Il Santo Stefano nei teatri d'Italia

Il Santo Stefano nei teatri d'Italia Il Santo Stefano nei teatri d'Italia ] pundocHill alla " Scala „ Milano, 26 notte. I piteCento anni, stassera, dacché la ; CaI* !piiierà,vidNorma per la prima volta rappresentata, veniva freddamente accolta alla Scala da un pubblico, clic il Belimi signorilmente riconosceva « buon giudice». E pertanto egli, che aveva profondamente sentito in sè nascere e formarsi l'opera, che l'aveva limata e più volte parzialmente ritoccata, rifatta, affermava che alcuni pezzi almeno dovevano sopravvivere e più tardi ottenere rivendicazione. Adusato al successo, sensibile alla atmosfera belliniana clic, malgrado le vivaci correnti di altre musicalità, già s'andava diffondendo in Italia, egli stesso s'affrettò a diffondere fra i suoi pochi amici esagerate notizie del cattivo incontro, ripotendo « Fiasco, fiasco»; e tali notizie, risuonanti nella penisola insieme con le avverse relazioni dei gazzettieri, costituirono poi le basi cronistiche di quella prima rappresentazione e determinarono fallaci cronache. Di fatto sembra accertato che l'accoglienza fu fredda, glaciale, se si vuole, e che soltanto alcuni piccoli gruppi d'ascoltatori dal loggione e dal fendo della platea fischiarono. Non bisogna dimenticare che in quel tempo il pubblico italiano era melomane e combattivo, andava a teatro per godere e decretare il trionfo o la morte, e che i suoi, diciamo così, criteri, fondati esclusivamente sulla conoscenza del repertorio italiano, subivano mollemente le potenti influenze delle condizioni musicali ed extramusicali, che i suoi impulsi erano tanto violenti quanto isterici. Cercando le cagioni dell'insuccesso, Bellini alludeva a pressioni di rivali, a intrighi di donne, alla mediocre esecuzione. E dimenticava se stesso e l'originalità, la novità di talune sue pagine, le quali non potevano essere comprese e giudicate seduta stante, dal pubblico, che egli diceva « supremo giudice i>. Le prime repliche Ecco una lettera di lui al cantante i bio Ruggeri, 31 dicembre 1831, che è meno nota di quelle inviate al Florimo e al Perucchini: « Ho voluto aspettare l'esito delle tre prime recite per darti io le nuove genuine dell'opera Norma. L'opera in complesso ha fatto furore: alla prima sera no, perchè i cantanti non poterono eseguire il terzetto, perchè stanchi, che chiude l'atto primo. Questo fini freddissimo; ma nella seconda sera, che il terzetto è stato un poco cantato, è assai piaciuto, ma non ancora quanto io credo, poiché i cantanti, essendo un pez' zo di forza, bisogna che siino ben riposati. Frattanto ha bastato, che nelle due sere, seconda e terza, fui chiamato sul palio. Il duetto poi in tutte le tre sere ha fatto fanatismo, a dispetto di un partito contrario formato col grande denaro che ha profuso quella matta che protegge un altro maestro e che tu facilmente indovinerai, e l'effetto del duetto Ita. Donzelli e la Pasta, ed il finale è magico, ed io stesso confesso che'sono i più bei pezzi che Minora ho scritto in tutto lo rene opere. Perciò in tutte le tre sere fui obbligato alla fine dell'opera di mostrarmi per buon numero di volte sul palco. I pezzi che sono di freddo effetto, e che lo saranno sempre per onesta Compagnia, sono la stretta della'oavatina di Donzelli ed il duetto fra questi e la Crisi; il resto che tu conosci farà .sempre effetto e piuttosto crescerà. L'introduzione deiratto primo ha fatto grandissimo effetto. Dunque eccoti le notizie clic le troverai diversissime da quelle