La contessa Lara

La contessa Lara RICORDI P»E>RSO^ AIJ La contessa Lara A Parigi, sulla fine dell'84, ritrovai un amico del quale serbavo gratissimo ricordo da quando egli frequentava la Università bolognese. Lo ritrovai, dopo non avere più avuto, durante parecchi anni, notizie di lui, ma dal primo Incontro mi apparve' profondamente mutato. Era stato conversatore abbondante ed elegante: nutriva un amore ardente per le letteratura, serbava una fede animatrice nella sua futura opera d'artista. Era Invece divenuto taciturno, sorrideva appena, non rivelava nessuna cura della propria persona, che prima voleva fosse signorilmente elegante. Solo la sera, pranzando con Gualdo o con me — con tutti anche — si rianimava, si abbandonava al piacere di parlare, consentiva al suo ingegno di rivelarsi tuttavia vivido e attraente. Ma finito il pranzo, tornava a scomiparire per an dare chi sa dove. Diceva di esercitare la sua professione di medico, ma forse non era vero. Evidentemente' c'era un mistero doloroso in quella anima tuttavia giovanile. Una donna fatale ? A poco a poco, senza nessuna confidenza sua diretta, quasi soltanto per intuizione, giunsi a penetrare quel mi- j gter0 L.amlco mlo soffriVa terrlbU gente, insanabilmente, di una passio|t)e amorosa per una signora della qua« Vchzimnamgicilipioczinasansiomcamv25gslòTle si era molto parlato a proposito di un tragico duello ancora non lontano. Il marito di lei aveva ucciso, con un colpo di pistola, l'uomo pel quale ella lo aveva tradito. Nella mia mente si congiunse allora la memoria di quel morto e lo stato angoscioso dell'amico, e ne trassi la conclusione — Quella è veramente una donna fatale Ritornato a Roma, l'usciere del « Ca- |P|,au, Fracassa» venne ua giorno a dirmi: — C'è, e vuole parlare con lei, la n Contessa Lara ». Il Sommaruga, da non molto tempo aveva stampato un volume di versi con lo pseudonimo appunto di « Contessa Lara ». Il volume aveva avuto accoglienza festosa come se rivelasse una poetessa nuova, sincera e geniale. Ma j" Jer"?- a*°0"fnd.0 ™*J°, reca °™ • non Pensa' ai verfl « lei: non I sentii, invece, che un desiderio solo quello di vedere come fosse formata o e a e n a o i a a e a e i e i , l ri ti e a nrnro aile ri, oIl lno ldo quella suscitatrice di amori e di eventi cupamente drammatici. La vista prima, e il colloquio poi mi recarono una delusione completa. La signora, benché prossima alla maturità, serbava pressoché intatta la distinta bellezza che l'aveva ornata da primi anni: bellezza bionda, sottile rosea. Faceva risovvenire il sonetto d Ugo Tarchetti: «Ella era così fragile e piccrr.a ». E la sua voce era dolce e melodiosa come una canzone napole tana. Veniva a domandarmi assisten za per un lavoratore che compiva stu dli elevati, aveva allora stampato un saggio notevole delle sue fatiche, e aveva bisogno di assicurarsi il pane quotidiano. Ma quella richiesta tanto comune, purtroppo, ella sapeva esprimere con dolcezza avvincente; ma anche con un senso di dignità istintivo, con una affettuosa premura, come di madre. Alla fine della conversazione, i ricordi precedenti erano sfumati, e dissi inveep fra me: — Ma questa è una signora buona. Solitudine Infatti, ella che chiedeva soccorso per altri, era bisognosa per sè. Uscita da una famiglia agiata, ben che modestamente, le era moria irima la madre, e poi la nonna, a cui ded cava religioso affetto: il marito, che forse non sarebbe mai stato un effettivo sostegno per lei, non esisteva più : era sola, interamente sola. Il Sommaruga, dopo pubblicati i versi lietamente accolti, l'aveva invitata a colla borare nel « Nabab » che stava per fondare V « Fracassa » aveva avuto Matilde Serao, e aveva allora Olga Ossani, che poi passò al « Don Chisciotte »; una scrittrice