"Una camera propia,,

"Una camera propia,, "Una camera propia,, Emilio Cocchi concludeva il suo •aggio mi Cambridge sostenendo la «raperiorità del « terribile collegio della vita • sugl'illustri collegi della «it*a universitaria nello stimolare la Creazione di opere d'arte. Il metodo delio aboraggiamento gli sembrava preferibile a quello dell opportunità. al sanso della povertà più fecondo del ja cenbeidi Lovoctelpretà le ■eneo dell'agio. Ora, proprio parlando in un collegio femminile di Cambridge, Virginia Woolf ha illustrato i decantati effetti del metodo dello scoraggiamento e del senso della poterla nella storia della donna e ha proclamato necessarie premesse alla creazione di opere di fantasia da parte di donne un reddito annuo di cinquecento sterline e una camera propria. Appunto Una camera propria (A room of one's owrì) s'intitola il volumetto dov'essa ha raccolto, Ampliandole, le sue conferenze alle studentesse di Cambridge e sretl'apieLameCfin«mcn«m« la«cr«ro« teMaterialismo? Dei grandi poeti in-1 « ingie» dell'epoca romantica e della'«Evittoriana, tutti erano agiati o addi- • mrittura .ricchi, ad eccezione del «tòKeats, e peraquanto si vanti nelle | « imetorie letterarie la virtù del dolore | le masegfruEsposucenquDell'innalzare l'ispirazione keatsiana, non è detto che l'esperimento della povertà debba riuscire colla stessa matematica certezza colla quale l'accecamento riesce a migliorare il canto dei fringuelli. La libertà intellettuale dipende da circostanze materiali. La creazione della poesia postula libertà intellettuale. E le donne — sostiene la Woolf — sono state aempre povere dai tempi de' tempi. Ecco perchè si contano così poche grandi - scrittrici. Non crediate che quella della Woolf sia un'arida dimostrazione, una sorta di comparsa conclusionale come potrebbe apparire da un riassunto. Sul tema « la donna e l'opera di fantasia » (woman 'end fiction) la Woolf ha ricamato una di quelle sue leggiadre divagazioni che son divagazioni solo In apparenza, poiché la logica delle associazioni e delle immagini non è znen necessaria ohe in un teorema. Dopo un lunch in uno dei collegi In sechili, la fantasia della scrittrice stimolata dai cibi fini e dai vini cordiali vagava in un eliso d'idee dilettose; ma dopo una cena in un collegio femminile, dopo una di quelle leene deprimenti come sanno esser deprimenti certe cene inglesi, che squallida pista d'inamene probabilità sembrava il mondo! E' possibile scriver poesia dopo un brodo di dadi, un rosbiffe flaccido col suo immancabile contorno di cavoli stantii e di patate imporrite, e, infine, susine in giulebbe e aroma fatta con una polverina? Ci vorrebbe troppo spazio per riportar qui le parole con le quali la {woolf descrive i due pranzi ; ma chi sa guatare lo squisito umorismo del ■aggio di Charles Lamb sul porcelli no "arrosto ve ne ritroverà un'eoo. Conclude la Woolf: c Non si può pensar bene, amar bene, dormir bette, se non si è desinato bene. La lampada nel» spina dorsale non ai fcccende con rosbiffe e susine in giulebbe ». Lasciate gridare allo scandi^ i Samuele Smiles, romantici partigiani della povertà necessaria: la Woolf parla ab experto. Da una parte il collegio maschile, opulenta istituzione secolare a cui han collaborato munificenza di monarchi, generosità di patrizi e di magnati industriali; dall'altra il collegio femminile, dotato scarsamente e a prezzo di che laboriosa propagande, nella seconda metà dell'Ottocento. Nel collegio femminile non c'è posto per le amenitie», per le spese voluttua rie. E la Woolf ai domanda: Che cosa han fatto le nostre madri? Se la madre di Mary (una studentessa idei collegio dove la Woolf ha cenato) ri fosse messa negli affari, se fosse 'divenuta una grande industriale, se avesse lasciato due o