Rosa Maria Nicoletta, gemma di Loano

Rosa Maria Nicoletta, gemma di Loano La madre dell' " Eroe dei due mondi »» Rosa Maria Nicoletta, gemma di Loano La gran distesa della marina, ride tremula con riflessi perlacei e il sole vi accende mille lame argentate, « Padron» Domenico Garibaldi —un giovane marinaio di Chiavari, cheesercita il piccolo cabotaggio lungol'arco del Tirreno, da Nizza a Livorno— è entrato or ora nella breve radadi Loano con la sua Santa Reparata,la vecchia tartana a un solo albero acalcese: ammainata la vela latina edassicurata la nave nel bassofondo, egli scende nel borgo, fischiando. E' un pomeriggio d'aprile del 1799. Tutto il paese è in « festa grande » e la gioventù, che irrompe da tutte le case, « mira, ed è mirata, e in cuor s'allegra ». Loano è ancora una piccola borgata: è piena di uomini svegli e arditiper mare; in terra àlacri ed industriper traffici. Hanno l'amore al lavoro, l'odio alla povertà e la passione tenace del progredire: ma non ascoltano 11 grido di ribellione che irrompe d'oltr'alpe. I costumi, ancora semplici e ingenui, non dividono ancora spietatamente gli abitanti in gaudenti e in sofferenti e tra il Dona, i suoi vassalli ed il popolo corre buon amore e maniere cortesi. I marinai lavorano e cantano; i contadini campano sereni.La minacciosa miseria non c'è; altri-menti le barche sarebbero tristi, i sol-chi non sarebbero pieni di giovanetto stornellanti e il « Monte Carmelo » — il bel « Carmelo » pieno di luci e ombre azzurre — non accoglierebbe, alla Messa solenne della domenica, ima fitta popolazione giovanile vestita di colori gai, che si dirama poi allegra' mente per le molte vie della marina e della campagna,.. L'amorosa « incontro » « Padron » Domenico passa il vecchio ponte di pietra sul Nlmbalto, fuor delle mura, e con l'andar molle e lento dei marinai s'avvia verso il piazzale del tempio: è l'ora del Vespro. In basso, tutta la vasta piana è fiorita di mandorli che tremano al vento equinoziale come bianche farfalle: ovunque rose e oliveti e vigne a specchio del mare. Ma quando egli giunge alla fontana, presso i platani che rinverdiscono, la folla comincia a uscire dalla Chiesa e si avvia alla marina, al Poggio, al Borgo del Castello, ai Mazzocchi, ai Quarzi, alllsola... Tre ragazze, staccatesi dalle compagne, scendono svelte, allacciate insieme per la vita: un profumo di giovinezza passa nell'aria primaverile. ^nVU^mtÌm»^^iÌfB»™i^° poi è bellissima. Profilo armonioso, fiero, perfetto: capelM abbondanti, ac- cesi di un bel biondo veneziano; occhi di azzurro turchese, soffusi di fa- scino singolare e profondo: e un dol- ce, sereno sorriso che mette la gioia nel cuore. Veste semplice, di poràte.-ma il colore è gentile: ha il mezzaro a fiori vistosi: ma è abbandonato sul capo con grazia grande. « Padron » Domenico guarda costei a lungo. Le ragazze che notano l'insistenza di quello sguardo penetrante, ridono: poi, stringendo per la vita laprescelta, le dico con riso malizioso: '— E' per te! La ragazza diventa subito seria e si accende di rossore: i suoi occhi, che pareva sfidassero l'azzurro, ora, dopo aver osservato il giovane marinaio, si velano di tremore. E poi via tutte e tre come passere spaurite... Padron » Domenico le guarda in tanto lontanarsi come colpito da unaineffabile tenerezza: egli sente che qualcosa di nuovo, di seno è passato nel suo cuore. Chiede notizie della bella sconosciuta. Un vecchio « nostro mo » del paese gli dice E' Rosa, la figlia del furnaxin. Abita nelle case di Giuliano di Carlo Porro il, vecchio agente di casa Doria : quasi a metà del Borgo « di dentro » p,resso la porta di Passorino... E' una buona ragazza. « Padron » Domenico discende len tamente alla marina. E' molto pensic- roso. Il cilestro è tutto eguale e tran-:quillo: a fior d'acqua le ochine — bianche spumette irrequiete — sor-'gono e spariscono come anatrelle che si levino e subito si riattuffino. I Raimondi « padroni di biroa Dice il giovine marinaio: «— Il'mare si muoverà! » — E in suo cuore raffronta la vita dell'onda con la sua vita: le tempeste future dell'anima con quelle dei grandi mari. Poi, con passo deciso — il vento s'è fatto sem- pre più gagliardo — va a sostituire alla vela latina il suo trevo, la bella vela quadra... IRosa Maria Nicoletta — figliuola di 1 Giuseppe Raimondi di Cogoleto e di Maddalena di Giovanni Battista Conti di Alassio — fu battezzata il 28 gen- naio 1776 nella parrocchia di Loano. !Furono padrini: un buon prete di Pie tra Ligure, Don Nicolò Borro, e una sorella della madre, Angela Conti di Alassio. La Rosa è l'ultima dei quattro figli del Raimondi. Dall'atto che si conser va però nei registri della parrocchia, non risulta il giorno della sua nascita, perchè il parroco — Don Repetto, non certo un fenomeno di eroismo — alla prima cannonata delle artiglierie di Masseria, è scappato portando seco i registri... Tuttavia, con quasi certezza, si può ritenere — giusta la consuetudine pafeana di allora — che la nascita della Rosa avvenisse sei glor- ni prima del battesimo, ossia il 22 gen Come i Garibaldi, i Raimondi sono « padroni di barca » e dal « carico » che specialmente trasportano lungo il litorale, sono denominati « Calcinali ». Rosa Raimondi 6 una fanciulla dal profilo cosi affilato da sembrare quasi ascetico; ma lo sguardo è penetrante e insieme imperioso. Ella è nata sul mare ed è temprata nei venti marini. Ha vissuto le prime grandi pagine del j la guerra dell'Armata dMtaìia, ha'sof[ferto tutto il terrore, tutto lo spasimo dell'invasione cruenta! Quando, alla sera, il temporale si aggruppa minac closo ed ella è costretta a passare presso il Castellare — il grande « mammellone » che come un enorme dromedario si eleva sulla verde piana di Loano — il suo spirito si incupisce e la sua anima semplice trema come una foglia di gelso. Fu precisamente fra quelle sterpaglie che culminò la storica feroce mischia. Che notte terribile quella del 22 novembre 1795! Molte grida ha udito; molti rombi di cannone e gran squasso di armi incrociate ha inteso; molti gemiti ha sentito sotto le arcate del vecchio ponte di pietra... Fu testimone d'assalti, di ruberie e di uccisioni, mentre il diluvio di piombo, di grandine e di pioggia continuava a inondare le valli e il Varatello travolgeva in mare — insieme commisti — e tronchi umani e rami del pacifico olivo. Fu solo dopo molti stenti e molti pericoli che la povera Rosa potè, assieme ai suci, trovare scampo in mare. E quando tornò a Loano, le parve che il vecchio borgo fosse stato tutto squassato da un immane cataclisma. Che tumulto era succeduto al tragico terrore! La sua casa è ora invasa da sol- dati e da cavalleggeri intraprendenti .,_ . „„„,„ » ... *ffanao un tramelu° e uno strepito Rosa Raimondi ha ventitré anni ; ma è come se abbia già vissuto due vite. „,.,..„ . ., , ™tavia 11 suo asPe"° e4 1 SU01 m°d' SS? i*2K?2 sincera: ha di più la fede semplice di una fanciulla. E la sua fede, per essere semplice, non lascia d'esser alta, illuminata, ragionante e scevra di pregiudizi e di esagerazioni. E quando si fa più intensa l'occupa- gone e il saccheggio delle armate di Napoleone. «Padron» Domenico ch,e- Napoleone, «• Padron » Domenico chiede a « Padron » Giuseppe la mano di sua figlia. Rosa è raggiante, eppur trema tutta... E mentre i cannoni del generale Massena tuonano dai sughe- reti del Castellaro e la Riviera è tutta in fermento, avvengono le nozze. Salutati dal pianto dei genitori e dalla commossa gioia degli amici, gli sposi lasciano per sempre Loano sul- la vecchia «Santa Reparata» che col • -llontana adagio adaspiaggia luccicante pavese a festa si allontana adagio ada &° dau umida spiaggia