Rappresentativa torinese-Hungaria 2-1

Rappresentativa torinese-Hungaria 2-1 Rappresentativa torinese-Hungaria 2-1 La gaia fra la squadra rappresentativa torinese e l'undici dell'Hungaria di Budapest, che doveva chiudere 11 ciclo delle gare internazionali in programma per le feste di Natale c di Capo d'Anno, potò giungere al suo termino soltanto per la buona volontà dell'arbitro e del giuocatori. In condizioni normali, in regime di campionato cioè, la partita non avrebbe avuto svolgimento: al massimo, dopo di essersi iniziata, essa sarebbe stata interrotta ad un certo punto della ripresa. La nebbia densa, fredda, compatta che dominava l'ambiente cominciò col rondore ben difficili lo condizioni di visibilità fin dal primo inizio, accennò ad un certo punto a diradarsi, con brevi spostamenti a zone e ad intervalli: tini per decidersi ad un'offensiva a fondo alla riprosa, ed allora avviluppo campo, tribuna, posti popolari, arbitro, giuocatori, tutto quanto insomma, in un mantello cosi fitto ed opaco, che non fu più possibile agli spetiatori di vedere nulla. Verso la line, quanto si riusciva di |scorfferé~dauTirÌDM^ ,,.0 0 cinqne KiUocatori che l'azione |porlava a combattere nelle vicinanze , Qentt ^nea del fallo. Il resto erano ombre che non si riusciva a decifrare cosa fossero nò perchè si muovessero, od era addirittura il nulla. Il regolamento autorizza a troncare un incontro quando dalla linea di metà campo non si possono discernere la due porte: ieri, verso la metà della ripresa, il contro attacco non poteva veder nessuna delle due ali. In queste condizioni, tornerebbe ben difficile il fare una critica positiva dell'operato delle'due squadre. Sincerità vuole che ei dica, ad esempio, che l'aziono del terzo punto della giornata, quello che diede la vittoria al torinesi, fu vista nella sua integrità soltanto dui giuocatori più direttamente interessaci, coloro che lo segnarono o lo subirono. Ogni altra persona presente sul campo dovette farsi raccontare come erano andato lo coso od affidarsi a congetture. Fu un vero peccato che in nebbia ci ubbia messo lo zampino, che, dal modo in cui l'incontro si era iniziato e da quel poco che fu dato di vedere, lo spettacolo sarebbe stato più interessante, come tecnica e come combattimento, di quelli offerti dalle due precedenti partite internazionali di fine anno. L'Hungaria Ita giuocato questa sua seno di Incontri in Italia privo di una mezza dozzina dei suoi uomini mi' gliori. Manca l'infortunato Kalmar, mancano Klaber e Weber noti fra noi, mancavano ieri anche i litolari del posti di portiere e di ala destra costretti al riposo da ferite. Ma, se la squadra ha perso di efficacia e di forza penetrativa a causa di queste assenze, essa non mostra certo di aver sofferto in quanto a compattezza ed omogeneltn. V'è uno stilo solo in tutti gli uomini e v'è sistema nell'unità. I giovani giuocatori che formano quasi al completo il settore d'attacco e la seconda linea, sanno comportarsi egregiamente a metà campo. Essi hanno tendenza a smarcarsi: non giuocano da fermi. L'uno sostiene lo sforzo dell'altro colla posizione che prende, e tutti quanti assieme mirano a combinare in profondità, a guadagnar terreno, a penetrare. Prototipo di questo spirito penetrativo, è e rimane l'exjuventino Hirzer, che, relegato all'ala e quindi condannato alla Inattività per lunghi periodi di tempo, mostra, nel suo temperamento e nel suo stile di individualista, le stesse doti e gli stessi difetti di una volta. Sul difficile terreno, un fondo ed una superficie completamente gelati, gli ungheresi parvero sapersi muovere con relativa facilità: la loro padronanza della palla fu buona ed il giuoco