Un anno dopo il gran volo

Un anno dopo il gran volo PELLEGRINAGGIO A. BOLAMA Un anno dopo il gran volo (PER RADIO DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) o Bolama, 24 notte. Il nostro piroscafo era in prossimità di Dakar, ma Dakar non si ve'deva. Neppure i trasvolatori ocea J nici che vi giunsero in volo l'anno e n o i scorso proprio in questi giorni hanno avuto la consolazione di scoprire finalmente la mèta agognata che quando le ali degli S 55 ci furono sopra. La costa africana, diritta e Vbrulla, fila sul fianco sinistro della nave stagliandosi nel cielo come una riga disegnata con bruno di ocra. Gapoverde, questo enorme sperone dell'Africa tropicale si avanza nel - , -,m<tre con la maesta un P° ^°\[a, e - montuosa di certi ammali antidilu, [viani, e intorno a questo muso di o pietra, contro U quale s'infrangono n le onde dell'oceano, si aprono a ven- taglio le isole pittoresche formanti - l'arcipelago che dal capo prendono -,17 nome, czandloncvscvbAtes, - Folla di ricordi Di qui S. E. Balbo aveva lanciato i in Italia il messaggio natalizio col - quale esprimeva i suoi auguri alle r ì - ' messaggio, gli equipaggi di ogni sin l ffojo apparecchio avevano appronta- spctadrdmdfamiglie di tutti i piloti, assicuran-l adole che il viaggio oceanico si svol- dgeva felicemente e in perfette con- ddizioni di spirito. Appena lanciato U b- ta la mensa natalizia. -1 Sfranfl m sa nel vuoto - . - ...... nbas_ f™ * due azzurri dell'oceano e del d— nella solitudine e in t- /«oco- Mentre in Italia I-/V", ' Jt" e Clf l0> fosp™°, - f^fera di f a to tradizionale e divina festa pren-,v \deva 1 motivi del suo ritmo dal suo-'ce no delle campane e quelli del suo'f- colore dalla immacolata bianchezza ra delle nevi, proprio qui sul punto do-fii ve stiamo passando in questo mo lmento la celebrazione del Natale av¬ e , veniva fra il rombo dei motori. Chiusi nelle carlinghe e nei galleggianti, raggomitolati fra i serbatoi della benzina, i piloti, ì radiotelegrafisti, i motoristi celebravano e 7a festa più umana e più famigliare -\Sema la sicurezza nè del domani nè -!^^^ che ^ ìoro pena-eva ar- ?» Ìl.S°% tr°?^ NeUe l .carlinghe e nei galleggianti la men- s- ~ " S^T^f^Sa^9 s- 9 e soltanto 1 cuon. dl. ^ Pos" Z. sono essere capaci in simili momenti. ' -L Ita}° BaT *PP»recchio -1 andava alla salute dei suoi uomio |W asciando per un attimo il voto-'te' eali alzava ll bicchiere di latta i|vers0 luello che il capitano Cagna m.alzava e mentre il Ministro pronunn dava le parole augurali il radiote- leorafista chiuso nel galleggiante, ale raccoglieva e le irradiava agli alè a e : mltvzce n i o a. e il o r e e n o ni - tri apparecchi sicché il brindisi di venne generale proprio come se tutti sedessero ad una sola mensa fat ta di ali, volante nei cieli. Tutti avevano sempre bevuto dell'acqua ma quel giorno Balbo con-\ieppzqssvpvmvecfessa nel suo libro di avere sturato puna bottiglia di Porto del 1805 re- 'fgalatagli ad Orbetéllo dal gen. Sac- tco. Italo Balbo racconta che tanto Vlui quanto Cagna di quel vino aro- llmatico e potente non ne hanno bevuto che un sorso, ma che invece il meccanico Capannini e il radio-telegrafista Parizzi, ignari della potenza segreta di quel liquore, ne hanno bevuto un po' troppo. Dakar la verde Dal ponte del nostro piroscafo actpctpso ' accoccolati attorno agli alberi che - gettano sulla terra rossiccia grandi E jmacchie d'ombra. Il pennacchio di o ee e èi 7 w. . -idei "iger... n n n scorgtomo finalmente Dakar ìncu-\sneata in una baia verdeggiante. Al- cl'imboccatura di questo golfo, sorge l'isola di Gore'alla quale i riflessi.sdell'Oceano conferiscono una tinta j azzurra quasi trasparente: sembra mi blocco di cristallo messo sulle spumeggianti trine delle onde. Sulle Isponde sono sparpagliati gruppi di .abitazioni di paglia o in muratura sfumo bianco sprigionandosi da una locomotiva corre, insieme alla corsa del treno tutto intorno al golfo poi si perde lanciandosi nell'interno verso il corso misterioso