche _>ei libri degli scrittori. In fatti, selonda noi, parlare di una prosa fasciala, signinca soltanto riproporre a:la nostra arte contemporanea 1 termini della tradizione, ila non però in un senso tanto ristretto quanto frigido: della coltura. L'italiano, quando è vivo, si fa la ragione da oh, e lo aiutano l'istinto e il senso della realtà. Basta sentirsi figli di una civiltà, la quale ha lasciato buon &ì"iiu sopra ogni strada del mondo, e di una terra sopra cui tutte le cose, anche quelle tìello spinto, rispondono alle leggi dell'ordine e della misura.. Da noi, anche la fantasia tu sempre realistica, e il romanticismo non le appartenne che in una maniera oen discreta. Dunque, prosa fascista può significare semplicemente prosa, antircmantica, < mossa da un l'ondo respiro che, pur legato alla epopea che viviamo, viene dalla lontananza dei secoli. Nella 6toria d'oggi noi riconosciamo la storia e le qualità della nostra razza. Ai suoi tempi, anche la prosa di Machiavelli può dirai prosa fascista. Nello scrittore c'era l'uomo, e quale coscienza. Prima, o petraroheggiando o ciceroniando, si badava all'artificio dbllo scrivere : al lusso della rettorica, alla falsa ricchezza di un'arte divenuta convenzione. Poscia, si guardò davvero ai fatti, alle cose. Si fu, nobilmente, cronisti, trattatisti, diaristi. La prosa si fece ignuda. Ma in cotesta nudità c'era più arte che nella formale perfezione dei retori. Anche il liberalismo e la sua epoca, come buona parte del Medioevo feudale e papale, ebbero la loro vuota letteratura. Questi pensieri ci nascono in mente alla lettura di un libro antiletterario: non di uno scrittore di mestiere, ma di un soldato, di un uomo politico: <tDa Moina a Odessa» (1) d'Italo Balbo, ministro dell'Aeronautica. Belazione di viaggio, diario di bordo, note di taccuino, idee scattanti lungo cinque mila chilometri di volo; eppure in questa prosa, che non soffre di scaltrezze e tanto meno di lenocinli, ma si mostra sopra tutto attenta a una efficace trascrizione della realtà, esiste il segno armonioso dello spirito sempre attivo e presente, ch'è il miglior segno della creazione. Per la verità, tutto caò non ci meraviglia. Italo Balbo, generale di trent'anni, uomo d'azione e di battaglia, ardito e squadrista, oratore e organizzatore, uso più a maneggiare petardi che sillogismi, fu 6empte un uomo di gusto e, nel fondo -deH.'aaimo, sper diritto di natura, un poeta. Così, anche il volo egli lo sente come un'arte, come un viaggio verso il mistero infinito, comò una liberazione dalla materia, in un'aria mitica e soprannaturale: cNel cnore di ogni pilota dormicchia un piccolo Odisseo: basta un frullo d'ali a svegliarlo». «L'arma azzurra è fatta di galoppate verso ^'impossibile. I progetti hanno sempre un che di mitologico. Occorre lasciare all'aviatore un gioco di fantasia che corrisponde ai sogni dei fanciulli. Poi viene il momento in cui il desiderio assurdo, tutto nebbia, prende corpo e contorno: non scompare l'indefinito della speranza priginaria in cui si afferma la divina giovinezza della vita alata, interviene la spietata, preoisa, minuziosa, delicata e sottile misura delle probabilità. I confini ideali di una grande impresa aviatoria vanno dal mito all'algebra». Psicologia esatta e acuta, che rivela l'osservatore, ma pur anche la natura sensitiva c spiritualissima dell'uomo. Il quale, da giovane, sui vent'anni o quasi, se non bazzicò proprio con le Muse, ebbe chiara dimestichezza con la letteratura e con il giornalismo; e fu sempre polemista efficace e arguto quanto scrittore di buon inchiostro. In fatti, in casa Balbo, la serena tradizione degli studi classici, le cui memorie