L'emozionante succedersi delle testimonianze d'accusa

L'emozionante succedersi delle testimonianze d'accusa Il delitto di Corso Oporto alle Assise di Torino L'emozionante succedersi delle testimonianze d'accusa Confronti densi di drammaticità - Strane vicende di un impermeabile - La donna misteriosa sulie scaie deHa casa del delitto - Vivaci invettive dell'imputata contro un teste ser », il pubblico è trattenuto fuori, guLe porte si riaprono verso le 10, e rnen- ! ertre la folla irrompe nell'aula, l'umciale giudiziario introduce il secondo teste della giornata:- Giovanni (Jara- magna, un vecchietto che convive con chla figlia, portinaia dello stabile in cui goabitava la Nicolotti. IglPres..: — A che ora chiudete il por tone dello, stabile ? — Di solito alle 10,30, ma quella sera lo chiusi alle 11. Pres.:. — Avete visto rientrare la Nicolotti ? — Non l'ho vista, nè sola nè in compagnia di alcuno. n teste afferma anche di non aver inteso rumori durante quella notte fatale. Andò a letto alle 23,15 dopo essere rimasto fino a quell'ora in istrada a custodire l'automobile di un inquilino, l'aw. Baldi. Imputata: — Quando la Nicolotti è rientrata accompagnata da me, il teste era seduto in portineria. La Nicolotti gli richiese se c'era della posta per lei. Deve quindi averci vedute. Ma il teste insiste nel dichiarare di non aver veduta la Nicolotti in quella sera, e la imputata incalza: -— Non è nel mio interesse affermare che mi ha vista salire dalla Nicolotti. Dovrei insistere piuttosto nell'affermare che mi ha vista scendere. Ma la realta è che il teste deve averci Vedute ad entrare. Teste: — La Nicolotti si rivolse a me per sapere se c'era della corrispondenza, ma qualche sera prima dei fatto. Grida nella notte Egli spiega ancora che la più parte Begli inquilini- dello stabile erano in quel tempo in villeggiatura; non erano rimaste che poche famiglie, una delie quali, la famiglia Bechis, dimora allo stesso piano in cui è posto l'alloggio della Nicolotti. • Aw. Pavesio: — H cortile dello stabile di corso Oporto 51 comunica con il cortile di altri stabili? — Si, con quello del caseggiato di Via S. Quintino 48. ■ Ed è la volta della portinaia: 'reresa Garamagna, la quale in quella sera aveva lasciato il proprio « osservatorio » per recarsi alla stazione ad attendere un figliolo. Rincasò verso la mezzanotte, quando suo padre era già a letto. Vigile ed attenta come sempre a quello che accadeva nel caseggiato, avvertì poco dopo delle voci sotto l'androne. SI fece sulla soglia della portieria e potè constatare che si trattava di una inquilina, la signorina Bechis la quale rientrava, accompagnata dal fidanzato. Senti poscia, due altre volte, aprirsi il portone. Osservo ancora, e notò la prima volta che si trattava di un uomo. La seconda volta non fece in tempo a scorgere chi era entrato: intese solo del passi leggerissimi e svelti. Si trattava di una persona sola? La teste non è in grado di precisarlo. Al mattino, quando il portalettere recò la corrispondenza diretta-agli inquilini, ella si affrettò a smistarla eo a recapitarla. Salì perciò sino all'ultimo piano, ma poiché per la .Nicolotti non era giunto nulla, non si avvicinò sino all'ingresso del suo alloggio. Kidiscesa — erano le 8,30 — trovò in portineria la custode del vicino stabile di via S. Quintino 48, Lucia Regazzoni. « Ho saputo ora — le disse costei — che stanotte verso le 4, si sono intese delle grida provenire dall'ultimo piano di questa casa ». Teste: — Io me ne meravigliai, ma la Resrazzoni insistette. — Me l'ha assicurato, disse, il garzone dell'erbivendolo che ha ■ il negozio all'angolo. — Mi