L'arrivo di Gandhi a Bombay

L'arrivo di Gandhi a Bombay L'arrivo di Gandhi a Bombay Spettacolo indescrivibile Centinaia di migliaia di persone per le vie percorse dal corteo del Mahatma - La « guardia mistica » — Come nelle féeràes — Il discorso TER CABLOGRAMMA DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE Bombay, 28 nott t. Nella mia vita non mi è mai capitato di assistere ad uno spettacolo così grandioso e impressionante. Quando il Pilsna è stato in vista del porto si è presentato ai nostri occhi stupefatti un panorama nuovo, insolito e incredibile: un mare di popolo attendeva in compostezza e silenzio. Quante centinaia di migliaia di persone erano convenute a Bombay da ogni parte dell'India per salutare la Grande Anima? Immensa marea umana Non è facile dirlo e anche se lo dicessi, rischierei di non essere creduto. Cinquecentomila persone? un milione? più? Certo è che stasera, più ancora di stamane, abbiamo avuto l'impressione dello sbalordimento. La colossale adunata avvenuta stasera nello sterminato prato della piazza Meidan. situato nel cuore della metropoli, ha superato ogni immaginazione; ancora adesso, mentre telegrafo, non riesco a rimettermi dallo sbalordimento e dalla meraviglia. Cerchiamo di ricostruire la fantasmagorica scena. Avvicinandoci a Bombay Gandhi ha trascorso le ultime ore del viaggio alternando le preghiere con i messaggi diretti ai capi del suo movimento. Li esortava a prendere tutte le misure atte ad evitare qualsiasi disordine. Quando il faro del porto lampeggiò lontano, il Mahatma salì sul ponte a guardare la sua terra. Sorrideva di uno strano sorriso, sorriso di uomo felice ma preoccupato. Il Pilsna avanza ora nel chiuso bacino dove deve attraccare. Uno stormo di motoscafi ci circonda. E' la polizia. Di qua e di là. le acque tranquille sono coltellate da piccole navi da guerra della Marina britannica. La nave è prossima a fermarsi; il panorama è scomparso dietro gli edifici della dogana. L'India e il suo Uomo Siamo vicino alla grande folla c ne siamo, al tempo stesso, separati. Sul molo è una folla di operatori cinematografici e pochissini indiani. Una vecchietta, sorretta da una gentile fanciulla, è un po' più avanti. E' la vecchia moglie di Gandhi. Silenzio. Nessuna sensazione, in questo momento, della enorme folla silenziosa che aspetta dietro la dogana; si sente soltanto un rullare persistente di tamburi, un rullare tragico, non gioioso. Non altrimenti noi immaginiamo il cupo e tragico sommovimento dell'Apocalisse. Non appena è aettato il ponte, salgono i dignitari indiani e il piroscafo in pochi minuti è ricoperto di fiori. Il ponte è tutto un tappeto di violaciocche e di tuberose. Un attimo e l'apostolo dell'India, che è stato nostro compagno per quattordici giorni, è sollevato sulle braccia dai suoi, scompare. Udiamo un alto clamore; ■(imprendiamo che l'India si è impadronita del suo Uomo e che è finita per noi quella quotidiana confidenza che ci aveva reso abituale ogni suo pensiero sino a farcelo spesso apparire sproporzionato all'immenso suo prestigio. Mi libero sollecitamente delle pratiche di sbarco e raggiungo la folla esterna: Gandhi è fermo di to'dalla dogana e riceve gli omaggi di innumerevoli seguaci. Intravedo alcune delle figure più caratteristiche del movimento aandhista, fra le quali il famoso inglese Andriews a capo scoperto e vestito della bianca clamide e molte donne europee della stessa specie di miss Slade, vestite pure all'indiana, In corteo, sull'auto della polizia L'avanguardia dei dimostranti è costituita da due file interminabili di donne indigene, guardia mistica del Mahatma, coperte di toghe arancione. La massa del popolo è vestita di bianco; ognuno ha in mano la bandiera dell'indipendenza a striscie bianco rosso verde. Sembra di assistere, tanto per dare un'idea dello spettacolo, a