La solenne commemorazione del Duca d'Aosta

La solenne commemorazione del Duca d'Aosta La solenne commemorazione del Duca d'Aosta Il Teatro Rtìgio accoglieva ieri mat una un magnifico pubblico: Principi Heali, un Maresciallo d'Italia, altissime gerarchie del Partito, generali di Armata, senatori, deputati, magistrati, consoli della Milizia, insegnanti e lolla di antichi combattenti e schiere Jtellissime di Giovani Fascisti. Sul lialcoscenico una selva di bandiere, gagliardetti, gonfaloni e fiamme fra le due insegne littorio, duella federa le e quella dal Fascio cittadino, cui facevano guardia d'onore reparti armati della Milizia. Principi, Autorità e popolo La più schietta ed eletta rappresentanza di Torino si era data convegno nel nostro massimo teatro per ascoltare dalla eloquente parola di ». E. Raffaele Paolucci la commemorazione del Duca d'Aosta, promossa dalla Federazione Fascista, d'intesa con il Podestà e con l'Associazione combattenti. Un lungo applauso accoglie l'oratore quando compare sul palcoscenico e saluta le Loro Altezze il Duca e la Duchessa di Pistoia e la Principessa Adelaide, che prendono posto in un palchetto di proscenio. Accanto all'on. Paolucci sono le gerarchie: S. lì. il Maresciallo Giardino, S. li. il Prefetto Ricci, il Segretario Federale e membro del Direttorio Nazionale del Partito, Andrea Gastaldi, S. F,. l'Arcivescovo Fossati, le LL. liti, i generali Ferrari, Petitti, Spiller e Tiscornia, il Podestà dottor Di Revel, i generali Alberti e Pintor, il generale Scandolara della M.V.S.N., il Preside Angelini, il Magnifico Rettore Pivano, gli Accademici d'Italia Vallauri e Jannacone, il barone Manno per la Corte d'Appello, il comin. Lavagno, direttore provinciale della Real Casa, il presidente dell'Associazione Artiglieri ing. Alessandro Orsi, il pre-I Bidente dell'Associazione Genio Ingegnere Bolzanelli, il colonnello Girio di, presidente dell'Associazione Coni battenti, tutti i senatori e i deputati residenti a Torino, 1 membri del Direttoci Fascisti, gli ispettori federali, i fiduciari rionali, i dirigenti delle organizzazioni fasciste, le medaglie d'oro Pozzi, Salama.no, Roulent e Cattaneo, i rappresentanti dell'Associazione Mutilati, Madri e Vedovo dei Caduti, Famiglie Martiri Fascisti ed altri. Innumerevoli personalità gremiscono la sala, dove spicca un folto gruppo di dame della Croce Rossa in divisa. Reparti di Giovani Fascisti, di arditi e di ex*combattenti del Genio e di Artiglieria prestano servizio d'onore. In un palchetto sono pure la madre e la moglie dell'on. Paolucci. Le Loro Altezze Reali i Duchi d'Aosta e la Duchessa d'Aosta vedova avevano latto -pervenire al Segretario Federale ed al Podestà l'espressione del loro rammarico per non poter assistere alla celebrazione, impediti dal troppo recente lutto per la scomparsa del compianto Principe. II discorso Raffaele Paolucci, sul cui petto splende Ja medaglia d'oro, esordisce evocando la giovinezza pensosa del Principe, ben degno di ricordare nel nome l'eroico Duca sabaudo che battagliando, ancóra adolescente, contro la Lega protestante ad Ingolstadt e tacendosi troppo avanti nella mischia, lu richiamato dall'Imperatore Carlo V, timoroso della sorte dell'unico erede della veccliia Casa sabauda, ed egli rispose, fieramente, all'Imperatore: «Ho deliberato di restare alla testa del mio squadrone e di vincere o di morirei ». 11 Duca — che avrebbe voluto combattere in Africa al tempo della prima guerra coloniale — fu costretto a vivere l'amara tragedia del giorni oscuìissimi, quando la povera Italia ufficiale considerò naturalo e legittima la imposizione dell'Austria di cacciare via dall'Esercito il generale Asinari, the aveva osato nell'Interno di una caserma parlare ai suoi soldati di lontane rivnndicazioni italiane, ed acconsenti trepida ed ossequiente alla richiesta di Francesco Giuseppe di licenziare il Ministro delle Finanze, Seiemlt-Doda, dalmata, che in un brindisi aveva rivolto un saluto alla sua terra; la povera Italia che ritenne più tardi necessario e fatale porgere 1 altra guancia per l'episodio del Manouba e del Carthage I A Ma Emanuele Filiberto, soldato nel profondo dell' anima, designato dalla Provvidenza a condottiero d'uomini, non avrebbe mancato al suo destino. Ed ecco che appena suona la diana, egli si leva raggiante dal letto della sua convalescenza ed accoire! Tutta la sua Casa è mobilitata, dalla moglie fiore della vecchia Francia eroi: ca dei cavalieri e dei Re, ai