trecento mila sterline al collegio... Ma ahimè, ecco dove l'argomento fa una grinza: allora forse Mary non sarebbe venuta al mondo. Perchè conseguenza logica dell'attività industriale femminile sarebbe la soppressione della famiglia. Detentori della ricchezza sono stati sempre gli uomini, ed essi han legiferato. Per secoli la donna ha servito di specchio al sesso forte : l'uomo ha adorato la propria grandezza riflessa nel suo satellite; l'inferiorità delle donne era un corolilaj-io inevitabile del bisogno dell'uomo di sentirsi padrone. Argomenti non nuovi, ma con quale grazia e quanto spirito sa illustrarli la Woolf ! Si domanda, per esempio, come mai nell'epoca elisabettiana, così ricca di scrittori, non figuri neanche una poetessa, neanche una scrittrice di drammi. Eppure donne di carattere non dovevan mancare; 6i pensi all'importanza dei personaggi fem minili in Shakespeare. «La donna «òhe pervade di se i libri di poesia, ■ non compare nella storia; donnina «la vita dei re e dei conquistatori « nelle opere di fantasia,'ma in resista era la schiava di quel qualsiasi « giovinetto a cui piacesse ai geni «tori di darla in isposa. Alcune tra «le paiole più ispirate, alcuni dei più «profondi pensieri nella letteratura «cadono dalle sue labbra; nella vite «reale essa sapeva sì e no leggere, «al e no scrivere senza errori, ed era «la proprietà del proprio marito* Che cosa sarebbe successo se Shake speare avesse avuto una sorella egualB>«nte geniale? Shakespeare andò a scuola e imparò a leggere i classici, tacciò di frodo, fece uno sconsigliato matrimonio : messo alle strette, si recò a Londra a far fortuna. Cominciò eoa on' umile incombenza a un teatro, poi divenne attore, poi auto re, e riempi di sè l'universo. Supponete ohe avesse una sorella altrettanto avventurosa e geniale. A scuo la non l'avrebbero certo mandata: ■alante scuola, niente classici. Le <t -m devono far la calza. Raggirai. ■»,è'«tà da marito; le propongono il cairenete staIAcoungefasi sa— lavobaalfaAibainsepaAiviresuagchqugidimpitusepachspdiintaagdialorsodabospmirzichlesodmmugsglaancmqIpsrpuatptlnsvbnlvatatemnnaameibsem ja figlio d'un amico di famiglia, un lanaìolo. Protesta? L'affettuoso padre la scongiura colle lagrime agli occhi di non farlo scomparire io queste faccenda del matrimonio; le promette bei doni; oserà lei spezzare il cuore di suo padre? La ragazza' fugge a Londra, di nottetempo, e siccome ha vocazione per il teatro come il fratello, chiede un impiego a un impresario. Immaginatevi l'impossibilità della cosa a quei tempi in cui le parti femminili erano sostenute uomini, e cantatrici suoiiatrici e saltatóri facevan tutt'uno colle me retrici. Alla fine, suppone la Woolf, l'attare-impresario Nick Greene ha pietà di lei e... le regala un figlio. La poverette finisce press'a poco come la Margherite del Faust. Che diveniva delle donne geniali fino al Settecento? «Quando leggia- «mo d'una strega punita, d'una don- cna possedute dai demoni, di una «maga venditrice di semplici, o del-« la madre d'un uomo notevole, io «credo che siam sulle tracce di una «romanziera potenziale, d' una poe« tessa soffocata, di qualche muta e. « ingloriosa Jane Austen, di qualche«Emily Bronte che. si fece morir di • mal a morte nella landa, o si lamen- «tò nei trivi, dissennate dalla tortura| « impostale dal suo genio». Col '700| le condizioni della donna migliorano;ma il metodo dello scoraggiamento seguita a dare i suoi frutti, e quei frutti non sono proprio i pomi delle Esperidi immaginati dal Ceochi. La posizione sociale pesa gravemente sull'ispirazione delle scrittrici settecentesche, fonte di amarezza, e, quindi, impedimento alla poesia. Icasi di Lady Winchilsea, dì Marga-iret of Newcastle e di Dorothy Osborne sono abbastanza tipici. Nonostante