una colossale scena del trionfo di Radames. Gandhi sta ripetendo ai vicini, fra i quali riesco a piazzarmi, le sue impressioni sulla Conferenza della Tavola Rotonda. « Non fu — dice — una riunione dei rappresentanti dell'India, ma un convegno di delegati, separati da inconciliabili discussioni ». Qualcuno informa il Mahatma iella sola nota stonata della manifestazione odierna. Prima dello sbarco un forte manipolo di intoccabili, scontenti delle ultime opinioni espresse da Gandhi nei riguardi della loro partecipazione diretta al Governo della futura India indipendente, aveva assalito alcuni indù che disponevano enormi festoni lungo le vie per le quali sarebbe passato il corteo. Gandhi se n'è addolorato, ma presto è ricomparso il suo sorriso, il sorriso ordinario, quello che non sai se sia più furbo o ingenuo, e ha detto: « Andiamo, dunque ». Si forma il corteo. Una interminabile fila di auto, recanti sul radiatore il ritratto di Gandhi che prega, comincia a muoversi e a sfilare attraverso Bombay, dalla dogana alla residenza del Mahatma. Ci moviamo. Prendo posto nell'auto che segue quella di Gandhi. E' inutile nasconderlo; è un auto della polizia. Lungo il tragitto chiedo al Commissario le sue impressioni. Mi risponde che la folla, per quanto immensa, è controllata da squadre di poliziotti indù armati unicamente di lunghi bastoni: le armi sembra che siano sconosciute in questo Prese. Nessun progresso nella detenzione illecita di armi minaccia l'India, così che la costante invocazione del Mahatma, l'invocazione della « non violenza » finisce con l'apparire logicissima e si spiega benissimo. Eloquenza senza eco Lo spettacolo che ci sì offre è veramente imponente. Si svolgono scene di indicibile commozione popolare; sembra davvero che il popolo di Bombay consideri Gandhi come l'incarnazione del vero Messia, andato a diffondere al di là dell'Oceano il nuovo verbo indiano. La folla si pigia in colonne interminabili; non potendo inginocchiarsi, per mancanza dì spazio, si piega in avariti, come le comparse di una immensa féeries al cenno dei mimi, pregando a voce alta e cupa finché è raggiunta dall'auto del Mahatma, che allora l'osanna sì le"a al cielo accompagnato dal frusciare scomposto delle bandiere a striscie che danno l'impressione di un fantastico carosello di bianco, di rosso e di verde. A mezzogiorno, sotto una calura tropicale, la metropoli comincia a. sfollarsi e a rientrare nella tranquil-1 lità per ridestarsi poco prima delleì diciassette. Fiumane di uomini e di demne, pro¬ venienti da ogni punto della città hanno invaso il vastissimo campo di Meidan. Gandhi è apparso, stanco e severo, e ha parlato in lingua guzerati. Le sue parole erano ripetute da potenti amplificatori. E' stato un discorso prudentissimo. Ha detto di essere soddisfatto del ricevimento che gli ha dato il senso preciso della sottomissione del. popolo indiano alla volontà del Congresso. Ha aggiunto che riporta dall'Europa la convinzione che l'idea dell'indipendenza dell'India ha fatto grandi progressi nel mondo e che gli inglesi non si opporranno al suo graduale sviluppo. Ha manifestato il suo grande dolore per l'arresto dei leaders delle « camicie rosse » — quante idee dissemina l'Italia per il mondo! — avvenuto nei giorni scorsi in territorio di frontiera e ha concluso affermando che userà ogni mezzo per scongiurare tutte le violenze, pur dichiarandosi preparato e pronto a ogni evento. Ha precisato infine il suo pensiero in questi termini: « lottando non dovete temere la morte; siate pronti a ricevere i più acerbi colpi senza darne ». L'immensa folla bianca ha ascoltato le scialbe raccomandazioni, alh quali è ormai abituata, senza visibili manifestazioni in alcun senso, sciogliendosi in silenzio, turbinando lentamente fino al tramonto nelle vie e nelle piazze in animazione