preoccupai e cercai di stabilire da quale alloggio avessero potuto partire le grida. Mi sovvenni che la signorina Nicolotti era sola in casa e tosto infilai le scale per arrivare al suo alloggio. Giunta al quinto piano, vidi che la porta dell'alloggio era soc-ì chiusa. Chiamai ripetutamente: «Si-i gnorina, signorina » ma non ebbi risposta. Allarmata, indietreggiai e suonai all'alloggio dei Bechis per essere accompagnata. Entrai quindi nell'alloggio della Nicolotti: la signorina giaceva sul suo letto, coperta sino a! collo con una coltre di lana. Mi avvicinai: aveva l'occhio « spaventoso $ e capii che era morta. Ma il cadavere non era freddo ancora. Tornata giù, diedi subito l'allarme e dalla famiglia Baldi feci telefonare in Questura. Una estranea sulle scale Presidente: — Quando avete fatto la scoperta, avete chiesto a vostro padre se la sera avanti aveva visto la Nicolotti rientrare? SI, glielo chiesi subito, ma mi assicurò che non l'aveva vista. Presidente: — E poscia avete parlato con la giomalaia Giorcelli? — Le parlai il giorno dopo, quando seppi che l'assassina si era fermata presso il suo chiosco ad acquistare un giornale. Presidente: — Avete mai notato la Nicolotti rientrare in compagnia della yercesi ? Negli ultimi due mesi la signorina Nicolotti mi era apparsa preoccupata. Forse aveva dei fastidi per il negozio. Dico questo perchè non si cu deRastnaatcovaunvecadidaè dinaunsiVminnafeedscqu19cosilociPmmracati deQpealprsoUnprcopeseesalaloltrcortolocasadoauca^vinc-Sr^^èdVctrEmr1rsenlqsczdtacn- crava più come un tempo. Prima era! csempre elegante! Orbene, un giorno, i msull'imbrunire la vidi rientrare con' ima giovane donna, piccola e grassa, [ ltvilinsenza cappello, La teste non afferma proprio che si trattasse della Vercesi, ma costei interviene: — Faccio rilevare che io non ero solita ad uscire senza cappello. Non scendevo in istrada, neppure per un solo minuto, senza cappello. Quanto alla teste, io l'ho vista una volta sola: quando mi recai dalla Nicolotti la pri-1 pma volta e mi fermai in portineria per informarmi a quale piano abitasse. ! iOra la teste aggiunge un partico-j lare che suscita discussioni: allorché,| informata dalla portinaia dello stabile' attiguo che quella notte erano state intese delle grida, ella si awiò per le ecale, diretta al piano dove sorge l'ai- loggio de'iia Nicolotti, le capitò un'in- contro curioso: — A metà scala, mi incontrai con una donna giovane, piccola e grassoc- eia, che mi era sconosciuta. Avrei vo- luto fermarla per farla salire con me sino aU'allop-gio della Nicolotti, ma poi me ne trattenni. Era mal messa, infagottata e si teneva alla ringhiera per ' non cadere. Sembrava che bar- Pres.l — Avete notato che tenesse in mano qualcosa: il pentolino del latte o aualche involto? — Non aveva nulla. I difensori, avv. La Perna e Pavesio. muovono domande ma la teste non sa dare altri dettagli. Era cosi preoccupata, che appena gettò un'occhiata su auplla donna misteriosa. — Quella donna misteriosa — sottolinea l'aw. La Perna — non poteva essére la Vercesi, la quale sin dalle (1,30 era presso i suoi. Prendiamo atto gu stati rinvenuti nella località dove erano stati abbandonati, La giomalaia Ed ecco presentarsi la giomalaia che gestisce la rivendita posta all'an golo di corso Oporto e corso ' glio, Rosa Giorcelli. Costei ì i a o a n a a l Vinzaè uno dei più importanti testi d'accusa. Racconta che la mattina del 1S agosto, tra le 6 e le ì, si solìermò dinanzi al suo chiosco una donna che attrasse subito la sua attenzione. Pres.: — Come vestiva': inracalemragiRvivipo'gr— Indossava un impermeabile di