Il Maestro

Il Maestro Il Maestro era scomparso dopo la morte del suo figlio adorato. Eppure, già ieri una lu ce di compiacimento era sfavillata Milano, 21 notte. ,L'amore che tutta Milano nutriva ! per Arnaldo Mussolini era veramente dei più sinceri e devoti. La sua figura era popolare e famigliare, riguardata con venerazione, alimentata da qual cosa di religioso. Non era amato, mal adorato. Bastava che Arnaldo Musso-,lini comparisse in riunioni o cerimonie, perchè attorno a lui esplodesse un'affettuosità, che talora assurgeva a toni clamorosi. La sua morte ha gettato la città in una costernazione, che supera le stesse manifestazioni esteriori. I negozi chiusi, gli spettacoli sospesi, le bandiere abbrunate. Ieri stesso Milano aveva riveduto il suo «Arnaldo» fra i principali gerarchi del Fascismo, sul palcoscenico della Scala, mentre parlava S. E. Starace. Massiccio e severo, con i grandi occhiali che gli attribuivano un che di solenne e un certo velo di malinconia che traluceva nei suoi occhi grandi e buoni e che non più. volte nel suo volto sereno: il com¬ piacimento per le nuove e superbe adunate cui aveva assistito e che riconfermavano l'entusiasmo e la fede di questa de cRtà 6lnceramente fa_ 'cl,tl- Ma Arnaldo Mussolini si prodigava in maniera eccessiva. Aveva as- sunto il suo compito come una vera missione: non era soltanto il Direttore del « Popolo d'Italia », al quale prò j, S1!^1 °" Squisitl ed c<?uill*ratl %LZ? ^S*0' ma «* Pure, 1 odl innumerevoli iniziative, il cons.^,ife1f Plu, ascoltato, nelle mag^f1 «*»tu»on« fossero tecniche, agri0.01? 0 culturali In meno di un mese, C10^ n,el noY,e,J?!)re' ef\\ Pronuncio tre prolusioni, l'ultima delle quali, pano- rama stupendo del mondo nei suoi asttl economici e politici, fu quella tenuta alla inaugurazione della « Mistica Fascista» dal titolo «Tempi no- stri ». Pochi giorni prima aveva pure inaugurato l'anno nuovo dell'Istituto Fascista di Cultura a Va e ai pr!. mi d, novembrc, c„]cbrata la giornata del risparmio al Teatro Manzoni, con un discorso che ebbe larga eco, non so]0 in Italia, ma pure in giornali stranieri, Giornalista di razza Giornalista di razza fu Arnaldo Mus- avmasolmj( che die(Je vica ad « Historia », 'g]a Deua rivista di studi classici, così j dricca di riferimenti alla vita moderna; l<aiia «Domenica dell'Agricoltore», or-jsgano efficacissimo di propaganda; allai« Rivista illustrata del Popolo d'Ita-,ciia ,; all'« Illustrazione Fascista », re-jncentissima; al «Giornale del Balilla»;e ai « Bosco », cui Arnaldo Mussolini dottore in agraria, si dedicò con parScolare predilezione, apostolo entusiasta della rinascita boschiva e suscitatore ^ illative e di propaganda per la difesa forestale italiana. Fu attribuito al Duce, anni or sono, e nessuno dubitò dell'autenticità, questo giudizio: « La più notevole rivelazione giornalistica del Fascismo fu quella di mio fratello ». Esatta, esattissima definizione: Ar nmstveddlptennaldo Mussolini fu il più tipico, il migUore> fu veramente il maestro del giornalismo « mussoiiniano ». I suoi articoli, raccolti fortunatamente in vo-flumei sempre e attuali e che o-; agnuDO può consultare, stanno a dimo- j pstrari0. Ad ogni modo> altri diranno1 adelIe quaHtà ideali e stllistiche del dde Scomparso. A noi cr0nisti è dobDligo preCisare come pochi sapessero1 quanto sovente, l'articolo e il corn¬ mento, che comparivano C03Ì tersi e lucidi, egli dettasse: faceva sedere lo ! cstenografo al suo tavolo, e fluiva ra- tpWOi aenza pentimenti e ritorni, lo 3tenoscritto. Non è facile, non è di tutti. AUa ricchszza „, idee, alIa