Mediterraneo

Mediterraneo Mediterraneo Quando lasciamo Cipro, dopo esserci per due giorni e due notti aggirati nel suo mare, il nostro vapore aveva caricato non so quante ceste d'aranci e di carrubbe, e aveva tra 1 suoi passeggeri un certo numero di greci e di turchi del luogo. Un tal greco, che era un giornalista e viaggiava con un passaporto che lo definiva commerciante, era tornato a bordo con una voluminosa inchiesta sull'isola, molte fotografie, e tra queste una d'un italiano, Luigi Palma di Cesnola, piemontese, ufficiale dì Garibaldi, che fu console d'America a Cipro, vi fece i primi rinvenimenti di cose cipriote e fenicie di cui arricchì il Metropolitan Museum di Nuova York. Questo greco aveva preso sotto la sua protezione una cipriota, una donnina che andava per cameriera ad Atene; con lei passava alcune ore, con lei leggeva un libro di poeti greci moderni e glieli commentava come un maestro. Costei viaggiava in terza classe, quello in ' -ima, ella non poteva essere più dimessa nè meglio mettere a prova l'attaccamento dei greci alle loro tradizioni. Ella mostrava di capire queste poesie, e il suono e la forma di esse erano quelle del classicismo greco, un colore sfatto però. Quella solidarietà in cui non esistevano sottintesi, era una bellissima cosa, e significava tutti i rapporti e le relazioni del Mediterraneo, dove basta essere della stessa lingua per avere un legame. Nei sette giorni di navigazione, uno degli spettacoli nostri era il luogo della terza classe; lo vedevamo dall'alto, come da un tetto, perchè questo luogo era uno stanzone sopra la stiva, scoperto fino alla sera. Le oie del. giorno vi passavano come in una casa di villaggio, e i suoi abitatori seguitavano qui il loro orario di tutti, i giorni ; all'alba erano già sul ponte : il colore del mare era freddo e verde come una campagna a buon'ora; alla sera si vedevano andare a dormire presto, uomini e donne mescolati, ma solo ognuno comete li dividesse un muro. Una donna tur ca, bocconi sul suo tappetuccio faceva là sua preghiera, e nello stesso atteggiamento si addormentava, perchè aveva sotto di sè come una bel va un suo infante ; poco discosto da lei un monaco greco con la sua tonaca nera, i capelli lunghi e la bar ba, le braccia ih croce sul petto dormiva come una figura di sarcofago ; accanto a lui la sua tuba mostrava la fodera scarlatta, e sulla valigia che di traverso lo divideva dal vicino, era scritto con una pennellata di nero: Mercurios Monacos-Orùs Atho. Era un romito del Monte Athos, e passò molte ore del viaggio cosi, come simulando il riposo eterno. Accanto a lui erano questa donna e il suo piccino; più in là uomini di fatica diversi, buttati a giacere comunque; e; c'era un operaio che, uscito quasi di senno nella solitudine dei monti del Tauro, accucciato come un cane, tornava ai buoni pensieri di tutti i giorni in quella specie di presepe che gli ricordava i villaggi con le donne e i bambini. Molti di questi incontri ci aspettavano da porto a porto, que:'.o è il Mediterraneo, e chi l'ha veduto una volta, vi torna spesso con la memoria, e si propone di rivederlo ancora! Così io lo potessi rivedere, e in una navigazione come quella, con quel vapore che andava caricando e scaricando merci da porto a porto, bordeggiando i paesi diversi, , che la notte buttava 1 ancora al largo delle rade e la mattina svegliava colsuo urlo improvviso ì facchini, gli imprenditori, i mercanti; si svegliavano i paesi all'urlo che echeggiava tra i monti; e da miglio a miglio si aveva il senso difficile di tante razze, di tanti complicati interessi, e ogni bandiera diversa portava sull'antico mare il suono della sua storia, il colore delle sue speranze e del suo avvenire. E' un viaggio che ogni italiano d'una certa condizione dovrebbe poter fare, anche per capire che grande posto occupa l'Italia. Mescolati d'ogni nazione, e alla fine compagni, senza volerlo si misurano le patrie. In un luogo di tanti conflitti e rivalità, ogni segno di patrie diverse' stabilisce un paragone, e l'arrivo d'una nave nei porti richiama le turbe degli emigranti della stessa nazione, come