zocolore marrone scuro e in capo ave- • chva un cappello di- paglia bianco, con Stun gran nastro rosso. Teneva il ba- covero dell'impermeabile rialzato ed il Vcappello calcato sugli occhi. L'insieme sedi quell'abbigliamento era così strano quda conferirle un aspetto ridicolo. Ed soè per questo che io la notai. | VPres.: — Si è soffermata a lungo • Qdinanzi al vostro chiosco? (neIl tempo di comprare un giornale. Non aveva spiccioli e le cambiai una moneta da ima lira. Pres.: — Quando si allontanò, dove si diresse? — Pigliò a sinistra, verso il corso Vittorio. Pres.: — Quando siete stata chiamata in Questura avete riconosciuto in colei che vi fu presentata, la donna di quella mattina? — L'ho riconosciuta subito, perfettamente. Pres. all'imputata: — Alzatevi — ed alla teste: — Osservate; riconoscete in questa donna colei che acquistò da voi il giornale la mattina del 19 agosto? Teste: — Sì, 6 lei. Pres.: — Avete anche detto che il contegno di quella donna vi impressionò. — Sì, appariva come spaurita. Pres.: — E cosa avete pensato allorché avete sentito che era stata uccisa la Nicolotti? — Li per lì non ho pensato nulla Poi sono venuti gli agenti a chiedermi se una donna aveva acquistato da me un giornale in quella mattina, e raccontai quanto ho ora riferito. Pres.; — Eravate presente nellr» casa di corso Oporto quando Eh agenti portarono la Vercesi nell'alloggio della Nicolotti? L'imputata protesta — No. La Vercesi la vidi solo in Questura, quando mi fu presentata per sentire se la riconoscevo. Imputata: — Eccellenza, chieda alla teste come ero vestita quando mi presentarono a lei in Questura. — Aveva l'impermeabile e lo stesso vestito che indossava in quella mat- Unimputata (concitatamente e come protestando). — Così è stato fatto il confronto. Mi si è fatto indossare 1 impermeabile e poi si è chiesto alla teste se mi riconosceva. Ma il confronto per essere legale, doveva essere fatto in altro modo. Dovevano mettermi con altre due donne, jg«g«»£ olesslone. e poi chiedere alla teste se tri le tré che le erano presentate riconosceva quella che aveva visto in rgScS&wo delle discussioni intorno alla foggia de cappello edl aJ^colore dell'impermeabile, il Cancelliere cav. Vittonato va a prendere ogni cosa e sciorina il tutto sui banchi. — L'impermeabile che indossava ia donna da me veduta era più lungo di auesto — osserva la teste mentre il cav? Vittonatto distende l'indumento ^UPema; - Perchè non si vn^far^nn^erimenl^fbo^o indossare l'impermeabile alla Vercesi e ci faremo un giudizio. -„llo Rosa Vercesi è fatta uscire dalla -abbia e nell'emiciclo, dinanzi al banShi della Corte, si sottopone all'espe- r" ieDMa la Vercesi è ingrassata duosserva il P. Ij> ^Non te riSdi indossare questo ^A™6 Pavesio: - In un primo tempo è ingrassata, poi è dimagrata. Ella e diminuita di oltre dieci chili. Come un «mannequin» Senza turbamenti ed esitazioni, la Vercesi si sottopone intanto alla prova, come farebbe un «mannequin» di fronte a qualche signora avida di conoscere l'espressione dell'ultima moda. Ella riesce ad infilarsi limpermeabile che è di un tessuto serico e di tinta nocciuola. Poi si calza 11 cappello di paglia bianco, con nastro rosso, che portava in quei giorni. L insieme — non è necessario dirlo — e estremamente buffo. L'impermeabile non le giunge ai ginocchi ed il cappello ha l'apparenza di un cencio. In questo abbigliamento l'accusata si mostra a destra ed a manca. Aw La Perna: — La teste ha dichiarato che quella donna teneva rialzato il bavero dell'impermeabile cosi da coprire per metà 11 viso. Ma come tutti vediamo, l'impermeabile manca assolutamente