Piccoli grandi artisti

Piccoli grandi artisti LETTERE VIENNESI Piccoli grandi artisti , n e i i n e i n i i i e a , i e e à i o . l . a o a e n i e o a i , e o n , r e e e , i o n a e l l a a a a e e à i , i gVIENNA, gennaio. Il loggione: a che serve 11 loggione? Serve da una parte ad assicurare sensazioni artistiche agli amatori dalle scarse finanze, (i quali poi affermano con tono di disprezzo che chi siede in poltrona, quindi troppo vicino al palcoscenico, prova di non possedere senso d'arte) dalil'altra serve alla claque. Sul palcoscenico si possono fare le nuvole, le tempeste, le catastrofi, rumori di treni e imitazioni di corse automobilistiche, ma l'applauso lo si fa in un punto solo del teatro: nel loggione o, come adesso magnanimamente lo si chiama, nella galleria di temo e quarto ordine. Il capo-claque All'Opera viennese un capo-claque non esiste, forse perchè il signore Fran Freudenberger non sd considera un claqueur, bensì a protettore dell'arte del canto, della musica strumentale ». Malgrado tunte queste belle doti, il signor FTeudenberger non ce la fa da solo ad assicurare 11 successo di un, melodramma o di un artista, quindi è alla testa di una devota schiera dì amici, reclutati fra allievi del conser vatorio, impiegati di commercio e • personalità desiderose di conserva re l'incognito», ma lietissime .di ricevere un biglietto per l'Opera esente anche da tassa. Nell'arte sua Freudenberger è maestro. Pensate alla meravigliosa carriera da lui fatta: prima di ascendere sul loggione, calcò pai coscenici facendo il corista. Dotato di bellissima voce baritonale, per rio destino non potè mai diventare capo-corista. Capo di qualche cosa voleva essere a tutti i cost.i, sicché, a furia di pazienza e d.'i abnegazione, divenne capo della claque. Come semplice collista, mai re o regina dell'ugola, o maga delle gambe, lo avrebbe onorato di fotografia con dedica autografa; come capo della claque riceve invece biglietti e letterine, a Caro amico — gli ha scritto la celeberrima Maria .leritza, uccompagnando la propria immagine con dedica — beva una bottiglia di vino alla mia salute ». E concludeva: « ... Alla fine sentirei volentieri pronunziare il mio nome •. Una ballerina che ha strappato alla collega una buona parte a chi lo comunica inunantdneniti? Al signor Freudenberger: ■ Ballo oggi per la prima volta invece della signorina Wopalenski... Le resterei obbligatissima di un forte applauso ». Supplica di altro grande attore : « Oggi canto nei Pagliacci e se dopo il prologo ella volesse interessarsi di me, gliene sarei tanto grato! ». Questi incarichi il capoclaque li assolve con tatto squisito, come risulta dall'eloquente biglietto inviatogli da un compositore: « Grazie di quanto ella ha fatto con genialità e finezza ». Insisto sulla necessita di considerare il claqueur Freudenberger elemento artistico genuino : coscienzoso sino allo scrupolo, egli studia le partiture delle opere nuove prima che vadano in iscena, per accertare in quali punti lo spettabile pubblico possa essere trascinato all'applauso. E' 11 che Freudenberger manifesta sua possanza: trentun anno di esperienza gl'insegna no clie il puibblico ha bisogno di essere guidalo. Si sbagliano gli artisti i quali pensano che gli spettatori marcino da soli. Quanto alla guardia del corpo, chi non segue pronto l'esempio del capo nel battere le mani « con spontaneo entusiasmo » è un uomo perso: per un simile infedele, un biglietto gratuito dell'Opera (esente anche ila tassa) è sciupato. La iettatura e gli esorcismi Attori e commediografi rischiano fama, successo, guadagni — per giunta «ono individui fatti segno a larghe invidie e gelosie — quindi le loro ansie e superstizioni, se proprio non si capiscono, si giustificano. Brutta cosa per un attore incontrare, andando al teatro, uai gatto nero o una vecchia! Preferibile e imbattersi in uno spazzacamino, oppure trovare un ferro di cavallo, delle viti... E' celebre a Vienna una piccola attrice la quale ha riempito di dozzine e dozzine di rondinelle, porcellini, funghi e trifogli di ogni tipo e fabbricazione il proprio camerino w Burgtheaier- peccato che con tanti amuleti la povera figliuola non sia ancora riuscita a diventare celebre pure sulla *CNelló stanzino di Girardi, il grande attore comico viennese morto qualche anno addietro, i ferri di cavallo non mancavano mai. L'nmuletto che ispi rava maggior fiducia al tenore Streit mann era il mazzolino di fiori venduto da una golibetta: sapendolo, le fioraie gobbe si davano tutte convegno all'ingresso del palcoscenico aspettando Streitraann, che una sera si vide offrire