liceali affiorano persino in questo libro, fu sempre, accanto all'idea di patria, »aprosanto vangelo; e il giovane Italo crebbe e fu uomo, respirando quell'aria carducciana, limpida e figlia della classicità, che il fratello Fausto, poeta di personalissima vena e bibliotecario armatissimo di filologia, evopava nobilmente attorno a sè. A Italo Balbo, questo libro di cropiera, che affida alla storia una delle più belle gesta della nostra aviazione militare, gli è nato, si può dire, giorno per giorno, pezzo per pezzo, nella solitudine della carlinga, tra cielo e terra, dagli appunti frettolosi del suo carnet di bordo, quando l'anima sopra tutto parla. Per cotesta secchezza di prosa, pur piena di fascino, in cui visioni di lande e costumi di popoli, colorazioni di cieli e panorami di città, parole e gestri di iiomini e riflessi politici, vivono in una immediatezza gagliarda e potente, non ci sembra troppo letterario ricordare certe prose dei nostri navigatori ed esploratori antichi, aliar chc sulle galere venete o pisane, per /Wibasciene di pace o di guerra, veleggiavano da ponente a levante, nel nome della civiltà romana. Chi mai joggi ricorda le « Memorie isteriche della Morea riacquistata* (1687) del Teba'di. o il «Bacconte, imprese, vittorie et acquisti in Levante* (1693) del Porta! Eppure vi troviamo esempi di quella prosa succinta, che tanto oggi a vorrebbe, e che appartiene a tutti i nostri antiohi diaristi, come il [Pigafetta, l'Osculati, & De' Conti, il [Vespucoi, il Caboto. I quali, non mettevano nero su bianco per fare ppera di Jetteraiuxa, mg per dk d i n a a i , e e ò o , a o i Ira...», egli stesso candidamente con- coee, di popoli e di terre con animo di appassionati cronisti. Tuttavia, quale e quanta singolare vivacità di lingua in cotesti pur improvvisati scrittori! Non altrimenti ci pare sia nato questo pittoresco diario d'Italo Balbo: con altrettanta efficacia stilistica e ricchezza interiore. Se si pensa a un libro arido, tecnico, irto di cifre e di diagrammi, dove si discuta di meccanica aviatoria o di politica internazionale, grossolanamente chiunque errerebbe. Ben diverso è il carattere d'Italo Balbo, uomo e scritjtore. L'aria del professore non gli conviene, quella dei pedante tanto meno. In lui, anche la volontà assume i colori dell'avventura. E la gaia audacia gli è sorella. «Io che non frequento mai ambienti diplomatici, un po' perchè mi manca il tempo, un po' perchè hanno la virtù di annoiarmi esageratamente, quella se n , u o e n a e i . e i i , a e fessa. Balbo, aviatore e comandante di aviatori oggi, ieri squadrista e comandante di spericolati squadristi, è troppo uomo degno e figlio del nostro antico Rinascimento, arguto, smaliziato, pronto alila beffa, moschettiere, agitato e agitante, perchè il suo diario non colga ogni lato del la vita di volo, dalla maestosità del le foci de] Dniester alle valige di S. E. Teruzzi, dalla -austera grandiosità del Partenone al crànio ealvo di Adone Nosari, il troiano. Tutto egli ferma pittorescamente sopra il suo carnet. «Durante le ore di volo tra pilota e pilota passa un piccolo carnet, sul quale si notano le più evariate impressioni: dal carburatore che sputa, all'olio che circola male, alla benzina che non ha pressione, al tubo che vibra, al radiatore che perde acqua. Si notano anche gli improvvisi colpi di vento e le minacce delle nuvole. La quota vien regolata di comune intesa per mezzo di indicazioni telegrafiche sul piccolo labro danenicosi cediqufioAmmodi arsitduqucofedediumvicrnee copeundedeornosecidegolelopae chpunreconopllasp dai fogli accartocciati. Infine il carnet raccoglie le più strane impressioni sul panorama