appariva indispensabile nella redazione d'un giornale meritevole di fortuna. Ma il « Nabab » durò pochi mesi soltanto; ella, quindi, dovette rivolgersi altrove per collocare il suo lavoro. Era veramente una lavoratrice coscienziosa e assidua; benché non perdesse mai la spontanea grazia sorridente, quasi festiva Anche gli abiti che indossava, specie negli ultimi tempi, per lo più, invece che nuovi, apparivano « rimediati »; ma non pertanto ella dava pur sempre l'impressione della primitiva eleganza Poco avanti di morire, si era ridotta ad abitare ln una sola ca mera; ma la camera aveva mobili di gusto raffinato e sorgeva nella via Si stina, onorata di tradizioni artistiche. Benché si fosse molto malignamente parlato di lei, si confortava dell'ami cizia intima di signore pure apparte nenti all'aristocrazia autentica, che la ricevevano con viva benevolenza, per che sapeva essere conversatrice ama bile, immutabilmente serena, senza mai una venatura di rancore e di ma lignite. Passava cosi, spesso, le serate, per riprendere al mattino la dura fatica del comporre. Aveva, da questa, una distrazione unica che le procurava un piacere costante: si dedicava agli ani mali. Una volta portò al « Don Chisci^t te » due sorci bianchi, dei quali aveva allevato, con intensa cura, parecchie generazioni, E cha cosa ne avvenne? cptucsctmfusmdornelsnndligrtasts s« Vamtia • si innamorò di quel sorci, che gli apparivano squisitamente graziosi; e tanto insistette che furono promessi, fra gli altri premi, agli abbonati. Ma come metterà insieme il numero sufficiente? Ella non si scoraggiò, anzi int viaggiò: quegli animateci sono di natura eccezionalmente prolifica; bastava dedicar loro le premure più adatte. E per parecchi mesi non si occupò d'altro, coma se la moltiplicazione dei sorci bianchi per gli abbonati del a Don Chisciotte » fosse la cosa che più le stesse a cuore. Quando ne nasceva qualcuno che giudicava singolarmente formoso, arrivava tutta orgogliosa all'ufficio nostro esclamando: — Guardate come è belici Agonizzante, alla signora che, unica, era accorsa ad assisterla, raccomandava con quél tanto di voce tuttavia superstite, di spedire un vaglia di 25 lire a un suo creditore, e aggiungeva: — E' tanto che le aspettai Avpva il senso della probità, e il gusto delle cose belle e buone, che rivelò costantemente nella travagliata esi- lenza. Poteva dire di se, come Tosca del Tuccini: — Vissi d'arte e d'amori a e e n e , n n a o a e t : anonai, »; e elsi a oai si a, ù, eur a si a di i e. te i e la r a za a er ca na un ni ^t va ie e? La sua carriera poetica A sedici anni — era nata nel '51 e si chiamava Cattermole — diede a stampare lui primo volume di versi: « Canti e Ghirlande ». La fanciulla, nata da una russa e da un inglese, scriveva correttamente in italiano e, cosa più singoiare, rivelava di sentire la musicalità della nostra lingua. Di tanto in tanto veniva una strofa felicemente melodiosa. Con ciò non si dice che affermasse — non poteva affermare — una personalità propria di già conquistata. Negli argomenti, negli atteggiamenti, nei metri si attestava l'ultima discendenza del romanticismo entrato ornai in liquidazione. Eppure quando rammenta la madre morta, un bambino morto, allora non attinge più agii esempi prediletti: la nota fondamenta le dell'anima sua, la borita, ie conferisce una inattesa vigoria di commozione. Compose in seguito altre liriche nelle quali anche dimostrava il desiderio di salire più in alto, come quella in memoria di Adelaide Cairoti: ma il successo autentico di lei fu guadagnato dal volume edito dal « Sommaruga » con lo pseudonimo di « Contessa Lara ». La folla non va incontro a uno scrittore, e l'applaude, se non sente da lui una parola grata e nuova. Si disse da