un pezzo di vivente architettura; si riconosce nel comignolo della nave il tetto dei paesi nativi, nei colori degli scafi quasi un colore preferito in patria, un color di contrada, si osserva quel che si scarica e si carica, si giudica l'estetica del naviglio, e in un baleno, sulla banchina del porto, si sa chi è il comandante e le sue qualità. Non so se in altri mari accada lo stesso. Ma nel Mediterraneo aiuta queste impressioni il fatto che non un palmo di costa è senza una storia, che ogni uomo ha per l'altr'uomo la curiosità del vicino, e dietro a ognuno involontaria l'eco degli incontri e delle rivalità e delle guerre, dopo che a turno ognuno di questi popoli ebbe un'egemonia. Per un osservatore questo panorama di popoli è assai istruttivo. Negli uomini dei paesi del Mediterraneo i vizi che li perdettero e le virtù che li portarono in alto sono rimasti chiari in ogni individuo; da individuo a individuo e da nazione a nazione difetti e virtù formano quasi una parentela che in tutto, il millenario rimescolìo della loro storia sono rimasti ugualmente vivi ih tutti; v'è quasi un senso di parentela, come in una famiglia dove si può osservare come i diversi caratteri abbiano allignato dall'uno al l'altro. Quattro e cinquemila anni dip-on<? sssr* 1 pens,en e le rea^zjoni d ognuno. toli vorrei lasciar. sfuggire al- cune osservazioni sui greci. Si trovano dappertutto, dappertutto sono facili ai discorsi, alle osservazioni, generalmente in grandi famiglie, con le loro grandi parentele, uomini donne e preti, con un senso di provincia. Ricordano i nostri meridionali; Ci non dei meridionali la fissa e muta attenzione, il nessuno stupore per nulla. Essi sono mobili e fluidi, curiosi di sapere di dove siate, chej fate, chi avete a casa : modi di j conoscersi antichi quanto le loro favole," e con le stesse domande che si leggono fatte a Ulisse. E poi, stando nel Mediterraneo come in una con^ trada battuta da anni, tutti i popoli intorno ad esso sono come vicini di casa, e per poco, attraverso i loro occhi, quel mare non vi parrà lo slagno di cui diceva Platone. Così sanno tutto e sono curiosi di saper tutto : le nuove case di Angora, le nuove strade di Aleppo, gli affari dei porti, gli arrivi dei vapori, la stagione del cotone; conoscono le vicende e gli affari del bacino, con un atteggiamento di gente che ama le novità e s'intende per lunga tradizione come nascono le città e come le civiltà e le potenze si formano e si disfano. Non altrimenti un tempo arrivarono a loro le descrizioni dei fatti dei popoli vicini, non diversamente Erodoto e Strabone parlano dei fatti e degli aspetti d'Egitto o d'Assiria; e forse ne vennero a conoscenza allo stesso modo. Alla fine, con compagni di viaggio come costoro, davvero questo mare diventa un rione, e tutto è là alla svolta, niente più che il tragitto d'una gita. Partecipavano al viaggio altri viaggiatori d'altri paesi e alcuni inglesi. Docilissimi, coi loro grossi libri rilegati non alzavano la testa alle lusinghe del paesaggio; si scossero solo per puntare le macchine fotografiche alle grue della nave che caricavano certo bestiame sollevandolo fuori bordo e calandolo nella stiva : i montoni erano tirati su a gruppi di cinque o sei, legati ai cappi per una zampa o per le corna; e certe mucche esauste, e buone a nient'altro che al macello, acquistavano, così sospese in alto per un attimo tra cielo e mare, aspetto d'idoli. Tra frutta e animali e uomini, la nave era divenuta quasi un'isola, un'arca, una zolla carica di odori di frutteto e di stalla, sul mare inodoro, e sul mare sonante risuonava di belati, muggiti, e voci di bambini. Questo fatto diede ancor meglio il suo colore a quel viaggio. Dopo una notte di viaggio, alcuni di questi animali, per svincolarsi dalle pastoie, davano strappate con le corna fino a sanguinare; poi, nei porti di scarico, calati sulle maone, i più stremati si lasciavano calpestare dal resto dell'armento, e qualcuno fiutava stupidamente il sangue del suo vicino senza aver l'aria di capire. Si allontanarono sulle chiatte nei porti lisci e specchianti; avevano qualche cosa di