Il monito di Davos

Il monito di Davos Il monito di Davos L'orgoglio, che ogni buon sportivo Italiano deve sentire per il risultato complessivo, veramente per noi lusinghiero, delle manifestazioni di Davos, non deve annebbiare la serena visioirue delle nostre debolezze: intendo alludere ai risultati delle due Rare di discesa in sci: a tracciato libero ed a tracciato obbligatorio (slalom): gare vinto facilmente a nettamente dagli austriaci allenati alla scuola dell'Ailberg. A voler essere esatti si possono Ricordare vari fattori che sminuiscono ^importanza della vittoria degli aufctriaci: la mancata partecipazione alle gare dei norvegesi, maestri nelle volato diritte; la recente inclusione, inaspettata ed improvvisa, nel regolamento della Federazione internazionale, delle gare dì discesa; inclusione die ci ha trovati impreparati, perchè questo genere di gare presso di noi da alcuni anni era stato abbandonato, mentre specialmente nell'Arlberg da tempo costituiva uno dei capisaldi di ogni manifestazione sciistica: la data troppo anticipata dalle gare di Davos (non si fissa infatti normalmente una competizione così importante ai primi di gennaio. Tale data non ci poteva obbligare che .ad una preparazione affrettata in confronto degli sciatori continentali, che prima di noi possono dedicarsi ad un normale allenamento): i caratteri più di valligiani che di studenti dei concorrenti austriaci... Ad ogni modo, però, 6e si ricorda che, fuori gara, al cronometro è pur stato battuto il campione (Zogg), la vittoria degli austriaci è pur sempre significativa e deve costituire per noi (niello che lo chiamo il monito di Davos. 'Per noi: cioè per gli sciatori non soltanto, ma anche ed essenzialmente per .1 dirigenti. Anzi il monito per i dirigenti è quello che ci porta più (ontano nelle nostre considerazioni. Mi pare «mesto il momento di accorgerci che al ramo dello sport, pur cosi importante, dello sci, manca ila Commissione tecnica o meglio 11 commissario itecnico, che pure sussiste in ogni altro ramo. A prescindere dalla eS ossificazione degli sciatori che. quantunque diffìcile, è pur possibile, il commissario, o la commissione, avrebbe il compito essenziale di rivedere i programmi delle gare, specialmente flueìle degli enti minori montani, indirizzandoli alle esigenze delle manifestazioni internazionali. Le Olimpiadi non sono lontane: opportune o non, e gare di discesa sono state incluse nel regolamento della Federazione internazionale: è inutile cozzare contro un fatto compiuto: noi le troveremo ncluse nelle manifestazioni delle prossime Olimpiadi. Ed allora... io ho veduto soltanto due domeniche or sono un tracciato di una gara preparatoria ed eliminatoria di uno di questi Enti montani. Il tracciao per metà di tutto il percorso s'inerpicava su per una ripidissima salita, dimostrando nei dirigenti una incomprensione assoluta di quelle che devono essere basi di un razionale allenamento. Non ricordiamo poi le gare di discesa, specialmente quelle a tracciao obbligatorio, che se non dalla totaità, certamente dalla massima parte dei dirigenti degli Enti montani sono affatto ignorate. ...... La mentalità di buona parte di tali dirigenti è ancora al concetto primordiale e puerile, che su per le ripide salite lo sciatore possa trovare il necessario allenamento, quasi che le gara si dovessero basare soltanto sul flao e non anche sulla tecnica di discesa e di piano. Ora poi che i valligiani dovranno cimentarsi anche con le gare di discesa, specialmente con quelle a tracciato obbligatorio, sarà necessario che per i ripidi pendii si esercitino a scendere più che a salire ed a scendere poi senza far uso della cosi detta « raspa », adottando una tecnica, che non sia costituita soltanto da lontane reminiscenze di istruzioni militari. Revisione, adunque, dei programmi specialmente degli Enti sciistici montani ed imposizione di quelle gare che riescano a preparare adeguatamente futuri olimpionici, perchè sani sempre ancora fra I valligiani che anche per le gare di discesa si dovrà ricerca; re quella elasticità e quella forza di muscoli necessarie per portare la tecnica al massimo rendimento. Il Commissario tecnico o la Commissione dovrebbe poi scovare in campo straniero prima delle gare e divulgare fra noi specialmente nelle zone montane tutte quelle innovazioni, o meglio, tutti quegli adattamenti che portino sicuramente ad un miglioramento. I nostri studenti hanno usato per la gara di fondo e per le gare di discesa gli stessi sci stretti, mentre gli austriaci hanno usato per le gare di discesa degli speciali sci larghi con bordi di metallo. , . Sono tutte queste innovazioni provate e riprovate che non devono riuscito una rivelazione al momento della gara: anzi per noi sarà riuscita persino una novità che la gara di discesa a tracciato obbligatorio si sìa svolta su terreno battuto: quando mai si preoccuperanno i dirigenti dei nostri club montani di far battere un lungo pendio per addestrare i nostri valligiani a scendere a slalom senza far uso . della raspa'/ Altro dovere: dilfonuere e chiarire l'uso delle scivoline. Gli Austriaci per le gare di diso<;=a si sono serviti non della scivolina usata per la gara di fondo, ma di una speciale, velocissima. Quindi ogni innovazione anche In tale campo così importante dovrebbe essere subito conosciuta e divulgata perch-i si possa ottenere il massimo rendimento. E' recentissimo l'episodio della gara di Courmayeur, dove una squadra di valligiani ha dovuto ritirarsi per avere sbagliato completamente la scelta della scivolina. Monito poi per gli sciatori: la vittoria degli austriaci ha dimostrato la superiorità del loro stile die deve es sere anche da noi seguito. Ho scritto stile e non tecnica, perchè a mio av. viso l'innovazione è nello siilo e non nella tecnica. Cioè i seguaci elfi cosi detto stile norvegese (che po' certamente non è l'autentico) se r..postano la loro tecnica sulla posizione alta, pure sanno e praticano la posizione bassa; lo stemm, gli stemmbognu ed i cristiania praticano la posizióne bas:» nei pendii particolarmente ripidi, lo stemm e gli stemmbogen specialmente in alta montagna ed i cristiania su lieve comoda Quindi questi ultimi elementi di tecnica, che costituiscono invece In b&sc dello stile austriaco, appartengono pure come elementi eccezionali al cobi detto stile norvegese. Si tratta quindi di addottare come elementi normali di tecnica, quelli che sono sempre stati elementi eccezionali, perciò innovazione nello stile e non tecnica nuova. Essenzialmente allora •fcbassarsi e stemmare rinunciando senza rimpianto alla posizione eretta, ■el pensiero che coefficienti di vittoria •omo la sicurezza e. la velocità c non l'estetica. ANGELO RIVERA. azdsficgptslactmteeucndpuvpztTsinBlzbrctslgUcnpacsspragCscsgtcpczTpcmtenssdscvlcfRdammqpddvIBlpgcvScsmtcsspcbsslp1nn

Persone citate: Angelo Rivera, Zogg

Luoghi citati: Courmayeur