luccicante d'opali., La nuova vita della « Signora Rosa » E vanno a costruire il loro nido a Nizza: nella incantevole baia italia nissima che chiude come in un anello glaucoazzurro tutta la « Cornice » fra Antibo e Villafranca, Rosa Garibaldi comincia la nuova vita. Ella abita al Qu-ai Lunél — ora Qìcai Cassini in ™* piccola casetta in fondo al porto Olimpio, sulla sponda del mare:i in quella casa istessa — nel 1758 —! nacque, da un povero fornaio, Andrea Massena Duca di Rivoli, Principe di Essiling, Maresciallo dell'Impero... Non è questo forse di buon augurio? Rosa Garibaldi diviene ben presto assai popolare nel vecchio quartiere. Ella è d-a tutti invocata e per tutti è assai provvidenziale. E' semplice, dol ce, pia, affettuosa. Questa donnina gra cile, che non conosce riposo, fedele alle sue buone, semplici consuetudini; lontana egualmente per indole da troppa franchezza e da troppa timi dezza, nemica cosi della chiacchiera come del silenzio, non ha mai ne au¬ i i - . a i i , , n a i i a - dacie nè paure. Ella sa che la nobile ; fierezza dell'umiltà è una delle più;ibelle virtù umane e l'esercita per mig[naturale ed istintivo bisogno di bontà.;aPer queste sue affettuose attenzio--bni, chi non conosce, chi non ama nei,cdintorni popolosi del Molo la « Signo- ra Rosa»? Anche il marito — mal-!tgrado sia ritenuto un « lupo di ma- j nre » uso a conversare coi rudi venti [ sdel Tirreno — ha modi fini, distinti, j pCapitano del proprio bastimento come | clo fu suo nonno, egli ha attenzioni ddelicate, gentili: è retto, è frugale. | Se avrà dei figli, dovranno amare Dio, tonorare il Re: naturalmente il Re di dSardegna... Come tutti i Nizardl egli i — per quanto già cittadino della Re-j fipubblica di Genova — è molto devoto do » l . l i e l . o a e e e alla dinastia di Savoia. Dopo la nascita del primogenito Angelo, nella stanza medesima dove nacjque Massena, viene al mondo Giuseppe: è la notte del 4 luglio 1807. Donna Rosa, guardando il piccino nella bianca culla, dice alle comari che sono venute a trovarla: «— Sento che sarà un grand'uomo, ». Altri figli vengono poi al mondo oltre il primogenito Angelo, e il Giuseppe; sono: Michele, Felice e «ma bambina di cui si ignora ancora il nome, ma si sa che morì — per un fatale accidente — a pochi anni di vita. a cdqulrrrcenrvme e e a ! i i o a e i i a e a o - Giusept>e diviene il prediletto della Amadre per l'affettuosità, la bontà, la lvivacità. Ma il mare, soprattutto, atti- bra ardentemente questo ragazzo preco- sce. Si direbbe che vivendo costante- smente sul mare egli voglia scoprire il, vmistero che gli toglie il riposo... Corre sulla « Santa Reparata », si arrampica «sulle sartie, si tuffa nell'onda agitata: sè tutto coraggio. Con cura particolare dDonna Rosa lo fa istruire da due preti, suno dei quali — padre Giaune — sa-J frà poi ricordato nelle « Memorie ■> co- Aine dottissimo nella lingua di Byron. I tPassano gli anni. Giuseppe — sem-1 rpre in cerca di avventure — va alla mcaccia al Varo, va a scandagliare tutto ; Ble verdi <; calanche » dei dintorni. I suoi n! primi compagni — dei quali serberà f' buon ricordo per tutta la vita — sono ril coetanei Cesare Parodi c Raffaele eDe Andreis. A piedi e in barca espio- j cra così tutto il litorale. Va anche a Mentono a frugare le famose grotte i ' 2 Grlmaldine: gli hanno detto che 11 so-|dno state trovate armi silicee e schele- j ctri colossali pietrificati di uomini plio- cenici e la sua fantasia si accende fervidamente... Sua madre è turbata da tanto spirito di ventura: vuol farne un; buon prete. Ma Giuseppe piglia unaj barca, la carica di provviste e con ij suoi compagni veleggia verso Genova,: in cerca di fortuna. Scoperta la fuga,. viene armata una barca più veloce e ii fuggiaschi vengono ragg/unti al largo ]gdi Capo Noli. Giuseppe è ricondotto a1 Nizza triste