Italo Balbo rievoca l'eroica notte di Bolama

Italo Balbo rievoca l'eroica notte di Bolama L'appello dei Caduti sulla soglia dell'Oceano Italo Balbo rievoca l'eroica notte di Bolama L'inaugurazione del monumento e l'esaltazione del sacrificio glorioso i e e o i i n a , a i è ; a a e e . , i i : i i i e i e, Bolama, 26 mattino. Rabat, Casablanca, Dakar, che di mano in mano ci hanno segnata la strada dell'Africa occidentale, lungo il Marocco ed il Senegal, sono scomparse dalla nostra memoria appena la nave di questo grandioso pellegrinaggio dell'Italia verso i suoi spenti eroi dell'aria, ha puntata la prua su Bolama. Le visioni degli altri paesi sono cadute, come staccandosi dall'atmosfera, quasi di sogno, creata dalla rapidità del viaggio, e davanti a noi, dietro la torbida caligine equatoriale, non è più rimasta che la bassa lingua di terra alla gitole ci avviciniamo. I morti che rivivono Il ricordo diventa qualche cosa di sensibile assumendo una vita d'un'intensità allucinata che afferra e domina lo spirito. Sono i morti, i gloriosi morti, che rivivono; e l'impresa eroica delle ali d'Italia che riassume tutti i suoi aspetti di epopea non peritura: e questo sentimento ci accompagnerà ormai fino a quando il voto non sia sciolto, fino a quando la bella fiamma non sia accesa sull'ara. Ora ecco che sul mare, ormai pura onda, nel silenzio pieno di mistero dello stretto, fra le innumeri isole, mentre l'Esperia scivola con somma cautèla sui bassifondi limacciosi, pende suprema l'ora dell'attesa come un anno fa ed il mito [dell'impresa è balzato all'orizzonte nostra intensa emozione. Il sole illuminava ancora Bolama quando vi siamo arrivati da- i i, . J rinnovandosi nella e a - \vanti e quando l'ultima invocazio e; j », , »•.»_ o 1,6 della Preghiera serale e salita e | verso la bandiera della Patria, che e lentamente si ammainava, la nave i ma ò r e o, b0 n o r o a il nge iriua oa, o, o iuò no. a, le uDIlsvsenmbcMccpntgsvdtidpassava sullo specchio d'acqua su cui si spensero le fiamme dell'apparecchio di Boer, Barbicinti, Im bastari, Nensi e Fois. S. E. Balbo, chiamati gli scomparsi, si è vòlto verso il mare per salutare gli spìriti dei colleghi eroicamente morti nell'impresa, mentre in plotone gli Allievi dell'Accademia scaricavano a salve i loro moschetti. E' cominciata così la veglia sul mare. Pareva che ogni pellegrino fosse geloso dei suoi ricordi e della sua commozione, sì che sulla nave più nessuno ruppe il silenzio dell'attesa notturna. E veramente magnifica e degna è questa rappresentanza italica giunta fin qui per assolvere il debito sacro verso gli eroi caduti. Oltre a S. E. Balbo, sono presenti l'Ammiraglio di squadra Enrico Cuturi, il sen. Marcello, in rappresentanza del Senato, i deputati Fausto Bianchi, Fier, Domenico Giordati e Verdi, in rappresentanza della Camera; il console Bottari, del Direttorio del Partito Nazionale Fascista, il luogotenente generale Vernè, per le Milizia; S. E. Volpe, per l'Accademia d'Italia; il sen. Giovanni da Agnelli; l'ingegnere Manilio Zarbiel- atti vice.presidente del Reale Aea? A, i, ur^im.ri,,,,™./, u»™*); re re0 Chib d Italia; Vincenzo Ferretti. a Commissario per le Crociere navali; a-\tntto il gruppo degli Atlantici, S. E. al-|VaZZe, Capo di Stato Maggiore delel- {l'Aeronautica, ten. col. Longo, mal &Qi0ri Agnesi, Marini, Cagna, capitae- ». B fni Bis60 Miglia, Baistrocdi- ,. " X n ' imjJ, r>„„«.re chi> Rattl> GaUo' Aobiat«> Canmne- stracci, Carducci, Draghelli, Leone, Napoli, Vercelloni, Teucci, Questa, Venturini, maresciallo Moretti; l'in- stlcssp « console Chierici, un gruppo di signore, fra le quali