di bavero. Ed ha aggiunto la teste — incalza l'aw. Pavesio — che quella donna si era calcato il cappello sugli oc chi." Manco a farla apposta, il cappello a! che ora vediamo è privo di tesa, al, i meno sul davanti, n' Avv. Dagasso: — La Vercesi se , [ lo sarà messo per sghimbescio Avv. La Perna: — Sentiamo la teste. Teste: — L'impermeabile che io ho visto addosso a quella persona aveva il collo più abbondante, era anche più lungo e di color più scuro. Tuttavia, in Questura, mi è sembrato di riconoscerlo. . . Aw. Del Vecchio: — Fallaci ìm- e i o n n o : -1 pressioni. a Pres.: — In che ora ha avuto luogo . ! il riconoscimento negli uffici della -j Questura' ,| — Sul mezzogiorno, e' Avv. Pavesio: — A prescindere da e tutto questo, resta però un fatto:, e quando, come vuole l'Accusa, la Ver-'- cesi scese dall'alloggio della Nicolotti, - ella aveva le mani ingombre. Recava, col pentolino del lntte. la propria bor- n setta e nuella della Nicolotti. il cofa- - netto contenente 1ì documenti il prò- o- prio renard ecc. Orbene, la teste ha e potuto vedere che la donna appressa- godetedianvempluerstmqdd(lamch1spte1vvvsccidtachagcaamnsofiè cnndqcI«cscladolodscuMtdqaicrsegsnlegprrpcpsgcpsdga a, a r- e el o. n ca ta e o tasi al suo chiosco per acquistare 111 giornale, recasse in mano questi og- retti? : Teste: — Non mi accorsi che aves- se le mani ingombre. Aw. Dagasso: — Avrà deposto a ter- ra tutti gli oggetti, per ritirare il gior- naie. Ad ogni modo è indubitato che la giomalaia stava nell'interno del chiosco e che vide la donna solo at-;traverso lo sportello. i,,,„,,, „„„„ j„i fij,--,»» !aveva paura nei fidanzato Congedata la giornalaia. è la volta di Matilde De Gregori, una giovane merciaia di via Principe Tommaso 11. Presso di lei, tra. le 11 e le 11,30 dei 19 agosto, la Vercesi — che era unaj innanzi e di aver un ginocchio dolo- Erante. La teste le suggerì di prati- iacarsi degli impacchi con acqua d'arnica, riPres.: — Notò qualcosa dì anorma-! dele nell aspetto della Vercesi? | gi— Mi parve un po' mi disse che non avev rante la notte a causa ginocchio. I NRapidamento vengono sentite Lucia « Regazzoni, la portinaia dello stabile di,tevia S. Quintino 48. che informò la ianvia S. Quintino 48, che informò la portinaia di corso Oporto 51 dello grida intese durante la notte dal gar zone dell'erbivendolo; Maria Rebora, che accompagnò la Caramagna alla Stazione; Rosina Bechis, abitante in corso Oporto 51, la quale afferma che Vittoria Nicolotti era una signorina serissima, Rina Novaro Rabino, la quale gestisce in via Principe Toma so uno spaccio di vini presso cui la Vercesi era solita fare gli acquisti. Questa teste racconta che l'accusata fu nel suo negozio la mattina del 19 a o e a . a o e e n i e a o e anneess^nea o a ù a, - o a a o:, r-'va certo'di avere~paurar Quando°voìi, ]„ cile sciiSsi da lei fu, mi disse, pera, cnc amava la compagnia. r- Imp>. _ Quando entrai nell'alloc-1 a- gio marcavano le porte ed io non mi lò- sentivo sicura. ^ per questo che pre- a gal la portinaia di salire la sera pres 'a- so t]i me. gosto, tra le 9 e le 10, e le racconto della caduta fatta per le scale. La teste la consigliò a recarsi dal medico. Aw. Dagasso: — La Vercesi disse anche che le sarebbe seccato di farsi vedere dal fidanzato in quello stato? — Mi pare. Imputata: — Dovevo dar conto al mio fidanzato di quello che facevo ora per ora e non volevo farmi vedere da lui per non dovergli confessare che ero rincasata dopo la mezzanotte, Aw. Dagasso: — E perchè non è stata dal medico? Imputata: — L'ho già detto: non mi sono recata dal medico neppure quando ho avuto