e confuso. I primi voli dell'aquila pgamLa « Signora Rosa» accoglie il figlio' in pianto silenzioso: il suo bel sogno rè spezzato! La povera donna aveva va- qgheggiato di farne un placido prete mdevoto, cosi come la madre di Pio IX smaveva, invece, sognato in lui un ardito 1 e brillante ufficiale. Il destino si com-| piace sovente di simili giochi... Ma poi- che ella pensa che un infanzia felice dè l'unico dono che una madre è in po-'etere di dare, lascia che Giuseppe an-; psecondi il suo sogno e lo amila ad un ! ramico di casa, — il capitt.no Angelo Pesanti di Sanremo — e al libero mare. Col <: Costanza » — il bastimento vCdagli ampi fianchi, dalla snella albera- ' ltura » rtnila «mario-?* toldn il n : mtura e dalla spaziosa tolda — il ra-,egazzo solca per la prima volta il Me-1 aditerraneo e il Mar Nero: in questoI aviaggio si precisa in lui il sogno fan-1 dtasioso della conquista. Nelle chiare dnotti di bonaccia, osservando a lungo! sit profilo della bella « polena » — ca ratteristica espressione femminea sporgente dalla estremità del « tagliamare » i ! MdcAgli par di ravvisare l'immagine!dsoleggiata di sua madre che. fran-Ilmadre, avrà per lei tutta l'inerfabile cdolcezza dei primi anni. Ricorderà poi j «questo storico incontro nelle sue « Me-:d■ -simbole: gendo le onde spumeggianti, gii apra la via del mondo. E questa figura di donna scolpita sulla nave, rimarrà impressa per sempre nel suo grande cuo iqilre. E allorchè, dopo molti anni, il 23 sgiugno 184S. — sbarcando dalla « Spe-id „„ _ ;. t,_i_.__fi_„ j„, „,. iuranza» — il brle;ant,no dal nome au-;sgurale che lo restituisce alla Patria — ìsGiuseppe si incontrerà con la vecchia ste di Roma. La madre, turbata e tre- n pidante — il suo spirito di credente è in tumulto — segue l'Impresa del figlio con ansia grande. Dice alle sue amiche: «— Sentivo che Pippo sarebbe diventato un grand'uomo; ma non cosi l'avrei voluto!—». E quando, il 19 marzo 1852, a settantasel anni, Rosa Garibaldi muore, nella piccola casetta che ha visto nascere tutti i suoi figli, a Nizza il compianto è indicibile, infinito. Si direbbe che in lei sia morta la madre comune del Popolo! Più tardi, dopo aver appeso il ritratto ad olio della madre alla parete della sua camera da letto in Caprera (Anton Giulio Barrili dice che mai profilo di donna Vecchia fu più di quello dolce e bellissimo), Garibaldi scriverà con profonda commozione: «— Uno dei rammarichi della mia vita, sarà quello di non aver potuto far felici gli ultimi giorni della mia buona genitrice, la cui vita ho seminato di tante amarezze con la mia avventurosa carriera — ». L'Ulisside — vecchio, stanco e glorioso — sente dunque che la vera ricchezza della vita è l'affetto e che gli eccessi di tenerezza materna che cadono nel giovine cuore dell'uomo, hanno radici ben più profonde di quelle delle vecchie quercie. Ora la buona « Signora Rosa » dorme nel cimitero di Nizza, vicino ad Anita, l'ardimentosa compagna deil'Eroe: due tombe senza fiori, due tombe abbandonate! Ma Anita, nella prossima primavera, sarà portata con rito solenne in Italia: perchè non anche la venerata salma materna? Eppure Garibaldi scrisse nelle suo « Memorie »: « — E mia madre? Io asserisco con orgoglio potere essa servir di modello alle madri. E credo con questo di aver detto tutto. Soverchia è forse stata la di lei tenerezza per me. All'amor suo, all'angelico di lei carat terc io devo il poco di buono che si rinvenne nel mio. Alla pietà di mia madre verso il prossimo, all'indole sua Benefica e caritatevole, alla compassione sua gentile per il tapino, per il sofferente, non devo forse io la poca carità patria che mi valse la simpatia e l'affetto dei miei infelici, ma buoni concittadini ? Ed allora? Pensate: di nessuna Donna — madrei di eroi — si parlò mai cosi poco come di Rosa Maria Raimondi AI.FRED0 ROTA.