senza gioia. Discorso pacifico, dunque, a meno che, come spesso accade, un conto siano le parole e un altro i fatti. Imperturbabile partita di hokey Mentre il Mahatma variava, sulla spianata della piazza, dove ha sede un Hokey Club, squadre di giocatori inglesi, indifferenti e assenti, hanno continuato a seguire le vicende del loro giuoco senza neppure degnare di uno sguardo le centinaia di migliaia di persone che erano accanto e il loro profeta. Olimpica serenità inglese! Nessun incidente grave ha turba to lo svolgimento delle cerimonie, se togli qualche ferito e numerosi contusi, che in adunate di così vaste proporzioni, non possono impressionare, arnaldo cipolla. Londra non è tranquilla Londra, 28 notte. Nessuno contesta più in Inghilterra che la situazione in India si sia notevolmente aggravata nelle ultime settimane, e tale deve essere stata pure la constatazione fatta, al suo sbarco a Bombay, da Gandhi poiché, messo al corrente degli ultimi eventi ha preso la decisione sorprendente per tutti coloro che conoscono le sue abitudini e la tortuosità del suo pensiero di prendere la parola di lunedì in una giornata, cioè, che finora aveva interamente dedicata alla meditazione e al silenzio. L'atitoconsegns. del silenzio, rispettata a Londra per tutta la durata della Conferenza della Tavola Rotonda, è stata violata oggi non solo in dichiarazioni fatte dal Mahatma ni giornalisti che Io circondavano allo sbarco e gli chiedevano le sue impressioni sulla Conferenza e la sua opinione sui grandi eventi del Bengala, bensì in una grande riunione pubblica alla quale ha preso la parola questa sera a Bombay. La parola che Gandhi ha recato all'India è di battaglia e non di pace. Ad amici e nemici ha chiaramente fatto comprendere che la lotta inf,ag^iata dal Congresso sarà ripresa con accentuato se non centuplicato vigore. « La lotta può divenire inevitabile, e io vi invito a tenervi pronti fin da ora. Non rinuncerò al tentativo di salvare la Nazione dalla tremenda prova, ma se non vi sarà il minimo raggio di speranza, non mi rimarrà altro che invitarvi ad affrontare qualsiasi sofferenza ». L'India> che Gandhi ha ritrovato oggi nor. è quella che aveva lasciato nei luglio scorso, quando si imbarcò a Bombay per prendere parte ai lavori della Conferenza della Tavola Rotonda. La tregua delle ostilità, che egK era riuscito a imporre alle sue .truppe, grazie alla lungimirante diplomazia di Lord Irvin, non esis-> oggi che in teoria, perchè l'accordo Gandhi-Irvin non è stato denunciato da nessuna delle due parti, ma in pratica le ostilità sono state da lungo tempo riprese in forma meno spettacolosa, ma non per questo men j pericolosa per la tranquillità e ! ordine del Paese. Gandhi ha avuto modo, d'altronde, di constatare la profonda alterazione intervenuta nella situazioni al momento stesso in cui scendeva dalla passerella del piroscafo e metteva piede sul suolo indiano. MacDonald si mantiene in contatto costante col Dicastero delle Indie, e segue con inquieta attenzione gli eventi indiani. In un'intervista da lui concessa a Lossiemouth, ove trascorre le vacanze natalizie, il Prime Ministro dichiara stasera che la si tuazione indiana è davvero deplo revole. « In un tempo in cui il Governo ha dato prova, più di qualsiasi altro passato, della sua ferma intenzione di concedere all'India, mediante negoziati e consensi, e con la collaborazione dei leaders della pubblica opinione indiana, una 'arabissima misura di_ libertà, è moHo duro il vedere eli osnonenti della violenza e del disordine respinger» la eor>na offerta all'India. Un'India illuminata non dovrebbe offrire ari essi annoggi. Al contrario rtnvr»n.be cneciarli. Coloro che in Inghilterra hanno lavorato, da fanti nini in mia. alla liberazione de'l'Trdia. condh'idono il rammarico nVì Governo inglese per i recenti e"enti