figli, a lui 6imtli nello spirito e nella carne. Il Comandante dalla III Armato 11 destino è davanti a lui: egli lo piegherà al suo valore! In una guerra di milioni di uomini, ove l'atteggiamento di ogni comandante di Armata non può che essere strettamente collegato alla direzione suprema, è ben difficile distinguersi e prevalere. Ma egli vi riesce e presto! Egli riesce ad infondere nei suoi uomini, capi e gregali, quel senso religioso dell'onor militare che egli ha attinto dalla secolare tradizione sabauda e che in lui è legge fondamentale dell'anima: c non ha bisogno di minacciare o di punire per farsi ubbidire. La fusione degli spiriti, una mirabile intesa tra capi e gregari, esiste tino dal primo giorno nella Terza Armata. 11 Duca sa farsi ubbidire dai suoi uomini perchè ne conosce il cuore. Basta uno sguardo, basta un sorriso, basta una parola: e dove infuria la tormenta, quando un reggimento avvinghiato da seltimane e mesi a una posizione infernale, ridotto nei suoi effettivi a pochi superstiti martoriati, coperti di polvore e di fango, di sudore e di sangue, lo vede sopraggiungere, basta la sua presenza muta, bastano quegli occhi che nel loro amore e nel loro dolore sono il segno vigile della Patria, quegli occhi che tante volte hanno detto in silenzio: « E' vero, ragazzi, che il compito 6 duro, che la sofferenza è atroce, che lo sfarzo supera talvolta ogni umana possibilità: io conosco e divido il vostro dolore, la vostra pena è la mia pena, le vostre ferite sono le mie ferite, ma pure qui bisogna rimanere, inchiodati a questa «erra, senza inutili lamenti, senza vane impazienze, perchè l'Italia ci ha mandato qui ed ha avuto fiducia in noi, e noi non la possiamo tradire!!. La Vittoria, finalmente', dopo quattro anni di strage, di eroismi, di sacrifici, arride alle armi italiche. Ma, subito dopo, si inizia il dolorosissimo calvario del grande Condottiero. Un Governo pavido, imbelle, spregiatore della Vittoria, lo allontana da! suoi soldati, lo « manda a casa •. Il Duca scrive l'immortale proclama alle sue truppe, che conclude : « Col ricordo dei fratelli caduti, che dalle malehilise tombe trepidano nella tema di uno slot-ile sacrificio, io vi richiamo al fecondo lavoro e alla fraterna concordia. Raccogliete l'appello, miei vecchi soldati, cavalieri di Savoia, e la Patria uscirà dall'ora che volge più grande, più forte, più bella che mai. Avanti verso il certo grande destino, o miei fanti, per l'Italia e per il Re! ». dcclalrafupzilalederrenftbagnpseapntavmmngp—rilacovcopRvSPnmdSddGddcgzSgnSInFggcgnrdtizgpapggnlsrrdcttnOnpzzMsallmemBvcdspnedrVfGsglcIhemlcntpdgrecmgdIngtttadvdCCEscmfsedrradCttrtttal E da allora che Emanuele Filiberto di Savoia segue con il suo grande cuoio l'opera ardimentosa e geniale che per ila salvezza della Vittoria e per la riscossa della Patria va compiendo lUomo del destino: Mussolini. «Veramente — dice l'oratore — il Duca fu con noi fino dal primo giorno. Fu perciò accusato anche di propositi faziosi, perchè non accettò inai la vii lana insolenza dei demagoghi che solevano scherzare con le corone di oro dei Re e con le corone di alloro degli eroi. E quando suonò la diana della redenzione, ed i rivoli dispersi dell'energie italiche furono raccolti e inca ftalati dal genio di Mussolini, quando balzò dall'universale smarrimento la giovinezza armata a cacciare i tribuni dalla piazza e i rigattieri dal tempio, Egli fu con noi senza reticenze, senza distinzioni, fu con noi a viso aperto ». Ben per questo la Sua morte colpi nel profondo il cuore della risorta Italia sabauda e littoria. Ma il Duca, vigile scolta della Patria fra i trentamila prodi di Redlpuglia, spiritualmente ó ancora vivo e tale rimarrà nel teaiipo, orgoglio della Nazione e guida ideale del popolo. Egli può riposare ili pace. Attorno al Suo sogno — la grandezza della Patria e la gloria del Re — tutti gli italiani montano la guardia. Il discorso, che ha profondamente commosso l'uditorio e che e stato più volte interrotto da lunghi applausi, è coronato alla fine du. una insistente prolungata ovazione. Le Loro Altezze Reali e de Autorità si congratulano vivamente con S. E. Paolucci. Subito dopo la commemorazione, il Segretario Federale, il Podestà ed il Presidente della « Combattenti » inviano telegrammi di devozione e di omaggio alla Duchessa di Aosta Madre, al Duca di Aosta, al Duca di Spoleto, al Conte di Torino, al Duca degli Abruzzi, al Capo del Governo. Il convegno regionale .