sfcu- ?rezza dello stile| bisogna unire tanta agilità mentale, da sapere sintetizzare e inquadrare, con una chiarezza che non ammette reticenze. Cosi, fra una visita e l'altra (quanta gente bussa- va alla sua porta!) ha dettato gli articoli per le più vivaci campagne. Si ricorderà, fra le primissime, quella per la c piu grande Milano », che ha | $a>& avvero per la metropoli l'i- nizio di un risveglio pressoché incre-: dibile, e per.il quale continuano i frutti. L'eco fu nazionale, e non vi fu picColo centro, che non riesaminasse<je proprie possibilità e non riscuotesse : le proprie energie. Di modo che, al- proprie energie, lora, molti problemi, che pareva dovessero restare entro la cerchia delle capacità milanesi, furono dibattuti un * «j _ * • . ■averne sprone e consigli. Arnaldo Mt"" solini dettava, quattro o cinque ai fa' un programma di valorizzazione „v.rn„ „.„. _ pnn<iip-li Arnnlrìn M'l<5- ^ dettavi aS o^Sro malif^g^^^^^^^;P S ^ 0Tg9nismì drenti alla Con- , . . T, federazione degl agricoltori II proB™mma era per intero contenuto n un articolo con quelle enumerazioni che tanto gli piacevano, come dovesse S3- gnare delle inflessibili norme statuta- rje E fu jn quella occasione> che u.la de],e .,ju alte per80naUtà agrarie ebbe a dirc: «.Un tecnico, con lo duecento righe di quell'articolo, avrebbe iUo ur volume di trecento pagine*. Lavoratore instancabile Lavorava e studiava nell'ufficio a vetrate del <; Popolo », nel salone d'an rii Parlargli, formavano una processio- ne. Riceveva tutti e aiutava tutti. I suqì red(lttorli che lo adoraVano, dice vanQ. v Si deCiderà pure a riposare», E u rispondeva che riposava quando fcr6a sol(^ E ndo voleva essere solo> aCc0ndeva all'ingresso, sopra la por c ^ » d- ^ ^una d dia chiuao Era » 4 scriveva! L Arnaldo Mussolini aveva cominciato 11 suo lavoro in silenzio, accanto al fra tcllo. che egu aveva seguito ndl'auda ce disegno di «fare» gli italiani. Nel'«covo* di via Paolo Cannobio, e poi Lovanio. egli compiva opera j Qscuia flJ tecnicoB iirig^do ,aFna_j scente amministrazione di un organi-1amo; creato con povertà di mezzi, ma con inesauribile volontà. E fu questo ii suo incito orecipuo: porsi al ser-i'vizio del fratello, del quale fu il primo! soldato, annullando ogni sua volontà e piegandola a quella del Duce, allora condottiero di una scarsa legione rHi, fedeli. Lisrio a tale devota umiltà,:, auando. il 30 ottobre 1922. Benito y/tUssolini, salito al potere, gli affidava d1r(wiorm 0*1 « Pooolo d'Italia », nes- a""" P«* ,ui r"- fu stuPito' nessuno più di lui dubitò^dellapropna. capaci- tà e ne tremò. Se accettò l'alto uffi-! ,cio, subito impadronendosi del potente ! organismo che gli era affidato, questo fu perchè egli era, prima di tutto, un soldato, e un soldato non rifiuta nè di obbedire uè di comandare. Ma avrei* be avuta voce alla bisogna il <: buon l Arnaldo;, come egli era universalmen ,te conosciuto e stimato? Egli l'ebbe pure senza dimettere quella sua bontà affettuosa che nobilitava il suo aperto viso di romagnolo: continuò ad essere per tutti il consigliere, l'amico, il fratello. Non mutò abitudini, non alterò il tratto cortese, non si chiuse per nessuno. La vita operosa Arnaldo Mussolini era nato a Dovia l'il gennaio 1885. Ebbe, come il fratello, dalla madre, la signora Rosa Maltoni (una santaì, i primi rudimenti del sapere; dal padre Alessandro, forte figura di lottatore, non dimenticata da quanti lo conobbero, apprese le virtù del lavoro e della probità e la fede negli ideali della vita (Alessandro Mussolini, in tempi a ciò meno inclini, ebbe il senso