un'infezione. Per delle punture di spilli avrei potuto andare, al massimo, dal farmacista (risa). Avv.. Pavesio: — Pel tramite della Vercesi la teste ha compiuto nel marzo 19S0 delle operazioni di borsa che le hanno fruttato un guadagno di 1200 lire. Ammette? La teste ammette e la Vercesi spiega: — Quelle operazioni le ho compiute sulla semplice parola e fruttarono 1250 lire. Poiché la teste non ml aveva versato alcuna garanzia e non aveva sottoscritto alcun impegno, io avrei potuto trattenermi la vincita. Una sfilata di portinai Ma l'imputata non è donna di pochi scrupoli. Così essa afferma. Ed eccoci al portinaio della casa di via Madama Criscina 15, ove la Vercesi abitava. Il teste, Mario Latino, dichiara che la Vercesi uscì la mattina del 19 agosto tra le 8,30 e le 9. Era senza cappello. Pres.: — Sa che la Vercesi avesse affittata a buone condizioni una camera ammobigliata? Il toste lo ignora: decisamente egli non è il portinaio nato, di quelli che sono fatti per osservare tutto e che finiscono col non ignorare nulla. Ma è giovanissimo. Col tempo sarà anch'egli come gli altri portinai che hanno vissuto la loro esistenza a sentinella delle sciagure, delle fortune e dei casi altrui e che possiedono per questo l'esperienza migliore; quella che costa meno: quella degli altri. Irma Martinetto, cameriera presso la « Bomboniera » in via Alfieri, attesta che la signorina Nicolotti, il 18 agosto, fece colazione in quel locale. Notò che al dito portava un anello con brillanti. Tranquilla Rosso è la moglie del Latino, il portinaio che abbiamo ora sentito. La sera del 18 agosto vide la Vercesi uscire di casa poco dopo le ore 9. L'accusata si fece sulla soglia della portieria e le disse: <: Se venis se il mio fidanzato a cercarmi gli dica che sono stato ad accompagnare un'amica al tram e che torno subito », Ma il fidanzato non si presentò e la teste non vide più la Vercesi. La rivi de solo il mattino seguente, alle 8,30, quando si reco a ritirare la posta Pres.: — Sapete che vostro marito abbia visto la Vercesi prima di voi in quella mattina? — L'ha vista pochi istanti prima che io sopraggiungesEi. Pres.: — E vi ha fatto qualche racconto in quell'occasione la Vercesi? — Poiché mio marito le aveva osservato qualche giorno innanzi che era solita richiudere con troppo fragore il portone, ella mi disse che la sera innanzi, per richiudere il portone, si era servita della chiave. Ma l'aveva poi dimenticata nella toppa e per questo era ridiscesa in vestaglia. Senonchè nel risalire era inciampata e si era ferita. Io le suggerii di recarsi dal medico, ed ella mi assicurò che ci sarebbe andata senz'altro. Pres.: — Quando le avete parlato, portava il cappello? — Sì, un cappello nero. Avv. Pavesio: — H marito ha dichiarato invece che era senza cappello. L'i-nquilino che pagava 600 lire d'affitto La teste ricorda ora che in quello stesso pomeriggio, verso le 18, gli agenti si recavano a cercare della Vercesi. Non era in casa e l'attesero. Vide poscia che la portavano in Questura. Pres.: — Ha notato che la. Vercesi avesse delle visite maschili? — Al di fuori del suo fidanzato, un individuo solo è venuto a cercare di lei. Venne, credo, due volte. In seguito, quand'ella era già in carcere, scorsi per le scale un giovanotto che era preceduto da una signora. Gli chiesi chi cercasse ed egli mi rispose che si recava in casa Vercesi. Il mistero di questo personaggio è presto chiarito: si tratta dell'individuo che aveva preso in affitto presso l'imputata una camera ammobiliata al prezzo mensile di seicento lire, ed il Presidente commenta: — Con 600 lire al mese aveva diritto di