che danno i giornali, i quali per dire diversamente hanno avuto dello borse d'oro da quella signora, ma il teatro è pieno e zòppo ogni sera, il silenzio è univer- pernacmasolpalpo meto ta 183po'ne cheCaLpasparnelmaferun se il l'aro e ragrmecrela dudeneè metonsale;" gli apnlausi vivissimi. Se poi questi fatti indicano un fiasco, allora « Norma » l'ha fatto. « Ti prego di non far leggere questa mia ad alcuna persona: la mia delicatezza ne resterebbe offesa, perchè io posso scrivere tanto ad un amico che m'ama, per altri sarebbe in me una grave mancanza ». Come è noto, nelle sere successive il successo migliorò, e via via divenne altissimo. Pochi mesi dopo Norma trionfava a Bergamo. Il signor Ricobi Una curiosa testimonianza della mentalità dei tempo è riferita in un opuscolo che, datato del 1852, rievoca la prima rappresentazione. Esso è intitolato Alcuni cenni- critico-letterari. ecc. di Nicodemo Ricobi. Il sig. Nicodemo cosi si esprimeva: « Quel giudizio che dalla bocca dell'Università Teatrale spontaneamente uscì, vergine e puro, nella sera del suddetto 26 dicembre, sopra il nuovo spartito, di cui imprendiamo a favellare, sta tutt'ora presso gl'imparziali immutabile e fermo. Voglio dire cioè: che il bello non è confuso col brutto, il robusto col fiacco, l'inspirazione coll'artinzlo, l'armonioso col monotono, ma anzi in ciascuna qualità più s'addentra ogni sera lo sguardo, e più se ne sente la forza nel l'ondo del cuore... Bella assolutamente ed armoniosa l'introduzione col coro. Bella ed inspirata e di grande effetto è l'ultima scena. E tali saranno sempre questi due pezzi in ogni tempo, in ogni teatro e in bocca ad ogni cantante. Nel resto dell'opera vi sono sparsi qui e là alcuni felici lampi, il di cui merito senza dubbio scemerebbe assai se non venissero cantati eia questi insigni Soggetti, cali ne è -affidata l'esecuzione... La preghiera « Casta diva * si ascolta con piacere, perchè risuona sul labbro della Pasta, la quale I con l'arte sua seppe supplire al difetto j altrui. Una monotonia di consonanza, ' un languore di effetto domina generalmente nello spartito... Chi va alla Scala vuol prima e davanti ogni cosa can- coundeli necochdedrpiùquraPia haradusochininnineprscdesuastrchBdolataqu« a devecatanlazagfoddnbilEneto( tapsscmdseVtcvdgpgcsmeltsrlrmI sSrS«Sr5lannTorta«il diritto della noia ma del diletto», [cNon 6 neppur necessario notare che j il signor Nicodemo Rieobi può esser ricordato soltanto a titolo di curiosità. E pertanto sono ancora molti coloro che sputano giudizi in base alla « noia» e al « diletto ». Poiché Vincenzo Bellini ha avuto, sì, un altissimo interprete e critico in Ildebrando Pizzetti, ma non ancora un biografo diligente ed esauriente, è opportuno ricordare in chiesta festosa ri correnza Norma. Fra le inesatte notizia che corrono intorno alla vita del Bellini è pure quella che riguarda il luogo di composizione della Norma a il cosi detto « idillio di Casalbuttano Suol ripetersi che la Norma fu scritta a Casalbuttano, paese della provincia eli Cremona,1 mentre il muelcinta era ospite dei Tu-irina; e si sa dell'umore del Bellini periGiuditta Turili». Questa inesattezza si-deve al tatto che il più diffuso biogra- fo belliniano, Antonino Amore, tratto! in inganno da una lettera del composi- j tore indirizzata all'editore Ricordi, ap peMStlcuni episodi relativi alla.' ] punto da Casalbuttano, , assegnò a quelIfodocumento la data del 1831. e soltanto!qI pitelo del libro dedicato all'amore diìra ; Casalbuttano, e non