sottostante. Si sa come raramente le carte geografiche si adeguino all'immagine che noi riceviamo di un paese quando lo vediamo con gli occhi nostri. Anche quésto sorprese passano sotto il graffio frettoloso della matita di bordo». Ma quante frecce al suo arco. Amor di patria e venerazione commossa per il Duce, dolcezza leggiera di fanciullo e accoratezza d'uomo, argutezza sorridente e. fredda pensosità, entusiasmo di volatore e avveduta accortezza d'uomo politico. E questa sua molteplice natura, è in lui come un istinto, come è un istinto felice certo tocco, ch'è luce di poesia, della sua prosa, ove tutto l'uomo si dispiega, nelle sue caratteristiche umane. Certo, anche noi, che pur vivemmo il grande volo, e ne fummo cronisti, non sapremmo meglio dirne la bellezza e i significati morali e guerreschi, che, forse, troppo ci ricorderemmo • d dei letterati per opere d'inchiostro. Invece, Italo Balbo, ha creato un'opera di vita: prima per le vie del cielo, realizzando quella potenza dell'ala italiana voluta dal Duce, e ora in terra, pilota e scrittore. Ma non a noi tocca parlare, anche se ne sentiamo la bellezza, della fecondità civile di quanto il giovane ministro della Italia fascista ha seminato lungo i cieli d'Europa. Noi, critici di letteratura, vediamo nel libro di Italo Balbo, non soltanto un'opera di passione e di umanità, di progresso e di potenza nazionale, ma pur anche un'opera di poesia. E, come sopra accennammo alla necessità di una prosa senza letteratura, antirettorica, anti-decadente, fatta di cose, chiara e piena come un marmo, noi ne vediamo un esempio esemplare in questo diario di un soldato, la oui penna è acuta quanto una spada. E gli esempi sono in ogni pa¬ a e à o i i o i a gina. «Il delta del gTan fiume avanza in mare come un promontorio tondo e oalvo, tutto variegato da corei capricciosi che si «toccano, sd riuniscono, si ingrossano come un'enorme arteria per suddividersi di nuovo in caaaluzzi sottili come vasi capillari». «Cupole .gonfie, punteggia.^ d'oro, e mille steli di minareti sottili e aguzzi si ergono a dominare la marea delle abitazioni sulle quattro rive marine, a cui la città è addossata': le due sponde del Corno d'Oro.sembrano incunearsi come una ferita nel groviglio denso dei quartieri più popolosi...». «Sotto di noi compare, bianca come un sogno orientale, la città di Taranto colla sua bizzarra topografia, di qua e di là dal ponte: la vecchia città come raggrumata sullo scoglio «nerognolo del tufo, col suo dedalo di strade tortuose, la città nuova squadrata e regolare in bel disegno geometrico come" il sogno artistico di un ragioniere ». Ma non soltanto i paesaggi, gli umori del cielo, il grigiore degli orizzonti. Italo Balbo sa evocare con schietta evidenza, e con robustezza rappresentativA, ma pure i caratteri degli uomini, la natura più nascosta dei popoli, le caratteristiche delle diverse razze. «Al tavolo di caffè in tutto l'Oriente si decidono i più grossi destini del paese: si fa la grande eia piccola letteratura. Il caffè è l'ingrediente necessario per la conclusione di un affare di commercio e per qualsiasi trattativa privata, ivi compreso il matrimonio. I greci sono solerti e attivi. E' un popolo sveglio, abituato a scorrazzare per il mare. Quando non può farlo di persona, lo fa colla fantasia: quando non lo aiutano le vele e i remi, adopera molto la lingua». Questa è prosa, oltre che di un soldato, anche di uno scrittore. GIUSEPPE RAVEGNANI. LLneFPl'mstdmsablutacruncutastst(1) Italo Balbo, Da Bomn a Odessa — Milano, Fratelli Treves - 1930, L. 50. vsudvPledcsosauroervl'srlacleIlaccagcgn

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