Donna Emanuella Balbo, la signora Irene Ambrosini, la signora Fornari, la signora Gallino, la marchesa Misciatelli, patronesse della Lega Navale, la signorina Maria Rinaldi e la signora Rosetta Sacerdoti di Torino, e poi ancora il comandante De Bernardi, il conte Elia, il col. Ercole, medaglia d'oro, il grand'uff. Lombardi, il col. ing. Marchiori, il ten. col. Mecozzi, il grand'uff'.' Manlio Morgagni, il grand'uff. Peretti, la contessa Renata Solaro d'Ivrea, il cap. Trigona della Floresta, un gruppo di allievi dell'Accademia Aeronautica di Casetta, al comando del ten. Mario Guelfi, e molti altri. Il sole è ormai scomparso, inghiottito nel mare di cenere e sullo scenario della notte s'accendono a riva le luci di Bolama, mentre i fasci dei riflettori di due incrociatori portoghesi, venuti apposta per onorare cdgossqtlQui nostri Caduti, investono la prua fdella nostra nave. Notte di Natale i o e , r i . ; . , , - La notte di Natale, passata l'anno scorso in angosciosa aspettativa, ritorna col suo alone di poesia. Il salone dell'Esperia, cambiato in una chiesa galleggiante, accoglie i passeggeri e gli ufficiali, e l'austero mistico rito si svolge sotto il cielo tempestato di stelle. Dopo la Messa, tutti, raccolti attorno all'Albero di Natale, prolungano la veglia. All'alba, squilli di tromba suonano l'adunata sul ponte della nave e i croceristi scendono a terra. Il paesaggio appare in una luce fantomatica. Il sole, che inizia la scalata dell'orizzonte, appare come un incendio lontano offuscato dietro una cortina di brume. La meta immediata dei pellegrini è il monumento. Le due ali marmoree, una alzata verso il cielo e l'altra piegata a terra, biancheggiano fra il verde intenso della foresta tro picale. I quattrocento passeggeri si affollano lentamente attorno al simbolo del Sacrificio e dell'Eroismo dei nostri Caduti, mentre innumerevoli indigeni, venuti anche dall'interno, si assiepano dietro i cordoni dei soldati portoghesi Gli Atlantici si schierano innanzi al simbolo marmoreo dell'impresa eroica. S. E. Balbo si avanza accom pugnato dal Governatore di Bolama e da S. E. Valle. Il Ministro dell'Aeronautica saluta gli Atlantici e subito due avieri scoprono il piedestallo del Monumento coperto di corone di fiori inviate dall'Italia ed il sacerdote dell'Esperia, valoroso cappellano militare, benedice l'eterno ricordo della Trasvolata oceanica. Il discorso del Ministro Il rito si compie rapidamente, austeramente: quindi S. E. Balbo pren de la parola e dice: « Signor Governatore. A nome del Governo fascista di S. M. il Re d'Italia ho l'onore di consegnare alla Nazione Portoghese il monumento che ricorda i caduti della Impresa aerea dell'A tlantico. Sono sicuro che quest'ala di pietra romana sarà gelosamente conservata dai figli della Lusitania, non immemori di Roma, « Mi piace ricordare solennemente che un anno fa fummo qui accolti come fratelli e che la nostra crociera trovò nell'animo della Colonia fremiti di comprensione: eravamo partiti per affrontare il destino nel nome della civiltà latina e sentivamo battere col nostro il cuore dei fratelli portoghesi, ,*notte memorabile, signor Governatore,«Coloro che qui lasciammo nella custodiscono in ispirito la fraternità tdelle nostre Nazioni, che furono e vo-, tgliono essere amiche nel nome della origine comune e dei comuni ideali. « Camerati atlantici e camerati fascisti! I morti della notte di Bolama sono davanti a noi. Questa è la terra, questo è il cielo che ai loro occhi mortali balenò per l'ultima volta nella caligine squarciata da lingue di fiamma. Questo è il paese dell'olocausto, sublime per dignità