avere le chiavi. Pres.: — In istruttoria avete detto di ritenere che la Vercesi non fosse paurosa. Perchè? — Abitava da sola e non dimostra al tereiace^qeinmaldivePecai laingrvicaj dedipropil tuBzimsuvesutegaplscpadevatetirie caesilUmepccl'svteflmassaaVsPaacrgcmFctfgmidslss111 Giuseppina Pessione, proprietaria g- C]j un negozio di primizie in corso Vit : torio Emanuele 90, la mattina del 19 s- agosto, alle 7, trovò di tronte al suo negozio il pentolino che fu riconosciur- to poi come appartenente alla famlr- «lia Nicolotti. Appena seppe che la he Questura era in cerca di quell'oggetel to, lo consegnò. t-; Ed ecco una giovane coinauilina ideila novera vittima: Emilia Bechis. !la iurte abita allo stesso piano in cui g post0 i-alloggio delia famiglia nìta cololti. La sera del 18 agosto rincasò ne alla mezzanotte. Era accompagnata 1. dal fidanzato, e sulla soglia del porei I tone d'ingresso si soffermò per i sanajluti. Rincasò jn quel frattempo un h J1lJasaraCasComEmilia Conti (quest'ultima è portina->a riia dello stabile di via Pallamaglio 32) i riferiscono intorno al rinvenimento! -r-dell'impermeabile, che, avvolto in unU giornale recanto la data del 19 ago- Nicolotti nella 'gestione " del "negozio „ "« La Falena» di via S. Teresa. La h„i teste dichiara che la Nicolotti era di varianimo buono, attivissima e che con lei -""andava perfettamente d'accordo. 11 fr(jvnegozio era attivo c la clientela si ;Sesfendeva ogni giorno. Per U rufevo els s^aTent^ 80 m"a "re ^V^cesiPres. negozio ? iT^en£e..-qua,che vo,ta Per Parlare!l'anLa Vercesi frequentava il un TImputata: — No, c'erano anche sei o sette agenti. P. G. (sarcasticamente): — Ieri ha detto che gli agenti erano una quarantina, -1 J"ia- ml culose &^ ave-£u«vt.ot t„'VJ™=i i l1?."1 con Un cert-°f « Fufi *<• Io - % fstSnUaT ^°cSa) • — Ma non ' (stupita e seccata». _ «™n o a d o e alla Nicolotti: r — Pres • —-1 i i t,»,«t,„„„„i> |volt— Si dav«7« nme, • trattavQno? !con f1^*510. del lei. certo non do ,latoqueLe vicende del ne* Olio vevtenzteai, non appena seppe del delitto. Si j dizireco dalla signora Nicolotti e questa1 Qia ìnlormo che la figlia era venuta a co norin2. Per ritirare dèi titoli dalla Ver- caè cesi. Fu così che, recatasi in Questu-! si tr^ andò poi con i funzionari in casata nqeila Vercesi. L'accusata diede nei suoi : matinterrogatorii varie versioni: dapprima disse dì aver lasciata la Nicolotti ali uscita dal Cine-Palazzo; poi riferì di due giovanotti che l'avevano seguita. Imputata: — Non potevo dire di averla lasciata all'uscita dal cinema, Pefcne. sin dal primo momento ho dicasa° averla accompagnata a i G-: ,' ai,Ia teste: — Ricorda che la Vercesi abbia detto che uno dei due inseguitori era l'individuo dall'abito grigio e dal panama bianco con cui vide ferma la Nicolotti sul portone dì casa sua? — Sì. j £/. — Ecco un'altra menzogna dell imputata: ieri ella ha dichiarato di non aver mai visto quell'individuo prima di allora. Pres.: — La Nicolotti parlava delle operazioni di Borsa che compieva per il tramite della Vercesi? — Non ce ne ha mai parlato. Noi tutti ignoravamo che speculasse in Borsa, rinoche re), rogritàchiazi ttolesto,va LnuatestMdansi, men—scattonosemrio degbattne uAmonAvv. Dagasso: — Doro le dichiarazioni della teste, resta l'ermo che le 40|vettmila lire, dovute dalla Nicolotti quale —sua quota per il rilievo del negozio, E l'vennero sborsate in contanti. ila samibia menAè stEespedossalloni —glianonAcheIstirElemcom—tonmavocAMa la Vercesi insiste ancora nella sua tesi: per il rilievo vennero rilasciate anche delle cambiali. La teste spiega che le cambiali, per l'importo