alcuni, allora, e si ripetè di pei: — Ma questa è derivazione stecchettianal Con ciò si disse e si ripetè cosa non vera, almeno non interamente vera. Per incominciare, fra i due sorgeva una differenza insanabile. Nei ■ Postuma » il soggetto era sempre un giovine, coi suoi gusti volgari, nell'espansione, a tratti brutale, della sua primavera non regolata. Poteva giudicarsi anche severamente quel giovine da un punto di vista astratto, ma nei costum* e nelle aspirazioni era reale, cioè tutto come coloro che, a vent'anm, si trovavano ad abitare nelle città di allora. La Contessa Lara non dimenticava mai di essere una donna; e, in questo, era la incontestabile originalità sua : svelava con incontrastabile schiettezza la sentimentalità femminile. Anche le donne, che sono amate, pur esse amano fortemente, tenacemente, a volte dolorosamente. Soltanto, quando si sono messe a scrivere, un istintivo, invincibile pudore ha loro vietato di mostrarsi quali veramente sono, di far sapere le gioie intime e i dolori disimulati dell'animo loro. La • Lara » superava, almeno in par. te, sino a un certo segno, quella renitenza volontaria: mostrava aperto il suo cuore. Non si differenziava pertanto dallo Stecchetti soltanto; ma anche dalla maggior parte delle scrittrici che l'avevano preceduta. E dall'i singolarità nella quale deliberatamente si era posta, assurgeva talvolta a una vera elevazione di rap presentazione e di espressione lirica : • Volan l'ore... chi mai numera i miei baci e i baci suoi? Pai che Dio non Insci vivere nella notte altro che noi! ». Questa innegabilmente è poesia. La prosatrice Ma ella non ne rimase lungamente soddisfatta, appunto perchè, mentre gli anni passavano, e con essi tante cose passavano su di lei, perseverava nella devozione peT l'arte. Lavorava, leggeva, si addolorava, ma perseguiva una méta sempre più alta, ln una lettera scritta a me diceva: . ... Ora vi prego di stampare nel vostro giornale queste parole: — Sappiamo che la « Contessa Lara » ha volontariamente rinunziato alla collaborazione del « Capitan Fracassa », volendo occuparsi di lavori di più lunga Una. E proseguiva parlando di un romanzo: L'Abisso, che stava preparando. E non solo concepiva lavori di più vasta lena, ma andava elevando l'intonazione e migliorando la forma. Anco esse non divergono dalla sua esistenza: ma a rivelare la tristezza alla quale il destino l'ha condannata Ir sieav« Ldurepopoasch« docadepselasuo.pdvepmdtazovrilimvele« pqdsrpssdt«tnsgmavllclmapgstacvoppgpscrsnrimediabilmente, trova più ferme e commosse espressioni. Si può dire che essa riassumesse in- e e e a , : a ù a r sieme la sua vita, e l'angoscia che ne aveva derivata, itali» strofe intitolate La naufraga », dalle quali è lecito de durre come essa si proponesse di salire ancora e andasse raccogliendo la possibilità di riuscirvi. Eppure, con uguale serenità di propositi, e con non dissimili speranze di ascensione perseverante, scriveva anche in prosa. Avev-i collaborato, =1 è già detto, al « Nabab » e al « Fracassa », occupandosi principalmente di quella « Cronaca femminile i quale allora si intendeva, cioè di mode, ili ricevimenti, di piccoli eventi mondani. Ma non possedeva quel temperamento robusto che la fatea del giornale impone, né i suo ingegno era atto ad improvvisare, o. almeno, a compone rapidamente. E poi, come avrebbe potuto raccogliere e diffondere l'eco dei ■ Mondo che si diverte »? Pensò, secondo scrisse, a lavorare di più lunga lena, a novelle e a un romanzo Avrebbe perciò dovuto uscire dalla via seguita sino allora: raccontare altri, e non più ?e stessa. Lo sforzo era maggiore alle facoltà sue. Invece, quando si assegnò un tema che rispondeva effettivamente alle possibilità delle quali poteva disporre, un tema