curò di tornarvi su | b !piii tardi s'accorse che la data esatta;cerà quella del 1832. Quando se ne av-jM,vidc egli aveva però già scritto il ca- [pa n a e e o a e à o e a Di e per correggerlo sostanzialmente. Così-onacque e si divulgò la narrazione ro-Smmanzesca, che nel 1901 fu consacrata i tsolennemente da una epigrafe posta sul i Ipalazzo che i Turimi abitavano, alterar lepo degh amori bellimani, e che attuai- dmente è sedo del Municipio. Sta di fat-.cto che la Norma fu concepita e scrit-| Mta fra il settembre e il dicembro deljp1831, un po' sul Lago Maggiore e uvjrpo' a Milano, nella tranquilla abitazio-j qne di yia_San_Vittore. Ed è accertato [Lche nel 1831 Bellini non si recò mai a Casalbuttano. L'autografo L'autografo partitura della Norma passò successivamente in possesso di parecchie persone, prima di giungere nella biblioteca di Santa Cecilia, in Roma, ove essa è ora serbata. Tanti tras cgmgQtpdiferimenti di proprietà fecero supporre, bun tempo, che il prezioso originale fos- bse smarrito o che il manoscritto non A fosse del tutto autentico. Le vicende eli uquell'autografo si possono riassumere ! ariera teatrale. Dello stesso Moriani la;l biblioteca di Santa Cecilia conserva un ! scosi. Primo possessore ne fu il tenore ' tjMoriani, il quale, al tempo della com-,t[posizione, era ai primordi della sua car-1 sopuscolo manoscritto, del 1871, certa-! mente autografo, contenente brevi r.o-; c tizie su Norma e Beatrici; di Tenda. \ei In esso il Moriani trascrive una: lettera di Bellini all'impresario Lanari,| dalla quale si argomenta ctie questi era. comproprietario dell'opera. Inoltre iliz Moriani avverte: ». La prima e l'ultima ppagina dello spartito Norma, sono! ridotte in cattivo stato, causa i fre-:zsonol j quenti trasporti e le reiterate prove, [Lanari se ne servii per molti anni, e con poca cura, e sènza neppure rilegarlo e coprirlo, od e ventura che non manchi di qualche pagina. I due autografi derivano dall'eredità Lanari ». Questi, dunque, fu il primo comproprietario e detentore della partitura, che passò poi al Moriani. Questi la ven dette a Carlo e Adele Orlondini. Verso. il 1898 fu dato l'allarme per la possi-i bile vendita all'estero dell'autografo belliniano. La Direzione generale delle Antichità e Belle Arti inviò a Firenze un funzionario, il quale, constatata lai ! autenticità del manoscritto, iniziò trat-l ;lippo Marchetti, direttore del Liceo Mu- ! sitale di Santa Cecilia, concludeva il ' tatlve per l'acquisto a nome dello Stil,to. Le pratiche durarono a lungo 1 soltanto dopo due anni il maestro Fi- ! contratto. La partitura di Nonna ; contiene un solo pezzo non autografo, \e cioè il coro « guerra, guerra .<>. : La serata j| — |. Non si finirebbe più, con le rievoca-(izioni bellinlane. E pertanto 6 tempo di, passare alla cronaca della serata. ! Stasera lo spettacolo ebbe un'ecce-i:zionale festosità. La <: Norma» fu cu-ll Stasera lo spettacolo ebbe un'ecce-. rata dal maestro Ettore Panizza ed ebbe per interpreti principali la Bianca Scacciati, la Stignani, Aureliano Fertile e Nazareno De Angelis, un complesso dei più celebrati, che concorse a dare un perfetto rilievo alla partitura belliniana. Ancora una volta le vecchie pagine della « Norma », che un intero secolo non ha sbiadito, suscitarono nel pubblico vibrazioni conti- . inue di commozione e gli applausi fu rono numerosi e fragorosi. Con gli ine terpreti parecchie volte si presentò alla ribalta il maestro Panizza.

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