complessivo di 30 mila lire, vennero rilasciate per l'acquisto di merci. Furono pagate con gli utili della gestione. Alla proprietaria, setrue la direttrice del negozio, Luigina Comolli, una giovane signora spigliata e risoluta. Attesta anch'ella che la Nicolotti era attivissima e diligente. In negozio non riceveva che le visito di due signorine e di un signore,' un commerciante in carboni, col quale i rappovti dovevano essere di semplice conoscenza. Pres.: — E la Vercesi frequentava il negozio? — Io la vidi due o tre volte appena. Una volta venne per misurare una camicetta die aveva fatto confezionare e che pagò subito: 150 lire. Rievocando la triste fine della sua principale, la teste racconta che la Nicolotti, alla vigilia di partire per la campagna, apparve assai triste. Nell'andarsene l'abbracciò, dicendo che sarebbe tornata a Torino il lunedì per versare la cauzione imposta a tutti i titolari di negozi. E che così dovesse essere risulta dal fatto che in negozio furono poi trovate, in una busta, le 500 lire che dovevano servire per il pagamento. La sera di martedì 19 agosto, appena seppe del delitto, si recò in casa della Nicolotti. Dalla madre apprese i rapporti corsi con la Vercesi e, accompagnata dai funzionari, si recò a casa di costei. Nuovi contrasti Teste: — Quando fu interrogata, la Vercesi disse dapprima che aveva lasciata la Nicolotti all'uscita dal cinema Palazzo, poi mutò versione e riferì di averla accompagnata a casa e di avere atteso, sotto il portone che le portasse certi documenti. Infine raccontò ancora che la Nicolotti l'aveva accompagnata sino alla fermata tramvlaria e che dal tram ella l'aveva poi vista ferma a conversare con un giovanotto. Finalmente il commissario ha voluto che la Vercesi lo seguisse in Questura e là abbiamo visto quel po' po' di graffi che aveva. Pres.: — In istruttoria lei ha detto che la Vercesi è stata riluttante a spogliarsi e che dapprima si è mostrata dalla cintola in priù. Sostiene l'accusata che per togliersi l'abito non poteva fare altrimenti. H vestito era di tal, foggia che bisognava rialzarlo per to- chglierselo. Lei è pratica di abbiglia-! mmenti femminili e può dirci qualcosa in proposito. Teste: — Ogni donna ha un suo modo per vestirsi. Avv. Martinengo (P. C): — E per svestirsi {risa). Aw. Pavesio : — Prendiamo atto che lo spettacolo della nudità della Vercesi fu offerto ad un bel numero di persone. Teste: — Eravamo tutte donne. Di uomini non c'era che il Commissario, Cfatbuderiastain civtaBegunoIl col'uquseprtonaquDaa tesusetitcopo.tecaala nerictezitavatifiPstfaprolesie^ giungevano già dalla Stanza di compensazione. Poscia aggiunge: — Io non ho mutato affatto versione. Ho fatto un racconto unico. Domando e dico perchè non mi si è contestata in Questura la diversità delle versioni. Quando la teste venne a casa mia mi chiese se avevo visto la Nico- a 9 o a a . i ò a n so nemmeno che faccia abbia questo Fufi... colifidae l'tenE un nuovo contrasto si accende. La bteste afferma che la Nicolotti non era affatto scontenta dell'andamento del canauo scontenta aeuanaamemo u« snegozio, tanto che si pensava ad aliar- »s^ccurs\leC°^ qVercesi sostieni Invece cheta teste do^ Mveva subentrare alla Nicolotti nella dcomproprietà del negozio ed aggiunge: r— Nel mese di luglio la Nicolotti mi tchiese in prestito 5000 lire per effettua- sre il pagamento di una cambiale. Era cpresente anche la Comolli, la quale a- tvrebbe garantito il prestito con la con-, psegna di un libretto della Cassa di I Risparmio a lei intestato. mTeste- — Non è vero. Io non posseg- mgo alcun libretto a risparmio. Ne ho, l avuto uno