del Senegal e 60 mila abitanti di Dakar, i 15 mila di Gore e i 17 mila di Rubisque sono, sì può dire quasi tutti sulla sponda a salutare la nostra bella nave Esperia. Sono questi i rappresentanti del più grande conglomerato umano della costa atlan ;'tìca tropicale. Il refrigerio dei due -j/iitmi, cioè del Niger e del Senegal, che irrigano e rinfrescano tutta la\ dzona, sembra che abbiano chiamato a raccolta le popolazioni dell'interno e che qui le abbiano riunite per donare ad esse la ricchezza che dalle loro acque scaturisce. Il piroscafo punta verso le regioni del Gambia, la sabbia brulla ha ceduto a poco a poco il posto ad una vegetazione imponente, meravigliosa. Eccoci nella regione dei tropici, che gli esploratori italiani di Genova e di Venezia per ì primi conobbero. Qui imperò il geniale pirata Antoniotto, lupo di mare, che gettava ai creditori di Genova le isole e le terre ch'egli man mano andava scoprendo. Qui Alvise da Cadamosto i ntevsUmctzggtdimsi arruolava sotto le bandiere del fportoghese Enrico il Navigatore, ri-1 Scevendo in paga due terzi del bot-1 itino che questi intrepidi avventurieri \aandavano raccogliendo, disseminando la loro strada di morti e di glo- f'Irria. Portoghesi, Olandesi, i Tedeschiì0della Marca di Brandeburgo e final- \ imente gli Inglesi si alternarono nel'sdominio di queste terre che ora ci vl appaiono come degli enormi scrigni q d'oro sui quali pende il damasco ver- B de e fluttuante dei giganteschi al-11 beri tropicali. Migliaia e migliaia di ' ^negri lasciarono su queste sabbie a cbiancheggiare le loro ossa, e per\canni e anni passarono curvi sotto la ! dsferza dei loro padroni, fra le canne I C dello zucchero, fra i bioccoli del co-\t tane e fra i duri cespugli del caffeAl Immense carovane di schiavi, che d,venivano barattati con merce di po-\q'co prezzo, sfilarono fra queste prò-' 'fonde foreste senza sentieri per ar rivare, alla costa, dove venivano ven-1 tfiuti sul mercato. Dove adesso l'or- snt l'olio, del cotone, del caucciù. I pas- segqerì ^'Esperia, incantati dallo spettacolo che si svolge davanti ai Zoro occhi, non lasciano più i ponti ' a a , ma della civiltà comincia a segnare rle sue profonde impronte, i padri un itempo vendevano i figli, ì fratelli dvendevano le sorelle, su questa puiz- lza Bathursth, dove si smistava lalsatEcarne umana. \italo Balbo, non credo al sorriso un e ì tratisoceanici sembra che vedano per la prima volta queste terre. Eppure chissà con quanta immediatezza ma con quanta precisione e con quanta profondità questi panorami si sono fissati nelle loro pupille e soìio scesi dentro la loro anima. Chi vola vede le cose e le guarda col supremo interesse di colui che potrebbe vederle e guardarle, per l'ultima volta. Vorrei poter penetrare per un mo mento solo nello spirito di questi. La meta Adesso al commercio degli schiavi è subentrato quello del riso, del-'gmqlmc'.! '.'eroi e di questi caris&imi amici. Non, , , 7 . . . , credo al largo sorriso gioviale di- " , \c/iM'iort Min po' scettico e canzonatorio dell'in 'flessibile e severissimo Capo dì Sta to Maggiore dell'Aeronautica, S. E. Valle, non credo alla spensierata al llegria che ostentano i piloti radunati attorno ai loro capi. Essi hanno compiuto il viaggio, che affrontarono l'anno scorso con tutte le immaginabili incognite, sopra questa nave elegante e dov'è raccolto il fior fiore della rappresentanza italiana, essi hanno partecipato con la loro foga e con il loro spirito giovanile a tutte le manife- e i i \stazioni di bordo, ma sono persuaso che questi aquilotti hanno avuto più il cuore sospeso nell'aria che i piedi i.sui lussuosi ponti deM'Esperia. j Quando ci è giunta la notizia deia la morte di Arnaldo Mussolini è stae to un momento di viva commozione, e II pensiero di tutti è corso al Duce, i .Tutti i trattenimenti sono stati soa spesi. Ora siamo in insta dell'arcipelago a a i e i a i i e di Bissagos che fronteggia la costa travagliatissima ove sì trova Bo-\ lama termine di