che aveva vìssuto e sperimentato veramente, mise insieme un libro di lettura per ogni rispetto eccellente: « Una famiglin di top: ». Era dedicato ai ragazzi, che certo la eiooonC'echecolr-ifconnutalteli?la do matenOgviala po preconriavi fonriosotorsgla masorola Qmepotrebbero trarne ancora un sincero 1 spintenso godimento. Anche la prosa qui si allarga, si spiana, consegue seduzioni fine e gioconde. Appena pubblicato, ne fu subito esaurita la edizione; ma non si è più rinnovata. Ella è morta, tormentata donna: chi più ha voluto ricordarsi di lei? Soffocanti memorie Quando io ebbi ad annunciare una sua pubblicazione, volle pregarmi insistentemente di non servirmi, per indicarla, che dello pseudonimo assunto « Contessa Lara », niente altro che « Contessa Lara ». Ripeteva : — Lina Cattermole è morta; non deve essere ricordata più da nessuno. Ella aveva insuperabile terrore che si accennasse soltanto alla sua famiglia, come se la memoria di essa, rimanesse offesa dall'essere rammentata a proposito di lei. Sino all'ultimo provò un'infinita rispettosa tenerezza per ro mail a gostrdevechlenelol.'dotaginoìninl'aleconotoiecobrla nonna, da cui aveva ricevuto costlq^luminosi esempi di virtù esemplare. Forse se avesse trovato un marito che le avesse inspirato l'orgoglio della loro unione, che fosse stato, insieme, una guida vigile e un conforto affettuoso, sarebbe rimasta senza rimproveri lieta di essere additata per signora dabbene, molto dabhene. Ma così non era avvenuto; l'uomo cui si trovò avvinto, tuttora assai giovine, aveva esaurito avanti le doti di dolcezza che. ella ardentemente desiderava di trovare in lui E cedette a chi offriva gentilezza, premure, consigli puri e devozione immutata. L'errore, primo errore, provocò la tragedia sanguinante, irreparabile. Certamente il suo primo, sincero proposito, fu di espiare, condannandosi al silenzio, alla solitudine, con la sola consolazione delio studio Sperò di rivivere, purificata, col suo nuovo lavoro, presentato con un nome ignoto, impenetrabile. Ma era ancora molto bella: sentiva crescere intorno a lei ile ammirazioni sempre più vive, le lusingue più insistenti. Anche la fortunata accoglienza ricevuta dai nuovi suoi versi, e la necessità incalzante «del vivere, la ponevano mi cui:tatto a persone di ai-tiro sesso non obbligate a professare 11 pesante culto dell'astinenza, che le parlavano quel linguaggio elevato e ardente a cui non sapeva rimanere insensibile. Ma è pur vero che, raggiunta la maturità — aveva ormai 46 anni — sentì la nausea della esistenza che aveva subita, rimanendo pur sempre col vivo rimpianto del primo, ormai lontano, periodo della sua primavera, quando poteva godere senza rimproverarsi nulla, le carezze della famiglia rispettata da cui era uscita. E aveva formato un disegno fermamente maturato: ritirarsi in campagna, al lontanarsi da quella gente clamorosa che l'aveva suggestionata ; vivere nella intimità di una donna affettuosa e nobile, la signora del colonnello Buttini, che le aveva dato sempre preziosa assistenza. Vicino a lei, a lei sola, avrebbe potuto ritrovare ancora la pace serena e dedicarsi intensamente all'arte, esclusivamente all'arte. L'ultimo dramma SiseGc'nalaglsidasasosevesetodedgamveletufimdndsrbvttiEtctnbEcvgcdcuap1rCsfle partisse da^ Roma, che a io tradisse » — diceva. E l'uccise. n-1 LUIGI LODI. pIPMa il destino restava su di lei spie- tlatamente immobile. L'amore, almeno „l'amore di un criminale, si mise tra- Pverso il suo proposito di elevazione. UAveva stretto rapporti di affetto con pun giovine che sperava poter avanza-! bre nella carriera giornalistica. Vive-|jvano cosi una vita comune. Ma il dissidio violento si era già|saperto fra loro. Egli non voleva che iids

Luoghi citati: Parigi, Roma