di teet* eccellente. Nell'area ni rigore la canzone è diversa: manca energia, manca decisione e manca precisione. Ma in complesso, la squadra è buona, snida e tecnica. La squadra rappresentativa torinese soffri della cattiva giornata dei mediani. Bigatto fu il migliore dei tre, e la sua esperienza lo aiutò non poco u superar l'ostacolo dell'avversario o del terreno coalizzati. Ma Barale e Mosca, che sostituivano Martin IH e Colombari indisposti, non si trovarono mal completamente a loro agio nella giornata. La difesa usci trionfante dalla prova: Rosetta e Caligarla sono in piena forma. Combi non ebbe lavoro soverchiamente difficile da sbrigare. L'attacco funzionò in complesso lodevolmente. I cinque uomini erano ben disposti, e senza, concentrar sè stessi in eccessivi sforzi di intesa e di combinazione, ebbero spunti individuali eeceUènti. Orsi ebbe campo di distinguersi nel primo tempo: fu fortunato chi Io vide nel secondo. Eccellente lavoro fece Baloncieri. In complesso, i torinesi tennero l'attacco con maggior persistenza degli ungheresi, e, come conseguenza Nemeth ebbe maggior lavoro e più difficili situazioni da sbrigare di Combi. Al ventiduesimo minuto del primo tempo, un'azione a giuoco largo condusse al primo punto torinese. BaJoncieri. verso la metà del campo, a i l o o e o a r l i i d , e a a e , o o e e a n o ti f. o ao, erviva improvvisamente Orsi con un lungo passaggio trasversale che tagliava fuori metà delia difesa degli ospiti. L'ala sinistra luventina avanzava veloce e poi centrava forte e raso a terni: Libonat'tl riprendeva a pochi passi dalla porta e segnava con un tiro basso malgrado un tentativo di parata in luffo di Nemeth A distanza di una diecina di minuti, gli ungheresi pareggiavano su calcio d'angolo dalla sinistra tirato da Hirzer. La palla cadeva precisa nella bocca della porta torinese. Telcki, con un salto tempestivo ingannava la difesa attirando su di sò l'attenzione dogli avversari, o, conto conseguenza, lo. mezz'ala destra Barasky segnava di precisione con relativa facilità da tre o quattro metri di distanza. Alla ripresa, l'Hungaria dominò a lungo, senza tuttaviu far grande impressione sulda difesa dei torinesi. Poi la nebbia si fece più fitta, ed allora più non si videro che delle ombre cinesi danzar dietro ad un velario e qua e là qualche uomo che balzava fuori della spessa cortina per scom parir subito come inghiottito ancora dall'oscurità. A1 ventinovesimo mimi to, segni vaghi ed indistinti del fatto che un nuovo punto fosse stato se> gnato dai torinesi giungevano fino ai poveri spettatori che si logoravano la vista per comprendere che cosa diavolo stesse succedendo in campo. Nel mistero dell'oscurità era successo, come venne svelato poi, che il Torino aveva fruito di un calcio di punizio ne. Caligari? aveva eseguito il tiro affidandosi al senso d'orientamento Baloncieri aveva ripreso di testa, de viando nella rete da breve distanza Poi non si vide più nulla, ed i giuocatori assicurarono che nessun altro punto venne segnato prima della fine.All'incontro assisteva il Duca di Bergamo.,. Pubblico discretamente numeroso. Terreno simile ad una crosta di ghiaccio. Giuoco regolare e, sulla fede di quanto fu dato di veder-?, privo di violenze. Lo duo squadre erano così composte: Hungaria: Nometli: Nagy e Kocsis; Remrner, Steiner n Jebes; Jeckl, Barasky, Telki, Binami e Hirzer. (Nella ripresa, gli ospiti sostittiirono il terzino destro Nagy con Mandi). Bapprescntaliva torinese-. Combi; Rosetta e Caligaris; Barale, Mosca Bigatto; Munerati. Baloncieri, Libonatti. Rossetti e Orsi. Arbitro Enrielti di Torino. VITTORIO POZZO.

Luoghi citati: Bergamo, Italia, Mosca, Torino