e misura di eroismo. Questo paese di ricordo ci è caro come un lembo della Patria. Se è vero che di tutti i sogni sognati nella vita, l'ultimo è destinato a trionfare della morte, siamo certi che non è morta e non morirà quella baldanzosa sfida al destino lanciata contro l'immensità atlantica nella notte del 5-6 gennaio, quella in cui si riassume l'estremo anelito di potenza e di gloria che i nostri caduti portarono nei gorghi oceanici. «Noi siamo qui convenuti per esaltare quel loro voto stroncato. Non siamo venuti per compiangerli. Essi per primi non lo vorrebbero, e non lo fogliamo noi che nell'esercizio del volo, ove il rischio è stimolo, siamo ad ogni istante pronti a ripeterne il gesto e l'olocausto. Noi onoriamo i a e a i n e i a i r l morti per esaltare e sospingere I vivi sulle vie della gloria immortale. Quando il ricordo del passato possiede questa viva forza di suggestione sul futuro, esso non è soltanto un bisogno dell'anima, ma un sacro dovere. E con questo sentimento religioso, quasi compiendo un rito, volgiamo gli occhi intorno e ricordiamo le popolazioni semplici' e miti che ci accolsero con segni augurali e salutiamo l'arco delle grandi foreste e lo specchio tranquillo di queste acque ove trovano pace i fiumi impetuosi e salutiamo la grande luce che annuncia il palpito immenso dell'Oceano sconfinato. « Ricordiamo, camerati, ricordiamo! Or fa un anno noi le sentimmo risuonare le campane del dolce Natale, ma esse squillavano soltanto nel nostro cuore. Sulla distesa marina che il sole dei tropici perennemente dardeggia, la fantasia ricamava tetti bianchi e chiome di alberi fiorite di neve intorno eccssccsmnedtpelnincncvcmqscficlmripgma un piccolo campanile. E visi cari di i mamme, di spose, di sorelle e chiari! occhi di bimbi. Il rombo dei motoriiche ci accompagnava attraverso le coste d'Africa non attutiva quel suono. Natale di Bolama, Natale dell'anima! Proprio in quel giorno intimo e sacro noi discendemmo e tutto prese ai nostri occhi un aspetto di maestà: il lembo estremo del continente tene-ibroso, dal quale dovevamo spiccare il volo verso l'ignoto, ci diede subito la suggestione dei suoi violati misteri e « l'alto mare aperto » ebbe contorni e aspetti danteschi e si inazzurrò veramente di quella poesia di cui è circondato l'ultimo viaggio di Ulisse. « Io so, e voi sapete, o camerati dello stormo Invitto, l'intima lotta che fu combattuta entro l'anima nostra per non cedere alla lusinga della tentatrice nostalgia. I canti di guerra vinsero l'eco lontana delle cornamuse natalizie e l'Italia fascista ci apparve presente, viva, spregiudicata e giovane In mezzo a noi, giovani. Ricordate come i giorni passavano in fretta lanciati dalla nostra impazienza? Alle stelle chiedevamo meno sorrisi e più certezza e la bianca luna romantica, nella sua tenace latitanza fu giudicata rea di alto tradimento. «H giorno due il nostro povero e grande Maddalena tentò vittoriosamente la prova del decollo col massimo carico nell'ora più calma. Il 3 e il 4 non si fece che affrettare la grande ora del destino, con tutti gli apparecchi già pronti al balzo notturno. La sera del 5, sotto il cielo fosco e greve, il « Bissagos » prese a rimorchio una per una le quattordici barche dei quattordici equipaggi. Io vi vedevo sfilare, o camerati, dal ponte dell'* Alice », assieme a Valle e non volli salutare nessuno col cenno della mano. Ma voi indovinaste come vi seguisse: o nel buio, sullo specchio insidioso delle acque i miei sentimenti troppo superiori alla mia volontà. Anche ora, ,'«re strozzata la voce nella gola e di a mentre vi parlo, mi vien fatto di sen- tremare