l'agio consentito dal rango, nono-stante la bontà dei mariti, quelle e i e e a a i e i , a . i scrittrici son condannate alla melanconia, all'isolamento, allo scherno o al silenzio. Il mondo non vede di buon occhio la loro attività letteraria; conosciamo quale scrittrice sarebbe riuscite la Osborne solo dalle sue lettere. La commediografa Aphra Bohn è la prima a guadagnarsi coraggiosamente la vita con la sua penna, e a sfidare senza amarezze la fama di etèra. Ma lo sdegno pel proprio stato seguita a aduggiaro anche tldsencsd1cvl'opera di scrittrici dell'Ottocento,'acolla sola eccezione di Jane Austen. UmL'adozione di pseudonimi maschili (tnon serve solo a coonestare lo scandalo della donna che scrive; è l'indice di un più profondo malessere. Che la donna ohe scrive, quasi sempre, vede il mondo cogli occhi dell'uomo; non avendo tradizioni - dietro di sè, deve cercarsi i modelli - tra le opere maschili, mentre il suo a naturai punto di viste sarebbe di ne-lcessità diverso. S'intende, ogni cer o a e tgdsIIcstpcpnvello è androgino, per dirla col Coleridge. V'è, vi deve essere, una proporzione di femminilità nel cervello, ..dell'uomo, e di virilità nel cervello se1 della donna. "Una mancanza di lega'1i dà origine a fenomeni come quello jc- j che la°Woolf acutamente osserva inga certe opere maschili d'oggi, un abu-.d0 so di io, un arido egocentrismo. TJn;r; •Galsworthy, un Kipling, celebrano ! po ei e a te ee, I virtù maschili, inculcano virtù maschili, descrivono il mondo degli uomini; l'emozione di cui tali libri son permeati riesce incomprensibile a una donna; quei libri mancano di potere suggestivo. Ma uno Shakespeare, un Keats, uno Sterne, per ! citar solo alcuni grandi, sono androa-jgini, e forse eccessiva è la proporzio- rno- rie di femminilità in un Proust. Ma questa mescolanza di elementi deve essere naturale, e tale è infatti nel- le l'uomo. Nella donna il peso della gdnas o i e a a e tradizione maschile tende a viziar l'equilibrio. - Imparino dunque le donne a scrivere come donne, a esser se stesse. Ma per far ciò dovranno essere indipendenti, aver cioè almeno cinquecento sterline l'anno e una camera propria. Grandi passi sono : .nostati già^piuti: 1866, fondazione I dl™COlÌ^ u™versli*,n ^lmlj4v1880, diritto di possedere m propno. rUconcesso alle donne maritate; 1919, voto alle donne; e infine accesso o,'ali* maggior parte delle professioni n. Umerali. Verrà tempo in cui la poeli (tessa dell altezza di Shakespeare po- nnsi hi ni li o er tra liberamente indulgere il suo genio. Siete convinti? Rivolgo la doman- zo—spda, s'intende, ai lettori maschili. For- cese taluno di questi, ohe è stato in;ceInghilterra, timidamente osserverà1'—Iche se c'è un paese dove, in qualsiasi avvenimento culturale, non si ritrovili che donne, questo paese è proprio l'Inghilterra. Conferenze, concerti, librerie circolanti, rivelano una preponderanza schiacciante di abbonati e di assidui del gentil sesso. La vedpechveavfastooo, o scuola passa a poco a poco nelle ma ga'111 della donna; il loro conta parec-|s0o jchie avvocatesse; è ladonna che dngaggia all'estero per diporto Dirò sau-.di più: la società inglese contempo- >^n;raBea appare a.un cont l» ental« <:ulta ; rano ! pervasa di f™™™^»; (uaoon a di eer oo- Ma ve el- la trdgomenti della Woolf si potrebbero discutere per un pezzo, a meno di non volerli subito eliminare con la _autorità della Bibbia e della Chie- ! srtumdsmcatsa. Gl'inglesi maschi, che non sono strapaesani, si limiteran forse a scuotere il capo come i due tori della ridarne del Bovril, i quali, di fronte a una scatola di estratto della carne dei loro fratelli, mormorano melanconicamente-. « Ne voglion di più! i (They want more). MARIO PRAZ.

Luoghi citati: Cambridge, Inghilterra, Londra, Newcastle