questo indimenti-\cabile profondamente emozionante SftSHS Ì%r^L7S. costa e dalla costa veramente ar- traverso ìfili argentei di rivoletti' e di canali vanno prendendo forma le piccole isole di questo arcipelago giallo e violaceo, sul quale piovono Ze chiome selvagge delle foreste. Un «1/110 fa rtìiì rfnvp 7'F«wipv!» ita net t a v ■ \~ ! tanao 1 ancora in questo^ momento, scendevano le ali Italiane degli S, 55 per prepararsi alla traversata dell'Oceano. Cessata la navigazione, trenta gradi di calore pesano su di noi come una cappa di piombo, le toelette delle signore sono le più estive che si possa immaginare e ai vestiti neri degli uomini si sono sostituiti i leggeri vestiti coloniali. Una cornice di foreste selvagge e misteriose circonda e serra la piccola città che sembra spinta appunto da questa prepotenza di vegetazione verso il mare. Siamo nella guinea portoghese, uno degli angoli più divinamente poetici della terra, un luogo di sogno, un paradiso vegetale, dove la flora sembra impazzita dalla bellezza. La colonia misura 36 Km. quadrati di super- dapqdvmdfide e { SMOj abitanti sono pochi, Sotto agli alberi, delle selve quasi impenetrabili, il rio Cacheu e il rio aeba, con i loro innumerevoli af- cmcgfluenti, formano una scintillante rete di acque gorgoglianti che lam- 0iscono per uno sviluppo di 160 Km. innumerevoli isole, isolotti, penisojs> capì) promontori. Sembra di vivere in un regno incantato. Su queste coste> come ricorda Italo \ eBalbo ffjMnsero per { primi nel u1455( 'con dug tavelle, Alvise Ca-^amosto e Antoniotto Usodimare, che gia Vanno avanti avevano toccato e in gran parte scoperto le isole dì Madera, le Canarie, e le isole di Capoverde. Il grande Alvise non po- tè trafficare con ali indigeni di Bo- lama perchè non riuscì a comprenderU e a farsi compre.m}ere qUantun que avesse a bordo schiavi del Setroviamo e come li trovarono l'anno scorso \ pn0ti che a Bolama passa- negai e del Gambia, ma li trovò miti e servizievoli come oggi noi lì rono appunto alcuni oiorni prima dì intraprendere il grande volo. Il Cadamosto che descrisse anche queste locaMà, così parla della forza mi steriosa e spaventosa della bassa e alta marea della quale noi approfittiamo per sbarcare dall'* Esperia ». Egli dice: «Noi stornino sopra la bocca di questo gran fiume, due dfFrtslamrdgegdmcpmfRlgiorni e la tramontana quivi se ne mostrava molto bassa... la marea qui cresce e cala di botto, ed è tanto l'impeto della correntia della detta marea quando comincia a crescere che gli è quasi incredibile; perchè tre ancore ver prora appena e con fatica ne potevano tenere: e ora fu che la correntìa ne fece far véla per forza e non senza pericolo perchè aveva molto più forza che le vele col vento ». I nostri morti Pensiamo quanta fatica abbiano sopportato i nostri viloti e a quanti rischi si siano esposti per lanciare ite Zoro macchine alate sugli infidi flutti dell'Oceano che scintillano in , . ,. questo momento davanti a noi fino ,. .. , ,,„,„' allinfinito. I Quattrocento passegqe- * gerì dell'i. Esperia » lasciano l'elegante piroscafo e scendono in Questo momento sulla spiaggia; Italo Balbo e i suoi trasvolatori sono immediatamente riconosciuti dai negri di Bolama che si stringono intorno ad essi festeggiandoli. Tocchiamo terra con vìva commozione. Siamo venuti a commemorare i nostri morti eroi. Nessun spettacolo potrà distrarci dalla visione della bianca e solitaria colonna attorno alla quale ci inciinocchieremo a pregare, circondati dall'ansioso respiro dell'Oceano, e dal fruscio incuieto della foresta tropicale. Sull'arco di cielo che si curva come, un ponte di cristallo azzurro sulla chioma degli alberi centenari e sulle onde del mare, che hanno la mitica età della creazione, sono appunto saliti i martiri gloriosi dell'indimenticabile impresa e vi hanno sostato per un attimo, prima di cadere come meteore fiammeggianti, sugli abissi oceanici dai quali sz c vano staccati. Doniani commemoreremo 1 nostri mor 1 ERNESTO QUADRONE.