come allora nella paura di tradirmi. « Che cosa pensavo, che cosa dicevo entro me stesso in quell'ora indimenticabile? Addio per me, addio per voi, compagni della grande ventura. Chi sa quale vittima ha designato il destino! Ma in virtù del sacrificio eroico, sarà domani più grande la Patria che ci ha predestinati. E dicevo a me stesso: il Duce che in un mare non meno procelloso guida verso l'avve nire la ardita Italia, senta che qui vive e canta intrepida senza indulgere alla, debolezza umana una giovinezza materiata di spirito e di volontà, tutta protesa a sfidare il destino. Partimmo e una colonna di fuoco irraggiò la sua luce improwiea sino al Cielo. L'Oceano si illuminò di quella traiettoria ideale che attingeva alle stelle. Queste non comparvero sull'arco oscuro del cielo, non comparve la luna; ci tennero compagnia i gravidi nembi e le cortine di pioggia; le acque mugghiavano procellose e livide nell'alba Incerta, la nuvolaglia nascondeva il sole: ma' i risparmiati procedettero dietro quella scia invisibile, guidati e sospinti dalle fiamme intraviste sulla costa d'Africa. « Oh potenza creatrice del sacrificio! Che cosa sarebbe stata agli occhi di tanti la nostra impresa senza l'olocausto dei morti di Bolama? Il mondo è fatto di una pìccola minoranza di arditi e di una maggioranza immensa di poltroni. Quando un'impresa è riuscita sono tutti pronti a giudicarla estremamente facile e l'oblio è l'ordinario retaggio degli ardimentosi. Se la trasvolata atlantica non per noi che nulla chiedemmo se non di servire la Patria, ma per l'Italia che ha bisogno di atti generosi come di pane, non fu svalutata davanti agli occhi del mondo, anzi cinse di un'altra corona la fronte della Nazione fascista, ciò si deve soprattutto a voi, o camerati nostri, divorati dal fuoco e inghiottiti dalle acque: capitano Boer, tenente Barbicinti, sergenti Nen si, Imbastari e Fois! Onore ai vostri nomi e gloria perenne risplenda per voi su queste acque e si diffonda lontano fin dove arriva la fama dell'italian laltbgSbts{smbnl i san^JJe, ?ent'le ! "Nel. simbolo che oggi vi dedinhiai"?0 un ala cade infranta. ma_ l'altra si erse piti impetuosa verso il cielo. Il Fascio littorio domina questa simultanea vicenda di martirio e di vittoria. « Come nella notte di Bolama, noi giuriamo davanti a Dio che protegge i' destini d'Italia, che l'ala vittoriosa a a e e e e l e a a i o i . o , i - sarà sempre pronta a sconfiggere il destino, a vincere la morte e a raggiungere le Più ardue mete su tutti i mari e su tutti i cieli del mondo ». Un'acclamazione al Duce Le parole del Ministro sono seguite, dai convenuti con intensa commozione, che si fa ancora più -»iva oliando eqli fa l'appello dei Caduti. Ad ogni nome il plotone degli Allievi dell'Accademia, saluta con salve di moschetto ed una fanfara della Marina portoghese fa eco con squilli marziali. Terminato l'apvrflo il Governatore di Bolama, prendendo in consegna il monumento, risponde al nostro Ministro dell'Aria con nobilissime narole che sono una esaltazione dell'ardimento italiano ed una espressione amorosa di solidarietà nel ricordo dei Caduti eroi. Dinanzi al monumento sfilano gli equipaggi di due torpediniere ed i croceristi, ed a conclusione della cerimonia, S. E. Balbo ed i presenti tutti inneggiano al Duce. Splende il sole nella giornata natalizia e fra le irrequiete chiome delle palme e dei baobab scintilla il mare. La scìa d'argento, che si perde all'orizzonte nella gloria della luce fiammeggiante dell'aurora, segna come una strada ideale verso la quale si lanciarono in volo le ali della Patria nostra. ERNESTO QUADRONE.