da piccina, quando me lo donarono a scuola, ma dopo d'allora non ne ho più avuti. teste aggiunge vibratamente volgendosi verso l'accusata: — Ma se non ho mai parlato con lei! imp.: — Non neghi la realtà. Siccome io non diedi le 5000 lire perchè non ritenni di darle, intervenne un insregnere di Biella, che ella conosceva e dal quale la Nicolotti ebbe in prestito la somma. Teste: — Non conosco alcun ingegnere. Lo giuro su quanto ho di più caro. gaUittoCOU veemenza): — Ma lei neh J1 contrasto, assai vivace, è sedato lJaPn,f 1(^e P quale dichiara che saranno ncnieste informazioni alla Cassa di Risparmio per accertare se la Comolli era intestataria di un libretto a risparmio T»mnnc'«. « ■ -r-,, lampasioso. tinaie U CLecco l'ultimo teste della giorna SSfS Smo'j3 cui deposizioni „ "jr,rov^f.no insieme ai rispettivi a- h„i io f Prlm,e ore pomeridiane vario « i la Vercesi andò a tro-"",-e_le.ra.ccontd «ella caduta fatta fr(jvò „n°l1 ^,e™ 5?n?,nz}; La tesìe ;S un, ?oco «verosimile il racconto els \osse venufa"^,^^*0 la Ver" V^aS^^ cesi accennò che costei voleva vendere l'anello un ,ane]i0 ed unVspilia Teste: — La proposta di acquistare r,mi< era- gla stata fatta altre volttv Ed io mi ero anche incontrata con la Nicolotti alla quale avevo parlato, proprio quindici giorni prima, di quella faccenda. Ma la Nicolotti mi a veva, dichiarato che non aveva più in¬ tenzione di disfarsi dell'anello. Dissi dizioni finanziarie poco buone ». Questa faccenda dei preziosi per po co non è stata fatale alla teste. Allor caè si svolsero le prime indagini ella si trovava a Roma, e là, per ordine delta nostra Autorità di polizia, fu fer mata per essere accompagnata a To rino. Le furono sequestrati i gioielli che portava addosso, i danari (1050 lire), ecc. Così la trafila dei suol interrogatorii ebbe inizio dinanzi all'Autorità di polizia di Roma. Nelle sue dichiarazioni, la teste non ha usato mezzi termini. Ricordando il discorso fattole dalla Vercesi a Torino il 19 agosto, ella pensò subito che costei doveva essere l'autrice del delitto. La Vercesi commenta: — Di insi nuazioni se ne sono fatte tante e la teste era capace di fare anche quella, Ma ecco ora scoppiare la tempesta: dando il proprio giudizio sulla Verce si, la teste la definì «imbrogliona e menzognera ». — Imbrogliona e menzognera! — scatta la Vercesi, rossa in viso e con tono furibondo. — Ma io ho vissuto sempre col mio lavoro, mentre la Ferrio ha vissuto col frutto delle fatiche degli altri, si è fatta mantensre, ha battuto la strada ed ha compiuto infine un ricatto dì 30 mila lire. A questo attacco inatteso, la testimone prorompe in proteste ed in in- vettive: — Mascalzona! — urla alla Vercesi. E l'epiteto è il più leggiadro di tutta la serie che ella sciorina. Non faccia più confidenze alle amiche che vanno a finire nella gabbia delle Assise — le osserva bonariamente il Presidente. Aw. Zaccone : — Se l'è presa perchè è stata toccata sul vivo. E l'udienza si chiude con un nuovo esperimento: alla Vercesi è fatta indossare la vestaglia che ella portava allorché — secondo le sue affermazioni — cadde per le scale. E' una vestaglia cinese, priva di maniche, ma che non arriva alla caviglia. Aw. Dagasso:{ton ironia): —Pare che sia corta. Imp. • (prontamente) : — Quando è stirata è più lunga. Ed ella dimostra alla Corte che un lembo della vestaglia è stropicciato, come se fosse stato calpestato. — Sarà — commenta l'aw. De Antonio-di P. C. — ma la Questura afferma che quelle tracce sono state provocate con delle martellate. A stamane la sfilata degli altri testi. FRANCESCO ARGENTA.

Luoghi citati: Biella, Roma, Torino