dell'autorità dello Stato e della dignità del nome italiano). Nelle scuole pubbliche di Cesena ottenne poi il diploma di perito agrimensore. Ma egli, non ostante avesse, seguito studio regolare, era soprattutto un autodidatta. Non contento del diploma ottenuto si procurò con i soli suoi mezzi la patente di maestro elementare a Sacile; in seguito quella di segretario comunale. Con il fratello Benito fu a Berna nel 1904 ove si guadagnava la vita lavorando in aziende agricole. Tornato in Italia, fu segretario comunale in alcuni Comuni del Veneto, ove la sua opera sagace ed .avveduta, proba e intelligente di amministratore e di dirigente, è ricordata sempre con vivf ncstr.lgia. Era segretario comunale a Morzano al Tagliamento quando si sferro l'offensiva austro-germanica del 1917 che condusse a Caporetto. Costretto dall'invasione a lasciare il paese, egli partì soldato per la nuova fronte che al Piave doveva salvare l'Italia. Combattè sul fiume sacro e nel 1918 venne nominato sottotenente. Durante le fasi dell'armistizio egli rimase comandante di presidio a Vippacco. Congedato, si trasferì a Milano e allorché Manlio Morgagni, che l'aveva gagliardamente tenuta sin dalla fon dazione, lasciò l'amministrazione del <:Popolo d'Italia», egli l'assunse consacrandosi con tutta la sua volontà e con tutto l'animo a rendere più sicure e prospere le condizioni economiche del giornale che era stato una bandiera e che condusse ad essere l'assertore più autentico delle dottrine e del Regime fascista. Dopo la marcia su Roma, egli, che aveva costantemente seguito in politica il fratello del quale sin dall'infanzia aveva sempre sentito l'influenza morale ed intellettuale, venne, come si è detto, da lui chiamato a succedergli nella direzione del «Popolo d'Italia». Sotto la sua direzione il giornale divenne un potente organismo editoriale e politico al servizio del Duce, del Fascismo! e dell'Italia. Ai giornalisti italiani, il dott. Arnaldo Mussolini era particolarmente earo, per l'opera alacre, appassionata, amorosa da lui dedicata all'Istituto di previdenza dei giornalisti del quale aveva assunta la Presidenza poftan dolo ad uno sviluppo e ad unk fiori¬ li testamento spirituale Una specie di testamento spirituale dezza esemplari che" "onora " Arnkld^llussoTini si rin traccia nelle poche singhiozzanti pa glne che egli premise all'opuscolo de §icato al suo Sandro e che vide la ?ucf nen'aprue sborso, Inviato a pÒ cni cari. opuscolo doloroso, che vuole essere una comunione d'anima col ii- <r]i0 m0rto nel regno dei cieli nella invocazióne di Dio. Arnaldo Mu'ssolin' scriveva- «. Tu hai saputo accogliere in te e conciliare in più serena'armonia, nel la nostra cas£ ora dGSCrt ; j Dosti delle nostre animo complesse luVbi&rpretàìo ffiSfaSoTE :stre vicende politiche e hai cercato, nel Umlte delle tue possibilità delle tl,e segnalazioni, di ridurre Io àsprezze; ha3 illuminato di una bontà sem prG vieUe e sernDre esrualc le onere di £L £„™„ f P g ° °P6re dl ogni giorno », E ancora: * Nella tragedia che ci ha colpiti senza speranza di pacata rassegnazio- ■ T *"*■ — —• fi—w».i «!.> ingoiti a^uj- . "novc.iu- i,unfnte' L\l"a ™lattia « la tua ^^"**. Bono state accompagnate da un complesso di vicende che danno alla sventura un carattere non comune. Tu sei passato nella vita terrena come un Santo: appartenevi al numero dei predestinati, a coloro che danno vibrazioni alla vita e motivo alle speranze. Nè certo io vorrò lasciar diSDerdere questo grande patrimonio dl vita e di morte, di insr-rrnamenti e di riflessioni: ecco la ragione di questo libro *,