allegorico; fra di loro l'uomo che le teneva a bada con le voci con cui si tengono gli armenti, scannava con un coltellaccio gli animali stremati dal viaggio e boccheggianti, mentre il resto dell'armento belava nella fresca luce dell'alba, sul mare intirizzito. Questo fu lo spettacolo più interessante pei nostri inglesi. Da porto a porto, tornando a bordo dopo una giornata di fughe nei paesi della costa, uno di essi, a tavola, mi diceva : «Oggi ho veduto venti chiese»; di ogni cosa veduta mi diceva il numero esatto; come pure ad ogni partenza e ad ogni arrivo mi contava esattamente le ore o i minuti di ritardo o di anticipo della nostra nave, e questi erano tutti i suoi discorsi. Come sAptnlfhpccgucsAslpvdcestmtsHacd ii suoi compagni, leggeva anch'egli i ;,oro „ossie facili libri, e solo dai .jjbr; accettava consigli sulle cose da |vedere. Al contrario di quei greci a o a o à e a e e i l o o a o i e i ch'erano con noi, che al più portava no i loro giornali, e non so come facessero ad avere i giornali di Atene freschi, dovunque fossimo. Uno stuolo di gabbiani ci seguiva interminabilmente coi suoi gridi, ed era uno spettacolo vederli sospesi da poppa a prora sopra di noi, e il miracolo del loro volo ordinato; per effetto della nostra corsa, parevano trasportati senza fatica dal moto regolare della nave, come satelliti d'un pianeta. Le terre si facevano avanti da una distanza d'anni, la neve delle loro cime rispondeva alla spuma del mare ; la barriera dei monti del Tauro, rivelata a più riprese, come una terra settentrionale risospinta a mezzogiorno, e per la sua altezza il mare pareva anch'esso altissimo e un abisso; e poi alla punta occidentale dell'Anatolia, dalla parte di Castel Rosso, la costa rotta dagli assalti del mare, scogli a picco e isolette, ognuno di questi frammenti con un grande nome, simili a torri e fortezze naturali che fermano e guardano la terra. Era dovunque quel colore di fortezza che già a Brindisi, coi vecchi castelli del porto, si pone come un tema di tutto il viaggio. Appunto le fortezze di ieri e di oggi fanno del Mediterraneo un mare pieno di riferimenti, una regione, uno specchio mobile della più travagliata Europa. Rodi apparve freschissima, tersa, pulita, quasi in un cielo più libero; il suo rosa e il suo grigio sono più fulgidi che in ogni terra del Levante; fa nel cielo di ponente un colore di tramonto. Avevamo veduto a Cipro quanta poca cura vi sia per i monumenti del passato.^ e come lentamente rovine di civiltà e residui di razze si mescolino tutte in un solo colore di oblìo. Rodi pure ricorda il grande silenzio di Cipro, nel seno florido del mare, senonchè gl'Italia ni vi hanno formato^ con tante trac eie diverse, con tanti doni della na tura, qualcosa di festivo composto in un ordine bellissimo: vien fatto di ^sSe ys^£&gTis^ mano là per là in ricordo, e ancora -[vi siamo impigliati dentro. All'alba seguente bordeggiavamo le Cicladi. A destra e a sinistra quest'isolotti parevano fluttuare sul mare inquieo, col colore grigio dei mari interni. Il nome di ognuna di queste isoe è nelle favole antiche, e sono infatti avventurose. Alcune di esse non hanno traccia umana che le more di pietra che fanno da divisione fra campo e campo, ma il campo non è che uno spoglio riquadro di terra grigio e rosso; in qualche valletta una casuccia, e su un promontorio le colonne d'un tempio, che paiono, distante, di vetro. Si capisce come Arianna fosse lasciata su uno di questi scogli nudi dove soltanto un Dio ibero e avventuroso come Bacco si potesse aggirare. E oggi non più. Un viaggiatore greco mi disse, passando davanti a una di queste isole, Macroniso, che certi prigionieri turchi e bulgari feriti e malati vi furono sbarcati. Gli domandai quanti abianti contasse l'isola. « Nessuno », mi rispose, e soltanto si trova in certe stagioni qualche pastore con le sue pecore. Vecchio Mediterraneo. Ha anticipato nei suoi miti tutte le angosce della vita moderna e le più catastrofiche fantasie sulle vicende dei popoli. CORRADO ALVARO. Gaalgnsatqmticnmsddsfnddvd

Persone citate: Aleppo, Bacco, Luigi Palma, Monte Athos, Platone