stupende rose da una deliziosa gobbina. Vedila oggi e vedila domani. Streitmann fini col comprare le rose ".olo da quella gobbina deliziosa. Ma capitato tempo appresso in un salotto, la scopri in gran toeletta e senza gobba; la falsu fioraia diventò rossa, però si riprese ancora prima dell'artista, e siccome Sdreitmann si accingeva a partire per l'America, andò ad augurargli il buon viaggio, con¬ ad? e o n . e e i l i e e a , a n, è ì e e a i i e o o ; e — a a a n o , o e à e o e o e : i i l o n o a e a l ! i sigliandogli di pensare sempre alla sua mascotte. Vi fu all'Opera viennese una cantante, la signora Clara Sioeckl-Heinefetter, la quale credeva di assicurarsi 11 successo sopprimendo sotto il costume la camicia... Pure a Vienna, c'è stato un direttore di tealro disposto magari a licenziare su due piedi l'attore che avesse osato entrare in palcoscenico col cappello in testa ed il bastone in mann. Sul tavolo del proprio camerino l'attore intelligente non depone scarpe, perchè è poco simpatico e perchè ne possono derivare sciagure: in ipotesi benigna può derivarne una grossa lite con qualcuno, ma la lite in teatro mena buono ed allora siamo nuovamente a .posto. Attente, o belle attrici e danzatrici, a non servirvi pelle vostre loelette delle penne di pavone, essendo il pavone — animale che perdo l'armoniosa voce con la nota cacciata dal Paradiso terrestre, assie me all'uomo ed al serpente — uccello di malaugurio. Il pavone, al caso, po tete anche ucciderlo, viceversa non si dovrà mai ammazzare in teatro un topo grosso o piccolo. Il sorcio di qualsiasi grandezza è sacro e inviolabile. Francesco Giuseppe — Sovrano, come sappiamo, attaccatissimo alle formalità ed al cerimoniale — apprese la forza di questa superstizione allorché, riaprendosi il teatro di Corte nel castello di Schoenbrunn, dopo l'impianto della luce elettrica, vide sbucare fulmineo dalle quinte un topo spaventatissimo, che fece una bizzarra danza al cospetto dell'illustre pubblico, quindi si ritirò filando veloce verso il fondo. Vero è che nessuno ebbe coraggio di ridere a tanto strano léver de ridemi (gli storici garantiscono che il maggiordomo un passo dietro al Monarca sia diventato pallido e sbian cato), ma nessuno apparve con mazza o scopa a scacciar l'intruso, contro il quale nemmeno furono lanciali gatti. Sul palcoscenico non si deve fischiare (a ciò provvede il pubblico), nè si de ve parlar di corda; se alle prove un principiante posa l'ombrello sul tavolo del réoìsseur, sono dolori: la migliore commedia farò naufragio obbligato. Di Sonnenthal, uno dei maggiori che abbia avuto il Burgtheater viennese, è noto che non usciva dalle quinte se prima non avesse baciato il ritratto del fratello a lui carissimo: Oskar Sachs bacia un ritratto qualsiasi. Charlotte Welter considerava l'immagine della madre portentoso talismano. Ida Roland non ha amuleti!, ma debutta di venerdì, di venerdì parte o di venerdì si sforza di arrivare e dà prime unicamente di venerdì (usanza, questa, per l'impresa graditissima, giacché se il lavoro ha successo, 11 sabato e la domenica il tutto esaurito è assicurato). La signora Hansl Niese •porta sempre nella borsetta dei fili strappati alla scopa di uno spazzacamino incontrato a Ischi. La soprano Selma Kurz, quando andava a teatro (ora è a riposol voleva incontrare uno spazzacamino; dòpo lunga malattia le avvenne, varcando nuovamente trepi ria la soglia del palcoscenico, di vederne uno che pareva stesse 11 per ì fatti suoi. Felicissima pensò di dargli una mancia: «Grazie, rispose l'onesto lavoratore, sono stato già pagato. ». Prima di entrare in scena Particolarmente critici sono per un attore gli ultimi dieci minuti prima di uscire dalle quinte. Ir: quel fatale istante Ida Roland rassomiglia ad una pantera In agguato: per lei. negl'indicati dieci minuti, nulla più esiste al mondo, fuorché la bestia-pubblico (non il pubblico bestia, badiamo). Turbare la sua concentrazione significa mettere a repentaglio la vita. Elisabetta Bergner fa scongiuri, Tilla Durieux sorride calma e si padroneggia. Rudolf Tyrolt — il celebre comico recentemente morto — sino a quando non fosse toccato a lui di entrare in iscena ripeteva tra le quinte lo parti di tutti i colleglli al cospetto del pubblico; una specie di Fregoli per uso personale. Karl Foresi mormora qualche cosa, ma probabilmente la propria parte e non quella dei colleghi già alla ribalta. Infine negli occhi di altri si legge il desiderio dì vedersi trasportati, per virtù magica, in una terra nella quale non esistano teatri. Il Feace. spttFprrpztzscecnnsgm1

Luoghi citati: America, Vienna